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Abbiamo incontrato il dott. Pasquale Muraca, fondatore e presidente della società Beverfood.com Edizioni, per fare il punto sugli aspetti economici e strutturali del settore bevande in Italia, con particolare riferimento alla acque minerali. Beverfood.Com Edizioni da oltre 20 anni pubblica l’annuario settoriale Bevitalia, che aggiorna sistematicamente il quadro informativo del settore bevande analcoliche con riguardo a mercati, scenario competitivo, produttori, marche, fornitori specializzati e distributori, oltre a pubblicare giornalmente news e documenti sul settore attraverso il portale delle bevande www.beverfood.com

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Prima di parlare specificamente del settore delle acque minerali, diamo i riferimenti di sintesi  sull’intero settore beverage nel nostro Paese Lasciando da parte le bevande calde e limitandosi al solo settore bevande fredde, possiamo rilevare che gli italiani consumano ogni anno circa 21 miliardi di litri di bevande fredde confezionate, di cui:

  • 4 miliardi circa di bevande alcoliche (birre, vini, liquori e acquaviti), per un consumo pro-capite di 65 litri/anno
  • poco più di 15 miliardi di litri di bevande analcoliche (acque minerali, bibite lisce e gassate, succhi e bevande frutta), per un consumo pro-capite complessivo di 250 litri/anno.

Secondo le stime di Federalimentare l’intero industria alimentare esprime un valore alla produzione di 132 miliardi di euro all’anno. Il valore della produzione del settore del beverage è stimato invece in ca. 20 miliardi di euro, pari quindi al 15% del valore totale dell’industria alimentare italiana. L’industria alimentare italiana nel suo complesso ha una occupazione diretta di 400.000 unità, di cui ca. 60.000 dovrebbero essere di competenza del settore beverage.

Va infine sottolineato che l’industria italiana delle bevande fredde esprime un buon orientamento alle esportazioni, che per il 2014  sono stimate complessivamente in ca. 6,9 miliardi di euro, pari al 20% del totale export agroalimentare del Paese. L’Italia primeggia per i consumi di acque minerali e vini (ai vertici delle classifiche europee), mentre si colloca molto al disotto della media europea per il consumo delle altre bevande che sono più lontane dalle nostre tradizioni alimentari. Acque minerali e vini costituiscono a pieno titolo le eccellenze del bere italiano.

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D_Quanto è radicata negli italiani la cultura dell’acqua minerale?

Chiariamo innanzitutto gli aspetti quantitativi del consumo di acqua minerale in Italia. Nel nostro Paese abbiamo un consumo procapite annuo di acqua confezionata che nell’ultimo decennio ha oscillato tra i 180 e i 190 litri/anno . E’ un livello molto alto ma non il più alto al mondo come talvolta si scrive sulla stampa. Secondo i dati  di Zenith International, una delle maggiori società di ricerca e consulenza globale nel settore del Food & Beverage, la classifica dei Paesi  a maggior consumo di acqua confezionata è la seguente:

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Siamo superati da diversi Paesi del Medio Oriente e abbiamo ormai a ridosso anche il Messico , la Germania e ancora altri Paesi del Medio Oriente. Ma il consumo di acqua confezionata in Italia è fatto per oltre il 98% di acqua minerale (riconosciuta dal Ministero della Salute, imbottigliata pura alla sorgente, con costanza qualitativa nel tempo), mentre nei Paesi che ci superano per i consumi procapite complessivi prevalgono le acque confezionate trattate. cioè sottoposte a procedimenti di depurazione e talvolta integrate con sali minerali. Quindi se si guarda solo ai consumi di acque minerali, l’Italia vanta il primato dei consumi pro-capite. Diversi produttori hanno tentato in passato di inserire nel mercato italiano delle acque confezionate anche delle acque non minerali in bottiglia, ma nessuna ha avuto successo.

