Selezione e sintesi di varie analisi pubblicate dalla direzione editoriale di Brau Beviale in preparazione della nuova Brau Beviale 2008 e inseriti in vari comunicatio stampa 2008
Riferimento alla direzione editoriale:
Petra Trommer – Franziska Weißbrodt
Tel +49 (0) 9 11.86 06-83 29 Fax +49 (0) 9 11.86 06-82 56
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SOMMARIO: Bere è sinonimo di life style – Cosa berranno gli europei nel 2015 – Nuovi prodotti per un’alimentazione sana – Mangiare e bere, lo si farà sempre: ma quanto? – I consumi di birra si spostano a est – Il boom delle bibite a base di birra in Germania – Crescita e trasformazione nei consumi delle bevande analcoliche – Le bevande funzionali ed il ruolo degli additivi – L’industria delle bevande europea: il ruolo economico e occupazionale – Cresce il mercato mondiale delle macchine per imballaggio – Raddoppia il valore della produzione di macchine per bevande – La leadership tecnologica nel punto focale – Ambiente e sostenibilità – I padiglioni tematici alla Brau Beviale 2008
Riferimento Temporale: Estate 2008
BERE È SINONIMO DI LIFE STYLE
Bere per dissetarsi? Bere è molto di più! Lo afferma il futurologo Matthias Horx per il quale le bevande sono sinonimo di life style. Ormai lusso e sostenibilità non si escludono a vicenda: chi per es. beve “smoothies” non è troppo pigro per sbucciare e tagliare la frutta, ma dimostra invece di essere al passo coi tempi, di avere stile e senso dell’umorismo! Secondo Horx in futuro avranno successo le bevande dalla „personalità simpatica“, che soddisfano esigenze di salute e attività: come le bevande-spuntino nella pratica confezione che procurano una carica di vitamine nei momenti di pausa.
COSA BERRANNO GLI EUROPEI NEL 2015?
I LOHAS (Lifestyle Of Health And Sustainability) fra Stoccolma e Atene saranno ancora molti e pronti a pagare prezzi più alti per le marche etiche? O saranno diventati, loro malgrado, dei cacciatori di occasioni perché avranno un reddito più basso e dovranno fare acquisti badando soprattutto alla convenienza? Nei diversi scenari del futuro mercato delle bevande tracciati dalle istituzioni europee confluiscono aspetti socioculturali, politici, economici, tecnici ma anche ecologici. In fin dei conti l’industria delle bevande europea è una fonte di posti di lavoro significativa. Se potrà restare concorrenziale anche in futuro dipende fra l’altro dal modo in cui reagirà alle sfide di una domanda in trasformazione.
NUOVI PRODOTTI PER UN’ALIMENTAZIONE SANA
Nell’industria birraria e anche in quella alimentare dominano oggi come in passato le piccole e medie imprese (PMI). Questo preoccupa soprattutto la Commissione Europea dove ci si chiede come queste aziende potranno effettuare gli investimenti necessari per sviluppare nuovi prodotti e far fronte così alle trasformazioni dovute per esempio a fattori demografici (invecchiamento della popolazione, migrazione), malattie (allergie, malattie causate dall’alimentazione, obesità), stile di vita e concorrenza (European Commission, Perspectives for Food 2030). Per non parlare dell’ambizioso obbiettivo, formulato nella strategia di Lisbona (2000), di aumentare la spesa per ricerca e sviluppo al 3 % del prodotto interno lordo UE entro il 2010, spesa che dovrà essere sostenuta per 2/3 dalle aziende e per 1/3 dalla mano pubblica. Questo obbiettivo, per ora, è stato mancato dalla UE.
