di: Michele Airoldi
Autore del libro Birrerie Storiche d’Italia
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SOMMARIO: Dagli Inizi Fino Al 1920 – Il Periodo Fascista – Evoluzione Nel Corso Del ‘900
Rif. Temporale novembre 2007
A – DAGLI INIZI FINO AL 1920
BIRRA KETTER
Documenti ufficiali indicano in tale Baldassarre Ketter il primo a produrre birra in Italia. Il 22 maggio 1789 gli fu concesso, dagli Stati sardi, il privilegio per la fabbricazione della birra nella città di Nizza Monferrato. Keller dopo solo due anni cede la sua attività a Giovanni Debernardi che ottiene di poter commercializzare la sua birra in tutto il Piemonte. Di questi due produttori si conoscono praticamente solo gli atti con cui veniva loro concesso di produrre e commercializzare birra.
BIRRA WUHRER
Personalmente ritengo che il primo e vero grande birraio apparso in Italia sia Franz Wuhrer che nel 1829 fonda una fabbrica a Brescia. La famiglia Wuhrer produceva birra in Austria addirittura dal 1600. Mi piace considerare Wuhrer il primo birraio italiano perché dopo solo otto anni che era arrivato in italia, per riconoscenza alla nazione che lo aveva ospitato, da Franz diventa Francesco e due suoi figli Giuseppe e Pietro saranno seguaci di Garibaldi.Wuhrer ha subito un grande successo e nel 1851 acquista uno stabile in via Calchera dove può ampliare la sua fabbrica. Gli subentrerà il figlio Pietro nato nel 1847 poi suo figlio, anch’esso Pietro, nato nel 1879, senza dubbio il più innovatore.Nel 1889 i Wuhrer coronano il loro sucesso con la nascita della nuova grande fabbrica della Bornata (dal nome della via in cui si trovava) notevole esempio di architettura industriale. Gli anni che seguono sono però poco favorevoli a causa anche di un decreto governativo volto a tassare fortemente questa bevanda per favorire il mercato vinicolo. Si decide allora di chiudere la nuova fabbrica e si torna a produrre nella vecchia. Nel 1898 la produzione tocca un minimo di 1.500. ettolitri!
E’ a questo punto che la direzione generale passa nelle mani di Pietro Junior. Ricco di cognizioni ed esperienze maturate all’estero a Worms e Monaco di Baviera questo intraprendente vent’enne trasforma completamente la fabbrica ed in pochi anni la porta la successo. Parlano le cifre relative alla produzione: 1899/900 hl. 3.122, 1905/1906 hl. 7.000, 1909/1910 hl. 13.904, 1912/13 hl. 23.689.La vecchia sede di Via Calchera viene trasformata in ristorante e caffè chantant. Nel 1915 ristorante e teatrino vengono spostati in Via Magenta in uno spazioso chalet liberty. L’arrivo della guerra non favorisce certo lo sviluppo dell’attività. La produzione del 1918 è di 25.000 ettolitri. Pietro Wuhrer non è certo tipo di arrendersi. Crea una nuova malteria, installa nuove macchine in locali più spaziosi così da produrre fino a 150 quintali di malto e 1.000 ettolitri di birra al giorno e la produzione torna a crescere: 1919 hl. 44.819, 1920 hl. 56.407, 1921/22 hl.62.747.
I BIRRIFICI DELLA VAL CHIAVENNA
Nel frattempo a Chiavenna, cittadina alla confluenza dei fiumi Liro e Mera sulla strada che porta al Passo Spluga, nascono diverse fabbriche. Lo sviluppo di queste fabbriche è favorito dalla presenza di buona acqua e di ‘crotti’ (grotte naturali) che permettono di conservare il prodotto in condizioni ottimali.La più antica fabbrica di cui si ha notizia è la Tunesi che nasce nel 1833. L’avventura di questa birreria dura circa vent’anni quando un certo Hans Ritter austriaco intuisce le possibilità che offre il luogo e rileva l’azienda con tutte le attrezzature trasferendosi nella zona denominata Bottonera. Il successo di Ritter porta alla nascita di altre birrerie. Nel volgere di pochi anni nascono ben sette birrifici situati fra Chiavenna, Piuro e Villa di Chiavenna.: Mattoi-Vanossi e C., Giacomo De Steffani, Silvera e C., G. Coray e C, Giovanni Dolcino, Franz Hagen e C., Fratelli Gianotti.La presenza di tante birrerie comporta una battaglia commerciale senza esclusione di colpi con il risultato, complice anche la nascita in altre città di nuove birrerie più moderne, che all’inizio del 900 sopravvive solo il Birrificio Spluga subentrato a Mattoi e Vanossi. Il periodo che precede la prima guerra mondiale vede il maggior splendore e successo commerciale di questo birrificio.
