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L’IMBBOTIGLIAMENTO DI ALCOLICI IN NOLET NL Case History


A cura di: Peter A.A. van Kampen – Distribuzione, Krones Niederlande – peter.vankampen@krones.nl

Fonte: Case history – Intervento pubblicato su segnalazione e autorizzazione del gruppo Krones , promotore e proprietario letterario del materiale redazionale

SOMMARIO: Un’azienda che produce alcolici da dieci generazioni – Un nuovo inizio coerente come monomarca – La storia di un successo, parte II: la vodka – Cresciuta negli Usa – Dall’etichettaggio con colla a umido alle etichette autoadesive – Dall’etichettaggio con colla a umido alle etichette autoadesive – Nuovo impianto di riempimento come richiamo per i visitatori – Riempimento senza gocciolamento – Orientamento ottico per l’etichettaggio – Confezionamento in cartone compatto con alveare supplementare – Spazio per una seconda linea – di seguito documentazione immagini

Rif. Temporale 05/2007

Un’azienda che produce alcolici da dieci generazioni

Quando un’azienda esiste da 10 generazioni si può dedurre che i proprietari abbiano le idee molto chiare. E questo è sicuramente il caso dell’olandese Wodka- und Genever-Brennerei Nolet. Per ampliare la capacità di riempimento in una sala costruita ex novo, infatti, la Nolet ha installato un impianto di riempimento completo per alcolici, fornito dalla Krones, che raggiunge un rendimento di 14.000 bottiglie l’ora.

La famiglia Nolet produce alcolici di elevatissima qualità in Olanda da oltre dieci generazioni. Dieci generazioni è un arco di tempo davvero lungo: la tradizione famigliare della produzione di alcolici, infatti, esiste da 316 anni. Si tratta di un’esperienza ineguagliabile. Oggi quest’azienda a conduzione famigliare è gestita dalla decima generazione, rappresentata da Carl Nolet senior, e con i suoi figli Carl Nolet jr. e Bob Nolet è pronta anche l’undicesima generazione. Oggi Carl Nolet jr. è già responsabile del mercato statunitense, mentre Bob Nolet si occupa della distribuzione e del marketing a Schiedam. Sul suo biglietto da visita, tuttavia, non compare nulla di tutto ciò: con un’abile understatement, infatti, si definisce semplicemente “Eleventh Generation”, undicesima generazione.

Un nuovo inizio coerente come monomarca

Nonostante tutti i punti di forza della Nolet, cresciuta nel corso della storia, gli effetti della Seconda Guerra mondiale avevano scosso l’azienda con una tale forza ed una tale intensità da determinare l’arresto quasi totale della produzione. Allora la decima generazione, rappresentata da Carl Nolet, aveva messo fine alla situazione con audacia e coerenza, e in un modo che si sarebbe rivelato oltremodo vincente. Nolet aveva guardato al passato, alla lunga storia della sua famiglia, e si era ricordato del procedimento Pot Still, non più applicato da lungo tempo; aveva rispolverato antiche ricette di acquavite Genever, aveva messo a punto la produzione di tutti gli altri tipi di acquaviti e liquori, e

poi si era concentrato in modo sempre maggiore esclusivamente sulla nuova ricetta di una Genever giovane, che non aveva più collegato al nome della famiglia Nolet, ma che

aveva chiamato “Ketel 1”, riprendendo il nome “Destilleerketel #1” ed utilizzando quindi la numerazione imposta dalle autorità doganali al serbatoio di distillazione n. 1. Carl Nolet aveva aperto la distilleria ai visitatori, che erano arrivati a centinaia ed avevano portato con sé sia l’atmosfera artigianale dell’azienda, sia il nome ed il gusto di Ketel 1, diffondendoli poi con la pubblicità del “passaparola”. Grazie a loro, oggi Ketel 1 è l’acquavite Genever numero uno in Olanda. Attualmente vengono prodotti circa 2,5 milioni di litri di Genever Ketel 1 all’anno: questa è la storia di un successo iniziata nel 1970 con una bottiglia di Ketel 1.