L’obbiettivo dell’industria delle bevande e dell’industria birraria nel periodo lungo sarà quello di concepire, con l’aiuto di scienza e tecnologia, dei prodotti su cui si possa stampare ogni claim salutistico opportuno del tipo “Riduce il rischio di …” oppure “Sostiene la funzione di …”. Già oggi si guarda al mercato asiatico dove la ricerca sugli ingredienti bioattivi estratti da piante asiatiche e contenuti nelle bevande cinesi e giapponesi viene portata avanti con grande alacrità. Da questo lato, le aziende che operano a livello globale e che hanno reparti di ricerca e sviluppo ben dotati sotto ogni aspetto hanno sicuramente un vantaggio strategico notevole rispetto alle PMI del settore. Queste a loro volta potranno difendersi con successo se cominceranno in tempo a cercare fornitori di capitale esterni e la collaborazione con laboratori di ricerca.
MANGIARE E BERE, LO SI FARÀ SEMPRE: MA QUANTO?
I ricercatori di mercato sono prudenti e non arrischiano previsioni, ma analizzano piuttosto la situazione attuale del mercato delle bevande europeo che però è tutt’altro che chiara. Infatti non si può ancora prevedere quale sarà, a medio termine, l’andamento del consumo di bevande in Europa, visti gli aumenti massicci dei prezzi di tutte le materie prime agricole. “Mangiare e bere, lo si farà sempre”, dice un vecchio proverbio tedesco. Ma c’è da chiedersi: in quale quantità? Già da settimane i consumatori europei hanno dovuto subire forti rincari dei prezzi di alimentari e bevande. Visto l’aumento dei prezzi delle più importanti materie prime agricole superiore al 90 % avvenuto negli ultimi due anni (Food and Agriculture Organization of the United Nations, FAO, aprile 2008), i consumatori possono ritenersi fortunati del fatto che per loro il rincaro sia diventato sensibile con tale ritardo. Evidentemente, data la forte concorrenza, numerosi produttori non avevano osato riversare subito sui prezzi al consumo l’esplosione dei prezzi di materie prime ed energia.
Una cosa è certa fin da ora: in Europa il costo degli alimenti e delle bevande non potrà restare al livello che ha avuto finora. Nel 2004 i nuclei familiari dell’Europa occidentale hanno speso in media fra il 10 e il 20 % per alimentari e bevande alcoliche (Economic Research Assistenza ERS dello United States Department of Agriculture). Questo valore è considerato “normale” per gli stati industrializzati. Il nucleo familiare medio americano ha speso per nutrirsi solo il 7 %. Queste cifre si riferiscono esclusivamente al consumo fra le proprie quattro mura. Se nasce l’impressione che negli USA si spenda relativamente poco per mangiare e bere, ciò dipende dal fatto che la statistica non tiene conto delle consumazioni fatte in ristoranti, hamburger bar e coffee shop. Inoltre molti alimentari sono in Europa più cari che negli USA perché da noi tasse, imposte e salari sono più alti.
Considerando il fatto che il prodotto interno lordo (PIL) è più basso di quello degli USA, al supermercato i consumatori di paesi come Grecia (23 %), Italia o Gran Bretagna (entrambe 17 %) e Germania (15 %) pagano per alimentari e bevande prezzi in percentuale più alti. Questo divario è ancor più evidente nei paesi dell’Europa mediorientale, dove i nuclei familiari spendono per alimenti e bevande circa il 20 %, ed è persino molto più alto nei Paesi Baltici e in Russia: Estonia 21 %, Lituania 28 %, Lettonia 24 % e Russia 37 % (ERS). La situazione non è estremamente critica come quella della maggior parte dei paesi in via di sviluppo, nei quali i nuclei familiari spendono per alimenti e bevande fra il 60 e l’80 %. Tuttavia entro la fine dell’anno il calo dei consumi e l’aumento degli acquisti sostitutivi potranno avere delle ripercussioni negative sui bilanci dei produttori di bevande.
