A cura di Forum Spumanti d’Italia
Villa dei Cedri – Valdobbiadene (TV)
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OSSERVATORIO NAZIONALE ECONOMICO SUI MERCATI SPUMANTI – 2008: TIENE IL CONSUMO NAZIONALE. ORA PIÙ CULTURA E PIÙ SEMPLICITÀ – COMPORTAMENTO E CONSUMI DEI VINI SPUMANTI ROSATI NAZIONALI – CONSUMI NAZIONALI 2008. BOOM DI CALICI NEI BAR E WINEBAR – EXPORT 2008 E PRIMO SEMESTRE 2009, TREND IN CRESCITA
Rif. Temporale ottobre 2009
Estratto degli interventi di Gianpietro Comolli (vedi foto) direttore del Forum Spumanti d’Italia, dal documento originario “Osservatorio Nazionale Economico Spumanti d’Italia -Rapporto Annuale 2009” pubblicato su forumspumantiditalia.it
www.forumspumantiditalia.it/avvisi_desc.asp?id=27&id_cat=1
di Giampietro Comolli
L’Osservatorio Nazionale Economico dei Consumi e dei Mercati dei vini spumeggianti, ovvero O.N.E.S., grazie alla disponibilità e alla forte e concreta collaborazione del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali – Dipartimento delle Politiche di Sviluppo Direzione Generale informazione e tutela del consumatore e dell’Ismea, continua a svolgere un lavoro di raccolta dati e di monitoraggio. Rappresenta l’unico strumento di rilevazione e di analisi del settore nazionale dei vini che per legge sono classificati e indicati tutti come “vini spumanti”, suddivisi fra metodo classico e metodo italiano (alias charmat). Voluto dal mondo spumantistico e originariamente dalle Istituzioni Pubbliche locali (CCIAA di Treviso e Regione del Veneto in primis), l’Osservatorio può, oggi, fare riferimento annualmente e con continuità di intenti e di sede logistica al Forum Spumanti D’italia per un lavoro di relazioni, di divulgazione e di comunicazione e a Unicredit Group per quanto concerne un parternariato istituzionale ed un sostegno economico indispensabile per svolgere le indagini in Italia e all’Estero con un apposito ufficio studi dedicato. L’ONES raccoglie anche tutti i dati di archivio e tutte le conoscenze strategiche raccolte in 25 anni dedicati ai rapporti e ai contatti con Imprese, uffici tecnici e Paesi esteri attraverso informazioni personali.
L’Osservatorio offre una possibilità di raffronto e confronto di tutte le diverse e differenziate componenti imprenditoriali che producono un “vino che è stato sottoposto a presa di spuma” e punta a osservare e studiare l’evoluzione dei mercati, l’andamento delle diverse tipologie, le tendenze del gusto e del consumo, della domanda e dell’offerta, sia in Italia che all’estero. Una azione continua dell’Osservatorio è rivolta anche alla raccolta e alla archiviazione di dati e numeri sulla produzione nazionale delle diverse denominazioni, indicazioni geografiche, tipologie e delle differenti regioni italiane: tale monitoraggio è stato proseguito nel 1992 in Franciacorta, come elemento e fattore di analisi e di informazione alle imprese produttrici. Inoltre l’Ones attua direttamente verso il consumatore finale e gli operatori, di anno in anno, diverse indagini e sondaggi.
Gli elementi storici sono necessari alla creazione di un vero centro di documentazione messo a disposizione pubblica, usufruibile da ricercatori, studenti per le tesi di laurea, studi esteri e operatori del settore. Nasce infatti, sempre come naturale evoluzione della conoscenza diretta professionale e della ricerca attivata con le Università, nel 2007, il Ceves, – Centro Studi Vitivinicoli Economici dei Vini Spumeggianti, dedicato alla formazione e istruzione didattica e professionale, compreso la predisposizione del primo piano di studi per un Master di 1° e 2° livello inter-univeristario dedicato a formare le future generazioni di tecnici esperti specializzati in Enologia, in Commercio e in Marketing dei vini spumeggianti. Una esclusiva italiana.
Una indagine conoscitiva a questionario fra le imprese, voluta da Ismea e svolta nel 2007, ha rimarcato l’esigenza delle imprese di dotare l’Osservatorio Nazionale di maggiore incisività in un mercato sempre più concorrenziale, forse già maturo e anelastico per certi prodotti, implementando le rilevazioni dei dati somatici del mercato e dei consumi e puntando su sondaggi mirati e indagini utili alle scelte strategiche delle imprese al fine di guidare il consumatore nel dedalo delle differenziazioni tipologiche, di metodo e di valore sul mercato cercando di semplificare e di identificare i parametri di raffronto. Un Osservatorio di riferimento per l’intero comparto italiano può contribuire indirettamente anche a una maggiore coesione istituzionale fra le diverse e qualificate anime produttive e quindi a creare una “forza di filiera differenziata” in grado di porre sul tavolo normativo proposte indirizzate alla semplificazione e alla chiarezza per il consumatore finale, addetti ai lavori e neofiti e puntare ad un momento di condivisione strategica, seppur autonoma per ogni territorio e regione produttiva. Per questo, Osservatori locali di Denominazione di Origine e di Territorio, sono auspicabili e importanti per meglio dettagliare il nostro lavoro e fornire un quadro più completo. Proprio i freddi dati numerici possono però aiutare a capire la necessità di un lavoro permanente e sensibile per informare e far conoscere le peculiarità produttive e di consumo di un vino mondiale, ideale in ogni occasione e abbinabile con ogni piatto.
2008, nuovo record e crescita continua.
In Italia si sono spedite ( il dato è relativo alla immissione sul mercato nell’arco di 365 giorni delle bottiglie da ogni cantina produttrice) 328,485 milioni di bottiglie in totale, fra consumi in Italia e nel resto del Mondo. Un dato record dal 1995 ad oggi, addirittura con crescita da record se si raffronta il dato odierno con il dato dell’anno 1998 che era pari a 220,926 milioni di bottiglie. Il dato generale e totale necessita, però, di una corretta e fondamentale suddivisione. In Italia si producono vini spumeggianti sia con il metodo charmat-italiano (con fermentazione in grandi recipienti) che con il metodo classico (con fermentazione prolungata in bottiglia). In particolare:
– 304,795 milioni di bottiglie sono prodotte con il metodo italiano (pari al 92,78% del totale),
– 23,690 milioni di bottiglie sono prodotte con il metodo classico (pari al 7,22% del totale).
Inoltre 172,885 milioni di bottiglie (sempre rapportate a 0,75 litri) sono state spedite all’estero nel 2008, cioè con un incremento dell’14,80% rispetto al 2007 e per la prima volta, sempre dal 1995, la spedizione all’estero supera la spedizione in Italia (cioè pari al 52,74%). L’Italia, dopo la Francia con 196,500 milioni di bottiglie e prima della Spagna con 157 milioni, è il secondo paese al mondo per l’esportazione di bottiglie. Con il metodo charmat-italiano si ottengono i grandi spumanti come l’Asti docg, il Brachetto d’Acqui docg, il Prosecco doc di Conegliano e Valdobbiadene, l’Oltrepo Pavese doc-docg, il Trentino doc e tanti altri.
Un discorso a parte merita la Franciacorta, che dal 1995 è diventato docg e dal 1999 non necessita nella designazione e presentazione in pubblico di riportare la parola vino spumante, essendo il solo nome del territorio che identifica metodo, tipologia, vino. Fra i metodo classico, oltre a diversi marchi aziendali che producono un proprio vino senza alcun riferimento a disciplinari di produzione docg e doc che sono oltre 100 ( in Piemonte, in Friuli, in Val d’Aosta, in Sardegna, in Toscana, in Sicilia, in Puglia, in Umbria, nelle Marche, in Veneto), in Italia abbiamo il marchio TALENTO che identifica, volontariamente e per scelta aziendale, il vino spumante ottenuto dai vitigni internazionali ( Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco) con una legge istitutiva e regolamento cui aderiscono, oggi,circa 15 aziende di diversi territori. Altri vini e territori vocati al metodo classico sono: il Trento doc, l’Alta Langa doc, l’Oltrepo Pavese doc, il Classese, l’Oltrepo Pavese rosè docg.
