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Le raccomandazioni FAO per ridurre gli sprechi alimentari nel mondo sono pubblicate nel manuale “Toolkit: Reducing the Food Wastage Footprint “ Secondo i dati FAO 2011, un terzo del cibo prodotto nel mondo va sprecato e questo non soltanto incide sull’economia globale e sulla disponibilità di cibo, ma ha anche un pesante impatto ambientale: Mentre nei Paesi in via di sviluppo i maggiori sprechi si concentrano nelle fasi di raccolta di cibo, stoccaggio, trattamento, trasporto a causa della carenza di infrastrutture, dei bassi livelli di tecnologia e di investimento nei sistemi di produzione alimentare, nei Paesi sviluppati lo spreco alimentare si verifica soprattutto a livello di vendita al dettaglio e di consumo.

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RIDURRE E PREVENIRE

 Le cause delle perdite al momento del raccolto sono molteplici, tra cui tempismo sbagliato e cattive condizioni meteorologiche, oltre a tecniche e attrezzature inadeguate. Allo stesso modo, la mancanza di buone infrastrutture per il trasporto, l’immagazzinamento, e il marketing fa andare a male il cibo, soprattutto nei climi caldi.Sia il settore pubblico che quello privato devono investire di più per risolvere tali carenze, così facendo si avranno ricadute positive per garantire la sicurezza alimentare, mitigare il cambiamento climatico e ridurre il degrado del territorio e l’erosione della biodiversità. Oltre agli investimenti anche nuove tecniche possono aiutare. Nelle Filippine, ad esempio, l’impiego di migliori sacchi per l’immagazzinamento del riso hanno contribuito a ridurne le perdite del 15 per cento. In Africa occidentale, l’impiego di essiccatori solari per estendere la durata di conservazione di frutta e tuberi sembra molto promettente nel ridurre le perdite post-raccolto. Spesso, le perdite di cibo possono essere significativamente ridotte semplicemente fornendo formazione agli agricoltori sulle pratiche migliori – ed anche per questo servono investimenti secondo il manuale. La partecipazione degli agricoltori a cooperative o associazioni professionali può notevolmente contribuire a ridurre le perdite di cibo perché fa aumentare la loro conoscenza del mercato, consentendo una pianificazione più efficiente, un’economia di scala e facendo migliorare la loro capacità di commercializzare ciò che producono.

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IMPRESE AL DETTAGLIO E FAMIGLIE

 Sul lato della vendita al dettaglio e dei consumatori, è altrettanto importante far crescere la consapevolezza del problema e di come prevenirlo. Le imprese – sia quelle che operano all’interno della catena alimentare, come altre con una grande “impronta alimentare” (grandi mense, per esempio) – possono effettuare verifiche per determinare come e perché sprecano il cibo ed identificare modi per ridurre il fenomeno.

 Anche le famiglie possono effettuare relativamente semplici verifiche sui propri sprechi alimentari. Cruciale una migliore comunicazione a tutti i livelli della catena di approvvigionamento alimentare. In particolare è necessario migliorare la comunicazione tra fornitori e rivenditori per abbinare domanda e offerta. Le discrepanze tra domanda e offerta sono infatti una delle principali cause di spreco di cibo. Questo può significare che gli agricoltori che non trovano un mercato per i propri prodotti li lascino marcire nei campi; madri che cucinano per cinque persone, mentre solo tre in realtà cenano; supermercati che riducono gli ordini all’ultimo minuto, lasciando i produttori con prodotti invendibili, oppure ristoranti che sopravvalutando la domanda acquistano più cibo del necessario che poi va a male.

 Soprattutto nei paesi sviluppati, a livello di vendita al dettaglio è necessaria una mentalità più rispettosa dell’ambiente – per esempio, evitando di esporre grandi quantità di cibo (ritenendo che questo contribuisca a fare incrementare le vendite) o scartando il cibo quando inizia ad avvicinarsi alla fine della sua durata.

 Scartare prodotti alimentari in base a valutazioni di tipo estetico o di sicurezza è spesso un’altra delle cause di perdita di cibo. In alcuni casi, gli agricoltori scartano tra il 20/40 per cento dei loro prodotti freschi, perché non soddisfano le richieste “estetiche” del rivenditore. Dovrebbero essere rivisti gli standard in materia di requisiti estetici per la frutta e la verdura. Alcuni supermercati hanno già iniziato a cambiare i criteri sull’aspetto della frutta e a vendere prodotti dalla forma non perfetta ad un prezzo ridotto aiutando la consapevolezza dei consumatori che una forma strana non significa un prodotto di cattiva qualità.

