Dati e informazioni tratti da
comunicati stampa e documenti pubblicati
da Assobirra Roma
SOMMARIO: Produzione e consumi – Boom delle esportazioni e crescita delle importazioni – Perchè aumentano i consumi – Confronto consumi con gli altri paesi europei – Cresce il consumo di birra, diminuisce quello di alcol – Il consumo di birra ai pasti (Ricerca Makno) – Gli stili preferiti – Le campagne per il bere responsabile
riferimento temporale: estate 2008-07-31
Per leggere integralmente il Report (italiano e inglese) Assobirra per il mercato 2007 si rimanda a
-> www.assobirra.it/press/wp-content/assobirra2007-completo.pdf
Produzione e consumi
Il 2007 è stato un anno favorevole per il settore birrario italiano. Crescono, infatti, tanto la produzione quanto i consumi, e con essi aumenta in modo significativo l’export. Nei 15 impianti produttivi dislocati sul territorio nazionale, di cui 6 nel Centro-Sud Italia sono stati prodotti complessivamente 13.462.000 ettolitri di birra (di cui 1.068.000 esportati), mentre il consumo interno ha toccato i 18.513.000 ettolitri, pari a 31,1 litri pro capite, record assoluto per il nostro Paese.
Numeri non solo in aumento rispetto all’anno precedente – che già aveva registrato un trend positivo confrontato con il 2005 – ma, per molti versi, mai raggiunti prima. Ciò vale, oltre che per la produzione (+5% rispetto al 2006) ed i consumi complessivi (+3,7%), anche per il numero di persone impiegate nel settore: quasi 20.500 fra occupati diretti e indiretti, che salgono a 133 mila considerando l’indotto “allargato”. A questi dati vanno aggiunti quelli relativi al comparto italiano del malto, una delle materie prime utilizzate per la fabbricazione della birra: con 2 unità produttive (entrambe nel Centro-Sud) e 339 occupati fra diretti e indiretti, esso ha prodotto nel 2007 oltre 685.397 quintali di malto (+7,1% rispetto al 2006), in grado di coprire circa il 40% del totale del fabbisogno dell’industria birraria nazionale.
“La situazione del prodotto birra in Italia nel 2007 – sottolinea Piero Perron, Presidente di AssoBirra – è complessivamente incoraggiante. Il nostro Paese si è confermato nel 2007 nono produttore europeo, in una posizione quindi di molto superiore a quella occupata nella graduatoria dei consumi pro capite. Inoltre, l’incremento delle esportazioni conferma il gradimento e la qualità dei marchi storici del ‘Made in Italy’ birrario.”“Elemento di forte preoccupazione è dato dal rilevante aumento del costo sia delle materie prime che degli imballaggi, con un trend di crescita che prosegue anche nel 2008 e che incide inevitabilmente sulla redditività delle nostre Aziende”.“Tuttavia, continua Perron, l’aumento dei consumi di birra, accompagnato dall’accrescersi della sua reputazione, pone ai produttori nazionali una duplice sfida: rispondere alla domanda in modo produttivamente ed economicamente concorrenziale e, al tempo stesso, socialmente responsabile”.
BEER MARKET IN ITALY | |||||
ANNO | production | import | export | consumption | per capita |
1980 | 8.569 | 3.154 | (217) | 9.539 | 16.7 |
1990 | 12.153 | 2.420 | (201) | 14.372 | 25.1 |
1991 | 11.827 | 2.476 | (165) | 14.138 | 24.9 |
1992 | 12.161 | 2.747 | (146) | 14.762 | 25.9 |
1993 | 11.715 | 2.826 | (217) | 14.324 | 25.1 |
1994 | 12.098 | 3.154 | (242) | 15.010 | 26.2 |
1995 | 11.990 | 2.979 | (439) | 14.530 | 25.4 |
1996 | 11.117 | 3.069 | (428) | 13.758 | 24.0 |
1997 | 11.455 | 3.341 | (261) | 14.535 | 25.4 |
1998 | 12.193 | 3.681 | (373) | 15.501 | 26.9 |
1999 | 12.179 | 3.875 | (379) | 15.675 | 27.1 |
2000 | 12.575 | 4.142 | (428) | 16.289 | 28.1 |
2001 | 12.782 | 4.414 | (502) | 16.694 | 28.9 |
2002 | 12.592 | 4.437 | (689) | 16.340 | 28,2 |
2003 | 13.673 | 4.664 | (884) | 17.453 | 30,0 |
2004 | 13.170 | 4.873 | (849) | 17.194 | 29,6 |
2005 | 12.798 | 5.258 | (716) | 17.340 | 29,9 |
2006 | 12.818 | 5.814 | (781) | 17.851 | 30,3 |
2007 | 13.462 | 6,119 | (1.068) | 18.513 | 31,1 |
Fonte/Source: Elaborazioni INFOBIRRA®ITALIA Beverfood su dati ASSOBIRRA
Boom delle esportazioni e crescita delle importazioni
In una crescita che conferma il trend positivo registrato negli ultimi anni, spicca il forte aumento delle esportazioni, +36,7% rispetto al 2006. Nel dettaglio, l’industria nazionale ha mostrato un’elevata capacità di penetrazione in alcuni dei mercati stranieri più evoluti in termini di consumi di birra. Se si analizza infatti la destinazione del milione e oltre di ettolitri esportati nel 2007, si vede che più della metà (il 54%) è andata in Gran Bretagna, Sud Africa e Stati Uniti, al quale si aggiunge un altro 15% diviso fra Malta, Repubblica Ceca e Paesi Bassi.Sono risultati di grande rilievo, frutto di un’intelligente politica di marketing condotta dagli operatori italiani, ma anche dell’essere alcune aziende italiane parte ormai integrante di primari player internazionali dotati di estese ed efficienti reti distributive.
