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Documento a cura di Assobirra
Pubblicato sul sito www.assobirra.it

SOMMARIO: Il 2008 è stato per il settore birrario italiano un anno difficile, con una diminuzione sia della produzione sia – in maniera più evidente – dei consumi. In tale contesto, tuttavia, i produttori italiani hanno mostrato una forte capacità di reazione andando a “riprendersi” all’estero, attraverso un marcato aumento dell’export, la gran parte dei volumi persi nel nostro Paese. Contenuti: Introduzione- Una ricchezza per l’Italia – Una competizione ad armi pari – Un impegno responsabile – Birra, gusto naturale – Tavola produzione, consumi, commercio estero

Riferimento temporale: giugno 2008

INTRODUZIONE

Sono questi, in estrema sintesi, i risultati che emergono dall’Annual Report AssoBirra 2008, la pubblicazione che dà conto, ogni anno, dell’andamento del settore birrario, in Italia e non solo. Più nel dettaglio, nel 2008 i consumi si sono attestati a 17 milioni 766 mila ettolitri, pari al -4% rispetto al 2007 e ad un consumo pro capite di 29,4 litri (contro i 31,1 del 2007); mentre la produzione ha toccato 13 milioni 273 mila ettolitri, -1,4% rispetto al 2007.

La differenza percentuale fra i due valori deriva, da una parte, dal persistente presidio del mercato domestico (la produzione italiana rappresenta il 74,7% dei consumi interni) e, dall’altra, dall’ulteriore forte accelerazione dell’export, che se l’anno scorso aveva superato per la prima volta la soglia del milione di ettolitri, quest’anno è andato oltre il milione e mezzo, con un aumento di oltre il 40%.

Il bilancio che si può trarre è dunque duplice. Da una parte, i cali della produzione e dei consumi sono l’effetto evidente di una crisi economica generale che, a partire dalla seconda metà del 2008, si è manifestata con sempre maggior durezza e che, purtroppo, non mostra segni di rallentamento neppure in questo 2009: le rilevazioni relative al primo quadrimestre dell’anno indicano una diminuzione delle vendite del -9%, con un picco (negativo) a febbraio del -22%.

Ciò non può non preoccupare un settore di grande rilievo per l’economia italiana, che genera un’occupazione complessiva di circa 130 mila posti di lavoro e che costituisce un’importante fonte di reddito per la produzione agricola nazionale. E ciò – aggiungiamo – dovrebbe preoccupare anche chi – Istituzioni e forze politiche – sembra invece periodicamente esposto alla tentazione di cercare nuove risorse proprio ai danni del settore birrario, aumentandone
ulteriormente le imposte su consumi e produzione.

A tutti ricordiamo (e le pagine di questo Annual Report lo confermano) che già oggi la tassazione della birra in Italia è assestata su livelli fra i più elevati dell’Europa continentale, e che nel solo biennio 2004-2006 l’imposta è stata innalzata di oltre l’80% (l’accisa è anche gravata di Iva), arrivando a pesare fino ad un terzo sul prezzo di vendita finale e favorendo flussi di importazione in evasione d’imposta da Paesi limitrofi, in concorrenza sleale rispetto
ai produttori nazionali.

Dall’altra parte, e si potrebbe dire malgrado tutto ciò, non mancano – come si è accennato – i segni di vitalità del settore birrario nazionale sia nel mercato interno sia, soprattutto, in quello internazionale. Questi segni diventano più evidenti quando, andando oltre i numeri, si passano in rassegna le iniziative che AssoBirra ha condotto nel 2008, e continua quest’anno, sia sul fronte produttivo sia su quello rivolto al consumatore.

Riguardo al primo aspetto, i lettori attenti noteranno quest’anno un significativo aumento del numero degli associati ad AssoBirra, con l’ingresso di alcune delle principali birrerie artigianali operanti in Italia. Dando infatti seguito alla decisione assunta dall’Assemblea 2008, abbiamo realizzato le condizioni per creare una “unica casa dei produttori della birra”, aprendo le porte a realtà che, pur costituendo una pagina recente nelle pluricentenaria storia della birra nel Paese, contribuiscono in modo importante a promuovere la conoscenza di questo prodotto e il consumo della birra a pasto.