In totale sono circa 600 le aziende vitivinicole e vinicole (in calo come valore assoluto dal 2006) che producono e commercializzano almeno un vino spumante, secondo la classificazione v.s.q.p.r.d. (docg e doc), v.s.q. (di qualità e di vitigno) e v.s. (generici e senza origine) per 2360 etichette, pari a una produzione lorda vendibile all’origine stimato in 0,945 mld di Euro (con una media di € 2,87 a bottiglia) e un ricavo lordo al consumo di poco inferiore a 3,0 miliardi di Euro (con una media di € 8,98 a bottiglia).
Sulla bilancia import-export, il comparto vini spumanti è una voce in forte attivo per il Made in Italy. Questi dati generici ci fanno capire una volta di più che il mondo produttivo nazionale di “Spumanti” è eterogeneo, che un momento annuale di confronto è fondamentale e che la differenziazione tipologica e la diversificazione produttiva sono fattori positivi da esaltare, ma da presentare (anche nella designazione) in una formula migliore più chiara e diretta al consumatore. L’informazione (cioè la cultura e la conoscenza della tipologia, del territorio e dell’identità) può contribuire in modo preponderante alla destagionalizzazione dei consumi, all’abbinamento tutto pasto, allo sviluppo e alla crescita della filiera.
2008: TIENE IL CONSUMO NAZIONALE. ORA PIÙ CULTURA E PIÙ SEMPLICITÀ
di Giampietro Comolli
Il Forum Spumanti d’Italia ha costituito con il supporto del Ministero delle Politiche Agricole(direzione generale dipartimento politiche agricole e tutela consumatore) eD il contributo statistico e analitico di Ismea , l’Osservatorio Nazionale Economico Mercati e Consumi, con sede a Villa dei Cedri; opera dal 2006 su due fronti precisi: indagini sui mercati e i canali di consumo per fornire un quadro completo, omogeneo e veritiero della spumantistica italiana utile per le imprese, per gli studi di settore per un confronto a livello mondiale e sondaggi sul consumatore finale per capire, conoscere e valutare il prospettiva le tendenze, i bisogni, i gusti.
….. Nella diversità produttiva, nella differenzazione di metodo, nella disomogeneità di territori e di tipologia, eppure la ricchezza varietale e patrimoniale della spumantistica italiana ha trovato il suo successo, la sua via anche in periodi di crisi economica, soprattutto di crisi dei consumi e di forza di spesa da parte dei consumatori. La qualità, la ricerca della qualità tipologia e produttiva di ogni territorio, la creatività e l’impegno imprenditoriale, la tracciabilità curata dai Consorzi di tutela, la certificazione d’origine sono fattori che hanno consentito il miglioramento d’impresa e di prodotto e sono stati recepiti dal consumatore, che ora chiede facilità nel riconoscere i diversi prodotti, senza tante sigle strane e chiede di sapere e di capire le vere differenze fra un metodo di produzione e l’altro, le diverse caratteristiche tecniche, la etichettatura di ogni bottiglia per quanto concerne il metodo e chi lo ha prodotto (e poi elaborato) e quanto le differenze di prezzo a volte sono dovute a fattori che nulla hanno a che vedere con una maggiore qualità intrinseca.
I costi per produrre un vino spumante metodo classico (per esempio un Franciacorta docg) sono oggettivamente diversi rispetto a quelli di un vino spumante metodo italiano (per esempio un Prosecco doc di Conegliano- Valdobbiadene), ma proprio perché dipendono da sistemi e procedure diverse, da modi e tempi diversi, da imprenditori diversi, la classificazione schematica di “ serie A “ e di “ serie B”, diventa riduttiva, speciosa e poco illuminante per la filiera nazionale e per l’immagine offerta. Sono proprio gli uomini, le imprese, le tecniche e il modo con cui viene prodotto un vino spumante che ne determinano i costi. Oggi il sistema del freddo, della temperatura controllata e del condizionamento di cantina ha costi paritetici per tutte le imprese, sistemi tecnologici ed automatici che hanno eliminato la manualità e il personale necessario, sono un grosso investimento iniziale, ma l’ammortamento permette nel tempo risparmi di costi che si trasferiscono poi sul prezzo al consumo a favore dei consumatori finali. Oggi è più facile trovare stessi vini con prezzi assai diversi e vini diversi con prezzi molto simili, anche se ottenuti con metodi differenti…….
Cosa emerge, in sintesi, in termini di consumi.
Il successo dei vini spumeggianti italiani è dato in particolare dalla acquisita considerazione di qualità e di identità nazionale (= made in Italy) e dalla possibilità di scelta offerta dalla ricchezza tipologica e varietale delle produzioni nazionali rispetto ad altri competitori per un consumatore mondiale sempre più soggettivo e privato, con una tipologia accattivante, fresca e moderna e con un prezzo sicuramente più in linea con le disponibilità attuali. Fra i metodo classico:
…la Franciacorta sfiora i 10 milioni di bottiglie,
…il Trento doc supera gli 8 milioni,
…ancora più di 4,2 milioni di bottiglie sono frutto di cuveè aziendali
…circa 1,8 milioni sono le produzioni caratteriali provenienti da diversi piccoli territori e aziende sparse in 18 regioni italiane.
Un’altra caratteristica nazionale è quella di avere produzioni in quasi tutte le regioni.
Oltre 110 milioni di bottiglie sono state consumate nei fatidici 25 giorni di fine anno, ma con una leggerissima frenata proprio nei giorni fatidici del consumo stagionale. Si riscontra infatti, per il mercato nazionale un incremento solo dell’1,5%. Circa 4 bottiglie a testa la media per i 17 milioni di consumatori italiani standard, contro i 3,6 milioni di “bubble’s lovers” come sono denominati gli appassionati bevitori che superano le 24 bottiglie a testa consumate in un anno. Cioè un consumatore fra i 30 e i 50 anni, laureato, maschio, per gran parte single o con un lavoro da professionista, residente nel nord-est e nel centro-sud.
Più individuali, meno guidati i consumatori italiani: Franciacorta leaders indiscusso a cena e alla festa; Prosecco primo fuori pasto, al bar e nel consumo a casa. Aumentano i consumatori a tutto pasto. Per l’anno 2008 l’analisi svolta dall’Osservatorio per il mercato nazionale, osserva che il leggero incremento dei consumi è da ricercare solo in due aree del paese, il nord-est e il nord-ovest, che stappano nell’anno il 32% del consumo totale. La Lombardia è la prima regione italiana nella produzione di vini spumanti metodo classico con 14,350 milioni di bottiglie, il Piemonte e il Veneto si contendono il primato nazionale con la produzione, rispettiva di 120 e 112 milioni di bottiglie seguiti da Lombardia con 38 milioni e dal Trentino-Alto Adige con 17 milioni. Calo delle importazioni in Italia di spumanti generici, in forte calo ( – 11%) i numeri degli Champagnes soprattutto nelle enoteche, nei ristoranti, nei bar dei grandi alberghi di lusso e nei night, confermando che la crisi dei consumi ha colpito i prodotti a più alto prezzo rispetto alla “ idea-prezzo” che ogni consumatore si crea in base alla proprie disponibilità in portafoglio e in base al valore assegnato in rapporto alla proprie necessità.