Cosa, quanto e a qual prezzo consumeranno i cittadini dell’Unione Europea, lo decideranno gli sviluppi economici una volta finita la crisi subprime negli USA. Indipendentemente da questo la differenza fra bevande, alimenti e farmaci si attenuerà fra l’altro in seguito alla pressione sempre più forte che legislatori e assicurazioni eserciteranno sui consumatori e sull’industria per frenare rapidamente le malattie risultanti da un’alimentazione non sana. In quali misura calerà il consumo di bevande alcoliche a favore di bevande con un’utilità aggiunta e se queste ultime diventeranno un prodotto mainstream dipende in fin dei conti dalle decisioni prese dai consumatori in base a fattori economici e psicologici.
I CONSUMI DI BIRRA SI SPOSTANO A EST
Il mercato mondiale della birra è cresciuto nel 2007 del 5 % circa (Plato Logic, GB). La Cina , maggior produttore al mondo, detiene la fetta di mercato più grande. Se oggi il consumo pro capite è di quasi 30 l/anno, secondo le previsioni della Cina Brewing Association nel 2010 sarà già di 35 l/anno per un totale di 450 milioni di ettolitri. Anche in Cina è già attiva una moltitudine di investitori stranieri. Circa il 20 % del settore birrario è in mano straniera, soprattutto con joint venture con fabbriche di birra cinesi. La Russia ha superato quindi per la prima volta la Germania nella classifica delle nazioni produttrici di birra e occupa ora il terzo posto dopo Cina e USA. Per la Russia l’annata 2007 è stata eccezionale: la produzione è aumentata della bellezza di 16 punti di percentuale raggiungendo i 120 mln di ettolitri.
IL BOOM DELLE BIBITE A BASE DI BIRRA IN GERMANIA
In Germania la vendita di bibite a base di birra è cresciuta nel 2007 di oltre il 18 % raggiungendo i 4,2 mln di ettolitri equivalenti al 4 % delle vendite complessive. Questo conferma la tesi di Horx secondo la quale le bevande sono sinonimo life style. La fantasia non ha limiti: lo dimostrano il nuovo mix di frumento e sambuco o la Berliner Weisse impreziosita da una spruzzatina di succo di ribes nero. Complessivamente nel 2007 la vendita di birra è diminuita in Germania di quasi il 3 % scendendo così a 104 mln di ettolitri (dati dell’Ufficio Federale di Statistica, Statistisches Bundesamt).
CRESCITA E TRASFORMAZIONE NEI CONSUMI DELLE BEVANDE ANALCOLICHE
Le Nazioni Unite prevedono un aumento della popolazione mondiale dagli oltre 6,6 miliardi di oggi a 9,2 miliardi nel 2050. L’espansione degli agglomerati urbani e la crescita del livello di vita nei paesi fortemente popolati favoriscono il consumo di bevande confezionate. Inoltre gli esperti vedono una tendenza verso gli alimenti liquidi piuttosto che solidi. Mentre il consumo di birra cresce ormai quasi solo in Paesi con bisogno di recuperare, le bevande analcoliche, compresa l’acqua, ricevono nuovi impulsi a livello internazionale. Si stima infatti che nell’Europa mediorientale e orientale il consumo di analcolici sia aumentato dai 60 litri pro capite del 2000 ai 105 litri del 2007, nell’Europa occidentale da 217 a 251 l. Grazie all’acqua confezionata, la crescita del consumo di bibite è stata particolarmente dinamica in Ungheria, dove lo scorso anno si è avuto un aumento da 198 a 239 litri. La Repubblica Ceca, con 258 l, ha già superato la media di 251 litri dell’Europa occidentale, raggiunta dall’Austria. Seguono la Slovenia con 206, la Slovacchia con 191 e la Polonia con 175 litri di bibite pro capite (dati della Wild GmbH, Germania).