La storia di un successo, parte II: la vodka

Dopo la Genever, la storia di questo successo si è arricchita di un secondo capitolo. Carl Nolet, infatti, si era ricordato anche delle esperienze raccolte in America da suo nonno, agli inizi del secolo, e dei precedenti rapporti commerciali con la famiglia reale russa, in cui anche la vodka giocava un ruolo di primo piano. Nolet aveva nuovamente associato i valori ricavati da queste due esperienze con il metodo Pot Still, particolarmente complesso sotto il profilo qualitativo, e negli anni Ottanta aveva ottenuto una vodka estremamente delicata, che aveva chiamato “Ketel One”.

Cresciuta negli Usa

Inizialmente la creazione di Ketel One era stata pensata esclusivamente per l’esportazione, ed in particolare per il mercato americano. Carl Nolet aveva iniziato con un bar a San Francisco; successivamente i bar erano diventati dieci, e poi centinaia. Quando il maggiore commerciante all’ingrosso di bevande della California entrò casualmente in un bar e scoprì lo straordinario gusto di Ketel One, questa bevanda raggiunse l’apice del successo negli USA. Inizialmente senza pubblicità mediatica, Ketel One è riuscita a raggiungere l’odierna terza posizione nella classifica delle principali marche di vodka del segmento americano delle importazioni. Per quanto riguarda il commercio al dettaglio in California, Ketel One è già la number one, in particolare nel segmento dei prezzi elevati compresi tra i 35 ed i 45 dollari statunitensi per bottiglia da 1,75 litri (mezzo gallone). Attualmente la Nolet produce in totale 1,7 milioni di cartoni da nove litri l’anno, che corrispondono a circa 15 milioni di litri di vodka, e, come sottolinea Bob Nolet, “vi è ancora spazio per un’ulteriore crescita”.

Oltre che negli USA, Ketel One e la versione rinfrescante al limone Ketel One Citroen vengono richieste e consegnate anche in Canada, nei Caraibi, in Israele, in Australia, in Nuova Zelanda e ad Hong Kong, in Francia, nel Regno Unito e, nel frattempo, addirittura negli stessi Paesi Bassi. L’America rimane il mercato principale. L’obiettivo per il 2007 consiste in due milioni di unit cases. Come importatore, negli USA la Nolet conta circa 100 dipendenti nei settori Marketing e Distribuzione, che nel frattempo hanno superato i 70 dipendenti di Schiedam.

Dall’etichettaggio con colla a umido alle etichette autoadesive

Dal 2002 un’etichettatrice Krones installata nella linea 1 etichettava le bottiglie in vetro per Ketel One, allora ancora con colla a umido. Successivamente è nato il desiderio di migliorare ulteriormente la qualità dell’etichettaggio: le strisce d’adesivo delle etichette applicate con colla a umido visibili attraverso la bottiglia, infatti, non corrispondevano più alle esigenze legate al prezzo elevato. Il “progetto etichetta autoadesiva” ha portato all’installazione di un’etichettatrice Krones Autocol su un tavolo Solomatic con due aggregati di distribuzione per l’etichetta anteriore e la controetichetta con orientamento meccanico, installati nella linea 1. Oltre a questa linea 1 più vecchia per bottiglie in vetro da 375 ml, 700 ml, 750 ml e 1,75 litri per vodka Ketel One, la Nolet imbottiglia la Genever Ketel 1 sulla linea 2 in bottiglie in vetro da 500 ml e 1 litro, e, inoltre, su un impianto per bottiglie mignon in vetro e PET da 50 ml.