BIRRERIA ZIMMERMAN Nel 1837 nasce la seconda storica birreria italiana; la Zimmermann. Il fondatore è Anton Zimmermann nato a Gressoney .St. Jean il 7 aprile 1803. L’azienda stabilisce la sua sede ad Aosta in Via Xavier de Maistre. La birreria conosce un immediato successo incontrando il gradimento degli abitanti della regione e dei molti turisti che la frequentano. Alla morte del fondatore (3 maggio 1873) la responsabilità dell’azienda passa al nipote Antonio Thedy. Antonio mette a frutto quanto studiato nella prestigiosa scuola di Augsburg dedicandosi con energia e determinazione allo sviluppo della birreria. All’inizio del 900 la Brasserie Zimmermann si presenta come un’industria moderna e razionale di grande prestigio. All’inizio della prima guerra mondiale la società cambia ragione sociale e diventa la Società in accomandita semplice ‘Birra Aosta’ di Matilde Vincent & C. e continua a prosperare.Nel 1925 la direzione dell’azienda passa da Antonio Thedy al cognato Corrado Vincent.
BIRRERIA MENABREA
Nel 1846 nasce la birreria Menabrea. A fondarla sono il signor Welf di Gressoney e i fratelli Antonio e Gian Battista Caraccio nativi di Broglio. Nel 1854 la fabbrica viene affittata a Jean Joseph Menabrea e Anton Zimmermann entrambi di Gressoney soci della birreria Zimmermann. Il 3 ottobre 1864 i fratelli Caraccio cedono definitivamente l’azienda a Antonio Zimmermann, Joseph Menabrea e Giuseppe Inon per 95.000 lire. Gli interessi di Anton Zimmermann si orientano sempre di più verso Aosta per cui esce dalla Società. Il 6 luglio 1872 viene costituita un’altra società, la G. Menabrea e figli (Carlo e Alberto) . Nel 1885 l’avversa sorte, che aveva portato già a morte prematura Alberto a solo 27 anni, colpisce ancora con la morte di Carlo. La vedova Eugenia Squinto, per portare avanti la conduzione della birreria, la affitta al fratello Pietro che la gestisce con oculatezza fino alla morte della sorella.
E’ il 1896 ed i due cognati (mariti delle figlie di Eugenia Squinto) Emilio Thedy e Augusto Antoniotti fondano una società che prosegue l’attività di produzione birraria con notevole successo commerciale. La politica di Thedy ed Antoniotti è lungimirante e vincente, per la produzione vengono impiegate le migliori materie prime. La seconda carta vincente della loro filosofia aziendale è la tecnologia. Le vecchie caldaie a legna e carbone vengono sostituite da modernissime caldaie in rame alimentate a vapore. Il 1905 all’Esposizione di Varallo i prodotti della Menabrea ottengono il Gran Diploma d’Onore, nel 1911 a Torino ricevono la medaglia d’oro. Durante la prima Guerra Mondiale l’azienda incontra momenti difficili anche per l’assenza di Federico Menabrea che presta servizio militare, si ripropone però subito sul mercato internazionale nell’immediato dopoguerra.
LA BIRRA PERONI
Nel 1848 nasce la quarta grande birreria italiana; la Peroni. Il capostipite Francesco Peroni inizia la sua attività a Pavia dove è originario ma ben presto trasferisce l’attività a Roma. Qui l’azienda, guidata dai figli del fondatore Giovanni e poi Cesare, incontra presto un notevole successo. Nel 1901 la Ditta Francesco Peroni si fonde con la Società romana per la fabbricazione del ghiaccio e della neve artificiale. Nel 1907 nasce la Società Anonima Birra Peroni, Ghiaccio e Magazzini Frigoriferi. Nel 1924 sono maturi i tempi per il nuovo stabilimento di Bari cui seguirà, nel 1929, quello di Napoli.
BIRRERIA FORST
Nel 1857 è la volta della birreria Forst. Per iniziativa di Johann Wellnofer e Franz Tappeiner nasce una fabbrica di birra a Foresta una frazione di Lagundo alle porte di Merano. Nel 1863 Josef Fuchs acquista la piccola fabbrica, sicuramente interessato alla nuova iniziativa imprenditoriale, ma altresì molto interessato al foraggio che derivava dalla produzione della birra. Era infatti proprietario di una importante azienda agricola con allevamento di bestiame. Ebbe comunque molto successo al punto che quando cedette la gestione a suo figlio Hans nel 1890 aveva già raggiunto la ragguardevole produzione di 6.000 ettolitri che nel 1900 diventeranno 18.500. In quell’anno fu installato un impianto di produzione del freddo da 100.000 frigorie/ora costruito dalla Linde. Serviva per il raffreddamento delle cantine e la fabbricazione del ghiaccio.
BIRRERIA MORETTI
Il 1859 vede la nascita della ‘Fabbrica di birra e ghiaccio’ di Luigi Moretti. Altro nome storico nel panorama della produzione di birra in Italia. Nato da una facoltosa famiglia udinese di mercanti, Luigi Moretti, era ben introdotto nel commercio della birra che la sua famiglia comprava dalla vicina Austria. La prima bottiglia di birra viene venduta nell’estate del 1860. Quella della famiglia Moretti è una storia caratterizzata dalla tenacia che le ha consentito di superare le pagine nere della storia. I saccheggi, le devastazioni degli anni 1917/18 non hanno impedito che la birreria, già nel 1920, riprendesse in pieno la propria attività producendo 4.703 ettolitri di birra che nel 1921/22 balzarono subito a 28736.
BIRRERIA DREHER
Nel 1865 a Trieste nasce una fabbrica di birra che in seguito verrà acquistata da Anton Dreher forte dei successi già ottenuti con le fabbriche di Vienna e Budapest. Da documenti conservati nell’archivio di stato di Trieste, si rileva che con atto costitutivo redatto il 10 luglio 1865 nasce la ‘Prima società per la fabbrica della birra di Trieste’. L’idea nasce nella mente di tale Carlo Voelckner giunto da Praga e viene concretizzata da Pasquale Rivoltella, nome di grande prestigio a Trieste. Si costituisce un Comitato Fondatore di cui fanno parte anche Francesco Ringoffer proveniente da Praga, fabbricante di macchine da birra, ed il cav. Francesco Gossleth artigiano ebanista immigrato dalla nativa Budapest. Il merito principale per la realizzazione della fabbrica va però al cav. Elio Morpurgo. Personalità politica di alto livello convince la Banca Rotschild a partecipare alla costituzione della Società per la birra di Trieste. Viene così sottoscritto un capitale di 700.000 fiorini. I lavori per la costruzione della fabbrica iniziano il 29 maggio 1865 addirittura sei settimane prima della legale costituzione della Società. In soli 230 giorni la fabbrica viene ultimata ed inaugurata il 15 gennaio 1866. Purtroppo la birra prodotta non incontra il favore dei consumatori. In un solo esercizio le perdite raggiungono i 180.000 fiorini.
E’ a questo punto che si fa avanti Anton Dreher che acquista la fabbrica per 300.000 fiorini. Rimasta chiusa per parecchi mesi la fabbrica viene riattivata nel gennaio 1870 con il nome di Dreher. Nel 1874 è la prima birreria che installa il compressore per la creazione del freddo ideato da Carl von Linde. Nonostante il prestigio del nome le vendite non decollano. Nel 1894 la fabbrica di Trieste produce solo 33.000 ettolitri a fronte dei 700.000 del Gruppo Dreher. Negli anni successivi è tutto il gruppo a risentire di una crisi e la produzione del 1905 scende a 400.0000 ettolitri. E’ giocoforza un processo di avvicinamento con altri due gruppi di birrai austriaci i Mautner ed i Melchi. Nel 1913 si concretizza il progetto di fusione agevolato dal fatto che la moglie di Dreher era una Melchi. I frutti non tardano ad arrivare e nel 1914, la nuova società, che aveva preso il nome di ‘Vereinigte Brauereien’, produce 1.250.000 ettolitri di cui 120.000 a Trieste. Era però alle porte la prima guerra mondiale e la società viene indotta a sottoscrivere prestiti di guerra per ben dodici milioni di corone. Si trova così alla fine del 1918 in una situazione finanziaria spaventosa. Nel 1921 muoiono Anton Dreher e Oscar Anton Dreher dopo che nel 1917 era morto il, figlio del vecchio presidente anch’esso di nome Anton. Si spegne così la dinastia dei Dreher. I superstiti vendono l’azienda ad un gruppo di banche finchè nel 1928 i Fratelli Lucani, fondatori della Birreria Pedavena, si fanno avanti per rilevare l’intero pacchetto azionario.
BIRRERIA PORETTI
Nel 1877 Angelo Poretti rimpatria dopo una lunga attività di imprenditore edile in Austria ed in Boemia dove ha avuto modo di conoscere il prodotto birra. Deciso a fondare una fabbrica di birra porta con sé il Braumeister Anger. Nativo di Vedano Olona individua il posto ideale per la sua fabbrica a Induno Olona dove acquista, dal Marchese Medici, un mulino posto all’inizio della Valganna in prossimità della gola detta ‘Fontana degli ammalati’. La fontana, nota per le sue doti benefiche, avrebbe fornito ottima acqua, mentre i vicini laghetti di Ganna e di Ghirla avrebbero procurato il ghiaccio indispensabile per la stagione estiva ed infine il fiume Olona sarebbe servito per azionare la ruota con cui muovere gli impianti. Angelo Poretti sapeva il fatto suo; in pochi mesi realizza la fabbrica che ha subito notevole successo divenendo in breve la rinomata Fabbrica ‘A.Poretti e C.’. Alla sua morte, sopravvenuta nel 1902, gli succedono i nipoti Angelo Magnani e Edoardo Chiesa. A Chiesa si deve la notevole architettura della fabbrica realizzata nel primo decennio del ‘900.
BIRRERIA WUNSTER
Nel 1879 nasce la birreria Wunster. Heinrich von Wunster trasforma una fabbrica di tessuti del padre, esistente a Seriate in provincia di Bergamo, in birreria. Nonostante nelle vicinanze esistano già altre birrerie ottiene un discreto successo. La prima denominazione della birreria è ‘Premiata fabbrica di birra a vapore’. La birra prodotta viene venduta in fusti e bottiglie con tappo di sughero con il marchio ‘Birra Seriat’. Nel 1915 i tre figli del fondatore, che avevano optato per la cittadinanza italiana, vengono chiamati alle armi. La fabbrica intestata al padre, cittadino straniero, viene chiusa. Alla fine della guerra con il ritorno dei fratelli von Wunster dal fronte l’attività viene ripresa.
BIRRA ITALA PILSEN
Il 1890 a Padova nasce la Birra Cappellari rilevata nel 1916 dal Rag. Arrigo Olivieri. Nel 1919, dopo la fusione della birra Cappellari con la birra Maura, seconda fabbrica padovana, e l’ingresso del socio Giovanni Battista Frigo, la ragione sociale viene modificata in Birra Itala Pilsen e con tale nome giungerà fino ai giorni nostri entrando così a pieno merito fra le birrerie storiche d’Italia.
BIRRERIA PEDAVENA
Il 1895 infine nasce l’ultima delle birrerie storiche d’Italia. La Birra Pedavena dei Fratelli Luciani. Tutto comincia in un piccolo paese dell’Agordino noto a quei tempi come Forno di Canale e poi cambiato in Canale d’Agordo. E’ qui che vedono la luce i tre fratelli che daranno vita ad una delle maggiori industrie italiane della birra. Il più giovane, Giovanni, è anche il più intraprendente. Prende in affitto un vecchio edificio che in passato aveva ospitato la fabbrica artigianale di birra Zanini e in società con il fratello Sante inizia la produzione. Si rende però subito conto che il mercato dell’Agordino non offre grosse possibilità di sviluppo ed individua a Pedavena (BL) la zona ideale per impiantare la nuova fabbrica. Le ragioni di questa scelta sono: la ricchezza di acque sorgive, la facilità di approviggionarsi di ghiaccio, il vicino scalo ferroviario di Feltre. L’otto marzo 1896 iniziano i lavori di costruzione. Il 17 febbraio 1897 inizia l’attività produttiva con circa 1000 ettolitri annui. L’ottima qualità della birra incontra il gusto dei consumatori così che dopo una decina di anni si arriva a produrre 10.000 ettolitri. Viene rivolta molta attenzione agli aspetti tecnologici.
