Tratto dall’Annual Report Assobirra 2011
A cura di Alberto Frausin, Presidente Assobirra
Il report integrale è reso disponibile al pubblico su www.assobirra.it
SOMMARIO: Dopo due anni particolarmente difficili, nel 2010 il settore birrario italiano ha registrato un’inversione di tendenza, tanto nella produzione (+0,3% rispetto al 2009) quanto nei consumi (+2,1% pro capite). Nulla che consenta di tornare ai livelli del 2007, ultimo anno prima del manifestarsi della grave crisi economica internazionale del biennio 2008-2009. E tuttavia la conferma, nel permanere di una situazione oggettivamente difficile, del dinamismo di un settore capace di riaffermare la propria valenza economica, occupazionale e sociale. Il settore della birra in Italia esprime una realtà costituita da 350 impianti produttivi, di cui 16 stabilimenti industriali; un’occupazione complessiva (compreso l’indotto allargato) per quasi 150 mila persone; un’esportazione che continua a crescere con un trend che l’ha portata, in cinque anni, a più che raddoppiare; un beneficio complessivo annuo per le casse dello Stato calcolato in almeno 4 miliardi di euro.
Riferimento temporale: luglio 2011
Il quadro di sintesi sopra riportato esprime dei numeri eloquenti, che fotografano la situazione dell’Italia, meglio, di un’industria che si conferma profondamente italiana: basti pensare che, oltre ad essere esportata per quasi il 15% del totale, la nostra birra copre quasi i due terzi della domanda interna. E gli stessi numeri, mettendo a confronto l’andamento del settore birrario nazionale con quello degli altri Paesi, in primis europei, ne rimarcano ulteriormente il dinamismo: in un panorama generale di perdurante stagnazione, l’Italia è uno dei pochissimi Paesi nel 2010 ad essere andato – pur se di poco – controcorrente. Ma i numeri, pur misurando i fenomeni, nulla dicono sulle cause che li originano. E le cause, a nostro avviso, vanno rinvenute nel costante – e non sempre agevole – impegno profuso negli anni dai produttori, rappresentati nella quasi totalità da AssoBirra. L’im pegno alla promozione della qualità del prodotto e dei processi, attraverso significativi investimenti finalizzati alla qualità, all’efficienza e alla sostenibilità della produzione. E l’impegno, parallelo, alla diffusione della cultura della birra e di un consumo consapevole, e quindi responsabile, di questa bevanda. Introducendo una certa discontinuità rispetto alle edizioni precedenti, l’Annual Report 2010 si pone – anche – l’obiettivo di fornire una visione a 360 gradi del settore. Ponendo l’accento, in particolare, sulla vasta e articolata serie di iniziative intraprese da AssoBirra e dalle aziende associate in tutti i temi sopra indicati. I riscontri dell’opinione pubblica – ci riferiamo ai risultati dell’indagine ISPO/AssoBirra “Gli italiani e la birra 2011” – ci incoraggiano: che la birra sia oggi preferita dalle generazioni dei 30-40enni, e che in generale conti una platea di estimatori quantitativamente paragonabile a quella del vino, è per noi motivo di forte soddisfazione. E ancora di più lo è il constatare che il consumo avviene proprio all’insegna della responsabilità: 9 italiani su 10 dichiarano di bere la birra esclusivamente a pasto, proprio come consigliano i nutrizionisti. Il settore birrario italiano continuerà nella strada intrapresa facendo affidamento esclusivamente sulle proprie forze, anche di fronte a una situazione internazionale in cui permangono gravi fattori d’incertezza (fra questi, la ripresa delle quotazioni delle materie prime). Una sola cosa chiede alle Istituzioni, a tutti i livelli: essere messo nelle condizioni di competere ad armi pari, sotto ogni aspetto, con la concorrenza. Se così sarà, e senza nasconderci le difficoltà, crediamo di poter continuare a competere con successo sul mercato interno e internazionale, nella consapevolezza che il successo, qualora arrivi e si rafforzi, non sarà solo delle aziende, ma di tutto il Paese.