Il mercato nazionale conferma le 2,8 bottiglie medie pro-capite (erano 2,5 nel 2005) all’anno, con punte fra le 48-60 bottiglie a testa all’anno per i grandi appassionati (vedere fra gli allegati il risultato del sondaggio Winenews.it di settembre 2009), ovvero di coloro che hanno posto le “bollicine” fra gli acquisti continuativi di vino. Un segnale legato alla de- stagionalizzazione, ma ancora con molta strada da fare. Per le bollicine non all’azione “ acquisto” corrisponde immediatamente l’azione “consumo” , segno ancora della forza occasionale e rituale legato alle bollicine o al più banale ed euforico “ botto”. I giovani consumatori da 18 a 30 anni confermano per il 64% di preferire gli spumanti secchi come aperitivo e fuori pasto; i 30-50enni rappresentano lo zoccolo duro dei consumatori, sia come occasioni di consumo che come principali consumatori domestici.
Il nord-est si conferma l’area geografica con i maggiori volumi di commercializzazione (142 milioni di bottiglie) e per i consumi, con una media di 3,6 bottiglie pro-capite. Il Veneto è la prima regione italiana per occasioni di acquisto de-stagionalizzati, infatti ad un maggiore consumo domestico e ad una maggiore incidenza del consumo fuori pasto corrisponde una maggiore propensione all’acquisto lontano dalle feste comandate e una maggiore penetrazione. Eventi promozionali diretti sul territorio favoriscono il contatto produttore-consumatore e quindi una propensione maggiore all’acquisto.
Sul mercato nazionale il Prosecco doc Conegliano Valdobbiadene tiene il passo, il Prosecco non doc segna una significativa crescita, Asti fa registrare una flessione, sia Franciacorta che Trento sono in crescita con numeri significativi. Buoni gli andamenti anche di altri marchi sparsi sul territorio: un po fermi i volumi per Oltrepo Pavese, Alta Langa e Alto Adige. Buoni i riscontri del Brachetto d’Acqui docg. Enormi sono le differenze fra regioni e aree del paese: il nord-est si conferma il principale consumatore di bollicine e segna un incremento, mentre il centro-Italia e il sud segna un calo intorno al 10%.
Si è constatato che la più forte riduzione di consumi coincide sia con una minore cultura e presenza diffusa fra gli esercenti (meno etichette e meno locali dedicati,) che con una situazione generale economica più pesante (più chiusure di imprese e meno investimenti pubblici). In particolare fra i canali di consumo, la maggiore riduzione sul mercato nazionale si riscontra fra la ristorazione medio e medio-alta e nelle vendite al dettaglio nelle enoteche per quanto concerne il metodo classico, mentre si registra nei bar, nei winebar, catering e nella mescita ( horeca, ma escluso ristorazione) uno stazionario consumo di metodo classico (Franciacorta in testa con ampio margine) e una ulteriore crescita per le bollicine metodo italiano (Prosecco Spumante su tutti), soprattutto nel periodo estivo e in zone turistiche o turistiche-produttive (laghi di Garda e Iseo, riviera romagnola e veneta, mare di Toscana e Liguria). In generale però tutte le tipologie risentono del calo generale dei consumi e della necessità di un contenimento dei prezzi al consumo per seguire la mancanza di potere d’acquisto del consumatore.
Come stima per il mercato nazionale dei vini in generale, si può ipotizzare per l’anno 2009, in base ai dati semestrali, un leggero calo delle spedizioni e dei consumi soprattutto per i prodotti a maggiore impatto sulla spesa e con il maggiore valore aggiunto. Un sondaggio svolto da diverse istituzioni come Confagricoltura, Ismea, Mediobanca ed altri individuano nel prezzo al consumo della GDO pari a € 3,20-6,40 , il range entro cui l’acquirente medio e più assiduo (ndr: cioè le circa 36-48 bottiglie annuo di media, escluso le quantità di sfuso) è disposto a spendere per una bottiglia di vino. Sempre come stima per il 2009 dei vini spumanti, visto l’andamento positivo all’estero, si azzarda un risultato totale delle spedizioni molto prossime a 340 milioni di bottiglie, cioè un più 9% su base annua. All’origine il fatturato/ricavo delle aziende italiane fa segnare un calo, però, meno che proporzionale all’incremento delle vendite. Ciò significa che la riduzione dei ricavi è stata inferiore alle aspettative. Sul mercato italiano, diverso dal mercato mondiale, il rapporto prezzo/consumo in questo momento sostituisce il rapporto prezzo/qualità. L’importanza del prezzo vale per tutte le tipologie, mentre i prodotti di più alto prezzo e nei locali più ricercati sono proposti con qualche riduzione in valore.
Champagne, Mito e Monito.
La vendemmia 2009 segna un punto fermo delle novità in Champagne. Difficile la situazione di mercato per il leader mondiale delle bollicine in assoluto. La Champagne è la regione viticola delimitata che produce più bottiglie di bollicine al mondo. Nel 2008 n° 322.453.852 sono state spedite, registrando dopo 16 anni, un calo del 4,8 % rispetto al 2007. Il mercato francese ha fatto registrare una migliore resistenza calando intorno al 3,6 % attestandosi su un consumo di 181 milioni di bottiglie, rispetto ai paesi dell’Unione Europea che registrano un regresso del 6,5 %. L’esportazione totale di bottiglie è stata di n° 141.244.306.
L’importazione in Italia è andata ancora peggio con un calo, rispetto al 2007, del 9% in quantità e del 15% in valore. Il numero di bottiglie importate è stato quindi di n° 9.438.811 che fa dell’Italia il 5° paese al mondo per spedizione. Esiste, però, un tradizionale mercato di re-esportazione di Champagne, dall’Italia in altri paesi, che nel 2008 è stato di circa 2,0 milioni di bottiglie (erano 2.879.000 nel 2007). Un ulteriore e forte calo di spedizioni nel primo semestre 2009 del 20% e un forte calo intorno al 35% del volume di affari ha imposto un drastico “ correre immediatamente ai ripari” e una precisa presa d’atto da parte degli organi di auto governo del territorio.
Tutti d’accordo hanno optato per una importante riduzione delle rese nei vigneti, a fronte di rese di uva del 2006 – 2007 – 2008 che si attestavano intorno ai 19.000 kg di uva per ettaro fra quota disponibile e quota individuale. Con la vendemmia 2009 tali quote assommano a 14.000 kg/ettaro: quindi, da una resa in vino atta a produrre nelle vendemmie precedenti circa 400.000.000 di bottiglie annuo, prevedendo quindi una spedizione similare, si è passati ad una resa per tirare solo 262.000.000 di bottiglie. Attualmente giacciono nelle cantine oltre 1,3 miliardi di bottiglie tirate, ben superiore alle necessità standard per i diversi invecchiamenti e riserve. In questo modo i prezzi delle uve sono rimasti decisamente alti e sostenuti intorno a € 4,75 – 5,45 al kg, per le diverse qualità e aree di produzione, seppur in calo rispetto ai precedenti anni attestate fra € 5,60 e 6,20.
Da ricordare che in Champagne ci sono 32902 ettari iscritti alla Aoc e che le case spumantisitche che imbottigliano sono: 65 cooperative-commerciali, 289 i negozianti e 4765 i viticoltori-commerciali. Un sistema di filiera articolato, ma unito. Sempre per chiarezza la Francia spedisce altre 132 milioni di bottiglie di bollicine, sia metodo champenoise che charmat in minimissima parte, per un totale di n° 455 milioni di bottiglie spedite. Di queste, n° 258 milioni sono consumo nazionale e n° 196,5 milioni spedite all’estero, essendo il primo esportare al mondo di vini moussaux……
Considerazione generale
Per i vini spumanti non c’è ancora una cultura al consumo quotidiano e continuo, è ancora forte un approccio occasionale ed estemporaneo e la bottiglia di spumante è ancora troppo legata a ricorrenze, feste, anniversari,compleanni, quindi non è considerato un vino, almeno in Italia. Perché c’è ancora la tendenza a ricercare il rapporto qualità/prezzo che si tramuta nella scelta: il prezzo più basso perché è una bottiglia a fine pasto. Sono necessari eventi di conoscenza generale, occorre osservare attentamente cosa accade agli altri, c’è bisogno di una comunicazione nazionale forte e di corsi di analisi sensoriale professionali specifici che spieghino, dalla cucina alla tavola e l’approccio analitico, gustativo e sensoriale che è fortemente diverso fra gli Champagnes e gli Spumanti.