Al confronto, le importazioni sono cresciute percentualmente di appena il +5,2% attestandosi però su volumi assoluti nettamente superiori, con 6.119.000 ettolitri. Resta quindi comunque negativo il saldo commerciale italiano fra import ed export di birra (pari a poco più di 5 milioni di ettolitri). In particolare, l’aumento più forte viene dalla Germania (+300 mila ettolitri circa), che rappresenta da sola quasi il 60% dell’import di birra in Italia e che da anni riversa sul vicino mercato dell’Italia settentrionale gran parte del proprio eccesso strutturale dell’offerta di birra. Il fenomeno è in parte agevolato anche da un differenziale fiscale elevatissimo fra i due Paesi, che inevitabilmente genera, a volte, comportamenti elusivi dell’accisa. Più in generale, l’industria italiana continua a risentire in misura rilevante della competizione fiscale sleale di alcuni Paesi dell’Europa centro-orientale, fondata su norme nazionali meno rigorose delle nostre in merito alla denominazione del prodotto e su un forte differenziale fiscale rispetto all’Italia, che perciò esportano birra a prezzi che rischiano di mettere fuori mercato gli operatori nazionali.
Perchè aumentano i consumi
Tra le cause dell’aumento dei consumi si segnala il progressivo modificarsi della composizione della popolazione residente in Italia, con la crescita del numero di abitanti provenienti da Paesi stranieri con una forte tradizione di consumo birrario. E la conferma del preminente ruolo dei consumi domestici (54,6%) rispetto al fuori casa, per i quali gli acquisti sono sempre più effettuati nella GDO, canale nel quale la birra è fortemente presente e può far valere la propria convenienza, anche economica, nei confronti di altre bevande. Infine, è indubitabile l’effetto della politica del settore in favore di un migliore posizionamento della birra nei moderni stili alimentari e di vita degli italiani.
Italia e resto d’europa: consumi e produzione a confronto
Confronto consumi con gli altri paesi europei
Nonostante la crescita del 2007, i consumi di birra nel nostro Paese rimangono i più deboli dell’Unione Europea: i 31,1 litri annui pro capite – massimo storico mai toccato in Italia – costituiscono tuttora meno della metà dei consumi medi dell’UE (77,7 litri); appena un quinto di quelli della Repubblica Ceca (158,8 litri), leader della classifica; un quarto dei valori registrati in Irlanda e Germania (rispettivamente 114 e 111,2 litri); un terzo scarso dei risultati di Austria, Lussemburgo, Belgio e Gran Bretagna (108,2, 106, 89 e 87,4 litri a testa); e meno anche della Francia, penultima nella graduatoria con 31,6 litri annui di birra consumati a testa. Mentre un Paese con cultura e tradizioni alimentari a noi vicine, quale la Spagna, veleggia oltre gli 80 litri, ben al di sopra della stessa media europea.
Cresce il consumo di birra, diminuisce quello di alcol
Del resto, in Italia restiamo infatti virtuosi in quanto a consumi di alcol puro: il dato relativo alla birra si inserisce in un macro-trend storico che vede costantemente diminuire il consumo di alcol da parte degli italiani: mentre nel 1975 il consumo pro capite di alcol puro si attestava a quasi 13 litri, nel 2007 siamo arrivati a 6,7 litri, cioè a quasi la metà.
Si rimarca, tuttavia, il fatto che i produttori nazionali di birra continuano a mostrare, tanto in numeri assoluti quanto negli andamenti dell’export, una forza ed una vitalità degne di nota. L’Italia si conferma infatti anche nel 2007 al nono posto fra i produttori di birra dell’Unione Europea, al di sopra di Paesi con una forte tradizione birraria quali Austria, Danimarca e Irlanda. L’industria birraria italiana, pur avendo una storia relativamente recente (poco più di due secoli) rispetto a quella di certi Paesi del Centro e del Nord Europa, ha mostrato e intende continuare a dimostrare la propria capacità di stare sul mercato globale, con oltre 200 marchi prodotti, soddisfacendo gran parte della domanda interna (72,7% ).