Nuovo impianto di riempimento come richiamo per i visitatori

Per soddisfare la crescente richiesta di vodka Ketel One, nel 2004 la Nolet ha investito in un terzo, nuovo impianto per recipienti di grandi dimensioni destinato alla lavorazione di bottiglie in vetro da 700 ml, 750 ml, 1 litro e 1,75 litri. Come espressamente richiesto, quest’impianto doveva essere fornito “chiavi in mano” da un fornitore unico. La Krones si è aggiudicata l’ordine. La Nolet, inoltre, ha costruito una nuova sala di riempimento, nella cui architettura si esprime l’apprezzamento per la qualità costante, che include il confezionamento e le stesse macchine per il riempimento ed il packaging: il nuovo impianto di riempimento Krones, infatti, è stato creato direttamente di fronte alla reception e reso immediatamente visibile a tutti i visitatori mediante una parete in vetro. Come sempre, infine, ogni giorno hanno luogo due tradizionali visite guidate della distilleria.

La linea, predisposta per 14.000 bottiglie da 0,75 litri l’ora, di cui 9.800 bottiglie da 1,75 litri, inizia con un depalettizzatore a spinta Pressant 1N per vetro nuovo con uscita in basso. In un secondo tempo, all’inizio del 2008, le palette con recipienti vuoti saranno preparate ogni mattina per il riempimento mediante un sistema d’azionamento computerizzato. Attualmente, infatti, la Nolet sta costruendo un magazzino a scaffali a sette piani con 7.500 punti di posizionamento delle palette sull’altro lato di un canale per navi largo circa 20 metri. Questo magazzino sarà collegato con gli edifici di riempimento tramite un tunnel, che si troverà a 14 metri di profondità sotto il canale. Questa soluzione, non propriamente vantaggiosa sotto il profilo economico, è l’unica possibilità per mantenere il sito produttivo e gestire direttamente la logistica. L’autoconsapevolezza che si trova alla base di questa scelta viene sottolineata da Bob Nolet: “Noi ragioniamo solo a lungo termine, solo così vale la pena fare tutto questo”.

Riempimento senza gocciolamento

Le bottiglie vuote alimentate alla linea giungono alla sciacquatrice Variojet, che è collegata in bloc alla riempitrice Isofill VV (una macchina classica per gli alcolici). La riempitrice in sottovuoto ad azionamento meccanico con valvole di riempimento a cannuccia corta funziona secondo il principio di riempimento isobarometrico. L’atmosfera di vuoto presente nel serbatoio anulare e nella bottiglia garantisce un riempimento senza gocciolamento: il prodotto contenuto nella cannuccia di riempimento, infatti, viene trattenuto all’interno della cannuccia stessa al termine del riempimento. Vengono inoltre ottenuti livelli di riempimento estremamente precisi perchè il sistema corregge automaticamente eventuali riempimenti in eccesso; generalmente la differenza standard è inferiore a 1 mm. In questo modo è possibile da un lato risparmiare prodotto prezioso, e dall’altro lato rispettare le disposizioni di legge relative alle quantità di riempimento.

Alla riempitrice sono accoppiati due tappatori: il primo applica tappi Guala del tipo press-on, utilizzati sulle bottiglie da 1,75 litri, mentre il secondo tappatore Roll-On Pilfer Proof applica tappi a vite su tutte le bottiglie più piccole. Il Checkmat integrato nella riempitrice, inoltre, controlla il livello di riempimento e verifica che la marca del tappo sia corretta.

Orientamento ottico per l’etichettaggio

La riempitrice è collegata elettronicamente in bloc con un’etichettatrice Solomodul con due aggregati di distribuzione Autocol per etichette autoadesive. Gli aggregati sono già equipaggiati con il nuovo dispositivo automatico per la sostituzione delle bobine durante la produzione: l’etichettatrice diminuisce leggermente la sua velocità quasi senza determinare perdite di rendimento, le bobine vengono incollate automaticamente e la macchina aumenta nuovamente la velocità. Le operazioni d’etichettatura delle bottiglie con etichette di spalla e controetichette vengono eseguite con assoluta precisione. Sulle bottiglie in vetro ghiacciate di grandi dimensioni vengono lasciate libere delle finestre lisce, che corrispondono esattamente alle dimensioni delle etichette. Il medaglione applicato mediante trasferimento termico, inoltre, deve trovarsi esattamente al centro del collo della bottiglia. Per questo la Krones ha impiegato un dispositivo d’orientamento non meccanico, ma a funzionamento fotoelettronico ed ottico. “Questo tipo di orientamento funziona in modo ottimale, anche con i rendimenti elevati dell’impianto”, si rallegra Peter Peterse, direttore tecnico della Nolet. Anche Bob Nolet concorda: “Siamo molto soddisfatti.”

