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a cura di Silvano Rusmini
Direttore responsabile delle riviste – “Il mondo della birra” e “Locali Top” TUTTOPRESS Editrice Milano – www.ilmondodellabirra.it

Fonte: ANNUARIO BIRRE Italia 2001 – Beverfood srl Milano

SOMMARIO: Evoluzione dei locali birrari: La fase iniziale: anni ’60 e ’70 – La fase dello sviluppo: anni ’80 – Segmentazione delle tipologie: anni ’90 e sequenti

Rifer. Temporale: primavera 2001

La birra è ormai entrata nel novero delle bevande più bevute in Italia, anche se gli attuali 30 litri pro capite ci assegnano tuttora l’ultimo posto nella classifica europea. Da bevanda consumata prevalentemente come dissetante e con consumi molto stagionalizzati, la birra sta ogni anno diventando sempre più un prodotto per ogni stagione.

Molto apprezzata dai giovani, la birra è grande protagonista in molte tipologie di locali: dalla pizzeria alla discoteca, dal chiosco sulla spiaggia all’american bar, dal classico bar alla paninoteca. Non è un caso quindi che negli ultimi anni siano nati locali prevalentemente dedicati alla birra, pronipoti di quelle storiche birrerie degli inizi del secolo, alcune delle quali furono aperte ed erano di proprietà di produttori di birra.

La fase iniziale: anni ’60 e ’70

La fase moderna dell’evoluzione, in fatto di locali birrari, inizia negli anni Sessanta, nel periodo della contestazione, che porta i giovani a cercare nuovi luoghi di aggregazione, simbolo di un nuovo modo di stare insieme. È il momento dei “locali alternativi”. Qui i giovani si ritrovano per socializzare e scelgono la birra anche in quanto bevanda di respiro internazionale, in contrapposizione alla generazione precedente che si riuniva attorno alla bottiglia di vino.

È sempre all’inizio di quegli anni, che nascono i primi pub, anch’essi forieri di internazionalità. Nel ‘62, apre il Rose & Crown a Rimini e il Britannia di Torino. L’apertura fa scalpore ma il fatto sembra essere relegato a eccezione e non l’inizio di una tendenza che in realtà si svilupperà qualche anno più tardi con un susseguirsi di aperture, da Torino a Firenze, da Milano a Roma e via via in tutte le più importanti città italiane.

Negli anni Settanta ai locali alternativi e alle poche decine di pub, si affiancano le “birroteche”, che si distinguono per l’elevato numero di birre in bottiglia e in lattina presenti nel negozio. Questi locali facevano a gara a chi proponeva il maggior numero di birre, considerando questa possibilità di scelta il modo più immediato ed efficace per dichiarare la loro specializzazione in birra. “Birre da tutto il mondo” era lo slogan che muoveva questi gestori alla ricerca dei fornitori in grado di garantire loro il più ampio assortimento. Ottimo sotto il profilo della comunicazione, questo grande assortimento (alcuni locali proponevano centinaia di marchi e di tipi) diventava spesso problematico sul piano della rotazione di alcune referenze, con il rischio di scadimento qualitativo.

Il fenomeno delle birroteche ebbe, quindi, un certo ridimensionamento, anche grazie all’introduzione della legge che prevede per la birra la presenza sulla confezione della data entro la quale dovrebbe “preferibilmente essere consumata”. Tuttavia le birroteche sopravvissute andarono a qualificare nel tempo il proprio ruolo e la propria funzione, divenendo non solo negozi specializzati nella vendita di grandi assortimenti di birra, ma anche punto di riferimento per la promozione della cultura della birra (corsi di degustazione, visite guidate a birrerie, vendita di materiali da collezione, ecc.).

La fase dello sviluppo: anni ’80

Negli anni ’70 si innesta un altro importante fenomeno nei consumi fuori casa: la “paninoteca”. In risposta a una sempre più diffusa esigenza di pasti veloci, soprattutto nei grandi centri del nord, molti bar dedicano spazio al panino e dove tra pane, salumi, formaggi e mille salse, la birra s’inserisce con grande successo.

Ma bisogna aspettare gli anni Ottanta per assistere ad una vera e propria impennata dei consumi di birra e ad una conseguente espansione qualitativa e quantitativa dei locali birrari, che diventano sempre più specializzati grazie anche alla preziosa consulenza di molti grossisti/distributori che si impegnano con grande energia nella diffusione della “birra alla spina”. Alla proposta birraria, inoltre, si affianca una sempre più vasta proposta di “intrattenimento”, che nella maggior parte dei casi prevede musica, dal vivo, diffusa e video, ma anche spettacoli, giochi, da quelli di società ai darts.

Tutto o quasi però è affidato alla capacità del gestore nel reperire arredi e materiali per personalizzare il locale e creare opportune ambientazioni, ispirandosi a locali esteri visitati di persona o visti su libri e riviste.

Segmentazione delle tipologie: anni ’90 e seguenti

Negli anni Novanta con l’intervento di alcuni produttori e importatori, che si attivano direttamente per proporre delle soluzioni di locali più o meno realizzati con la formula “chiavi in mano”, si assiste ad una vera e propria esplosione di tipologie di “locali birrari etnici”: dai classici pub vittoriani agli irish pub, dalle brasserie belghe alle birrerie tedesche e austriache, dai locali tex-mex a quelli australiani, dalla birreria praghese al bistrò francese, al locale americano. Tanti e diversi gli stili e le atmosfere, quanto diverse le proposte di prodotti e servizi.

Quali le ragioni di tale e tanta varietà di locali? Sicuramente un’accentuata voglia di ambienti diversi, originali, determinata anche da occasioni di viaggi all’estero sempre più frequenti fra i giovani. Questa nuova tendenza spinge i gestori dei locali a trovare nuove ed originali soluzioni per differenziarsi e contrapporsi alla concorrenza. Ma c’è anche chi in contrapposizione alle atmosfere estere riscopre la tradizione delle birrerie italiane oppure sceglie la strada dei “locali tematici”, come i disco pub, i cyber pub, la ludoteca, il video pub e così via.

Fenomeno più recente è quello dei “brew pub”, ovvero dei locali che producono in proprio la birra che viene bevuta nel locale stesso. Diffusi un po’ in tutta Italia, isole comprese, i brew pub aperti in Italia sono attualmente una cinquantina e sono caratterizzati da piccoli impianti di produzione, quasi sempre esposti alla vista dei clienti, offrendo la possibilità di riscoprire le caratteristiche della birra artigianale.

Con diverse interpretazioni e proposte, l’evoluzione continua, come dimostra la pubblicazione “Locali su Misura”, che raccoglie e presenta una trentina di proposte di locali birrari realizzati con la formula “chiavi in mano”

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