Il consumo di birra ai pasti (Ricerca Makno)
In un clima generalizzato di flessione dei consumi delle bevande alcoliche, che la Makno nella 12° edizione della ricerca “Gli italiani e la birra” – commissionata da Assobirra- imputa soprattutto agli effetti dei limiti imposti all’uso degli alcolici dal codice della strada – la birra risulta essere scelta dal 62% degli italiani e continua il suo testa a testa con il vino nei pasti fuori casa dei giorni feriali (entrambi si attestano al 14,2%), migliorando però il suo posizionamento nei pranzi e nelle cene al ristorante o in pizzeria nei giorni festivi. Se nel 2006 il gap a favore del vino era dei ben 8 punti percentuali, oggi le due bevande arrivano quasi a “toccarsi”, fermandosi al 43,6% (il vino) e al 40,1% (la birra). Il che significa, al di là dei macro numeri, che 4 italiani su 10 preferiscono accompagnare i propri pranzi e cene del week end con il vino mentre (quasi) altrettanti puntano sulla birra.
La ricerca Makno 2008 conferma l’interesse a trovare una carta delle birre nel ristorante preferito da parte del 45% dei nostri connazionali, con la novità di un 3,2% che dichiara “dove vado io c’è già”. Mentre il 44,4% di chi va a pranzo o a cena al ristorante dichiara di aver ordinato o (visto ordinare) birra segnalando questa come una tendenza consolidata o come una novità degli ultimi mesi. In particolare il 31% del campione percepisce una maggiore presenza della birra al ristorante e la spiega con 4 ragioni: la birra risulta effettivamente al centro dell’offerta gastronomica del locale (14,4%); c’è una maggiore gamma di etichette di birre e il consumatore può scegliere (14,2%); dipende dal fatto che le principali guide dei ristoranti cominciano a segnalare i locali che offrono al meglio questa bevanda e che la “birra è la nuova tendenza gourmand” (2.4%).
La prima motivazione al consumo di birra, sia a pasto che fuori pasto, rimanda per oltre il 50% degli italiani (e pensare che nel 1997 questo indicatore era fermo al 34,8%) al gusto gradevole di questa bevanda, mentre l’altro must della birra – il suo essere dissetante – incide oggi solo per il 7,5% nel caso dei pasti dei giorni feriali e per il 23,8% per il fuori pasto. La condivisione con gli amici di un bicchiere di birra fuori pasto è la motivazione addotta dal 14,9% del campione. Ci sono poi tre approcci diversi, tutti più o meno dello stesso peso, di avvicinarsi alla birra: il primo, che rimanda a una scelta consapevole legata alle qualità della birra e alle sue differenze rispetto alle altre bevande, che convince il 31,3% del campione. Poi c’è un 26,8% che la beve un po’ casualmente, quando capita e un 26,2% che lo fa più che altro per stare in compagnia con gli amici.
Gli stili preferiti
La scelta di berla con la schiuma, nel bicchiere giusto (33,7%) vince sulla scuola che la vuole nel bicchiere giusto ma senza schiuma (25,9%). Ma il 20% la consuma in un bicchiere qualsiasi e l’11,5% preferisce berla a sorsi dalla bottiglia.
Colpisce, inoltre, vedere che il 20% degli italiani indica un preciso bicchiere in cui preferisce bere la birra, facendo riferimento al calice o al balloon, gli stessi scelti per il vino, o comunque a un bicchiere diverso a seconda della birra..Gli 8 stili di birra preferiti, nell’ordine, sono: Pils (51,5%, Lager (17%), Ale (5,1%), Weizen (3,7%), Analcolica (1,9%), d’Abbazia (1,4%), Bock 1%) e Blanche (0,8%). La birra preferita si riconosce al primo sorso (62,6%), ma anche per il suo inconfondibile retrogusto (14,2%) e per il suo colore (14,2%), per la sua trasparenza o opacità (2,3%) o per la consistenza della schiuma (3%).
Le campagne per il bere responsabile
Le campagne portate avanti da AssoBirra in questi ultimi mesi a favore di un consumo responsabile del prodotto stanno portando i primi risultati. In termini d’immagine ma anche incidendo sulle modalità di consumo. Risultano infatti molto apprezzate dai consumatori: il 70% ritiene credibile un produttore di birra che fa comunicazione invitando i giovani alla moderazione nel bere, mentre oltre l’80% giudica molto o abbastanza positivamente il fatto che AssoBirra assume concrete iniziative per promuovere il consumo responsabile. Questo clima di grande attenzione al bere moderato e responsabile ha già raggiunto un primo concreto risultato: una flessione del consumo di birra fuori pasto, che scende dal 13,1% dello scorso anno all’8,9% del 2008.
Per leggere integralmente il Report (italiano e inglese) Assobirra per il mercato 2007 si rimanda a
-> www.assobirra.it/press/wp-content/assobirra2007-completo.pdf