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Lorenzo Dabove (alias Kuaska) – Direttore Culturale Unionbirrai – Degustatore Professionale di Birre – Life Member of CAMRA – Giudice internazionale alla Word Beer Cup – Scrittore e pubblicista in materia birraria – www.kuaska.it

Fonte: Da Annuario Birre Italia 2004-05©Beverfood Srl – Milano

SOMMARIO: Intervista con Iain Loe, CAMRA Research Manager – Principali Attività CAMRA (La Good Beer Guide – Il Great British Beer Festival – European Beer Consumers’ Union)

Rif. Temporale: 04/2004

Il CAMRA (Campaign for Real Ale) è una organizzazione indipendente formata da membri individuali governata da un esecutivo nazionale di volontari non pagati ed eletti direttamente dai singoli membri. E’ previsto un ridotto staff di quattordici responsabili per le campagne nazionali, studi e ricerche, amministrazione, vendite e altre incombenze. Il CAMRA è finanziato dalle sottoscrizioni dei membri, dalle vendite di prodotti come libri e abbigliamento e dai profitti dei numerosi festivals. Il CAMRA è giustamente orgoglioso della sua proverbiale indipendenza garantita dalla rigorosa regola di non ricevere fondi dall’industria birraria se non i proventi pubblicitari per inserzioni sulla rivista mensile “What’s Brewing”.
Come “life member” del CAMRA potrei parlarvi per ore della “mia” associazione ma mi sembra più corretto e logico lasciare la parola al mio carissimo amico Iain Loe, Research Manager nella sede nazionale di St. Albans.

Intervista con Iain Loe,
CAMRA Research Manager

Quando e dove è stato fondato il CAMRA?Il CAMRA fu fondato il 16 marzo 1971 in un pub sulla costa occidentale dell’Irlanda da quattro giovani (di cui 3 giornalisti) provenienti dal nord-ovest dell’Inghilterra (Manchester, Salford e Liverpool). I quattro fondatori erano Michael Hardman, Graham Lees, Bill Mellor, Jim Maekin.

Quale necessità portò alla fondazione?
I quattro in vacanza in Irlanda visitarono la birreria Guinness a Dublino e bevvero un gran numero di pinte di quella birra. Cercarono di capire come mai la birra non aveva quel gusto così buono a cui erano abituati nel loro Paese. Quindi decisero di mettere in piedi un’organizzazione che chiamarono “Campaign for the Revitalisation of Ale” da cui l’acronimo CAMRA. Due anni dopo il nome fu cambiato in “Campaign of Real Ale” lasciando immutata la sigla.

Quanti membri ha il CAMRA ?
Attualmente 66.000 membri ma il numero è in continuo aumento. Il tasso di crescita annuale si attesta intorno al 6%
Qual’era la situazione nel Regno Unito prima dell’avvento del CAMRA?
Prima della nascita del CAMRA molti birrai avevano trasformato il loro abituale metodo producendo non più le autentiche Real Ales ma passando alla saturazione con gas. Solo poche birrerie come la Youngs decisero di portare avanti la tradizione di produrre Real Ales.

Quali sono gli scopi del CAMRA?
Una più ampia disponibilità, reperibilità e una migliore qualità delle Real Ales. Inoltre ci battiamo per avere pubs migliori e un onesto trattamento del bevitore di birra.

Quali sono stati i principali successi ha conseguito il CAMRA nel corso della sua storia?
Mi piace ricordarne due: il convincere numerose birrerie regionali a continuare a produrre la Real Ale e la creazione di condizioni ambientali favorevoli per far nascere e prosperare centinaia di nuove birrerie.

Iain, ci potresti parlare in breve del tentativo di preservare l’indipendenza della Budweiser Budvar di Ceske Budejovice ? Alcuni membri del CAMRA visitarono la Cecoslovacchia (allora si chiamava così) restando impressionati dalla qualità di birre come Budweiser Budvar e Pilsner Urquell. Quando dopo la “rivoluzione di velluto” si venne a conoscenza che la Budweiser Budvar stava per essere acquistata dall’americana Anheuser Busch. Per questo noi scrivemmo una lettera ai Ministri del Governo locale esortandoli a non vendere la birreria. Scrivemmo anche alla birreria garantendo il nostro sostegno. Inoltre pubblicammo comunicati stampa a favore dell’indipendenza di Budweiser Budvar. Alcuni membri del CAMRA si recarono a Praga dove organizzarono conferenze stampa per sensibilizzare l’opinione pubblica.