Non fa bene al nostro prodotto una continua similitudine con il prodotto francese leader, da cui c’è da prendere esempio in ogni caso, nella buona e nella cattiva sorte. 300 anni di storia aiutano a salvare la barca e fare scelte di impegno strategico, non estemporaneo. Che la produzione italiana sia sulla strada giusta è dimostrato dalla continuità dei dati di crescita degli ultimi 5 anni, da una maggiore crescita del consumo di Spumanti fra le mura di casa rispetto che nell’horeca: l’incremento degli acquisti nella GDO e direttamente in cantina lo provano, come confermano le stesse case spumantistiche soprattutto di Franciacorta e a Valdobbiadene dove l’origine territoriale è considerato un fattore determinante la qualità, poiché presidiato da tante cantine piccole e grandi marchi riconosciuti nel mondo alla stregua dei francesi e dei spagnoli. Novità della vendemmia 2009 è la assegnazione della DOCG a Valdobbiadene e Conegliano, su cui è urgente e fondamentale un summit di grande respiro e attenzione per l’implicazione orizzontale e verticale che la scelta deve imporre ai produttori e che un governo di alcune regole è assolutamente indispensabile. Segnerà una svolta storica anche per quanto concerne la certezza dei numeri , delle produzioni. Un consumatore su 2 al di sotto dei 30 anni dichiara che l’aperitivo è l’occasione e motivazione principale per il consumo e per iniziare la conoscenza, mentre il 50% dei consumatori dichiara di puntare su vini spumanti ricchi di profumi semplici e di gusto definito e chiaro sufficientemente completo ma non complesso e difficile, quindi riconoscibile e non accetta obblighi di abbinamento.
COMPORTAMENTO E CONSUMI DEI VINI SPUMANTI ROSATI NAZIONALI
di Giampietro Comolli
Non più solo moda. I dati del 2008 confermano la tendenza al consumo e la crescita dei volumi. Gli analisti giustificano tale incremento ( superiore in Italia a qualsiasi altra tipologia di vini spumeggianti) come “ la soluzione” a rendere un vino con le bollicine più assimilabile ad un vino rosso e ideale per un consumo con piatti differenti. C’è anche una componente – da non trascurare – cosidetta “ della padrona di casa”, ovvero della importante scelta femminile per gli spumanti rosati. Quindi nel consumatore e nella opinione diffusa, lo spumante rosato assomma le caratteristiche emozionali delle bollicine e la più importante corposità di aromi e gusti che un vino rosso offre su diversi piatti. L’indagine dei consumi dimostra (esclusi gli esperti e degustatori professionali) che lo spumante rosato ha il più basso livello di “ riconoscibilità” fra il metodo classico e il metodocharmat.
Indagine Consumer
Circa 1.600 questionari compilati dai tutor del Forum Spumanti sparsi fra i consumatori finali in modo paritetico fra donne-maschi, fra giovanissimi e anziani, fra giovani e adulti con formazione e mestieri differenti. Emerge chiaramente la poca importanza rivestita , per lo spumante rosato, dal metodo produttivo e dal metodo di elaborazione, dal o dai vitigni a bacca rossa utilizzati, dall’origine del territorio. Nella scelta della etichetta sono favorite le denominazioni più note e “ spumantistiche” .Il consumatore finale ( interpellato anche durante gli acquisti fra i banchi dei supermercati) identifica a grandi linee la “ fonte” dei vini spumanti rosati (in ordine del numero di risposte): Lambrusco, Bonarda, Oltrepo Pavese, Sangiovese, Toscana, Salento e infine il Pinot Nero.
Le bollicine rosate rispondono a quattro requisiti di base: a) novità e dimostrazione di conoscenza da parte di chi propone a ospiti; b) prediletto dalle consumatrici femminili per alcuni motivi pratici e di simbolo; c) assomma gusti di prodotti differenti ed è intrigante perché ambiguo; d) semplificazione e grande ampiezza degli abbinamenti a tavola ( è la tipologia insieme al Prosecco più destagionalizzata e de-abbinata in assoluto). Per la categoria di spumanti ottenuti con il metodo charmat ( considerato uno spumante giovane, semplice, moderno, meno complesso e corposo) la tipologia rosato consente di aumentare gli elementi di ricchezza e complessità. Per la categoria metodo classico , diventa lo spumante classico che più si avvicina alla caratteristica di un vino rosso, ma con adattabilità e semplificazione.
Mercato
Dal 2004 al 2008 il consumo è quintuplicato e la domanda di mercato supera ancora l’offerta per moltissime etichette. Sul mercato, rispettivamente sia il metodo charmat che il metodo classico, spuntano un prezzo superiore di vendita a parità di marchio, di cantina, di denominazione. Rappresenta poi , per molte cantine, una referenza di vendita in più; accompagna l’impresa e entra in competizione con concorrenti di importazione anche blasonati; permette di entrare in certi canali di vendita ; favorisce l’export anche di altri prodotti aziendali che possono essere di corollario. I mille spumanti d’Italia devono essere una ricchezza di cultura di impresa e di territorio, di offerta e di maggiori occasioni di vendita, di scelte anche difficili, ma chiare per il consumatore.
Produzione Nazionale Anno
1. Spumanti rosati metodo classico:
– produzione nazionale: 950 mila bottiglie ( Franciacorta,Trento, Altalanga, Oltrepo Pavese; 20% Vsq )
– export : 110 mila (prevalentemente Trento e Vsq)
– mercati principali: Inghilterra, Usa, Giappone e Svizzera.
– valore mercati : € 12 milioni.
2. Spumanti rosati metodo charmat:
– produzione nazionale: 15,0 milioni di bottiglie ( Brachetto d’Acqui, Lambrusco; 45% Vs e Vsq)
– export: 6,9 milioni (prevalentemente Brachetto d’ Acqui e Vsq )
– mercati principali: Germania, Russia, Polonia, Grecia, Sudamerica, Usa, Inghilterra.
– valore mercati: € 55 milioni
CONSUMI NAZIONALI 2008. BOOM DI CALICI NEI BAR E WINEBAR
di Giampietro Comolli
Il 2008, seppur con un finale d’anno segnato dall’ottobre nero in borsa e per la finanza, segna ancora una crescita mondiale del consumo di vini con bollicine-spumanti (non frizzanti, anche se ancora si riscontra nelle indagini e analisi presso uffici pubblici statali una grande confusione e spesso assimilazione dei due prodotti nei dati statistici) strepitosa, se paragonata alle difficoltà dichiarate da altri prodotti similari. Nell’incappare con i dati di altri vini e tipologia, segnaliamo a margine il buon andamento di crescita anche per i tradizionali vini frizzanti nazionali (dal Prosecco al Lambrusco, dal Moscato alla Malvasia per citare quelli più richiesti) soprattutto sul mercato estero, ma anche nazionale. Un incremento riscontrato non solo nei consumi domestici e negli acquisti diretti dal produttore, ma anche nel canale Horeca nazionale. Buone le performance anche nei ristoranti, bar e alberghi all’estero; in forte crescita i consumi di bollicine nel comparto catering a livello di mercato interno.
Nel 2008 si conferma il trend positivo degli ultimi anni di uno spostamento dei consumi da parte delle giovani generazioni verso i vini spumanti, a scapito dei cocktail colorati e dei superalcolici. Anche nel canale Horeca, il Forum Spumanti attraverso le indagini e i sondaggi svolti, ha registrato nell’anno 2008 un ulteriore sorpasso, iniziato nel 2007, dell’incremento del valore in rapporto alle quantità, questo è stato consolidato soprattutto all’estero. Il Forum Spumanti insieme anche a Winenews.it (il sito seguito da circa 20.000 utenti) e Vinitaly, attua tutti gli anni dal 2005 un insieme di ricerche e sondaggi presso il consumatore finale a campione e utilizzando strutture certificate come Ismea ed altre per verificare comportamenti, consumi, mercati e canali di vendita. Un grazie per questo lavoro anche al supporto di UniCreditGroup.
