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La birra italiana vive un momento straordinario. Export, produzione e consumi volano, generando effetti positivi su tutta la filiera, dal comparto agricolo alla rete distributiva. Di seguito riepiloghiamo i dati fondamentali del mercato relativo all’annata 2017, anche sulla base di quanto pubblicato nell’ultimo Report di Assobirra.

 

 

PRODUZIONE

La produzione ha raggiunto nel 2017 il valore più alto in assoluto (15,6 milioni di ettolitri) in aumento del 7,5% rispetto al 2016: un dato che testimonia lo stato di salute del settore in un contesto in cui la produzione industriale nazionale ha registrato, nei dodici mesi del 2017, un aumento medio del 3%, stando all’indagine

ISTAT diffusa a febbraio 2018. Tutta la filiera agricola ha, quindi, beneficiato dell’ampliamento degli ordinativi. L’Italia si conferma come decimo produttore europeo,  molto distante però dai big quali Germania, Regno Unito, Polonia e Spagna e dietro anche ad altri Paesi di grande tradizione brassicola come Olanda, Belgio, Repubblica Ceca, Francia e Romania.

Bene anche la produzione di malto, che come sempre viene interamente assorbita dall’industria italiana e si è ormai portata intorno ai 758.000 quintali prodotti nelle due principali malterie Saplo di Pomezia (Roma) e Agro Alimentare sud di Melfi (Potenza) al 2016. In questo scenario l’occupazione del sistema brassicolo è rimasta sostanzialmente stabile (140.000 dipendenti), ma con un incremento complessivo di 3.000 unità rispetto allo scorso anno se si considera l’intero comparto: gli addetti diretti, indiretti e quelli dell’indotto.

 

IMPORTAZIONI ED ESPORTAZIONI

 

Nel 2017 le esportazioni hanno raggiunto il massimo storico (2,7 milioni di ettolitri), in crescita del 7,9% rispetto al 2016. Negli ultimi 10 anni le nostre esportazioni si sono raddoppiate e in tal senso va dato merito soprattutto ai due principali produttori italiani (Peroni e Heineken Italia) che hanno saputo sviluppare una buona politica di internazionalizzazione dei loro principali marchi italiani.  In termini di mercati, l’area UE ha assorbito oltre 2 milioni di ettolitri di birra prodotta in Italia (72% dell’export totale), con la Gran Bretagna ancora nettamente in testa con 1,4 milioni di ettolitri, seguita da Francia e Paesi Bassi. Fra i paesi extraeuropei, al primo posto gli USA (217.827 ettolitri) che precedono Australia e Albania.

Il 2017 ha visto però un sensibile calo dell’import, diminuito del 9,1% rispetto al 2016 e attestatosi a 6,4 milioni di ettolitri. Questo dato è davvero sorprendente visto che negli ultimi anni il trend delle importazioni si è mostrato tendenzialmente crescente (le importazione erano poco più di 4 Mn/hl nel 2.000 e hanno superato i 7 Mn/hl nel 2016) . Ancora una volta il principale esportatore di birra nel nostro Paese è stata la Germania, con oltre 2 milioni di ettolitri (il 31% del totale dell’import italiano), seguita da Belgio (23,7% dell’import), Paesi Bassi

(11,5%) ed in successione da Regno Unito, Polonia, Danimarca, Francia, Slovenia, Austria, Repubblica Ceca, Irlanda, Spagna, Romania, Grecia, Svezia, Malta, Portogallo, Estonia e Finlandia. Complessivamente dai Paesi

UE continua a provenire la quasi totalità (94,6%) delle nostre importazioni, mentre fra quelli extraeuropei primeggia il Messico con oltre 270.000 ettolitri (il dato è legato al fenomeno della Birra Corona che continua ad essere solo made in Mexico).

 

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I CONSUMI

Sulla base della somma algebrica della Produzione (+), Importazionie(+) ed Esportazione (-) Assobirra fornisce una stima del consumi apparenti per il 2017 pari a 19.3 Mn/hl, cche evidenzianoun  incremento dell’1,6% rispetto all’anno prevedente. Il dato appare sottostimato rispetto alla realtà vera dell’andamento dei consumi in quanto da fonte IRI si hanno indicazioni di aumento delle vendite  molto più consistenti sia per la distribuzione moderna che per l’ingrosso bevande. Questa sottostima deriva probabilmente dalla “anomala” valutazione delle importazioni date sorprendentemente in fortissima caduta nel 2017. In ogni caso l’aumento dei consumi c’è, il che comporta un altro record storico, con livelli di consumo pro-capite che per la prima volta toccano quota 31,8 litri.

I CONSUMI PER LE PRINCIPALI CATEGORIE

Nel suo report Assobirra fornisce anche la dinamica dei consumi birrai nel nostro Paese per le principali categoria di prodotto. Le birre light e quelle analcoliche restano sempre una categoria residuale nei consumi degli italiani (meno del 2% dei volumi).  La gran parte dei consumi è assorbita dalle classiche bionde a bassa fermentazione (lager) e a moderato grado alcolico (dai 4 ai 6 gradi) e tuttavia, anno dopo anno,  esse tendono a cedere parte della loro quota alle birre speciali che ora rappresentano quasi il 10% dei volumi, ma  un valore quasi doppio, in relazione al più elevato prezzo medio di vendita.  Questa categoria di birre è destinata  ad una fetta di consumatori più raffinati a cui piace sperimentare nuove tipologie e varianti. Proprio nelle Birre Speciali si concentra l’ampliamento dell’assortimento nei punti vendita.