Quali sono state le vostre più recenti iniziative ?
Nell’ordine, la riforma delle leggi che regolano le licenze, leggi ancora in vigore ma ormai superate dai tempi (come ad esempio l’anacronistico orario di apertura dei pubs – nota dell’autore). Poi la campagna promozionale sulla “full pint” cioè la pinta piena che assicuri al consumatore di avere la quantità per cui paga. Infine la prima “settimana nazionale dei pubs” in programma dal 22 febbraio al 1 marzo 2003, finalizzata a portare la gente a visitare più spesso i pubs con lo slogan “c’è un pub per ognuno di noi”.

Com’è l’attuale scenario birrario nel Regno Unito?
Quattro grosse birrerie dominano il mercato anglosassone: Carlsberg-Tetley, Coors UK, Interbrew UK e Scottish & Newcastle. Questi colossi hanno circa l’ottanta per cento del mercato, mentre 400 piccole birrerie coprono l’1,5%. Guinness e Anheuser-Busch coprono una piccola percentuale e il resto va ad altre 35 birrerie regionali.

Quali sono le prossime sfide del CAMRA ?
Prolungare l’orario di apertura dei pubs britannici (senza provocare un grave impatto nel costo della pinta – nota dell’autore), raggiungere, infine, la “pinta piena” garantita per tutti e ampliare l’accesso al mercato dei piccoli birrai.

E vediamo adesso alcune delle attività specifiche che in termini concreti svolge il CAMRA, in attuazione dei suoi scopi istituzionali.

La Good Beer Guide

Il CAMRA pubblica una vitalissima rivista mensile intitolata “What’s Brewing” sulla quale hanno scritto personalità di spicco come Michael Jackson e Roger Protz e un notevole numero di interessantissimi libri che coprono svariati aspetti del mondo della birra.
Il fiore all’occhiello delle iniziative editoriali firmate CAMRA è senza ombra di dubbio la prestigiosa Good Beer Guide attualmente diretta da Roger Protz. Nata nel 1974, quest’anno la GBG giunge alla trentesima edizione. A dire il vero due anni prima venne pubblicata una pionieristica “good beer list” che elencava un ristretto numero di pubs dove poter trovare la real ale.
La GBG non è certo una qualsiasi guida per il turista che visita il Regno Unito e che, tra un fish & chips e una foto con una guardia della Regina, si riposa in un pub qualsiasi bevendo una pinta di birra qualsiasi. Ci troviamo infatti davanti all’autentica “Bibbia” del cercatore della vera “Real Ale”. Infatti oltre a preziosissimi dettagli su ogni fabbrica di birra britannica e note gustative di tutte le Real Ales disponibili, la guida riporta divisi per regione i migliori pubs d’oltremanica (circa 5.000) che hanno l’onore di essere inseriti solo dopo una severissima selezione atta a garantire totalmente il consumatore.
Monitorati di continuo da oltre 65.000 incorruttibili volontari di circa 200 delegazioni sparse in tutto il territorio , i pubs devono servire in modo perfetto una “full pint” (in un bicchiere con tanto di segno al di sotto del quale è proibito restare) di autentica Real Ale. Inoltre l’ambiente deve essere rigorosamente idoneo, senza disturbi vari, tipo giochi elettronici e musica assordante. Il cibo deve essere di buona qualità e possibilmente fatto in casa, il fuoco nel camino deve essere anch’esso “reale” e sono incoraggiati e premiati i servizi sociali come la “family room” e le facilitazioni per disabili. Ovviamente se un pub è in stile vittoriano o se è riccamente decorato la cosa non guasta, ma per entrare nella GBG deve assolutamente rispondere ai requisiti che ho appena elencato, pena l’inflessibile radiazione dalla prestigiosa “Bibbia”. Troppo severi? Assolutamente no, non c’è nulla da stupirsi, il pub è un luogo sacro, e come tale va tutelato. Per i britannici è come un nido, un rifugio, un’oasi dove potersi rilassare, conversare e socializzare gustando la loro tradizionale bevanda nel miglior modo possibile.