A questo punto possiamo chiederci le ragioni di questo grande amore degli italiani per le acque minerali. Dobbiamo partire da lontano: fine ottocento, inizi novecento. Allora le prime acque in bottiglia provenivano da fonti termali (di cui l’Italia è ricca in tutte le regioni del Paese) e, in quanto tali, venivano percepite come acque salutari o addirittura curative. Il valore salutistico originario delle acque minerali si è mantenuto e radicato nel tempo. Nel dopo guerra, con l’inarrestabile sviluppo dell’economia e del reddito disponibile, le famiglie italiane hanno cominciato a valorizzare i propri consumi alimentari e le acque minerali, in quanto acque di qualità, hanno cominciato ad inserirsi sempre più stabilmente nelle nostre diete.

Naturalmente anche l’industria ha contribuito a sviluppare una “cultura” dell’acqua minerale, che rispetto alle altre acque può vantare purezza all’origine, costanza compositiva nel tempo, comunicazione in chiaro sulle etichette di tutte le caratteristiche chimico-fisiche del prodotto (in modo da dare al consumatore i criteri per la scelta più opportuna della propria acqua), oltre alla garanzia qualitativa in tutte le fasi del suo ciclo vitale (estrazione, imbottigliamento e distribuzione). E siccome l’acqua è la componente principale del nostro organismo, non si può certo dar torto al consumatore italiano se vuole assicurarsi un’acqua di alta qualità, di massima affidabilità e con le specifiche caratteristiche che meglio si legano al proprio organismo e ai propri gusti: insomma una buona acqua minerale.

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D_ Parlando di consumo e produzione, quali sono gli ultimi dati legati all’acqua minerale in Italia? E qual è il trend?

Nonostante la crisi economica ed una stagione estiva climaticamente negativa, il consuntivo delle vendite delle acque minerali sul mercato italiano nel 2014 si mostra positivo. Le vendite complessive in tutti i canali (moderna distribuzione, più discount, più dettaglio tradizionale, più vendite porta a porta, più Horeca, più vending) sono stimate a volume intorno agli 11.350 milioni di litri, con una lieve crescita intorno all’1% ed un consumo pro-capite corrispondente intorno ai 189 litri/anno. Si tenga conto che per le altre bevande analcoliche (bibite gassate e lisce, succhi e altre bevande frutta) i consumi a volume, nello stesso periodo, sono crollati di oltre il 5%.

È evidente che l’acqua minerale viene considerata dagli italiani una bevanda di necessità cui non rinunciare neanche nei momenti di congiuntura difficile, con una percezione più salutare rispetto alle bibite e alle bevande frutta, che vengono invece vissute come prodotti più edonistici e, in quanto tali, più facilmente sacrificabili in momenti difficoltà economica. Senza dimenticare, infine, che l’acqua minerale in Italia costa poco e. quindi, nonostante gli alti consumi, comporta una spesa accessibile a tutte le fasce economiche.

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Tenuto inoltre conto di un interscambio positivo con l’estero di 1,2 miliardi di litri, la produzione nazionale può essere stimata in ca. 12.550 milioni di litri. Sono le acque non gassate (c.d. naturali) a evidenziare l’andamento più positivo delle vendite con una crescita a volume di circa il 3%. Mentre tutte le varie categorie delle acque frizzanti hanno accusato un calo dei volumi. Continua quindi a crescere l’incidenza delle acque naturali che rappresentano ora oltre i 2/3 del totale volumi. Le acque frizzanti tendono ad essere preferite maggiormente nell’ambito della ristorazione per la loro più elevata capacità digestiva. I consumi sono bene distribuiti in tutte le regioni del Paese, tenuto però conto che nel Sud i prezzi medi di vendita sono più bassi grazie anche alla maggiore diffusione delle bottiglie da due litri.

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D_ Da dati da Lei citati si evidenza un ruolo importante del Commercio Estero nel settore delle acque minerali italiane. Può darci qualche dettaglio?