Nel 1905 lo stabilimento viene dotato di un impianto frigorifero in grado di sviluppare 70.000 frigorie e capace di produrre 5 quintali di ghiaccio in 12 ore. Nel 1910 vengono ristrutturati tutti gli impianti per portare la produzione a 30.000 ettolitri annui. L’attività produttiva progredisce fino allo scoppio della guerra poi la fortuna sembra volgere le spalle ai Lucani. Nel 1916 muore Sante. Il 24 ottobre 1917 l’esercito italiano è costretto a ritirarsi. La provincia di Belluno viene occupata dalle truppe austroungariche che provvedono a requisire tutti i metalli utili all’industria bellica. La fabbrica viene occupata e saccheggiata,un’ala dello stabilimento viene addirittura data alle fiamme. I Luciani lasciano Pedavena per rifugiarsi a Gragnano in provincia di Lucca. Al loro ritorno alla fine del 1918 li aspetta uno spettacolo desolante. La fabbrica è ridotta ad un cumolo di macerie. Inizia subito l’opera di ricostruzione cui partecipano anche i figli ed i nipoti Felice, Ettore e Arturo. La produzione riprende già nella primavera del 1920. A fine anno saranno prodotti 20.000 ettolitri.
Oltre a queste birrerie, che hanno fatto la storia della birra in Italia in quanto sopravvivono tutt’oggi, nascono, fra il 1880 e la fine del secolo, moltissime altre birrerie. Nel 1894 (anno di massima diffusione) se ne contano ben 151! A questa fase di grande crescita segue, nei primi anni del 900, una naturale fase di assestamento caratterizzata dallo sviluppo delle fabbriche più forti e più attrezzate che assorbono o costringono alla chiusura numerose piccole fabbriche.
Occorre considerare che la produzione della birra richiede l’impiego di materiale complesso il cui costo è considerevole. Tale costo non è direttamente proporzionale alla quantità prodotta ma decresce progressivamente solo col crescere della produzione cosicché, ad esempio, per produrre 10.000 ettolitri di birra il costo del macchinario poteva allora aggirarsi sulle lire 30 per ettolitro, per una produzione di 30.00 ettolitri il costo si riduceva a circa 20 lire a ettolitro. Si aggiunga che falliti i tentativi di poter conservare la birra in cantine sotterranee, motivo per cui si impiantavano le fabbriche in zone montane, si dovette pensare a refrigerare la birra con moderni e costosi impianti frigoriferi. Nel 1900 il numero scende a 95 e nel 1910 a 86. Infine nel 1920 ne sopravvivono solo 59.
Nel frattempo, la produzione aumenta notevolmente. Nel 1900 163.000 hl, nel 1910 598.000 hl, nel 1920 1.157.000 hl. fino a giungere nel 1924 ad una punta di circa un milione e mezzo di ettolitri. Ciò a conferma del fatto che la grande fabbrica riesce a produrre meglio ed a costi inferiori potendo meglio seguire il progresso tecnologico grazie ai mezzi finanziari di cui dispone.
I decenni successivi agli anni venti vedranno una rivoluzione nel mondo della birra in Italia. Le birrerie Wuhrer, Zimmermann (poi Aosta), Menabrea, Peroni, Forst, Moretti, Dreher, Poretti, Wunster, Itala Pilsen (ex Cappellari e Maura), Pedavena (ex Fratelli Lucani) prendono il sopravvento e tutte le altre vengono assorbite o sono costrette a chiudere. Si è ritenuto perciò opportuno concentrare l’attenzione su queste 11 birrerie che io amo definire ‘storiche’ in quanto vantano oltre cento anni di ininterrotta attività.
B – IL PERIODO FASCISTA
Lo sviluppo delle fabbriche di birra italiane nel periodo fascista incontra, a prescindere dalla grave crisi del 1929, due grosse difficoltà:
– L’importanza che la produzione vinicola riveste per tutta l’economia italiana, Il che induce il Governo a concedere maggiori vantaggi sia per la produzione che per il commercio del vino con conseguenti difficoltà per i produttori di birra.