Ma l’apertura alle birrerie artigianali è anche – se non soprattutto – un ulteriore, importante segnale dell’evoluzione del settore birrario italiano, che negli ultimi anni ha puntato con crescente determinazione sulla sicurezza del consumatore, sulle caratteristiche organolettiche e sulle qualità di gusto del prodotto.

Puntare sullo sviluppo di una cultura del prodotto birra (ma meglio sarebbe chiamarlo “alimento”) e sul suo posizionamento a pasto, o a ridosso del pasto, è uno degli elementi fondanti della strategia intrapresa da AssoBirra per rilanciare il mercato. Elemento, questo, strettamente correlato all’impegno a promuovere un approccio al consumo all’insegna della responsabilità, autoregolazione e moderazione.

Il messaggio che ne emerge è chiaro: il settore birrario italiano e l’Associazione che lo rappresenta hanno fatto, fanno e faranno la propria parte per garantire l’ulteriore sviluppo del settore, nella consapevolezza che non solo è possibile, ma necessario, conciliare l’interesse dei produttori con quello dei consumatori. L’auspicio è che questa consapevolezza
sia condivisa da coloro che hanno la responsabilità – mai facile, soprattutto nell’attuale situazione – di reggere le sorti del Paese.

f.to Piero Perron
Presidente AssoBirra

UNA RICCHEZZA PER L’ITALIA

Il settore birrario italiano è una ricchezza economica e sociale del Paese. Bastano pochi numeri a riassumerla (per i dati più approfonditi si veda il presente Annual Report):
• circa 270 fra stabilimenti e birrerie artigianali, dai quali escono circa 300 marchi di birre;
• 130 mila posti di lavoro fra diretti, indiretti e indotto allargato;
• più di 13,2 milioni di ettolitri annui di birra prodotta (di cui oltre il 10% esportati), equivalenti
ai tre quarti del totale del consumo interno;
• quasi 70 mila tonnellate di malto, interamente assorbite dall’industria italiana;
• oltre 1 miliardo di euro annui di valore aggiunto per l’economia nazionale.

Il settore birrario italiano, inoltre, rappresenta un’importante fonte di reddito per la produzione agricola nazionale: le malterie lavorano tutto l’orzo di birra coltivato nel Paese e, in generale, la filiera birraria utilizza ingenti quantitativi di granturco di produzione interamente nazionale, oltre a rappresentare uno dei maggiori clienti dell’industria italiana del vetro e dell’alluminio.

Di questa grande a variegata realtà produttiva AssoBirra, l’Associazione degli Industriali della Birra e del Malto, rappresenta la quasi totalità (oltre il 98 per cento); e svolge il proprio ruolo di rappresentanza tanto in Italia (aderisce a Federalimentare e a Confindustria) quanto all’estero: AssoBirra fa parte di BoE (The Brewers of Europe), Euromalt ed EBC (European Brewery Convention).

AssoBirra è pienamente consapevole del proprio ruolo, che va al di là della promozione degli interessi degli Associati il cui numero, peraltro, è in continua crescita. È recente, infatti, l’ingresso in AssoBirra di alcuni dei più importanti produttori artigianali italiani, secondo un processo destinato a proseguire nei prossimi mesi. Tutto ciò dando seguito alla decisione, assunta nel 2008 dall’Assemblea dei Soci, di creare le condizioni per dar vita ad “un’unica casa dei produttori di birra italiani”.

Proprio per il valore economico e sociale del settore birrario in Italia, AssoBirra assolve una più vasta funzione istituzionale, facendosi promotrice sia del continuo avanzamento tecnologico e qualitativo del settore, sia dello sviluppo di una sempre più consapevole “cultura della birra” fra i consumatori. Ciò ha portato, da una parte, a realizzare studi e ricerche per la qualità e l’innovazione tecnologica dei processi produttivi; dall’altra, a promuovere campagne di comunicazione miranti ad approfondire la conoscenza del “prodotto birra” e ad affermare un consumo consapevole delle bevande alcoliche
.
Questa azione, condotta in sinergia conquella delle singole Aziende associate, è lungi dall’essere conclusa. Tuttavia alcune iniziative di rilievo in tal senso sono state realizzate nel 2008, e altre sono previste per l’anno in corso. La risposta dei consumatori ad esse è quanto mai positiva, come indicano i risultati dell’edizione2009 dell’annuale Indagine Makno, svoltasi nel maggio scorso.