Sul mercato interno abbiamo una generale e sostanziale conferma dei dati totali del 2007, anche se c’è qualche scoperta diversa. I vini Docg-Doc tengono bene, ma le bollicine più gettonate in assoluto restano quelle che in etichetta portano il nome “Prosecco”, nelle sue varie sfumature, differenze di origine e classificazioni. Anche per questo il Ministro Luca Zaia si è particolarmente impegnato perché il successo mondiale di un vino nazionale non fosse soggetto a pirateria e a uso improprio del nome a totale svantaggio dei produttori e del territorio “ originario e di provenienza” che è la regione del Veneto. Un tutela e riserva del nome di vitigno, che diventa denominazione di origine protetta. Come è già stato per Sekt in Germania e Cava in Spagna, …. Il mondo “ Prosecco” è eterogeneo e diversificato. Dalle indagini presso oltre 250 fra enoteche, bottiglierie e gastronomie sparse in diverse città capoluogo di regione e di provincia, in generale emerge che una bottiglia di spumanti resta ancora un regalo diffuso e apprezzato (soprattutto se sono le etichette Top della produzione nazionale) fra gli enonauti, viaggiatori reali o virtuali accomunati dalla grande passione per il vino.
In questo le Enoteche sono la principale fonte di approvvigionamento. Nel 2008 il Forum ha riscontrato presso gli intervistati (sono stati 1850 i questionari compilati a villa dei Cedri dal 5 al 6 settembre 2008 e circa 400 quelli compilati da punti vendita nazionali) un calo vertiginoso dell’influenza delle indicazioni delle guide e dagli esperti, con il contraltare di una significativa crescita del passa parola, per la ricerca personale, con il crollo degli acquisti alle aste dei vini. Sintomatologia che sicuramente, dai primi dati raccolti, si accentuerà ancora di più nel 2009 con un calo di vendite delle guide modaiole e con un incremento delle scelte, come definite tecnicamente nei sondaggi Forum : soggettive e private. Cioè con una forte diminuzione delle influenze dettate da organi, strutture e strumenti una volta notoriamente al centro dell’attenzione.
Gli spumanti italiani stravincono, ma la stagionalità dei consumi persiste
I vini spumeggianti o gli Spumanti – fonte l’Osservatorio del Forum Spumanti d’Italia – hanno stravinto la concorrenza estera tradizionale sul mercato interno e gli ordini hanno fatto balzi da gigante sul mercato Usa e Giapponese (nell’insieme + 10%). In tutti i canali si registra un boom all’insegna della conoscenza diretta, del territorio e produttore conosciuto e a un prezzo contenuto. Forte calo di tutti i prodotti di lusso e dell’importazione, come indicano i dati Istat: – 12%, in particolare, per gli spumanti stranieri. Secondo la Coldiretti e altre fonti, nel tradizionale mese di dicembre gli italiani hanno speso quasi 1,6 miliardi di euro solo per i prodotti Doc e Dop, di cui il 40% per vini e spumanti italiani. Infatti il 97% delle bottiglie acquistate entro la vigilia di Natale (brindisi e regali) erano vini e spumanti nazionali. In calo superalcolici, amari, marchi stranieri.
Secondo un’indagine Ismea (partner dell’Osservatorio Economico Spumanti – ONES), sempre nel mese di dicembre 2008, ben 6 bottiglie su 10 erano di spumanti dolci e aromatici nazionali (Asti Docg e Prosecco Doc Conegliano Valdobbiadene in testa, insieme con oltre 30 milioni di bottiglie) e 68 milioni di altri spumanti, tutti ottenuti con metodo italiano; oltre a 12 milioni di bottiglie di metodo classico, con Franciacorta Docg e Trento Doc ai vertici. Un totale quindi di consumo nell’arco di 24 giorni (10 dicembre e 6 gennaio) stimato in 110 milioni di bottiglie nazionali e di altre 6,5 milioni di importazione (Francia e Spagna in particolare, pochissimo da Germania).In particolare, un’indagine economica svolta dal Forum con la società Telma, ha verificato che i prezzi al consumo nella Gdo italiana non sono aumentati, quindi a prezzi costanti sono aumentati i volumi, segno che il costo è il fattore ancora strategico per l’acquisto di una bottiglia di Spumante rispetto ai vini rossi di qualità e noti, dove invece è determinante la Doc.
All’estero invece, l’incremento del valore, in un solo anno, è stato del doppio rispetto all’incremento dei volumi, questo soprattutto nei Paesi emergenti e nuovi. Buon segno perché vuol dire poter impostare una politica di qualità e di valore, rispetto ad un prassi ultraventennale basata sulla commercializzazione e la vendita a tutti i prezzi pur di fare volumi. Controtendenza che deve essere mantenuta anche in fase di crisi economica perché i nostri spumanti vengono riconosciuti per la qualità e la provenienza: il made in Italy funziona come marchio e come certezze, basta non fare autogol che penalizzerebbero non solo il comparto vini, ma anche tutti i settori di esportazioni che fanno capo al nostro Paese. Per i vini spumanti, conferma il sondaggio del Forum sul consumatore finale, purtroppo non esiste ancora la cultura del consumo quotidiano e la bottiglia di Spumante è ancora legata per l’70% ( dato 2008) a occasioni di festa, con il consumo totale nazionale di un intero anno concentrato in meno di un mese.
Bubble’s Wine e Horeca In Italia: le tipologie più trendy e le richieste dei giovani
Nei ristoranti e nelle enoteche il trend positivo si è concentrato sui vini bianchi. Dopo anni in cui il mondo internazionale ha goduto della qualità e del gusto a tavola e non solo dei vini rossi, con il 2008 si è consolidata e delineata una leadership dei vini bianchi e delle bollicine. Oggi nei winebar e nei bar d’albergo oltre il 60% degli aperitivi è a base di vini spumanti nazionali. Fra questi un piccolo spazio, soprattutto fra le donne e meno giovani, è stato preso dai rosati e dai rossi leggeri, moda proprio scoperta nel 2008 con eccellenti produzioni provenienti dalla Emilia Romagna. C’è una evidente conferma verso i vini più giovani e meno impegnativi per bevibilità, prezzo più contenuto, più abbinamenti a tavola, più facilità di consumo e meno gusto corposo, soprattutto nei locali di passaggio.
Tutti elementi che devono far riflettere e far capire che anche il consumo è cambiato. I giovani under 30 che frequentano più i locali trendy e happy e molto meno i ristoranti impegnativi, chiedono di bere giovane, bere regionale e soprattutto vino, rispetto a cocktail e superalcolici. Chiedono inoltre (42% degli intervistati) carte dei vini meno impegnative, meno volumetriche, più semplici nella consultazione divisi per tipologia più che per Regione d’origine. Questo è un segnale molto importante, originato dalla globalizzazione e dalle occasioni delle nuove generazioni di vivere in altri paesi e conoscere nuovi approcci al consumo di prodotti quotidiani. Dichiarano ( ben il 75% degli intervistati) di non leggere più le guide dei vini e di fidarsi di più del passaparola di qualche amico fidato e della visita curiosa e sovente nelle cantine. Il 66%, cioè 2 su 3, degli enoturisti autodichiarati e intervistati chiede di aumentare il numero degli eventi del tipo Cantine Aperte durante l’anno.