Sui mercati sviluppati il motore della crescita sono soprattutto i segmenti di bevande innovative che offrono totale benessere. Sui mercati in sviluppo dell’Europa medio orientale e orientale invece, le bevande sono apprezzate soprattutto in qualità di dissetanti. Visti però la crescita vertiginosa e il rapido adeguamento alle abitudini di consumo occidentali le cose potrebbero cambiare presto. Se nel 2000 nell’Europa medio orientale e orientale il consumo pro capite di bevande gassate rinfrescanti raggiunse a malapena i 27 l, nel 2007 ha già superato i 43 litri (Wild, D). Nello stesso periodo, nell’Europa occidentale l’aumento è stato solo di un punto arrivando a 74 litri. Se tale andamento proseguirà, fra sette anni est e ovest saranno allo stesso livello in questo segmento. Per il consumo pro capite di analcolici la Germania si attesta nettamente al primo posto in Europa con circa 336 l. La crescita degli ultimi anni è dovuta oltre che al consumo di acqua imbottigliata soprattutto ai nuovi segmenti che attualmente fanno circa il 16 % del consumo di analcolici.
Per quanto riguarda l’acqua in bottiglia, nell’Europa medio orientale e orientale c’è gran bisogno di recuperare. Se nel 2007 l’Europeo occidentale medio ne ha bevuti circa 114 litri (2000: 91 l), l’Europeo orientale ne ha consumati circa 35 l (2000: 19 l). Tuttavia anche in questo caso i tassi di crescita sono nell’Europa Est molto più alti che in occidente. Un caso particolare sono gli Ungheresi che nel 2007 hanno consumato quasi 110 l di acqua pro capite. E con 11 litri a testa l’ice tea è da essi altrettanto apprezzato che nell’Europa occidentale. Sempre nel 2007, nell’Europa medio orientale e orientale non sono stati consumati in media neanche 2 litri di ice tea a testa. In Russia, Bielorussia, Estonia, Bulgaria, Ucraina, Polonia, Lettonia e Lituania questo segmento non è ancora contemplato dalle statistiche.
Resta da vedere se in questi mercati in crescita il maggior consumo di acqua minerale andrà di pari passo con la crescita del consumo delle cosiddette acque di lusso. Le acque di lusso, che più che dissetare rappresentano uno status symbol, puntano su confezioni decisamente originali, dal design curatissimo, che somigliano per esempio a flaconi di profumo o a sfere di vetro. Ma anche in questo caso quello che conta sono i „valori interiori“ come per esempio un contenuto di ossigeno superiore al consueto.
LE BEVANDE FUNZIONALI ED IL RUOLO DEGLI ADDITIVI
I produttori di materie prime ed essenze per analcolici prendono molto sul serio il desiderio dei consumatori di essere sani e attivi in ogni periodo della vita. P. es. con nuovi programmi di „Measurable Health“ basati su acidi grassi omega 3 a lunga catena. È dimostrato che abbassano i valori dei lipidi nel sangue e quindi il livello di colesterolo e la pressione sanguigna, fluidificano il sangue, stabilizzano il ritmo cardiaco e hanno proprietà antinfiammatorie. Sia agli smoothie che ai succhi di frutta o allo yogurt da bere si possono sempre aggiungere acidi grassi omega 3.
Attualmente si fa un gran parlare anche dei cosiddetti „superfruits“ per integrare tipi di bevande innovative. I superfruit possiedono doti altamente antiossidanti e contengono un vasto spettro di sostanze sane: i mirtilli per esempio contengono fibre alimentari, manganese e antociani; l’uva orsina è ricca di fibre alimentari, beta-carotina e vitamine B, B1 e B2 e l’açai, frutto magico della foresta amazzonica, contiene polifenoli e acidi grassi insaturi. Attualmente l’açai riscuote enormi successi come ingrediente di bevande in Brasile e negli USA ma si sta diffondendo sempre più anche in Europa.
Nel campo della salute attiva in ogni fase della vita sembrano avere molto successo i produttori asiatici. Sul mercato giapponese per esempio è arrivata di recente una bibita contenente acido ialuronico, sostanza normalmente impiegata nella cosmesi per mantenere idratazione e tonicità della pelle. Per le donne incinte poi è stata realizzata una bevanda a base di tè con acido folico. Un nuovo ice tea giapponese è arricchito con aroma di gelsomino e astaxantina, una sostanza alimentare presente in alghe e frutti di mare e considerata come una vera fonte di giovinezza che libera le arterie e rende la pelle turgida e morbida.
