Rapporto ISMEA
Reso disponibile gratuitamente sul sito www.ismea.it
A cura di
Ismea – Direzione Mercati e Risk Management
Palmira Blasi Tel. (39)06-85568.579 fax: (+39)06-23329219
Daniela Lusso: Tel. (39)06-85568.477 fax: (+39)06-85568513
SOMMARIO: Contenuti del Rapporto – Conclusioni sull’andamento dei Vini Di Qualita’ – Indicazioni per le Varie Aree Geografiche – Indicazioni Conclusive sui Consumi – Infoflash su ISMEA
Riferimento temporale: primo trimestre 2008
Per scaricare il rapporto completo di ISMEA ( 204pp):
www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2945
L’Ismea ormai da alcuni anni segue, nell’ambito del suo Osservatorio sui prodotti a denominazione di origine, il settore dei vini di qualità (vini DOC, DOCG e IGT). Il Rapporto 2008 rappresenta la continuazione di quello precedente in cui si è effettuato un approfondimento sulle realtà vitivinicole di qualità delle singole regioni, analizzandone il loro posizionamento sul mercato nazionale e individuando diversi “modelli” vitivinicoli nelle varie aree del paese.
CONTENUTI DEL RAPPORTO
Il Rapporto, redatto con la collaborazione della società AGER, in un primo capitolo riporta la situazione aggiornata delle denominazioni e l’evoluzione nel del quadro strutturale nazionale sulla base dei dati ufficiali disponibili e delle rilevazioni Ismea. Riguardo ciò, un’apposita indagine Ismea, svolta presso le Camere di Commercio, ha consentito di disporre di rilevazioni più puntuali che hanno fornito dati maggiormente dettagliati sia a livello regionale che provinciale.
Nel secondo capitolo si scende nel dettaglio regionale, osservando più analiticamente la situazione e l’evoluzione del comparto vitivinicolo di qualità a livello locale. Come nella scorsa edizione del Rapporto, ciò è stato possibile anche grazie al supporto di indicatori che hanno delineato i differenti orientamenti delle regioni verso la vitivinicoltura.
Il terzo capitolo, come lo scorso anno, in una prima parte esamina ed aggiorna l’andamento dei consumi domestici di vini Doc secondo i dati del Panel Ismea/ACNielsen. Rispetto alla precedente edizione, inoltre, illustra, la percezione, il comportamento e gli orientamenti del consumatore-tipo di vini Doc e Docg, grazie ad un’indagine quali-quantitativa svolta da Ismea nel corso del 2006, che ha consentito anche di delineare diversi “profili” di consumatore di vini a denominazione di origine. Il capitolo, inoltre, analizza anche le politiche e le strategie messe in atto dal trade nella commercializzazione dei vini di qualità, evidenziando tra l’altro la loro più o meno forte presenza in assortimento e le modalità di differenziazione espositiva.
L’ultimo capitolo, infine, analizza lo stato dell’arte della normativa e l’andamento del mercato dei vini vqprd in alcuni importanti paesi europei (Francia, Germania, Spagna), in cui vi è la tendenza da parte delle Istituzioni e della domanda, come avviene del resto nel nostro paese, a favorire il prodotto di qualità a scapito di quello indifferenziato.
CONCLUSIONI SULL’ANDAMENTO DEI VINI DI QUALITA’
Dall’analisi delle diverse variabili analizzate nel presente Rapporto, emerge ancora,come negli anni precedenti, una tendenza verso lo sviluppo delle produzioni vinicole di maggiore qualità, a scapito del prodotto indifferenziato, confermata tanto dalla dimensione strutturale, quanto dall’andamento della domanda. Secondo i dati forniti dall’ISTAT, nel 2005 la produzione di vini di qualità, pur diminuendo rispetto all’anno precedente, ha ancora rappresentato una quota cospicua dei vini nel complesso, incidendo sul loro ammontare complessivo per il 58% e recuperando circa un punto percentuale di quota in valore assoluto sul 2004. Inoltre, anche a livello di consumi domestici, il peso dei vini di qualità rispetto al totale vini è in crescita: nell’ultimo biennio il peso in valore degli acquisti di vini a marchio di origine
è passato dal 43% del 2004 al 46% del 2006. Un comparto quindi che nell’ambito di quello vinicolo assume un ruolo sempre più importante.
INDICAZIONI DI SINTESI PER LE VARIE AREE GEOGRAFICHE
Esaminando più a fondo il settore dei vini di qualità, emergono forti differenze al suo interno, sia a livello di aree geografiche che dal punto di vista delle singole realtà regionali. Per quanto concerne la distribuzione geografica del numero di riconoscimenti, emerge ancora la netta prevalenza del Nord con circa il 42% delle denominazioni, seguito
dal Centro e dal Sud, entrambe con un peso intorno al 23% e, in ultimo, dalle Isole con poco più del 13%.