F.toAlberto Frausin, presidente Assobirra
PRODUZIONE: TIMIDI SEGNALI DI RIPRESA
Dopo un 2009 particolarmente difficile, con l’accentuarsi del trend sfavorevole della produzione e dei consumi iniziato nel 2008, il settore birrario italiano ha registrato, nel 2010, qualche timido segnale di ripresa. La produzione. Gli impianti ubicati sul territorio nazionale hanno prodotto complessivamente 12.814.000 ettolitri di birra, di cui 1.869.000 esportati, a fronte di consumi interni pari a 17.249.000 ettolitri, corrispondenti a 28,6 litri pro capite. In valori percentuali, la produzione nazionale (totale meno export) ha soddisfatto il 63,5% del fabbisogno interno, con il restante 36,5%, pari a 6.304.000 ettolitri, importato. In valori comparativi, rispetto al 2009, la produzione è aumentata del +0,3%, anche se mancano ancora all’appello, rispetto al “picco” produttivo registrato nel 2007 (13.462.000 ettolitri prodotti), quasi 650 mila ettolitri.
L’export.
È proseguita, anche se leggermente attenuata rispetto agli anni precedenti, la tendenza all’aumento delle esportazioni: +7,1% rispetto al 2009 che, a sua volta, aveva registrato una crescita dell’export del +16% sull’anno precedente. Del totale di birra made in Italy finita all’estero, più della metà (oltre 1 milione di litri) è stata venduta nel Regno Unito e quasi i tre quarti (73,9%) nei Paesi dell’Unione Europea.
L’import.
In aumento anche le importazioni (+8,3% sul 2009), provenienti per oltre la metà (53,1%) dalla sola Germania, in parte determinate dall’emersione di volumi precedentemente non conteggiati nelle statistiche ufficiali; ciò è dovuto all’entrata in vigore nel 2010 di nuovi meccanismi di contabilizzazione e controllo degli scambi intracomunitari delle bevande soggette all’accisa come la birra.
Il saldo commerciale.
La somma degli andamenti dell’export e dell’import fa sì che il saldo commerciale italiano nel settore birrario abbia accentuato la propria negatività, attestandosi su 4.435.000 ettolitri (contro i 4.079.000 del 2009).
La situazione in Europa.
Rimanendo nell’ambito internazionale, l’Europa conferma la generale tendenza alla flessione produttiva – cominciata nel 2008 (-1,4% sul 2007) e accentuatasi nel 2009 (- 4,4% sul 2008) – con una produzione di quasi 387 milioni di ettolitri, inferiore del -1,2% rispetto all’anno precedente. L’Italia risulta quindi in leggera controtendenza, pur senza modificare il proprio decimo posto nella classifica dei produttori del Vecchio Continente, davanti – occorre sempre ricordarlo – a Paesi anche di consolidata tradizione birraria, quali Austria, Danimarca e Irlanda.
Il ruolo del settore nell’economia italiana.
Il settore birrario italiano, che AssoBirra – l’Associazione degli Industriali della Birra e del Malto – rappresenta per il 98% del totale, conferma dunque pienamente la propria rilevanza economica, occupazionale e sociale. Pochi numeri a conferma di ciò: l’occupazione complessiva si attesta sulle 144 mila unità, fra posti di lavoro diretti (4 mila), indiretti (13.300) e dell’indotto allargato (126.700); le unità produttive superano il numero di 350, fra stabilimenti industriali (14 di birra e 2 di malto) e microbirrifici; mentre si contano in oltre 1.500 i marchi prodotti e/o distribuiti dall’industria della birra in Italia (quasi il doppio rispetto al 2005). E ancora: sono oltre le 66 mila tonnellate di malto prodotte nel 2010 (+12,8% rispetto al 2009), interamente assorbite dall’industria italiana; ammontano a circa 1 miliardo di euro gli investimenti, sempre in Italia, del settore birrario per l’approvvigionamento di beni e servizi. E infine, in termini di entrate allo Stato, una somma complessiva superiore ai 4 miliardi di euro annui derivati dalla produzione e commercializzazione di birra – tra Iva, accise (superiori alla media europea), tasse e contributi sociali di aziende e lavoratori, tasse pagate dagli altri settori coinvolti a vario titolo.
Le richieste alle Istituzioni.
Anche nel 2010, dunque, il settore birrario italiano ha mostrato la capacità di reagire a una congiuntura – internazionale e interna – che rimane difficile, per non dire sfavorevole. E lo ha fatto puntando, come sempre, sulla qualità dell’offerta e sulla crescente apertura al mercato mondiale, che mostra di accogliere tale offerta con favore. In questa direzione il settore intende proseguire contando sulle proprie forze e chiedendo soltanto, alle Istituzioni, di garantire le condizioni di una competizione libera e corretta con i produttori degli altri Paesi, in modo da poter continuare a svolgere il proprio compito: dare occupazione e contribuire alla ricchezza dell’economia nazionale.
