sulla base dei dati di mercato dei principali Istituti di ricerca
e di altre stime e valutazioni associative e aziendali.
SOMMARIO: Dopo due anni consecutivi di calo volumi, il mercato italiano delle acque confezionate ha messo a segno una chiusura in positivo per l’esercizio 2011, recuperando sia sul piano produttivo che sul piano dei consumi. Secondo i dati Symphony IRI il mercato italiano delle acque confezionate, relativamente ai canali Iper, Super e Self Service, è globalmente cresciuto rispetto a 2010 del 3% a volume. Le vendite in questi canali sono stimate a fine 2011 in oltre 6,2 miliardi di litri. Per l’intero settore della moderna distribuzione (discount compresi) la stima a volume si porta intorno ai 7,9 miliardi di litri, corrispondenti ad un valore complessivo di ca. 1,7 miliardi di euro, con un prezzo medio per litro molto basso (appena 0,21 euro/litro). Se consideriamo l’insieme di tutti i canali di vendita (moderna distribuzione, dettaglio tradizionale, porta a porta, horeca, catering e vending) la stima complessiva si proietta verso gli 11,35 miliardi di litri, pari ad un consumo procapite di 189 litri.
Riferimento temporale: giugno 2012
Poiché l’industria italiana delle acque minerali riesce ad esportare quasi un miliardo di litri, mentre le importazioni sono del tutto marginali, il totale della produzione nazionale è stimabile per il 2011 in ca. 12,35 miliardi di litri.. La ripresa dei consumi nel 2011 è stata agevolata chiaramente da una evoluzione climatica positiva, ma ha giocato positivamente anche il contenimento dei prezzi che mediamente sono rimasti allo stesso livello del 2010. Le campagne a favore dell’acqua del rubinetto, spesso tramutatesi scorrettamente in campagne contro l’acqua minerale, possono aver contribuito ad inserire alcuni elementi di freno, ma la stragrande maggioranza degli italiani rimane affezionata alle acque minerali, vissute come acque a purezza certificata se non addirittura come “acque della salute”.
§_Tipologie prodotti
Il mercato italiano delle acque confezionate è dominato dalle acque minerali che rappresentano oltre il 98% del totale volumi, mentre le altre tipologie (acque di sorgente e acque da tavola) hanno un peso marginale. L’acqua naturale non gassata ha avuto nel 2011 un andamento migliore rispetto all’intero settore ed ora rappresenta circa i due terzi del totale consumi in casa, mentre nei consumi horeca le tipologie frizzanti hanno un maggior peso, in considerazione di un più frequento utilizzo in accompagnamento ai pasti. Nell’ambito delle gassate sono arretrate le acque leggermente gassate e le effervescenti naturali, mentre sono cresciute le frizzanti tradizionali.
§_Quadro competitivo
Il settore delle acque confezionate fa riferimento a ca. 180 società di imbottigliamento con oltre 300 marche imbottigliate. Il settore mostra comunque un certo grado di concentrazione: i primi 4 gruppi imbottigliatori (Sanpellegrino, San Benedetto, Cogedi/Uliveto/Rocchetta, Sant’Anna Vinadio) controllano all’incirca il 51-52% del totale produzione; gli altri 6 gruppi successivi (Norda, Ferrrarelle, Spumador, Fonti del Vulture Coca-Cola, Lete, Sangemini) controllano un altro 28% del totale mercato. Molti produttori a carattere regionale hanno quote marginali a livello nazionale ma riescono ad esprimere quote di grande interesse a livello locale. Segnali di crisi si registrano nel comparto delle piccoli fonti, dove una decina di imprese è stata costretta a sospendere la produzione per crisi finanziaria.
Bannner databank aziende del settore soft drinks
§_I numeri chiave del settore
§_Confronti internazionali: i primi 10 mercati nazionali di acque confezionate
Per maggiore informazioni sul mercato, le marche e i produttori si rinvia a: