Rapporto pubblicato sul sito www.e-coop.it
a cura di ANCC-COOP
Copyright © Coop Italia – Via del Lavoro 6/8 40033 Casalecchio di Reno [BO]
Il Rapporto è stato curato da Albino Russo, Responsabile Ufficio Studi Ancc-Coop, e realizzato con la collaborazione scientifica di Ref (Ricerche per l’Economia e la Finanza).
SOMMARIO: Introduzione – Immobiliare, credito e materie prime – 2008-2009: i consumatori italiani alle prese con la crisi – Inflazione spinta dalle materie prime – I formati distributivi. Evoluzione e competizione – I consumi degli italiani al 2020: scenari e tendenze
Riferimento temporale: settembre 2008-09-08
Per scaricare il rapporto completo della Coop:
www.e-coop.it/CoopRepository/COOP/CoopItalia/file/fil00000058567.pdf
In 194 pagine fitte di dati e informazioni il rapporto Coop 2008 fa il punto sullo stato di salute dei consumi degli italiani e sulle tendenze evolutive della distribuzione commerciale del nostro paese. Anche quest’anno con la collaborazione scientifica di Ref, il Rapporto prende le mosse dallo scenari internazionale, ne analizza gli impatti sulle dinamiche dell’economia del nostro paese e si sforza di valutarne gli effetti sulla quotidianità delle famigli italiane. Di seguito le osservazioni di fondo riportate nella introduzion, rimandando per la lettura completa al relativo documento in pdf pubblicato sul sito ufficiale della coop, a disposizione gratuita del pubblico interessato.
www.e-coop.it/CoopRepository/COOP/CoopItalia/file/fil00000058567.pdf
E’ ormai noto a tutti come negli ultimi dodici mesi si sia verificato un repentino deteriorarsi delle condizioni dello scenario internazionale. A dispetto della impetuosa crescita dell’economia mondiale, l’ultimo anno ha visto emergere alcuni squilibri endemici dei paesi occidentali. In particolare, l’eccesso di liquidità presente sui mercati finanziari e il cronico indebitamento delle famiglie si sono scontrati negli Stati Uniti con la diminuzione dei prezzi delle case, offerte a garanzia dei prestiti accesi anche per finanziarie la spesa corrente (persino la spesa al supermercato!) innescando la bufera finanziaria mondiale dei subprime.
Il contagio dal credito e dalla finanza si è spostato in maniera rapidissima all’economia reale valicando l’oceano e generando anche in Europa pesanti effetti negativi la cui entità è ancora difficilmente quantificabile. Contemporaneamente, proprio l’esuberanza della crescita economica dei paesi emergenti – Cina e India in testa – ha accresciuto ancora la domanda mondiale di materie prime alimentando l’incertezza sulla disponibilità futura di tali risorse e attirando l’attenzione dei capitali speculativi. Tale situazione ha avuto effetti violenti sui prezzi spingendo ben oltre i massimi storici le quotazioni del petrolio, dei cereali, dei metalli. Tale contesto internazionale ha prodotto in Italia l’inattesa coincidenza di una crescita economica pressoché nulla e di un’impennata dell’inflazione, tornata su livelli non più raggiunti dalla metà degli anni ’90. Peraltro, tale incremento dei prezzi è dovuto per la metà all’aumento del costo dell’energia e per un quarto ai rincari alimentari, ovvero i consumi di base della vita quotidiana delle famiglie.
Il Rapporto Coop stima che tra carburanti, energia, riscaldamento e generi alimentari la famiglia italiana spenderà alla fine del 2008 circa 750 euro in più: una perdita di potere d’acquisto del reddito compresa tra i 2 e i 3 punti percentuali, che peserà maggiormente sui ceti sociali meno abbienti e sulle famiglie con un maggior numero di figli. Inoltre, l’aumento dei tassi di interesse aggiunge ulteriore pressione su quelle famiglie, soprattutto di giovane età, che negli ultimi anni si sono indebitate per l’acquisto della casa e che hanno visto crescere le rate del mutuo anche del 50%. In tali condizioni e con l’atteso peggioramento del mercato del lavoro, i redditi delle famiglie non sembrano in grado di tenere il passo dell’incremento dei prezzi e inducono a prevedere un preoccupante peggioramento delle prospettive dei consumi italiani.
Tale scenario alimenta un clima di austerity che da decenni non si avvertiva nel nostro paese e spinge le famiglie a cambiare profondamente le proprie abitudini di consumo. Secondo una recente indagine dell’Isae, oltre il 94% delle famiglie dichiara di aver modificato i propri acquisti alimentari, il 96% quelli di energia elettrica e addirittura il 50% di aver dovuto cambiare le proprie abitudini relativamente alle spese mediche. Il Rapporto stima, infine, che nel 2008 i consumi di carburanti subiranno una flessione del 7%.
Le preferenze dei consumatori si spostano verso le merceologie più convenienti e dove possibile, come per i prodotti di largo consumo, si muovono lungo la scala di prezzo preferendo ai prodotti di marca i primi prezzi o quelli a marchio del distributore, innescando così un meccanismo di downgrading della spesa. Allo stesso modo, la ricerca della convenienza spinge nuovamente le famiglie verso i canali distributivi più efficienti e meno costosi e ridà tono alle vendite degli esercizi della grande distribuzione. Tra questi sembrano mettere a segno i risultati migliori i discount e i supermercati, ovvero quei punti vendita che meglio di altri riescono ad associare prezzi convenienti e servizi di prossimità. In questa difficile congiuntura anche gli iper, che avevano fatto segnare una battuta d’arresto nella prima parte del 2007, tornano invece a crescere nel primo semestre del 2008 pur a fronte del maggiore costo del carburante necessario per raggiungerli. Sembra invece tornare a ridursi lo spazio per il dettaglio tradizionale che ha invertito bruscamente la favorevole tendenza che sembrava premiarlo appena un anno fa.
Pur a fronte del netto incremento dei prezzi, il settore alimentare è quello che più di altri è riuscito a contenere l’impatto dei rincari sui consumatori. L’andamento dei prezzi alimentari in Italia ha avuto una dinamica più contenuta di quella degli altri paesi europei. Se infatti l’inflazione alimentare nel nostro paese è stata pari nel primo semestre 2008 al 5,7% su base annua,nell’Area Euro ha raggiunto il 6,2%, in Germania il 6,7% e in Spagna addirittura il 7,1%. Tale risultato è stato conseguito a dispetto del non favorevole andamento dei prezzi alla produzione (che hanno fatto segnare un ampio differenziale positivo rispetto ai prezzi al consumo) e delle gravi aree di inefficienza nelle fasi a monte della filiera commerciale italiana.
Il Rapporto Coop 2008, infatti, evidenzia come le percentuali di ricarico sui prodotti venduti dalla grande distribuzione italiana siano simili a quelli della Gdo europea mentre i margini delle imprese delle altre fasi della filiera sono superiori alla media europea e nel caso dell’ingrosso delle materie prime agricole addirittura tripli rispetto a quelli degli altri grandi paesi europei. Per meglio comprendere le condizioni di difficoltà del sistema economico, delle imprese e soprattutto dei consumatori italiani, l’edizione 2008 del Rapporto Coop propone nel suo capitolo conclusivo una riflessione sul futurodella società italiana proiettando nel lungo termine i trend emersi negli ultimi anni (globalizzazione, divario sociale, senilizzazione, immigrazione) e descrivendone gli impatti sui consumi.
Ne emerge un quadro di repentina evoluzione. È ad esempio sorprendente che per mantenere un moderato tasso di sviluppo l’economia italiana avrà bisogno di attingere ogni anno di più al mercato del lavoro internazionale: il numero di lavoratori immigrati sarà così nel 2020 il triplo di quello del 2006.La globalizzazione avrà effetto anche sulla stessa struttura della società. La concorrenza dei paesi emergenti e il massiccio afflusso di lavoratori dall’estero aprirà ancora di più il divario sociale comprimendo la classe media verso una maggiore polarizzazione dei redditi e dei consumi.Allo stesso tempo i cambiamenti demografici orienteranno i consumi verso le esigenze di una popolazione che invecchia: aumenteranno le spese sanitarie, continueranno a crescere le spese per la casa e per i trasporti, rallenteranno ulteriormente i consumi alimentari.
Peraltro, il Rapporto Coop 2008 segnala come gli italiani siano perfettamente consci delle difficoltà che abbiamo davanti. Secondo una recentissima indagine della Commissione Europea, il 58% degli italiani ritiene infatti che le condizioni di vita peggioreranno nei prossimi vent’anni, condividendo peraltro tale convincimento con gli altri cittadini europei. Tale pessimismo trova origine soprattutto nell’attesa di un peggioramento delle condizioni lavorative (si lavorerà più a lungo e con meno tutele), nell’inasprirsi del divario sociale, nelle maggiori difficoltà di far fronte alle spese necessarie (spese sanitarie espese per la casa).
Nelle opinioni degli italiani sembra emergere, però, anche una visione più matura dello sviluppo economico e sociale. Il 93% degli intervistati condivide per il futuro la necessità di regole più stringenti per limitare gli impatti che lo stile di vita di ciascuno di noi esercita sull’ambiente. L’85% degli italiani ritien che le politiche pubbliche dovrebbero porre meno enfasi sui consumi individuali e concentrarsi sugli altri aspetti della qualità della vita.
È ancora presto per dire se i segnali deboli descritti nel Rapporto stiano a indicare la nascita di un nuovo paradigma di consumo. È certo, però che, in questi mesi si intravedono alcuni segnali di un cambiamento delle abitudini che sembra correggere stili di vita scorretti. I prezzi veicolano da sempre dei segnali e indirizzano i comportamenti. Gli elevati costi del greggio suggeriscono un uso più parsimonioso dell’auto, incentivano l’uso del trasporto pubblico, favoriscono il risparmio energetico, contribuiscono a contenere i livelli di inquinamento. Visto da questa prospettiva, il difficile momento che attraversano le famiglie italiane – oltre che a preoccupare – può forse lasciar spazio a qualche speranza per uno sviluppo futuro più equilibrato e compatibile con le risorse naturali del
nostro pianeta.
Per consultare la versione integrale del rapporto Coop:
www.e-coop.it/CoopRepository/COOP/CoopItalia/file/fil00000058567.pdf