CONSUMI: SI ARRESTA LA DISCESA
31,1 litri di birra pro capite consumati nel 2007. 29,4 litri nel 2008. 28 litri nel 2009. 28,6 litri nel 2010. Per spiegare compiutamente l’attuale andamento dei consumi di birra in Italia occorre, a nostro avviso, esporre la sequenza storica degli ultimi quattro anni, dal 2007 al 2010, dopodiché – aspetto altrettanto decisivo – mettere a confronto l’Italia con gli altri Paesi europei.
I consumi pro capite.
Rispetto al 2009, anno davvero horribilis e non solo per il settore birrario, i consumi pro capite sono “rimbalzati” di un +2,1% rimanendo, tuttavia, lontani dai 31,1 litri del 2007 che rappresentano il “massimo storico” dei consumi di birra in Italia. Da questo punto di vista, dunque, l’andamento dei consumi è analogo a quello visto in precedenza per la produzione: una lieve ripresa che non compensa, però, le pesanti perdite accumulate nell’ultimo triennio. Scendendo nel dettaglio, viene confermata la propensione degli italiani al consumo di qualità: quasi il 43% delle birre acquistate appartiene ai segmenti Specialità (10,16%) e Premium (32,66%), mentre oltre il 49% è costituito dal Main Stream e il resto si divide fra Economy, Private Label e Analcoliche (dati riferiti alle aziende associate ad AssoBirra). Riguardo infine alla segmentazione del mercato, rimane costante la proporzione fra birre consumate fuori casa (43% circa) e birre acquistate nella grande distribuzione e nell’alimentare tradizionale (57%). Un’ultima notazione, derivante dal confronto fra il trend dei consumi di birra e quelli delle altre bevande, alcoliche e non, in Italia. Fra il 2009 e il 2010 la birra è stata l’unica a segnare un – sia pur piccolo – aumento: i consumi di acqua minerale sono scesi da 190 a 186 litri pro capite (-2,1%), quelli di vino da 39,1 a 39 litri (-0,3%).
Il confronto con l’Europa.
Alzando lo sguardo dal mercato della birra domestico a quello europeo, si nota un fenomeno analogo a quello già riscontrato per la produzione, vale a dire una generale tendenza alla riduzione che data dal 2007, anno in cui il consumo pro capite nel Vecchio Continente superò la barriera degli 80 litri pro capite: rispetto a quel valore, siamo oggi a 69,9 litri (-12,6%). Anche nei consumi dunque, così come nella produzione, il nostro Paese risulta in controtendenza. Ma con una differenza sostanziale: il piccolo “rimbalzo” del 2010 non smuove l’Italia dal tradizionale ultimo posto nella classifica dei consumi, con un valore che è meno del 40% della media europea e dalle tre alle quattro volte inferiore a quello dei Paesi a maggior consumo di birra che rimangono, nell’ordine, Repubblica Ceca (134 litri pro capite), Germania (107,4) e Austria (106). Ciò detto, gli andamenti più recenti (compreso il primo semestre 2011) segnati dalla produzione e dal consumo della birra in Italia – soprattutto se confrontati con quelli delle altre bevande – indicano una piccola, ma significativa, inversione di tendenza. Frutto, indubbiamente, della politica perseguita dal settore negli ultimi anni, volta a promuovere nel consumatore una cultura della birra sempre più vasta e approfondita sotto ogni aspetto: qualità, servizio, consumo responsabile. Su questi aspetti, anche nel 2010 AssoBirra ha realizzato iniziative importanti, che i consumatori – stando alle più recenti indagini di mercato – dichiarano non solo di apprezzare, ma di condividere pienamente nello spirito e nei risultati.
per accedere al Report integrale di Assobirra (71 pagine, con numerose tabelle e grafici) andare su
www.assobirra.it/press/?cat=4
per la ricerca 2011 ASP/Assobirra sui consumatori italiani di birra cfr:
www.beverfood.com/documenti/ricerca-ispo-assobirra-36-milioni-consumatori-italiani-birra-2011
per ulteriori approfondimenti sui mercati birrari nazionale ed europei e sul quadro competitivo nazionale e internazionale, si rimanda all’Annuario/Directory INFOBIRRA Beverfood:
www.beverfood.com/quantic/negozio/product/annuari-beverfood-cartacei/birritalia-beverfood-annuario/