L’INDUSTRIA EUROPEA DELLE BEVANDE: IL RUOLO ECONOMICO E OCCUPAZIONALE
L’industria di trasformazione dell’Unione Europea (UE) è un settore importante dell’economia che rappresenta circa un quinto della produzione UE e che conta circa 34 milioni di posti di lavoro. L’industria alimentare e delle bevande che fa parte dell’industria di trasformazione, ha realizzato nel 2006 circa il 2 % del prodotto interno lordo europeo. A prima vista non sembra molto, ma tradotto in cifre questo significa che il fatturato complessivo di tale settore è stato nel 2006 di circa 870 miliardi di EUR e che con 4,3 milioni di posti di lavoro l’industria alimentare e delle bevande è il più grande datore di lavoro dell’industria di trasformazione.
In seguito alla globalizzazione e a consolidamenti, negli ultimi anni ha dovuto cancellare molti posti di lavoro. Ma non per questo l’industria delle bevande e in particolare quella degli alcolici deve mettere la fiaccola sotto il moggio: l’industria dei superalcolici offre posti di lavoro a 50.000 persone direttamente e a circa 250.000 indirettamente. L’industria birraria può presentare cifre ancor più imponenti: le 3.000 fabbriche di birra europee danno lavoro a 164.000 persone. In più creano indirettamente occupazione per 2,6 milioni di persone. Una cifra che corrisponde all’incirca all’economia nazionale di Finlandia, Danimarca o Slovacchia (dati dell’International Center for Alcohol Policies, 2006).
Si stima che da ogni posto di lavoro nell’industria birraria ne dipendano uno nel commercio, due nell’industria dell’indotto e quasi dodici nella ristorazione. Il commercio all’ingrosso di bevande, il commercio e la ristorazione traggono il maggior profitto dalla forza economica dell’industria birraria. Se si aggiungono 3.000 posti di lavoro in agenzie pubblicitarie, 38.000 nell’industria degli imballaggi (bottiglie, lattine, cartonaggi), 15.000 nella costruzione di macchine, 145.000 nelle aziende agricole, il risultato sono circa 3 milioni di posti. Insomma: il 2 % di tutti i posti di lavoro civili nell’UE derivano dall’industria birraria e dei superalcolici.
CRESCE IL MERCATO MONDIALE DELLE MACCHINE PER IMBALLAGGIO
In base alla crescita delle capacità di riempimento a livello internazionale e al carnet di ordini da eseguire alla fine del 2007, l’Associazione di categoria delle macchine alimentari e per imballaggio della VDMA (Verband Deutscher Maschinen- und Anlagenbau, Federazione tedesca dei costruttori di macchine e impianti) prevede per il 2008 una crescita del fatturato del 3 – 5 %. La buona congiuntura del comparto è sostenuta come sempre dal successo del business europeo. Nel 2007 il volume della produzione di macchine alimentari e di imballaggio è salito a 10,6 miliardi di euro (2006: 9,3). Quasi il 73 % di tale somma è andato alle esportazioni. Le sole macchine per imballaggio hanno visto un aumento dell’11 % raggiungendo 5,1 miliardi di euro (2006: 4,6). I maggiori paesi acquirenti sono gli USA, seguiti da Russia, Gran Bretagna e Francia. Il VDMA stima che il mercato mondiale delle macchine per imballaggio sia stato nel 2007 di circa 21,8 miliardi di euro (2006: 20,8). Con una quota di mercato mondiale del 22,8 % (2006: 22), l’industria tedesca delle macchine per imballaggio ha consolidato la sua posizione di leader davanti all’Italia, con il 16,5 % (2006: 16), e gli USA, con l’11 % (2006: 12).
