Tratto da: OVSE ®www.ovse.org Osservatorio Economico Vini Effervescenti
SOMMARIO: Nel 2010, oltre ai vini spumanti, anche i vini frizzanti nazionali (minore pressione in bottiglia degli spumanti) acquisiscono spazi di mercato. Ritornano in auge dopo il boom di inizio anni ’80. In particolare nella GDO nazionale si registra un forte incremento (+5% per i dop e igp) e nei winebar, come base per Spritz e cocktail. Tiene sempre il mercato dei frizzanti dolci ( Moscato d’Asti, Malvasia in primis) verso le pasticcerie. Prende la strada export la maggior parte della produzione di vini frizzanti, soprattutto in Germania (il 40%), in Russia ( il 22%), Est Europa, Sud America. Il prezzo medio varia dai 4,28 € dei frizzanti Dop anche varietali ai 1,70 € dei frizzanti generici. In totale si presume un fatturato all’origine di circa € 800 milioni di Euro. L’Emilia Romagna è laregione leader per la produzione, seguita da Veneto, Piemonte e Lombardia.
Riferimento temporale: maggio 2011
CONSUMI E COSTUME
Un prezzo più basso degli spumanti e una qualità cresciuta, pongono questa tipologia di prodotto fra quelle di attualità, fresche, meno alcoliche e tradizionali per certi territori dove la gastronomia è strettamente connessa con il vino. I vini frizzanti piacciono perché sono meno effervescenti, meno impegnativi di altri vini, sono abbinabili con tutto, più tendenti al “secco” per cui ideali in ogni momento della giornata, ideale abbinamento con tutte le cucine soprattutto del nord e Est Europa e cucine vegetariane, meno gradi alcolici, per la maggior parte nascono e si producono in territori dove i piatti e le ricette richiedono le bollicine come abbinamento a tavola. Leggermente meno alcolici, tutti i vini con le bollicine sono simbolo di emozione, di gioia, di convivialità, di facilità di assunzione, per questo sono vincenti. Necessitano di meno spiegazioni, aiutano a ricreare momenti di amicizia e di dialogo. C’è voglia di creare situazioni di amicizia e rapporti, il vino va visto come elemento di attrazione , il convivio come momento di consesso.
Si beve meno vino (di tutti i tipi, ad eccezione di quelli con le bollicine che crescono da un anno all’altro mediamente a due cifre) perché si producono ancora vini descritti dalle guide, vini da manuale e scolastici, vini per mercati maturi, per consumatori allenati e “ innamorati” della bottiglia, meno della piacevole e semplice naturalità del prodotto. Occorre differenziare la produzione nazionale in vini destinati all’estero, e con una ulteriore divisione fra Paesi consumatori e Paesi neofiti o iniziati, e in vini per il mercato nazionale e ulteriormente fra canali e luoghi diversificati in base alla tipologia e al rapporto identità/valore. Il consumatore italiano punta sui vini frizzanti Lambrusco, Prosecco, Gutturnio, Riesling, Verdicchio, Soave, Trebbiano. Il mercato nazionale vuole vini bianchi e effervescenti, vini rossi meno corposi, meno grassi, meno alcolici e più eterei e profumati. Ma l’eccezione che anche i vini pregiati e di lignaggio hanno ancora una presenza a prezzi elevati in crescita, non è altro che una ulteriore conferma che la grande maggioranza dei consumatori “ normali e dei grandi numeri” chiede un vino diverso. Un caso sempre di grande crescita è dato dal vino “ col fondo” , il frizzante naturale, espressione del metodo che qualcuno chiama “ ancestrale” e che trova nel Prosecco-Glera con lo spago e nel Lambrusco dell’Emilia i più gettonati esempi all’estero e in Europa.