Nel 2014 le esportazioni di acque minerali italiane sono ancora aumentate portandosi a 1.229 milioni di litri per un valore complessivo di ca. 400 milioni di euro. Nell’ultimo triennio l’export è cresciuto di oltre il 15% a volume e di oltre il 27% a valore. Le esportazioni di acque minerali rappresentano attualmente ca. il 10% della produzione totale nazionale in volume ma oltre il 15% a valore, in considerazione dei migliori prezzi euro/litro che si realizzano all’estero.

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L’Italia esporta acque minerali in oltre 100 diversi Paesi in tutto il mondo. Tuttavia i primi 8 mercati (USA, Francia, Germania, Svizzera, Canada, Australia, UK , Giappone) assorbono oltre i tre quarti del totale. L’industria italiana delle acque minerali si sta ritagliando una posizione di rilevo nell’ambito delle ristorazione italiana di qualità all’estero, proponendo l’acqua minerale Italiana come prodotto tipico delle gastronomia italiana e della dieta mediterranea. L’acqua minerale è ormai percepita come un simbolo dello stile di vita italiano. Il gruppo italiano più attivo sui mercati esteri è Sanpellegrino, specificamente con le marche S.Pellegrino (gassata) e Acqua Panna (liscia), inserite tra le marche strategiche del gruppo Nestlè Waters, leader globale delle acque confezionate nel mondo. Ma anche altri produttori italiani grandi e medi si stanno movendo con crescente interesse sui mercati esteri.

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D_Per quanto riguarda il valore economico del settore, quanta ricchezza viene prodotta dal mercato delle acque minerali in Italia?

Il settore italiano delle acque minerali, come già detto, ha una produzione complessiva di 12.550 milioni di litri e l’industria imbottigliatrice realizza un giro d’affari stimabile intorno ai 2,4 miliardi di euro, di cui oltre 395 milioni (cioè il 16% del totale produzione) realizzato all’esportazione. Il valore al consumo (cioè quanto pagano i consumatori nei vari canali d’acquisto) può essere indicativamente stimato intorno ai 5 miliardi di euro. Si tenga conto che l’acqua minerale in Italia è venduta mediamente a prezzi molto bassi, il che spiega, assieme ad altri fattori, l’elevato consumo.

Secondo le valutazioni di Mineracqua (la Federazione nazionale dei produttori italiani) il settore delle acque minerali esprime nel nostro Paese una occupazione diretta di almeno 7.000 dipendenti, cui vanno aggiunti circa 30.000 occupati nell’indotto (fornitura di packaging, servizi di trasporto e logistica, distribuzione e vendita nel dettaglio e nei pubblici esercizi). Secondo le ultime rilevazioni di Beverfood.com, nel settore sono attive circa 137 aziende che imbottigliano e commercializzano 265 marche di acque minerali. Le grandi aziende con giri d’affari di oltre 100 milioni di euro si contano sulle dita di una mano, ma ci sono anche 25 aziende con fatturato superiore ai 10 milioni di euro l’anno e numerosissime piccole aziende locali distribuite su tutto il territorio nazionale.

Tutte le fonti da cui sono estratte le acque minerali sono ubicate in aree non urbane con beneficio per queste zone che vengono solitamente poste ai margini dell’economia. Va tra l’altro rilevato come tutte le aziende di acque minerali italiane operano attivamente nel mettere in campo azioni di prevenzione e di tutela per la salvaguardia della purezza delle loro fonti di acqua minerale. Sono forti e continui gli investimenti che le aziende dedicano alla tutela degli acquiferi nello sfruttamento compatibile, evitando processi “turbativi” delle acque sotterranee che per il settore rappresentano un valore importante. Anche questo, seppur poco conosciuto, è un contributo valoriale molto importante per la salvaguardia del grande patrimonio idro_minerario italiano. .

FONTE:
www.inabottle.it/it/persone/acqua-minerale-italia-il-2014-anno-positivo-il-settore

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