Il Checkmat E integrato sull’etichettatrice, inoltre, è uno speciale dispositivo per il controllo delle pieghe, che, oltre al posizionamento errato delle etichette, al codice a barre ed alla datatura, verifica mediante una telecamera separata che le etichette anteriori e le controetichette di dimensioni relativamente grandi siano anche lisce e non presentino pieghe. Una macchina più piccola installata direttamente a valle consente alla Nolet di applicare sulla bottiglia un fascicoletto pubblicitario o un booklet provvisto di cordino.

Confezionamento in cartone compatto con alveare supplementare

Attraverso un tavolo d’accumulo, le bottiglie pronte giungono fino alla Wrapapac W45, che offre numerose possibilità di confezionamento. Nelle confezioni in cartone compatto da 6 e da 12 viene posizionato appositamente per l’esportazione anche un alveare supplementare, che offre un’elevata sicurezza di trasporto. Ma è anche possibile realizzare il confezionamento in tray dal bordo alto come display in cartone, che vengono poi palettizzati con interfalde. I cartoni vengono alimentati automaticamente alla Wrapapac tramite un tavolo di riserva dei cartoni. Questa catasta d’accumulo, che può ospitare circa 500 cartoni, è disposta in posizione elevata e, quindi, facilita l’operatore nell’esecuzione delle varie operazioni. Prima che le unità di confezionamento vengano palettizzate dal palettizzatore Universal con alimentazione in alto, un Checkmat VK-W-G verifica nuovamente la correttezza del loro peso.

Spazio per una seconda linea

Peter Peterse afferma: “La realtà, e quindi anche l’attrattiva della Nolet, consistono nel fatto che forniamo la massima qualità. Quindi per noi era importante anche trovare un partner adatto per la tecnologia del riempimento. E la Krones è il numero uno al mondo per quanto riguarda la qualità degli impianti di riempimento. “Ketel One” e “Number One” stanno bene insieme. Con la Krones come fornitore unico abbiamo un solo interlocutore, e questo è un grande vantaggio. Anche la presenza di una filiale Krones qui in Olanda è risultata determinante.”

La Nolet non sarebbe un’azienda a gestione famigliare che pensa in generazioni se non avesse provveduto già ora al futuro. Il progetto per la costruzione della nuova sala di riempimento, ovviamente, includeva anche lo spazio per altri possibili investimenti.

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L’ufficio originale di Joannes Nolet, cioè dell’ottava generazione, è stato conservato e costituisce uno scenario molto bello per la decima e l’undicesima generazione della famiglia: Bob Nolet, Varl Nolet Senior e Carl Nolet Junior (da sinistra a destra).

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La scritta “Eleventh Generation” campeggia, da sola, anche sui biglietti da visita: Bob Nolet è responsabile del marketing e della distribuzione.

Il serbatoio di distillazione n. 1, da cui deriva il nome della Genever Ketel 1 e della vodka Ketel One.

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La vodka Ketel One ha fatto furore negli USA.

“L’arte di costruire”: entra in scena la sciacquatrice Variojet.

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Quando la riempitrice Isofill VV in sottovuoto è in funzione non va persa nemmeno una goccia di prodotto.

Il Checkmat verifica il livello di riempimento e la marca del tappo.

Il direttore tecnico Peter Peterse afferma: “La Krones è il numero uno al mondo per quanto riguarda la qualità degli impianti di riempimento.”

Doppia sicurezza nell’esportazione: confezionamento in cartone compatto con alveare supplementare.

La Wrapapc W 45 offre anche la possibilità di eseguire il confezionamento in tray dal bordo alto.

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