 Sono inoltre necessarie migliori abitudini di consumo. Nei paesi sviluppati, una parte significativa degli sprechi alimentari si verifica a livello del consumatore, e in alcuni posti questa tendenza continua a salire.

 Oltre a condurre verifiche sugli scarti alimentari a livello domestico, i consumatori possono prendere molte iniziative per invertire questa tendenza, per esempio decidere menu settimanali, comprare frutta e verdura dall’aspetto “brutto”, controllare che i frigoriferi funzionino correttamente, facendo una migliore utilizzazione degli avanzi.

 Un fattore che spesso contribuisce a creare sprechi alimentari da parte dei consumatori è la confusione tra le etichette “da vendere entro” e “meglio prima di questa data”. In alcuni casi è stata adottata una legislazione “eccessivamente zelante” che dovrebbe essere rivista, mentre i legislatori e le altre autorità in materia dovrebbero emanare linee guida più chiare e più flessibili per le imprese e per i consumatori.

 Secondo la FAO i governi dovrebbero di più per attuare una legislazione volta a ridurre lo spreco di cibo. “I legislatori dovrebbero adottare misure che possono andare da quadri politici globali a semplici dichiarazioni d’intenti, da raccomandazioni e linee guida a leggi, direttive, regolamenti e decreti ministeriali.”

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IL RIUTILIZZO

 Si possono sviluppare mercati per i prodotti scartati dai dettaglianti, ma comunque buoni per il consumo – i mercati dal produttore al consumatore stanno già svolgendo un ruolo in questo senso.

 Ridistribuire le eccedenze alimentari di buona qualità a chi ne ha bisogno rappresenta “la soluzione migliore” per affrontare il problema degli sprechi alimentari. Al momento, la quantità di cibo ridistribuito alle associazioni no-profit che offrono da mangiare a chi ne ha bisogno rimane una piccola frazione delle eccedenze alimentari commestibili a disposizione, a causa dei molti ostacoli che vi si frappongono. “I rivenditori sono molto spesso influenzati dall’idea che sia più economico e più facile inviare il cibo scartato alla discarica, anche se l’introduzione di tasse sulle discariche più alte stanno ora funzionando come deterrente “, si legge nel manuale FAO. Ma il fattore che ha maggiormente scoraggiato le aziende a donare le eccedenze alimentari è il rischio di essere considerati giuridicamente responsabile in caso di intossicazione o di malattia. Molti governi stanno cercando il modo di facilitare il processo e di offrire protezioni ai donatori alimentari nel caso i prodotti donati in buona fede dovessero essere causa di malattie.

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RICICLARE

 Affinché le città ed i governi locali siano in grado di riciclare in modo efficiente ed efficace i rifiuti alimentari, occorre iniziare a livello familiare con la raccolta differenziata. Le azioni intraprese di riciclaggio funzionano solo quando i rifiuti sono adeguatamente separarti alla fonte. I regolamenti possono stimolare le imprese e le famiglie a ridurre i rifiuti alimentari e a gestirli meglio per il riciclaggio. Piuttosto che smaltire i rifiuti alimentari nelle discariche, l’uso della decomposizione anaerobica per ridurli in composto – che può essere utilizzato come fertilizzante – e biogas – che può essere utilizzato come fonte di energia o iniettato nella rete del gas – è preferibile dal punto di vista ambientale. Laddove la decomposizione non è possibile, il compostaggio rappresenta la migliore opzione di ripiego. A livello individuale, il compostaggio domestico può potenzialmente deviare fino a 150 kg di rifiuti alimentari per famiglia all’anno dalla raccolta dei rifiuti locale. Infine, l’incenerimento dei rifiuti alimentari, con l’energia rilasciata in fase di recupero, presenta l’opzione di ultima istanza per evitare che i rifiuti alimentari finiscano in discarica. Le emissioni di metano dalle discariche rappresentano una delle più grandi fonti di gas serra provenienti dal settore dei rifiuti.

 Fonte:www.fao.org/news/story/it/item/196465/icode/

Per scaricare il manuale “Toolkit: Reducing the Food Wastage Footprint “ à www.fao.org/docrep/018/i3342e/i3342e.pdf

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