RADDOPPIA IL VALORE DELLA PRODUZIONE DI MACCHINE PER BEVANDE
Fatta eccezione per una piccola flessione nel 2005, anche il settore delle macchine per bevande dell’Associazione di categoria del VDMA ha registrato una forte crescita a partire dal 2000. L’anno scorso, il volume della produzione raggiunto dalle circa 100 aziende e dai circa 14.000 dipendenti è aumentato di oltre il 26 % salendo a
2,32 miliardi di euro (2006: 1,84). A partire dal 2000, il valore della produzione di macchinari per bevande è quindi raddoppiato (2000: 1,02 miliardi di euro). Fra i diversi tipi di macchinari primeggiano quelli per l’imballaggio e le confezioni di bevande il cui volume di produzione, con 1,681 miliardi di euro (2006: 1,427), rappresenta quasi tre quarti del fatturato complessivo del settore. Il volume della produzione di macchinari per produrre bevande ha raggiunto nel 2007 639 milioni (2006: 413) di euro. In particolare grazie alle nuove sale di cottura a basso consumo realizzate in Germania, il volume della produzione del segmento dei macchinari per birrerie ha fatto un notevole salto raggiungendo i 528 milioni (2006: 323).
LA LEADERSHIP TECNOLOGICA NEL PUNTO FOCALE
La base per le forti esportazioni dell’industria dei macchinari per bevande è l’ambizione di detenere la leadership tecnologica. In questo settore, il ciclo innovativo è in media di quattro anni. È in questo lasso di tempo che invenzioni rivoluzionarie diventano pronte per il lancio sul mercato. Parallelamente però, tutti i produttori lavorano continuamente anche al perfezionamento dei particolari e all’ottimizzazione degli impianti. Ora per esempio, anche negli impianti di riempimento asettici si possono assemblare in un blocco macchine di soffiaggio e di riempimento di bottiglie ed eliminare così trasportatori aerei soggetti a rischi di guasti e contaminazioni. Inoltre si riducono l’ingombro, le spese di investimento e i costi energetici.
Sotto l’aspetto economico, si mira a raggiungere in questi impianti asettici fasi di riempimento più lunghe e fasi di pulizia più brevi pur soddisfacendo esigenze di sicurezza microbiologica altissime. Anche una riduzione del peso delle bottiglie in PET di un solo decigrammo significa all’anno un enorme risparmio di materiale e quindi di costi. Oggi si possono produrre per soffiaggio bottiglie da mezzo litro stabili che pesano 9 – 10 grammi, cioè la metà di una lettera standard. Per quanto riguarda il PET, è già stato risolto anche il problema del riciclaggio da bottiglia a bottiglia.
La lattina è tuttora molto popolare soprattutto nell’Europa mediorientale e orientale. La federazione europea dei produttori di lattine per bevande (Beverage Can Makers Europe – BCME) ha reso noto che nel 2007 il numero di lattine vendute in Europa è cresciuto di oltre il 10 % raggiungendo il record di 50,2 miliardi di lattine. Nell’Europa mediorientale e orientale il tasso di crescita è stato del 20,5 %, vale a dire del doppio. Secondo il BCME, per le bevande in lattina oggi la Polonia è il quarto mercato in Europa dopo Gran Bretagna, Spagna e Russia. La lattina richiudibile o l’etichetta di alluminio sottilissima sul coperchio, utile sia per l’igiene che come segno di riconoscimento, sono due esempi del progresso tecnico.
A livello internazionale la società britannica di ricerche di mercato Euromonitor prevede entro il 2011 una crescita delle lattine per bevande del 2,7 % e delle bottiglie in vetro dell’1,8 %. Il materiale vincente per le confezioni per bevande resta comunque senza dubbio il PET, con una crescita annua stimata del 5,6 %, equivalente a un aumento della vendita di bottiglie in PET dai 326 miliardi all’anno del 2007 a quasi 406 miliardi all’anno nel 2011. Il PET riduce così il distacco dalla bottiglia in vetro che nel 2011 dovrebbe raggiungere i 414 miliardi di pezzi, mentre per le lattine si prevedono 287 miliardi di pezzi.