Chi consuma vino in horeca italiana
Sempre dall’indagine del Forum emerge che i più forti consumatori di vini spumanti sono al nord Italia (con forte calo del consumo di Champagne e vini esteri), mentre nel sud Italia è in aumento il numero dei consumatori (con forte calo del consumo di birra ). I più forti consumatori si identificano fra i 30 e i 50 anni ( ndr: erano i 35-55enni solo 5-6 anni fa) , mentre i maggiori consumi lontano dalla tavola o come pasto alternativo si registra nella fascia fra i 18 e i 30 anni. Questa è una novità importante degli ultimi 10 anni: le nuove generazioni maggiorenni preferiscono locali “aperti e senza regole” per un consumo libero. In ogni caso, dalle risposte fornite dalle generazioni più giovani, emerge chiaramente la volontà di controllarsi e di non eccedere puntando ad un uso collettivi di mezzi di trasporto e di ridurre le occasioni di consumo. L’identikit particolare del consumatore in Horeca. È single, ha più di 40 anni, non ha figli, ha un guadagno sicuro, legge almeno un libro all’anno, non ama i superalcolici, non disdegna un sigaro ma non è dipendente, predilige le vacanze in campagna o in alberghi di charme. E’ in forte crescita il numero di donne che si avvicinano al vino, soprattutto fra i 30 e 50 anni, single e amante degli Spumanti rosati (oltre il 55% delle intervistate).
Cosa si acquista e dove. Confronti in Italia
Nel consumo domestico vincono le bollicine brut o extradry, con un + 9%, mentre i vini spumanti dolci segnano un calo anche consistente, gli Champagne perdono l’ 8%, i Cava incrementano del 10% e il metodo classico nazionale aumenta del 13%. Nell’Horeca, nelle sue varie forme, i consumi si presentano stazionari se non in leggero calo ( -2%), dovuto soprattutto al forte calo nella ristorazione, seppur si nota una propensione positiva per alcuni grandi marchi. Nella ristorazione, per esempio, a fronte di un calo di Champagne, il Forum ha registrato una crescita forte per Franciacorta (+ 18%) e Trento doc(+ 4%). Cedono qualche punto le bollicine dolci, mentre cresce il Prosecco doc Conegliano Valdobbiadene. Contrariamente alla tradizione, la ristorazione ha mandato un segnale preciso privilegiando produzioni nazionali di metodo classico rispetto alle stesse tipologie straniere. I prezzi al tavolo risultano, 9 su 10, confermati uguali all’anno precedente. Mentre per il 2009 già registriamo qualche segnale non così positivo soprattutto nelle località di villeggiatura, nelle piccole città ad eccezioni di capitali nazionali “del consumo” come sono Treviso, Brescia, Parma, Milano, Palermo, Bari.
Alcuni dati “ regionali” emersi dai vari sondaggi sono emblemtici: in Lombardia il consumo di bollicine a fine anno rappresenta il 16% dei tappi che sono volati, contro una media nazionale dell’8%; i punti vendita della grande distribuzione in Lombardia, Lazio e Sicilia sono ai vertici nazionali per vendite di Champagne. Per riportare qualche particolare.
Oggi la lista vini nei ristoranti è composta da Prosecco doc e non doc (36%), Spumanti secchi doc e non doc (18%), Spumanti dolci (16%), classici italiani ed esteri (30%). Nei Bar e nei Wine bar, sia nelle grandi che nelle piccole città, soprattutto nelle regioni settentrionali e in quelle insulari, sia negli alberghi che nei locali di passeggio, il consumo a calice e la mescita di vini con le bollicine registra ancora una crescita, con punte del 15% per il Prosecco e del 7% per i metodo classici italiani. L’acquisto di bottiglie per regali, soprattutto al centro e sud Italia, dopo due anni di stasi, ha registrato un discreto incremento soprattutto per marchi noti e di grande appeal fra gli appassionati ed esperti. Solo al sud Italia si registra un incremento dei consumi anche di vini spumanti dolci. Ai winebar, il Forum ha riscontrato, che il prezzo è all’ultimo posto fra i fattori di scelta, mentre nei bar-locande e ristoranti di campagna e in zona di produzione il costo di un calice , per le generazioni più avanzate in età, è determinante nella scelta di una etichetta dall’altra.
Per il settore catering, il sud Italia si conferma leader nei volumi consumati di bollicine, addirittura anche come media bottiglieper evento e per numero di invitati. Il nordest si conferma all’ultimo posto nella graduatoria delle arre di riferimento per l’acquisto di bottiglie di spumanti nei piccoli punti vendita di gastronomia e alimentari, infatti disagregando i dati si scopre che nelle regioni settentrionali un calo delle vendite di bollicine. Viceversa il nordest si conferma al primo posto per la vendita diretta presso le aziende produttrici. Negli acquisti alla Gdo-C&C (consumatore finale e dettaglio) sono risultati in crescita (+ 5% cadauno) sia gli spumanti secchi sia quelli dolci, mentre sono state in calo le vendite (-7%) gli spumanti classici nazionali e di importazione.
Cultori vs consumatori standard
Ultima curiosità rilevata grazie alle risposte pervenute dal Panel Speciale del Forum (cioè 400 consumatori selezionati, affezionati , denominati Bubble’s lovers divisi per aree, sesso, età, lavoro) è quella che nel 2008 c’è stato un forte incremento di consumo di bottiglie di bollicine da parte già di chi era un discreto appassionato e consumatore che ha aumentato il numerodi viaggi nei territori di produzione ( in testa e con distacchi Franciacorta e Valdobbiadene), ha aumentato il numero di bottiglie acquistate sia in cantina che nella GDO ( soprattutto Franciacorta e Prosecco doc), ha aumentato il numero di occasioni di consumo anche del 60% nell’arco di un anno.
Interessanti anche altre osservazioni emerse dalle risposte dei questionari. I grandi appassionati di vino (cioè coloro che frequenta corsi e degustazioni riservate, stimati in poco più di 1,2 milione) hanno dichiarato, nel 75% dei casi, che le guide dei vini sono fondamentali e che l’acquisto meditato e ragionato è in enoteca e in negozi specializzati; dichiarano di possedere una cantina personale che arricchiscono spesso, da cui attingono per il consumo e per i regali, prediligono i vini di grandi case spumantistiche e, alcuni, marche di Champagnes poco note, quasi sconosciute ricercate su internet o presso ristoratori amici. I consumatori standard ovvero tradizionali (stimati in 13,5 milioni di fruitori abituali, ma non esperti) hanno risposto, nel 64% dei casi, che non consultano le guide dei vini per gli acquisti, si fidano del passaparola di amici, fanno acquisti direttamente nelle cantina e in Gdo, non hanno una cantina attrezzata, limitano il budget per il vino all’autoconsumo, prediligono i vini rossi giovani, i vini bianchi, i vini regionali e autoctoni, gli Spumanti secchi di marche note e territori di grandi produzioni dove poter scegliere fra più produttori.
UN IDENTIKIT AL FEMMINILE DEL CONSUMATORE DI VINI SPUMEGGIANTI
L’Osservatorio Marketing del Vino della Sda Bocconi ha analizzato “vent’anni di vino italiano al femminile” riscontrando nelle Donne del Vino imprenditrici sicuramente un grado di passione, innovazione e mercato molto superiore alla media. La componente femminile nella produzione ha contribuito in modo significativo al successo del vino e nello stesso modo il consumo femminile è stato ed è trainante e incisivo nelle scelte. Oggi nel 40% dei casi la scelta al ristorante è indicata dalla donna, nel consumo domestico cresce l’influenza della “ padrona di casa” per oltre il 65% dei casi. Il Censis Servizi ha analizzato i consumi e le tendenze nella società odierna sempre nel rapporto donne-vino individuando cinque “ tribù” dalle giovanissime consumatrici fortemente attratte dai prodotti trendy e dai trend-setter alle consumiste tradizionali attente alla quantità/prezzo e molto tradizionali e fedeli. Il mercato femminile del vino è immaginato come un totem in cui competenza e appartenenza sono due fattori determinanti nel consumo.