Il Great British Beer Festival

Tra i numerosissimi festival che il CAMRA organizza nel corso di un anno, l’evento principale è il Great British Beer Festival (GBBF) che viene definito senza esagerazione alcuna “the biggest pub in the world”. Dopo un timido debutto con il nome di “Covent Garden Beer Festival” dal 9 al 13 settembre 1975 e dopo aver essere stato ripreso due anni dopo all’Alexandra Palace col suo attuale nome, ha cambiato molte sedi (Leeds, Birmingham e Brighton) per poi approdare (1991) all’Arena dei Docklands londinesi; dall’anno dopo è diventato un appuntamento fisso (un vero e proprio “main event”) nelle prestigiose halls di Olympia, zona sud-ovest della capitale.
Giunto trionfalmente alla sua venticinquesima edizione, il GBBF batte di anno in anno il record dei visitatori (oltre 44.000 l’anno scorso!) e quello relativo al numero di pinte bevute (200.000 cioè più di quattro e mezza a persona!).
Il segreto di questo successo sta nella qualità delle birre proposte e nella perfetta organizzazione con quel tocco in più dato da una “magica” atmosfera di gioiosa convivialità che non è facile trovare in un evento di tale portata. Il visitatore ha la straordinaria possibilità di trascorrere una giornata piacevolissima degustando un’infinità di birre (sia le tradizionali Real Ales britanniche sia i grandi classici e le nuove proposte provenienti dal mondo intero, (Italia compresa), ascoltando dal vivo artisti di alto livello, assaggiando specialità culinarie di varie etnie, acquistando libri, capi di abbigliamento, oggetti birrari e fraternizzando con gli altri appassionati perché (come noto) non c’è bevanda più socializzante della birra.

 

L’EBCU

 

L’EBCU (European Beer Consumers’ Union) fu fondata a Bruges presso l’Alfa Dante Hotel il 26 maggio 1990 proprio dal CAMRA unitamente ai belgi dell’OBP e agli olandesi di PINT. I tre membri fondatori sono stati successivamente raggiunti da Svizzera, Polonia, Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Francia, Italia (nel 1999 solo un anno dopo la nascita di Unionbirrai) e recentemente da Germania e Austria. Ma cos’è esattamente l’EBCU?

CAMRA – The Campaign for Real Ale
230 Hatfield Road – St. Albans, Herts AL1 4LW
Tel. +44 1727 867201 – Fax +44 1727 867670
www.camra.org.uk camra@camra.org.uk

Appendice: Kuaska e il CAMRA

Quanta acqua è passata sotto i ponti da quando più di quindici ani fa mi presentai timido e sparuto al mio primo Great British Beer Festival. Ricordo che fui accolto con grande cortesia ma soprattutto con grande curiosità. D’altronde era la prima volta che un italiano seppur “anomalo” (esperto di birra e non di vino e appassionato di corse al galoppo e non di calcio) “sacrificava” le proprie “sacre” vacanze per lavorare come un mulo trasportando pesantissimi carichi di bottiglie vuote (fu quello il mio primo umile incarico). Divenni già dal primo giorno la loro “mascotte”. Ricordo come tutti si industriassero per farmi assaggiare durante e dopo il lavoro, qualsiasi birra, sidro o perry col risultato che, una volta giunto nel college che ci ospitava, mi gettavo sul letto stanco morto senza la forza di togliermi i vestiti ma con una piacevolissima euforia. Ora che sono “life member” del CAMRA e “permanent” dell’agguerritissima sezione delle birre straniere Bières Sans Frontières (BSF) il mio rapporto con loro non è cambiato per niente: anche se meno timido e sparuto rimango la loro (un po’ invecchiata) mascotte sempre coccolata a suon di pinte e battute spiritose nei vari coloratissimi slang d’oltremanica. Beh, a dir il vero, una cosa è cambiata. Ora sono uno dei loro assaggiatori per gli “official tastings” del GBBF e questo mi riempie di orgoglio ma anche di responsabilità. Tre anni fa debuttai nel ruolo che viene abitualmente ricoperto da “maestri” come Michael Jackson, Roger Protz e Tim Webb. Ricordo che per l’improvvisa assenza di Etienne Destrycker (Brasserie de Silly) fui chiamato dal collega ed amico olandese Ronald Schooneveldt, un quarto d’ora prima dell’evento, ad aiutarlo nella degustazione di birre della Vallonia. Il mio metodo anticonvenzionale e coinvolgente ebbe grande successo. Infatti l’anno dopo fui confermato in un “official tasting” dedicato addirittura alle birre artigianali italiane e francesi.
Nell’ultima edizione ho coronato il mio sogno segreto, quello di condurre l’assaggio del “mio” adorato lambic davanti ad una audience internazionale formata da esperti, addetti ai lavori, appassionati che hanno attivamente interagito e che alla fine mi hanno coperto di domande e richieste di informazioni. Lavorare al GBBF è un’esperienza fantastica che ti “segna” e che rende praticamente inconcepibile immaginare la prima settimana di agosto lontana dai simpaticissimi amici e colleghi con i quali si è instaurato un profondo e direi irreversibile rapporto di affetto e di amicizia

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