 

IL BOOM DEI MICRO BIRRIFICI REGIONE PER REGIONE

Il settore della birra artigianale ha registrato recentemente un vero e proprio boom. Dopo la nascita, in tutto il Paese, di nuove realtà imprenditoriali per gran parte giovanili, oggi i micro birrifici superano quota 850, cui si aggiungono alcune centinaia di cd Beer firm (produttori senza impienati). Le organizzazioni censite da Nord a Sud contano 3000 addetti e si suddividono in birrifici artigianali (693) e brew pub (162). La quota di mercato a loro associabile è del 3,2%, per una produzione complessiva di 483.000 ettolitri. A valore la quota è più che doppia in relazione ai prezzi medi più alti delle birre artiginali prodotte ai microbirrifici .

La regione in cui sono presenti più strutture è la Lombardia, che guida questa speciale classifica con 134 organizzazioni. Più staccate, invece, Piemonte (80), Veneto (74) e Toscana (63), mentre la regione del Centro-Sud con più strutture è la Campania, che annovera 55 birrifici artigianali e brew pub.

 

Birritalia 2023-24 Beverfood.com annuario Birre Italia

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I CONSUMATORI

In un Paese come l’Italia, a forte tradizione vinicola, la birra si è conquistata stabilmente un suo spazio e tende ormai a competere senza alcun soggezione con la bevanda vino anche in occasione dei pasti.  In realtà il consumo di birra in Italia si sta ormai avvicinando sempre più a quello del vino. In ogni caso la birra è oggi la bevanda alcolica preferita da chi ha meno di 54 anni. Il 71% degli italiani maggiorenni dichiarano di consumare birra. Di questi, 16 milioni sono donne. La birra piace sempre più alle donne: trent’anni fa solo 2 italiane su 10 bevevano birra, oggi l’Italia è il Paese con il più alto numero di consumatrici in Europa (6 su 10), pur mantenendo il minor consumo pro capite (solo 14 litri) e un approccio a questa bevanda nel segno della moderazione e del consumo a pasto.

 

I CANALI DI VENDITA: ON TRADE E OFF TRADE

Anche nel 2017, infine, si è confermato un trend in atto da diversi anni: la supremazia del consumo in casa rispetto a quello fuori casa. Lo scorso anno i consumi On Trade (fuori casa) sono stati pari al 37,6% del totale, in diminuzione dell’1,8% rispetto al 2016, mentre più del 60% degli acquisti ha riguardato il settore della distribuzione moderna e tradizionale. Nel recente passato la forbice tra On Trade e Off Trade ha sempre lambito la quota del 20%, salvo poi allargarsi negli ultimi tre anni e passare dal 18,4% del 2014 al 24,8% del 2017.  Secondo un recente studio della Fondazione Birra Moretti i volumi dell’On Trade, sebbene inferiori a quelli dell’Off Trade, generano quasi il 75% dei ricavi totali del mercato birrario italiano. Il maggior prezzo che i consumatori riconoscono nell’acquistare una birra in un bar, in un ristorante o in una pizzeria ripaga abbondantemente quel valore esperienziale e relazionale connesso al piacere di gustare un buon prodotto fuori casa, in un luogo ameno e magari in compagnia di persone care.

 

 

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STAGIONALITA’

Il mese in cui si sono avute le maggiori vendite di birra lo scorso anno è stato  Giugno,  che ha preceduto, di poco, le vendite registrate a Luglio, Agosto e Maggio, confermando, quindi, il primato della stagione estiva nei consumi di birra in Italia. Nel nostro Paese, infatti, quasi una birra su due viene bevuta nel periodo che va da Maggio ad Agosto: negli ultimi anni il peso della concentrazione estiva sul totale delle vendite è passato dal 44,9% del 2014 al 46,7% del 2017, con picchi di oltre 47% nel 2015.

 

PACKAGING

Analizzando, il mix di vendita in termini di confezioni, è possibile notare che il mercato italiano si caratterizza per una netta prevalenza delle confezioni “a perdere”, mentre nei principali paesi europei ad alta tradizione birraria prevalgono le confezioni a rendere, che poi vengono riutilizzate più volte nel processo produttivo. Secondo le valutazioni di Assobirra riferite all’esercizio 2015, le confezioni a rendere (fusti e bottiglie di vetro a rendere) valgono il 20% del totale volumi, mentre le bottiglie a perdere valgono  il 73%, cui si aggiunge un altro 8% di competenza delle lattine metalliche. Accanto ai formati ormai tradizionali, come le bottiglie in vetro da 33cl e da 66 cl in vetro (con varie combinazioni di cluster nei punti di vendita della GDO) e la lattina da 33cl , va evidenziato lo sviluppo della lattina 50cl che ha avuto un buon trend di crescita e delle mini bottiglie  (Peroncino, Heineken mini, …) che tendono ad essere posizionate per l’occasione aperitivo.

 

 

 

+INFO: www.assobirra.it/2017-anno-record-per-la-birra-italiana/

Per un’ampia panoramica sul mercato delle bitta Italia nella moderna distribuzione si rinvia a:

www.beverfood.com/mercato-birra-italia-2017-boom-vendite-gdo-crescita-due-cifre-wd101950/

Per un’ampia panoramica sul fenomeno delle birre nell’Horeca si rimanda a:

www.beverfood.com/documenti/horeca-italia-settore-vale-74-miliardi-birra-rappresenta-8-totale-wd95791/

www.beverfood.com/birra-consumi-fuori-casa-italia-wd95861/

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