E i maschi? L’indagine Forum Spumanti del 2008, conferma questi dati, e va oltre. Su 1150 schede raccolte a Valdobbiadene (su 3850 presenti paganti) e altre 400 in punti vendita in Italia con tutor, fa emergere che globalmente il maggior numero di consumatori di bollicine risiedono nelle regioni del nord Italia, mentre al sud spetta la palma del numero di bottiglie acquistate procapite più alto e l’incremento in assoluto del numero di consumatori. Il primo dato emerso è che con l’aumento dell’età diminuiscono le quantità e le occasioni di consumo, escluso fra i consumatori nei territori di produzione, infatti le popolazioni in zona di produzione sono significativi consumatori, ma fortemente trasversali e non fedeli alla marca. Il 87% degli intervistati considera il vino spumante ideale per le occasioni di festa; il 71% non lo considera un vino a tutto pasto a tavola, mentre una percentuale di poco superiore (ma in forte crescita rispetto al 2006) considera un calice di spumante un ottimo aperitivo, soprattutto in sostituzione di altre bevande.
Nella fascia di consumo fra 18-30 anni, un calice di bollicine ha sostituito per il 30% altri analcolici e soprattutto o cocktail come aperitivi. Il 75% degli intervistati considera la birra il principale antagonista degli spumanti, mentre solo il 15% degli stessi intervistati considera gli Champagnes in competizione con la birra(! Dato importante da monitorare). Oltre il 70% considera gli Spumanti antagonisti degli Champagnes, solo circa il 45% delle risposte dei questionari dichiara che sono prodotti differenti. Dalle risposte dei questionari si evince che 8 consumatori su 10 che vivono dentro i territori di produzione sanno e conoscono la differenza fra metodo classico e metodo charmat, mentre nel punto vendita della distribuzione solo 2 su 9 è in grado di fornire una spiegazione sintetica convincente e reale della differenza fra i due metodi. Nel punto vendita della grande distribuzione si è riscontrato che oltre l’80% degli acquisti di bollicine è eseguito dalle donne che scelgono in base a prezzo e marchio noto attraverso la pubblicità(oltre il 75% di tutte le risposte avute!). Sempre nel punto vendita della distribuzione solo 3 su 10 cercano nell’etichetta dove è scritto il metodo produttivo (ma la percentuale sembra in forte crescita rispetto solo al 2006).
E’ da notare che nei punti vendita specializzati, crolla la percentuale sia di acquisto “ al femminile” che di riconoscimento della etichetta. Fra le risposte dei questionari date dal gruppo giovani di 18-30 anni, 1 risposte su 10 mettono al primo posto della graduatoria lo spumante rosè; mentre fra i 30 anni e i 60 solo 1 risposta su 16 lo poneva al primo posto e oltre i 65 anni 1 sola risposta su 30 indicava lo spumante rosato fra i primi 3 consumati; fra le donne il rapporto quasi raddoppia in tutti i casi, tranne che nella fascia di maggiore età. Questo dimostra che il consumatore “ informato e non occasionale” è sicuramente il primo acquirente dello spumante rosato. La scelta dipende anche dal fatto che il principale acquirente del vino fra le mura domestiche è donna (oltre il 60% degli acquisti di vino nel canale moderno è compiuto da donne al di sopra dei 40 anni).
EXPORT 2008 E PRIMO SEMESTRE 2009, TREND IN CRESCITA
di Giampietro Comolli
Un inizio di anno 2009 ancora all’insegna del successo dei vini spumanti italiani, nonostante la crisi di consumi. Viceversa tutto il comparto enologico risente delle generali difficoltà economiche e l’agroalimentare made in Italy funziona bene all’estero, meglio che in Italia. I primi 6 mesi dell’anno segnano, in media, ancora un incremento di consumi e di apprezzamenti sui mercati esteri (+ 15% in volumi medi, + 4% in valore medio rispetto gli stessi mesi del 2008). Mentre il mercato nazionale si esprime ancora come stazionario sia in fatturato che in quantità (circa – 2%).
Il 2009 conferma la predilezione delle bollicine made in Italy rispetto ad altre: dalle fonti ufficiali utilizzate da anni – sempre le stesse – da parte del Forum Spumanti, come uffici dogane, board of trade, uffici Ice, agenti importatori, giornali esteri si registra, nel primo semestre 2009 rispetto al 2008, un calo mondiale contenuto per il Cava ( – 3% che veniva da un 2008 strepitoso in alcuni paesi come Germania e Sud America), più sentito per lo Champagne (calo del 19% a fine giugno dei volumi spediti e del 30% in valore medio di fatturato).
Sempre per i vini spumanti italiani nei mercati esteri le situazioni sono molto variabili e diversificate: a segnali di attesa in Germania (da circa 41 milioni di bottiglie si presume di scendere a 39,5 su base annua) e in Francia e Spagna dove c’è un forte ridimensionamento delle importazioni soprattutto nel settore enologico e alimentare per privilegiare i prodotti interni, corrisponde un trend positivo soprattutto in termini di valore in paesi del nord-Europa, dal Regno Unito (+ 12%) ai paesi scandinavi, e buone performance si rilevano in sud-America e in altri paesi emergenti fra i consumatori. In Portogallo e in Australia si registrano cali all’importazione nell’ordine del 50%.
Il 2008 segna il nuovo record delle spedizioni all’estero che risultano concentrate, per volumi, a primavera e in autunno. Il mercato estero dei vini spumanti è più “spumeggiante” di quello nazionale. L’Osservatorio regista un incremento del 15 % in quantità, un + 5% di fatturato all’origine per le aziende e un significativo incremento del + 16% del giro d’affari al consumo. A fronte di 1,3 milioni di ettolitri spediti e classificati “vini spumanti” pari a un valore di circa mezzo miliardo di Euro all’origine (media ponderata netta a € 2,87 a bottiglia), riscontriamo un fatturato globale superiore a € 1,850 mld con un prezzo medio a bottiglia fra scaffali, enoteche, ristoranti e winebar superiore a € 10,70 finale. In 70 paesi sono state spedite 172,885 milioni di bottiglie pari al 52,74 % del totale distribuito, ovvero per la prima volta le spedizioni all’estero superano le vendite sul mercato nazionale.
In dettaglio il Mercato Interno dell’Europa a 27 registra una distribuzione di 91 milioni, mentre 82 milioni di bottiglie sono ad appannaggio degli altri paesi ( mercato terzo). Il vecchio continente ancora per poco (il gap si sta restringendo) vince il duello con il resto del Mondo. In particolare di Asti docg ne sono state spedite circa 62 milioni ( leggero calo rispetto al 2007), di Prosecco DOC 14,50 mil e 73 mil con altre indicazioni e i restati 37,5 milioni di altri Spumanti di Qualità aromatici e non con nomi di vitigno (alcune etichette riportano anche il nome del vitigno “prosecco”) prodotti da case vinicole piemontesi, lombarde e venete che attuano una politica di grandi mercati. Circa 1,3 milione le bottiglie di metodo classico esportato, quasi totalmente diviso fra Franciacorta e Trento doc con un vantaggio significativo per i primi. Il dato più interessante viene dal Regno Unito e dagli Stati Uniti con un + 14 e un + 12 % rispettivamente nei volumi e un
significativo + 20% in valore medio al consumo.