Di seguito sono illustrati, nell’ordine:
• i principali dati economici 2008 del settore birrario, in Italia e non solo;
• la politica del settore in Italia in termini di responsabilità sociale e di consumo
responsabile;
• alcuni dei più significativi risultati dell’Indagine Makno 2009 “Gli italiani e la birra”.

UNA COMPETIZIONE AD ARMI PARI

Nel 2008 il settore birrario italiano ha interrotto il trend favorevole registrato negli anni precedenti, accusando una flessione più lieve nella produzione e più consistente nei consumi interni. In termini assoluti, gli impianti produttivi ubicati sull’intero territorio nazionale (circa 270 fra stabilimenti industriali e birrerie artigianali) hanno prodotto complessivamente 13.273.000 ettolitri di birra, di cui 1.503.000 esportati, a fronte di consumi interni pari a 17.766.000 ettolitri, corrispondenti a 29,4 litri pro capite. Percentualmente, quindi, la produzione nazionale è stata pari al 74,7% del fabbisogno interno.

In termini comparativi, tutti i valori sopra indicati sono inferiori ai corrispondenti del 2007, ad eccezione di quello riferito all’export. Prima di esaminarli nello specifico, però, occorre un cenno alla produzione italiana di malto, destinata interamente alla produzione nazionale di birra: nel 2008 è stata di oltre 681 mila quintali, vale a dire il -0,6% di quanto registrato nel 2007 che – occorre ricordare – aveva rappresentato, con oltre 685 mila quintali, il record storico del settore.

Tornando alla birra, la produzione ha segnato un -1,4% rispetto al 2007 (quando la stessa
si era attestata a 13.462.000 ettolitri), un anno che aveva comunque registrato un forte progresso rispetto al 2006 (12.818.000 ettolitri). Più evidente il calo dei consumi, scesidel -4% rispetto al 2007 (quando avevano toccato il valore record di 18.513.000 ettolitri, equivalenti a 31,1 litri pro capite). Il consumo pro capite del 2008 – pari, ripetiamo, a 29,4 litri – è il più basso degli ultimi sei anni.

Com’è noto, la causa principale della contrazione è da rinvenirsi negli effetti della crisi economica e, con essa, dei consumi in particolare non domestici, manifestatasi a partire dalla seconda metà dell’anno; crisi che, come si legge nell’Introduzione del presente Annual Report, sembra purtroppo continuare nella prima parte del 2009.

In ogni caso, la differenza tra la variazione percentuale negativa dei consumi (-4%) e quella della produzione (-1,4%) indica una buona capacità di reazione da parte del settore birrario italiano. Capacità manifestata da un altro dato che, dal punto di vista sociale, è il più significativo: la tenuta dell’occupazione, pari a oltre 20 mila unità fra addetti diretti e indiretti che diventano 130 mila considerando l’indotto allargato.

Tale capacità di reazione si è manifestata, soprattutto, in un ulteriore, forte balzo in avanti delle esportazioni: dopo un 2007 in cui l’export aveva per la prima volta superato la soglia del milione di ettolitri, con un aumento del +36,7% rispetto al 2006, nel 2008 la tendenza non solo si è mantenuta ma ha ulteriormente accelerato, con un incremento pari al +40,73%.

Al tempo stesso le importazioni hanno subito un lieve decremento (-2%) scendendo di nuovo sotto quella soglia dei 6 milioni di ettolitri (5.996.000) che avevano, per la prima volta, superato nel 2007. Il combinato disposto dei due andamenti ha portato a una significativa riduzione (-11%) della negatività del saldo commerciale, attestatosi nel 2008 a -4.493.000 ettolitri.

Nel complesso, lo scenario appena delineato mostra più ombre che luci, specie se inserito in un contesto internazionale i cui dati, pur parziali al momento, denotano una situazione di generale stagnazione. Ciò vale in primo luogo per i Paesi dell’Unione Europea, nei quali si registra una sostanziale stazionarietà sia della produzione (ciò fa sì che l’Italia si collochi comunque al decimo posto fra i produttori europei, davanti a Paesi con forti tradizioni birrarie come Austria, Danimarca e Irlanda) sia nei consumi.