AMBIENTE E SOSTENIBILITÀ
Oltre che alle sfide tecnologiche l’industria delle macchine per bevande si dedica intensamente anche al tema dell’ambiente e della sostenibilità e sta lavorando per raggiungere il miglior equilibrio fra esigenze ecologiche ed economiche. Aspetti ecologici, come il consumo di acqua, di materiale e di energia, diventano sempre più importanti per i produttori di bevande tanto più che sono tenuti d’occhio da consumatori attenti all’ecologia. I cosiddetti LOHAS (sostenitori del Lifestyle of Health and Sustainability) tengono molto alla salute e alla sostenibilità.
I PADIGLIONI TEMATICI ALLA BRAU BEVIALE 2008
Il pavillon tematico „Energie & Wasser“ (padiglione 7A) alla prossima Brau Beviale 2008 è dedicato all’energia e all’acqua e allestito in cooperazione con il Competence Pool di Weihenstephan. Qui saranno presentati metodi per risparmiare risorse e al tempo stesso anche denaro. Le fonti di energia rinnovabili, la cogenerazione e la trasformazione razionale di energia sono ulteriori temi. Processi ottimali e senza intoppi, reti informatiche che collegano clienti, partner d’affari e fornitori: tutto ciò si può raggiungere con efficienti sistemi di EDP e programmi di software.
Agevolare lo svolgimento della produzione di bevande con le moderne tecnologie di informazione e telecomunicazione: è questo l’obbiettivo che si sono posti la NürnbergMesse e il Versuchs- und Lehranstalt für Brauerei (Istituto sperimentale e di insegnamento per birrifici, VLB) di Berlino organizzando il pavillon “IT@Beverage Industry”. Nel padiglione 9, su circa 600 m², 15 aziende presentano soluzioni software, mobile solutions, servizi online, outsourcing di servizi IT, RFID, sicurezza IT e ancora molto di più. Anche qui, un forum specialistico consentirà lo scambio di opinioni.
Chi viene alla BRAU Beviale potrà essere aiutato a preparare decisioni di investimento, ad orientarsi sul mercato, ad informarsi su novità o di curare contatti d’affari. Ma eventi fieristici come la serata di festa della BRAU Beviale, il conferimento dello European Beer Star Award o le numerose serate offerte dalle aziende espositrici sono anche occasioni perfette per discutere gli scenari dei futuri comportamenti dei consumatori in Europa.
INFOFLASH SU BRAU BEVIALE 2008
Oltre 1.400 espositori di materie prime per bevande, tecnologie, logistica e idee di vendita presentano la loro offerta ai circa 34.000 visitatori attesi alla BRAU Beviale 2008, dal 12 al 14 novembre nel Centro Esposizioni di Norimberga. Punto focale è l’intera tecnologia con macchine e impianti per la produzione, l’imbottigliamento e il confezionamento di bevande, con attrezzature per stabilimenti e laboratori e con impianti di tecnologia energetica. Circa la metà degli espositori appartiene a questi settori. I produttori di bevande e il rispettivo indotto, se particolarmente interessati a queste tematiche, dovrebbero considerare la possibilità di venire a Norimberga ancor prima: proprio prima della BRAU Beviale, il 10 e 11 novembre, l’Accademia e l’Istituto SGS Fresenius offrono un seminario in lingua inglese dal titolo „Filling Technology 2008“. Per una giornata e mezza, nel CongressCenter Ost della NürnbergMesse tutto verterà sui trend della tecnologia di riempimento: a cosa bisogna pensare quando si progettano e si mettono in funzione nuovi impianti? Dove si può ottimizzare? Quali le norme d’igiene da rispettare rigorosamente?
Referenti stampa e media: Petra Trommer, Franziska Weissbrodt
Tel +49 (0) 9 11. 86 06-83 29, Fax +49 (0) 9 11. 86 06-82 56franziska.weissbrodt@nuernbergmesse.de
Troverete questo e altri testi oltre che foto su: www.brau-beviale.de