In termini di produzione di vino di qualità (Doc+Docg+Igt), invece, il peso del Nord sale a quasi il 57%, mentre è relativamente più basso nelle altre aree, a dimostrazione della presenza di ancora molte denominazioni di origine con bassi livelli produttivi. Anche riguardo alle singole regioni, si evidenziano approcci e orientamenti diversi alla produzione di vini di qualità. Leggendo congiuntamente opportuni indicatori che misurano la più o meno elevata specializzazione in vini a denominazione di origine,si sono potuti delineare almeno quattro sistemi produttivi vinicoli differenti.
Vi è infatti un primo gruppo di regioni nelle quali il comparto vinicolo assume un peso rilevante, ma in cui l’incidenza della produzione Doc-Docg su quella totale di vino è minore rispetto alla media nazionale. Si tratta quindi di realtà in cui la quantitàassume un ruolo maggiore rispetto alla qualità, come accade in Puglia e in Sicilia.
Il secondo gruppo di regioni è stato definito quello “dell’eccellenza”. Nelle regioni che vi ricadono – Abruzzo, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Veneto – il comparto vitivinicolo è uno di quelli portanti per l’economia agricolaregionale e le produzioni di qualità assumono un ruolo fondamentale nella costruzione
di questo percorso.
In un terzo insieme di regioni la produzione di vino di qualità ha una incidenza elevata, ma il comparto nel suo complesso riveste un ruolo economico limitato. È il caso della Lombardia, della Val d’Aosta, delle Marche, della Liguria, del Molise e del Lazio.
Infine il quarto ed ultimo aggregato racchiude situazioni molto differenziate, ma che sono riconducibili ad un ruolo ridotto dei vini di qualità, unitamente ad un peso limitato della vitivinicoltura (è il caso di molte realtà del Sud Italia). Tuttavia, in questo gruppo rientrano anche alcune regioni (come la Sardegna) che rivestono un ruolo meno marginale, avvicinandosi a situazioni di maggiore “equilibrio”.
INDICAZIONI CONCLUSIVE SUI CONSUMI
Dal presente Rapporto si evidenzia un buono stato di salute del comparto dei vini a denominazione anche sul fronte della domanda interna. I consumi di vini Doc e Docg, secondo gli ultimi dati disponibili, risultano in buona crescita sia in volume che in valore, con un rialzo più favorevole rispetto all’andamento dei vini nel complesso. D’altra parte, secondo le indagini effettuate da Ismea presso i consumatori, i vini Doc-Docg e Igt sono abbastanza noti e ricercati in etichetta dal consumatore, anche se emerge una bassa consapevolezza e percezione delle differenti garanzie offerte da
tali denominazioni. Altri fenomeni che caratterizzano i consumi di questi vini sono inoltre una progressiva perdita di interesse del consumatore verso il vino sfuso a favore di quello confezionato ed un crescente interesse, sia pur legato a volumi ancora limitati di prodotto, del segmento del vino biologico.
Le prospettive per i vini a marchio di origine sono quindi, in base a quanto finora sottolineato, positive. Inoltre anche la maggior parte degli operatori della distribuzione prevede una crescita delle vendite nei prossimi 2-3 anni del mercato stimata mediamente in circa l’11%. In conclusione, in un contesto di forte ristrutturazione del comparto vitivinicolo a
cui si è assistito negli ultimi anni, i vini a denominazione stanno guadagnando quote di mercato, trainati anche dal complessivo buon andamento dei consumi interni. A soddisfare la domanda, vi è un’offerta composta da un ampio ventaglio di denominazioni di origine, alcune delle quali presentano un notevole peso produttivo ed incidono in maniera significativa sulla produzione regionale e nazionale, mentre altre (la maggior parte) rappresentano quote a volte davvero basse dell’offerta complessiva, ma soddisfano spesso richieste di nicchia e di elevata eccellenza qualitativa contribuendo,a volte, allo sviluppo delle economie locali.
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INFOFLASH SU ISMEA
L’ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) è un ente pubblico economico istituito con l’accorpamento dell’Istituto per Studi, Ricerche e Informazioni sul Mercato Agricolo (già ISMEA) e della Cassa per la Formazione della Proprietà Contadina, con decreto legislativo 29 ottobre 1999 n. 419, concernente il “riordinamento del sistema degli enti pubblici nazionali”. Nell’ambito delle sue funzioni istituzionali l’ISMEA, anche attraverso società controllate, realizza servizi informativi, assicurativi e finanziari e costituisce forme di garanzia creditizia e finanziaria per le imprese agricole e le loro forme associate, al fine di favorire l’informazione e la trasparenza dei mercati, agevolare il rapporto con il sistema bancario e assicurativo, favorire la competitività aziendale e ridurre i rischi inerenti alle attività produttive e di mercato. L’ISMEA affianca le Regioni nelle attività di riordino fondiario, attraverso la formazione e l’ampliamento della proprietà agricola, e favorisce il ricambio generazionale in agricoltura in base ad uno specifico regime di aiuto approvato dalla Commissione europea.
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