A quest’ultimo proposito, vale la pena di segnalare il “sorpasso in discesa” compiuto dall’Italia sulla Francia: il nostro Paese, infatti, ha abbandonato il tradizionale ultimo posto nella classifica europea dei consumi a spese proprio dei cugini d’Oltralpe, attestatisi a 28 litri pro capite. Rimane però immutato il forte divario italiano non solo verso i Paesi nord e centro europei di grandi tradizioni birrarie, il cui consumo è dalle tre alle cinque volte superiore a quello italiano, ma anche rispetto alla media UE, di 2 volte e mezzo superiore.

Tuttavia, i segnali di vitalità sopra indicati mostrano non solo la volontà ma la capacità del settore birrario italiano di reagire alle difficoltà: rafforzando il presidio sul mercato interno, attraverso un’offerta sempre più di qualità e affrontando con crescente soddisfazione la competizione che si gioca sul mercato globale.

In questo sforzo il settore birrario italiano – e per esso AssoBirra – chiede alle Istituzioni semplicemente la possibilità di competere “ad armi pari” con i concorrenti degli altri Paesi Ciò significa, prima di tutto, non essere gravato ulteriormente da una tassazione che è già ai livelli più elevati di tutta l’Europa continentale dopo che, nel biennio 2004-2006, l’imposta è stata innalzata di oltre l’80% (l’accisa è anche gravata di Iva), arrivando a pesare fino al 25-30% sul prezzo di vendita finale.

Oggi il settore birrario italiano è messo a dura prova da un forte differenziale fiscale rispetto a numerosi Paesi europei, il che favorisce importazioni in evasione d’imposta e genera, non di rado, comportamenti elusivi dell’accisa, favoriti dalla scomparsa delle barriere doganali all’interno dell’Unione Europea. Più in generale, l’industria nazionale continua a risentire della competizione sleale di alcuni Paesi dell’Europa centro-orientale, fondata su norme nazionali meno rigorose di quelle italiane in merito alla denominazione del prodotto, con la conseguenza che in vari Paesi è possibile produrre ed esportare in Italia, a prezzi fortemente competitivi e con la denominazione di “birra”, qualcosa che, nelnostro Paese, non sarebbe considerato tale.

Per fortuna – in realtà grazie a una politica tenacemente perseguita dal settore negli anni – l’attenzione alla qualità della birra e all’universo che intorno ad essa ruota, in termini di servizio, di consumo responsabile, in una parola di “cultura”, è sempre più sviluppata nel consumatore, non solo italiano.

È questa la strada che il settore birrario nazionale ha perseguito negli ultimi anni, e continuerà a perseguire, se possibile, con ancor maggior decisione nei prossimi, convinto che essa porti al superamento delle difficoltà attuali e ad una nuova stagione di crescita la cui ultima beneficiaria sarà l’intera economia nazionale.

UN IMPEGNO RESPONSABILE

Dopo l’avvio a fine 2007 della prima iniziativa, “Se aspetti un bambino l’alcol può attendere”, è proseguita nel 2008 l’attuazione del Programma pluriennale di AssoBirra denominato “Guida tu la vita. Bevi responsabile”, nato dalla consapevolezza, da sempre presente nel settore birrario, che un consumo non responsabile di birra, in quanto bevanda alcolica, rappresenta un potenziale pericolo per la collettività, soprattutto in alcune situazioni specifiche o per alcune fasce sociali più esposte.

I messaggi chiave diffusi dal Programma partono dall’assunto generale che è sbagliato bere, anche solo piccole quantità di bevande alcoliche, nel luogo sbagliato e/o per motivazioni errate. A tale assunto fanno da corollario alcuni divieti specifici, mirati a fasce sociali più esposte e a categorie di persone a rischio: le donne che stanno pianificando una gravidanza o già incinte; i ragazzi; chi intende mettersi alla guida; chi svolge attività che richiedono la massima efficienza psicofisica; persone affette da patologie cardiache, epatiche e psichiatriche.