PRODUZIONE & CONSUMI
In Italia i “genius loci” dei vini frizzanti solo l’Emilia Romagna e il Veneto, con il Piemonte e la Lombardia che si contendono la terza piazza. Un quadrilatero che va dalle tipologie bianche a quelle rosse, passando per i rosati. I vini frizzanti rosati stanno piacendo, ma soprattutto hanno un ottimo mercato all’estero. Nel 2010 il consumo di bottiglie totali è stimato in circa 380 milioni, di cui 90-100 milioni in Italia e 270-290 milioni all’estero (124,3 milioni di litri certificati nel primo semestre 2010). Di queste bottiglie, 23 milioni sono di vini rosati prodotti prevalentemente in Piemonte (zona Asti e Acqui), in Emilia ( zona Reggio e Modena), in Lombardia (zona Brescia) e in Veneto (zona Verona e Treviso). L’Emilia produce circa il 50% nazionale. All’estero va la maggior parte della produzione: in Germania, in Russia, Est Europa, Sud America. Il prezzo medio all’origine varia dai 4,28 € dei frizzanti Dop varietali ai 1,70 € dei frizzanti generici. In totale si presume un fatturato all’origine di circa € 800 milioni di Euro, per un giro d’affari al consumo totale (Italia e Export) di 1,3 mld di Euro.
Rispetto al 2009 si è constatato una crescita maggiore per i vini frizzanti Dop rossi (+ 2,5%) e per i frizzanti generici bianchi (+ 7%). Il Piemonte e la Lombardia sono le Regioni che commercializzano più bottiglie, anche in rapporto ai volumi prodotti. Il Lambrusco è il re dei vini frizzanti: quello lombardo (Mantova) si attesta su circa 12-14 milioni di bottiglie, mentre quello Emiliano (Reggio, Modena, Parma, Bologna) è stimato in circa 140-150 milioni di bottiglie. In Veneto la produzione è di circa 70 milioni di bottiglie (circa 50 milioni solo nella zona del Veronese e Vicentino e circa 20 milioni in Treviso fra Conegliano Valdobbiadene Docg, Prosecco “col fondo”, Doc e altri), seguita in ordine da Lombardia e da Piemonte con circa rispettivamente 30-40 milioni di bottiglie e 70-80 milioni. Buone le performance di commercializzazione dell’Oltrepo Pavese e dei Colli Piacentini, dove Malvasia di Candia, Riesling, Pinot sia Dop che Igp, la fanno da padrona per complessive 15- 17 milioni di bottiglie. Un caso a parte il Gutturnio Dop, vino rosso e uvaggio di Barbera e Bonarda dei Colli Piacentini, con 7 milioni di bottiglie vendute nel 2010. Il Gutturnio è cresciuto del 8% come consumo nel 2010. Infine il “resto d’Italia” produce e commercializza circa altre 10-15 milioni di bottiglie soprattutto nelle zone della Romagna, delle Marche e dell’Abruzzo.
VENDITE NELLA GDO
Non si riscontra – come Ovse.org – un calo delle vendite nella Gdo, anzi si riscontra una crescita soprattutto di vini spumanti e frizzanti perché il consumo domestico è cresciuto anche nel 2010. Si è constatato – e sarà sicuramente la linea guida anche del 2011 – uno spostamento del consumo dai vini a prezzo medio ai vini di più contenuto prezzo sullo scaffale, fra i 2,90 e i 4,90 il prezzo più gettonato. In Enoteca il prezzo sale fra gli 8 e i 12 euro e al ristorante la fascia “ più frizzante” è sicuramente quella collocata fra i 12 e i 16 euro. All’estero nel 2011 si prevede ancora una crescita per i frizzanti “ generici made in Italy”, un pò anonimi. I produttori dovrebbero puntare sulla crescita e riconoscibilità qualitativa attraverso aggregazione, forza di filiera e di mercato, marchi solidi e strategie unitarie di comunicazione. Non eventi frastagliati e marginali, ma unico, completo, importante. E’ indispensabile che le grandi Denominazioni attuino un sistema di controllo e di gestione della produzione, in modo che si individuino giuste quantità produttive.
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