Seguono i tradizionali e storici mercati come Germania che mantiene sempre una ottima performance verso i vini spumanti italiani , facendo registrare un forte aumento delle importazioni di vini base e sfusi atti alla spumantizzazione (+ 10%) a fronte di un calo significativo ( – 12%) del prezzo medio netto dichiarato alla dogana. L’Austria continua il trend, seppur più bassi (+8%). Buone notizie da mercati solitamente statici e da paesi emergenti: la Russia , dopo due anni a ritmi stratosferici, conferma ancora un + 80%. Belgio, Grecia, Svizzera, Olanda, Brasile confermano una crescitain volumi e un leggero calo dei valori netti all’importazione, mentre nuovi mercati continuano a fornire ottimi segnali di interesse e di apprezzamento dei prodotti nazionali, come Estonia, Lettonia, Svezia, Irlanda, Repubblica Ceca soprattutto perl’Asti Spumante e per gli Spumanti Dolci. Anche dalla Francia arriva qualche segnale interessante per l’Asti e per il Prosecco, il Canada fa registrare un segno più significativo, il Giappone ha ripreso i ritmi di due anni fa ( + 8%), mentre la Danimarca, dopo anni di crescita, cede mercato verso l’Asti e recupera sul Prosecco. Probabilmente i dati forniti dagli uffici (vedere tabelle con asterisco) non sono omogenei con i precedenti e i dati forniti da altre fonti, oltre che con parametri e unità di misura diversi. La Germania si conferma leader assoluto; al secondo posto gli Stati Uniti; al terzo la Gran Bretagna che sta recuperando in modo vertiginoso. Il 2008 conferma che il binomio Asti e Prosecco in Svizzera e negli Stati Uniti è al primo posto dei consumi.
In Inghilterra, soprattutto il mercato di Londra registra un forte appeal per il Prosecco Spumante che in alcuni canali horeca spunta valori decisamente interessanti: dalle 21 sterline nelle bottiglierie alle 40 sterline nei ristoranti della capitale. Le bollicine italiane (totalmente metodo charmat e nelle tipologie e uvaggi più diversificati e moltissime nella formulazione rosati) trovano consensi grazie anche al forte sviluppo di una “ pseudo” ristorazione italiana pubblicizzata con nomi, con menù, con piatti dai nomi tradizionali e tipici, ma poi presentati e realizzati in locali che di “made in Italy” hanno solo l’insegna, non certo né il titolare né il cuoco. A volte solo il cameriere è di nazionalità italiana. Una tutela generale della “ tavola italiana e del vivere vero all’italiana” dovrebbe essere obbligatorio, salvaguardato, controllato e misurato direttamente da organismi ed enti istituzionali italiani prendendo serie, durature, forti e legislative misure di salvaguardia, perché l’imitazione abusata e distorta all’inizio sembra un successo, ma nel tempo è un autogol. Occorre urgentemente porre rimedio a tutto il sistema all’estero, soprattutto ora che anche in periodo di crisi il MADE IN ITALY è uno status, un simbolo.
Un segnale dell’interesse di tutto il Regno Unito (3° paese importatore di bollicine italiane nel 2008 con circa 16 milioni di bottiglie) per i vini spumeggianti in generale, è dato dal fatto che nei supermercati si vedono etichette “sparkling wine” di produzione locale, esattamente prodotti ed elaborati nel Kent. Sembra di vedere un revival dei primi anni del 1700 quando Londra, sul Tamigi, imbottigliava e spumantizzava il vino base proveniente dalla Champagne. Il mercato di Londra in questo momento è molto attivo, si colloca come interesse e come spedizioni subito dopo gli Usa (+10% in volumi nel primo semestre 2009), mentre sicuramente è il più ricco e disponibile a spendere per un bottiglia di bollicine (+ 15% in valore al consumo), seppur con una fortissima differenza per i prodotti italiani fra prezzo di arrivo e prezzo in vetrina, la cui differenza è spesso superiore al 100% rispetto al prezzo di partenza. In ogni caso la presenza di etichette italiana è ancora molto limitata ed è significativa solo nei grandi punti vendita e nei ristoranti di Londra. In base ai dati in possesso degli uffici doganali di Londra, a fronte di un prezzo registrato di due bottiglie italiane a 2,90 Sterline e a 7,80 Sterline di arrivo, rispettivamente nei supermercati Tesco o Star o M&S si ritrovano sullo scaffale a 8,99 Sterline o a 21,40 Sterline. Il prezzo delle bollicine italiane si colloca in parte a livello inferiore e in parte superiore al Cava che oscilla fra 7,99 Sterline e 9,99 Sterline, mentre gli Champagnes anche di marca sono posizionati principalmente, salvo le solite eccezioni, fra 14,00 e 29,50 Sterline. Significativo il prezzo dello Sparkling Wine prodotto nel Kent: 18,99 Sterline
In USA, per l’anno 2008 si conferma il secondo paese al mondo per esportazione dei vini italiani: a fronte di un calo di vini rossi in bottiglia ( intorno all’8%), di una vistosa debacle dei vini sfusi ( intorno al 20%) e un più contenuto frano dei bianchi fermi (intorno al 5%), la produzione spumantistica italiana nel suo complesso fra registrare un incremento significativo con un +12% in volumi e un + 19% in fatturato portando il valore medio della bottiglia all’origine netta intorno a 6,12 Dollari.Un recentissimo dato conferma le indagini svolte dal Forum Spumanti. L’Italian Wine&Food Institute (IWFI) capitanato da Lucio Caputo confermano che negli Usa l’attenzione per il vino è sempre in grossa crescita e interesse anche nei primi 7 mesi del 2009 ( in media fa segnare un + 18% rispetto all’anno precedente), seppur con un minore potere d’acquisto diffuso e una crisi dei consumi e nei ristoranti ancora molto significativa, al punto che i vini importati più cari (Francia in testa e Italia) stanno subendo una certa contrazione a vantaggio di vini più a buon mercato provenienti da Australia, Cile e Argentina.
Eccezione per i vini spumanti nazionali che registrano un continuo aumento anche nel 2009 di circa il 20% in volumi rispetto allo stesso periodo per un incremento del giro d’affari intorno al 12%. Segno veramente in controtendenza con un prezzo netto della bottiglia made in Italy di importazione alla dogana intorno a 6,70 Dollari. Su base anno 2009 vorrebbe dire 29,5 milioni di bottiglie esportate per un ricavo nazionale di 185 milioni di Dollari e un giro d’affari al consumo americano di circa mezzo miliardo di dollari. Gli spumanti nazionali più rappresentativi sono, in ordine per il 2008, il Prosecco Spumante, l’Asti, il Prosecco Valdobbiadene e altre bollicine: rispettivamente per l’anno 2009 si presumono possono stimare consumi di 10,5 milioni di bottiglie di Prosecco, 10 milioni di Asti, 4,5 milioni di Valdobbiadene Conegliano Doc-Docg, e 4,5 milioni di Altri Spumanti fra metodo italiano e metodo classico.
Export di altri paesi
Il primo semestre 2009 registra nel mondo una forte riduzione di consumi e delle esportazione di vini e di spumanti da parte dei principali paesi produttori-esportatori: la Francia, rispetto al 1° semestre 2008, scende in media del 10% in volumi ( circa il 15% per lo Champagne) e oltre il 35% in valore; forte battuta d’arresto anche per l’export dei vini di Spagna con un meno 15% in volumi e un 31% in valore, fatto salvo una stabilità per il Cava( -3%); ancora peggio il Sudafrica sceso a – 45% nei volumi esportati. Cile e Argentina fanno registrare, rispetto al primo semestre del 2008, solo sui mercati nord-Americani incrementi di volumi molto significativi (+ 80% e +25% rispettivamente) a fronte di una non proporzionale crescita del giro d’affari ( + 5% in media), con prezzi medi al litro in partenza fra 1,90 e 2,90 Dollari.
Commento generale:
Nel 2009 si prevede, a fine anno, solo l’inversione di tendenza fra valore e volumi che nel 2008 aveva fatto segnare il culmine positivo, ovvero una crescita maggiore in valore che in volume. In particolare la Svizzera è un mercato interamente da sviluppare che da qualche anno sta apprezzando le produzioni italiane a scapito di quelle locali.
per accedere all’interdo documento (pdf da 96 pagine ricco di dati e tabelle) su forumspumantiditalia.it
www.forumspumantiditalia.it/avvisi_desc.asp?id=27&id_cat=1