La campagna contro il consumo di alcol da parte delle donne in gravidanza, realizzata in collaborazione con la SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) e patrocinata dal Programma “Guadagnare Salute” (piano d’azione varato dal Governo nel 2006 con l’obiettivo di migliorare gli stili di vita degli italiani), si è conclusa nel giugno 2008 (per saperne di più: www.seaspettiunbambino.it ). A un anno di distanza (fonte: Doxa) le donne in stato di gravidanza che non consumano alcolici sono passate dal 42,4% al 57,1% del totale, mentre il 66,4% delle donne ritiene che si parli più che in passato, o almeno nella stessa misura, dei rischi associati al consumo di alcol in gravidanza.

La seconda iniziativa in ordine di tempo è stata la campagna “Diglielo tu”, condotta da AssoBirra in collaborazione con Radio 105 e svoltasi all’approssimarsi dell’estate: attraverso un promo e l’intervento dal vivo dei conduttori, gli ascoltatori della radio (nella gran parte giovani) sono stati invitati a lasciare un messaggio in segreteria telefonica o ad inviare un sms che esortasse gli amici a bere responsabilmente. Gli stessi ragazzi, quindi, sono stati protagonisti di una campagna d’informazione e sensibilizzazione tesa a diffondere un modello di consumo sano e responsabile di bevande alcoliche.

Nell’ultima parte dell’anno è stata approntata la campagna “Le chiacchiere stanno a zero. O bevi o guidi”, destinata a chi si mette alla guida e realizzata da AssoBirra in partnership con le autoscuole aderenti all’UNASCA (Unione Nazionale Autoscuole e Studi Consulenza Automobilistica). Presentata a fine febbraio 2009 e anch’essa patrocinata dal Programma “Guadagnare Salute”, l’iniziativa prevede l’invio gratuito, ai frequentanti di 3 mila autoscuole in tutta Italia, di un kit informativo, di un modulo formativo da impiegare nei corsi per conseguire la patente e – in 11 città pilota – di un totale di 10 mila alcol-test per l’auto-misurazione del grado alcolemico nel sangue, distribuiti ai neo-patentati che abbiano seguito il corso con il modulo formativo.

Queste iniziative trovano un adeguato spazio sul sito web www.beviresponsabile.it , realizzato da AssoBirra e messo on line ad aprile 2008. Il sito è stato voluto dal settore birrario italiano per offrire direttamente ai consumatori una corretta ed esauriente informazione sull’alcol e i suoi effetti sull’organismo, sull’unità alcolica e il concetto di “quantità moderata di alcol” e, soprattutto, sui rischi connessi all’abuso o all’uso scorretto di alcol. Il sito è oggi richiamato nelle attività di comunicazione delle Aziende aderenti ad AssoBirra e sulle etichette delle bottiglie di birra dei principali marchi commercializzati in Italia.

All’operato istituzionale di AssoBirra in materia di consumo responsabile, infatti, si aggiunge l’impegno delle singole Aziende attraverso iniziative realizzate direttamente. In particolare, le Aziende:
• aderiscono ai principi espressi nel Codice di Autodisciplina Pubblicitaria;
• adottano codici aziendali per la regolamentazione della comunicazione sul prodotto
secondo principi di legalità e responsabilità;
• hanno deciso da tempo di rivolgere le attività di marketing e pubblicità esclusivamente ai
maggiori di 18 anni e, in tale contesto, di non ricorrere a persone/modelli che dimostrino
meno di 18 anni di età e ne abbiano meno di 21;
• informano e sensibilizzano i gestori dei locali sul consumo responsabile e sui rischi
correlati e al consumo non responsabile di alcol;
• promuovono campagne d’informazione e sensibilizzazione al bere responsabile rivolte a
dipendenti, clienti e consumatori.

BIRRA, GUSTO NATURALE

Non solo rimane elevato il numero di estimatori della birra, ma è ormai maggioranza la percentuale di italiani che considerano questa bevanda come un “ingrediente” ideale di un pasto da consumare sia in casa sia fuori. E se la crisi economica rarefa il numero delle “uscite fuori casa”, le pareti domestiche diventano sempre più il luogo in cui organizzare “appuntamenti gourmet” (da buongustai), ai quali invitare amici e parenti e nei quali offrirebirra.

In conclusione, una più avvertita e consapevole “cultura della birra” – intesa come cultura tanto di prodotto quanto di servizio – si sta facendo strada in una parte crescente della popolazione italiana che sa consumare, e quindi gustare, sempre meglio questa bevanda.

Sono queste alcune delle tendenze rilevate dalla 13esima edizione de “Gli italiani e la birra”, indagine annuale di mercato condotta nel maggio 2009 a livello nazionale, per conto di AssoBirra, dalla società di ricerche Makno in un campione rappresentativo della popolazione italiana.

Alcuni numeri al riguardo: quasi 3 italiani su 4 (73,3%) dichiarano di organizzare cene “da buongustai” in casa, e di questi più di un terzo dice di farlo più spesso che nel passato. In tale contesto, già oggi il 60% dei padroni di casa propongono birra ai loro invitati, mentre un altro 5% si propone di farlo a breve o ci sta pensando.

Riguardo poi alla diffusione della cultura della birra, due indicatori esemplificativi: il 56,5% di chi beve birra la preferisce, correttamente, con la schiuma; mentre una percentuale sempre maggioritaria (il 54,3%) ritiene, anche stavolta a ragione, che il metodo giusto di versarla da una bottiglia sia di farlo prima lentamente e poi, verso la fine, velocemente.

Un ultimo dato, pubblicato sul presente Annual Report: prosegue la tendenza alla “destagionalizzazione” dei consumi. Nel 2008, infatti, nel quadrimestre maggio-agosto si è bevuto meno del 46% del totale annuo di birra, contro l’oltre 49% del 2006; parallelamente, i consumi nel primo bimestre sono saliti, nello stesso triennio, dal 9,4% all’11,6%.

I numeri sopra esposti conducono ad una conclusione univoca: gli italiani stanno finalmente scoprendo le elevate potenzialità gastronomiche della birra; e ciò porta a moltiplicarne le occasioni di consumo, comprese quelle domestiche, distribuite in modo più uniforme nel corso dell’anno. Tutto ciò rappresenta – innegabilmente – un riconoscimento per la politica intrapresa negli ultimi anni da AssoBirra, volta a riposizionare il “prodotto birra” accreditandone l’immagine di bevanda di qualità, abbinabile sia con la gastronomia più raffinata sia con i piatti consumati più spesso dagli italiani. Il tutto in linea con lo stile alimentare mediterraneo, che lega il consumo delle bevande alcoliche fermentate al “rito” del pasto e nel quale la birra può costituire – in virtù delle sue qualità organolettiche e nutrizionali – un complemento utile e piacevole di un’alimentazione equilibrata.

Nell’Annual Report dello scorso anno si era dato conto delle principali iniziative attuate da AssoBirra per promuovere la cultura della birra, tutte condotte con partner di primo livello: l’Associazione dei Jeunes Restaurateurs d’Europe (JRE), con cui si erano organizzati, per un mese, i “venerdì della birra”, nel corso dei quali gli chef avevano proposto abbinamenti creativi fra il pesce, simbolo della gastronomia di alto livello, e le birre ad esso più adatte; l’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), con cui era stato realizzato il progetto “A tavola con la birra” (www.atavolaconlabirra.it ) che spiegava, fra l’altro, come abbinare gli 8 stili di birra più facilmente reperibili sul mercato ai 50 piatti più frequenti sulla tavola degli italiani.

In quell’occasione il Presidente di AssoBirra, Piero Perron, aveva spiegato lo stretto legame fra l’impegno in favore del consumo responsabile delle bevande alcoliche e quello finalizzato a promuovere la cultura della birra: “Chi impara a bere meglio, nel segno della qualità e della curiosità, è già sulla strada di un consumo sempre più moderato e responsabile”. L’ulteriore riprova della perfetta saldatura dei due ambiti la si ritrova nell’attività del Centro Informazione Birra (CIB), istituito da AssoBirra nel 2006: una banca dati autorevole, aggiornata e completa di informazioni sulla birra, il cui obiettivo è la diffusione – attraverso il sito www.birrainforma.it e l’omonima newsletter – di informazioni veritiere e approfondite su questa bevanda e sul suo consumo corretto e responsabile da parte della popolazione.

Lo sforzo di promozione della cultura della birra è proseguito nell’anno con iniziative di notevole rilievo. Con i JRE si sono ripetuti, fra settembre e ottobre 2008, i “venerdì della birra” aventi, stavolta, per tema il binomio “birra e crudi”, nel quale la prima era rappresentata da 11 etichette di 7 stili di birra (Analcolica, Ale, Blanche, Bock, Lager, Pils e Weizen) e i secondi andavano dal sushi al carpaccio di carne, passando per le crudités vegetali e i formaggi. Sempre in autunno, nell’edizione 2009 della “Guida Ristoranti d’Italia” de L’Espresso, è stata pubblicata per la prima volta una sezione intitolata “Le Tavole della Birra”: 48 luoghi innovativi e polivalenti (le Tavole della Birra, appunto), perlopiù in provincia, nei quali la birra è di casa, la cucina gustosa e di qualità e il prezzo contenuto. Inoltre, nella Guida sono segnalati altri 136 locali, già presenti (a volte con punteggi molto elevati), per l’offerta di birra adeguata alla loro qualità.

Parallelamente, allegato al numero di ottobre del mensile il “Gambero Rosso”, edito dall’omonima istituzione gastronomica italiana, è uscito il volume “Birra Gourmet”: un vademecum con le ricette firmate da quattro grandi chef italiani e i consigli del Gambero Rosso su servizio, conservazione e abbinamenti fra birra e cucina mediterranea. Negli stessi giorni, inoltre, è uscita la Guida dei Ristoranti del Gambero Rosso 2009, nella qualesono ben 227, quasi il doppio rispetto al 2007, i locali contrassegnati con “il boccale rosso con la schiuma”, a indicare un’offerta di birra interessante.

Tutte le partnership sopra illustrate proseguono nel 2009 con una serie di iniziative, alcune delle quali di grande prestigio, di cui si darà conto nel prossimo Annual Report. A chi voglia saperne di più fin da ora, segnaliamo www.birragustonaturale.it , il primo portale “dedicato ai cultori della birra”. On line dal 20 aprile scorso, il sito si propone come una sorta di “enciclopedia della birra”, articolata sulle tre aree macrotematiche “gusto”, “salute” e “consumo responsabile” e rivolta sia ai gourmet sia a coloro che vogliono scoprire tutto su questa bevanda naturale e sui modi per gustarla al meglio.

In particolare, dal sito si può scaricare la versione elettronica della Carta del Servizio della Birra, il primo galateo della birra che racchiude in sette “regole d’oro” l’esperienza dei più qualificati mastri birrai italiani: uno strumento innovativo, approvato dai Centri di formazione delle aziende aderenti ad AssoBirra e già adottato nei ristoranti degli 85 Jeunes Reastaurateurs d’Europe italiani. Nelle pagine finali del presente Rapporto si trova un’ampia sintesi dei contenuti della Carta.

Il Mercato della Birra in Italia

Anno

Produzione
(000 Hl)

Importazioni
(000 Hl)

Esportazioni
(000 Hl)

Consumi
(000 Hl)

Procapite
(Litres)

1980

8.569

3.154

(217)

9.539

16.7

1990

12.153

2.420

(201)

14.372

25.1

1995

11.990

2.979

(439)

14.530

25.4

2000

12.575

4.142

(428)

16.289

28.1

2001

12.782

4.414

(502)

16.694

28.9

2002

12.592

4.437

(689)

16.340

28,2

2003

13.673

4.664

(884)

17.453

30,0

2004

13.170

4.873

(849)

17.194

29,6

2005

12.798

5.258

(716)

17.340

29,9

2006

12.818

5.814

(781)

17.851

30,3

2007

13.462

6.119

(1.068)

18.513

31,1

2008

13.273

5.996

(1.503)

17.766

29,4

Fonte: Elaborazioni INFOBIRRA Beverfood su dati ASSOBIRRA

Per una più ampia e completa visione del report 2008 di Assobirra si rimanda al sito associativo www.assobirra.com da cui è scaricabile il pdf completo del documento con tutte le tabelle dati sulla produzione, consumi, commercio estero, canali di vendita, stagionalità, tipologie birre, competitori, accise, ecc.

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