– La necessità di importare dall’estero il luppolo ed il malto. Il prodotto birra viene così vissuto dal Governo come non italiano al 100%. E ben si sa come a quel tempo fossero privilegiati i prodotti nazionali (un famoso manifesto recitava “Non togliete il pane ai figli dei nostri lavoratori acquistate prodotti italiani”).
Il Governo si trova però a dover fronteggiare l’importazione, non gradita, di birra dall’estero in particolar modo dalla Germania. Ciò gioca a favore delle fabbriche di birra italiane. Da un lato il Governo impone un nuovo dazio doganale di 35 lire oro per ettolitro, dall’altro inizia a guardare con occhio più benevolo alla produzione di birra nazionale.
I giornali di partito pubblicano articoli in favore della campagna birraria. Aumenta la produzione nazionale del malto (che arriverà al 20% del fabbisogno totale) grazie anche all’intuito di un grande birraio, Pietro Wuhrer. Fervono esperimenti per la produzione del luppolo in Italia. Nell’estate 1929/1930 le fabbriche di birra si impegnano in una campagna pubblicitaria, che copre tutto il territorio nazionale, investendo circa 5 milioni di lire. Questa viene però vissuta male dai viticultori fino a portare a scontri fra le due Federazioni.
I risultati non sono però soddisfacenti. Il consumo di birra per abitante arriva a circa 3 litri contro i 90 del vino. La birra continua ad essere concepita come una bibita estiva e tutti gli sforzi per destagionalizzarla risultano infruttuosi.
Si cercano allora sbocchi in paesi caldi. Il Governo stimola i produttori ad esportare in Africa. Non avendo l’industria italiana esperienze per la vendita di birra nei paesi tropicali, l’Istituto Nazionale per l’esportazione pubblica uno studio circa l’esportazione birraria tedesca verso le regioni africane. Esso riguarda: sistemi di fabbricazione per una miglior conservazione del prodotto, mezzi e possibilità di esportazione, zone d’influenza delle fabbriche tedesche, giungendo alla conclusione che in certe parti dell’Africa toccati dai bastimenti della ‘Libera Triestina’ si potrebbe organizzare l’esportazione della birra italiana.
Con particolare attenzione viene esaminata l’esportazione verso l’Africa Portoghese e specialmente in Mozambico. A parere dell’Istituto per l’esportazione i 5.632 ettoilitri di birra che questo paese importa dall’Olanda e dalla Germania non coprono interamente il fabbisogno della colonia. Parecchie birrerie si trovano impegnate in questo programma: Dreher ( la prima birreria a risolvere il problema della conservazione del prodotto ai climi tropicali), Peroni, Paszkowski, Livorno, cui seguiranno altre.
Dopo la guerra d’Etiopia le esportazioni si concentrano verso le colonie e i territori africani di dominio italiano. Si esporta soprattutto in Libia, in Etiopia, in Somalia, in Albania a Rodi. Nel 1936 nasce la Compagnia imperiale per la birra in Etiopia. Una società per azioni con capitale di 500.000 lire. Nel 1937 le principali birrerie esportatrici danno vita alla Società anonima Birra Africa orientale anch’essa con capitale di 500.000 lire. Le ditte firmatarie sono 15. Nel 1939, superati gli elementi di discordia venuti alla luce alla metà degli anni 30 e rinnovato il patto di rispetto della clientela, si disciplina l’esportazione tramite il Consorzio esportatori birra in Africa orientale. A seguito di questi impulsi le esportazioni nel decennio 1930/1939 passano da 18.000 ettolitri a 160.000. Il dato è ancora più significativo se confrontato con quello nazionale che, a seguito della recessione del 1929, passa da 902.000 ettolitri a 708.000 dopo aver toccato un minimo di 290.000 ettolitri nel 1934/35. Verranno anche aperte fabbriche come la Birreria OEA a Tripoli, la Cirene a Bengasi, la Korca in Albania ma, queste, con modesti risultati.
C –EVOLUZIONE NEL CORSO DEL ‘900
Già dagli anni 20 per i produttori di birra si era avuto un periodo di grosse concentrazioni che portarono, nel corso di qualche decennio, alla sopravvivenza di soli 11marchi. Cercheremo di scoprire come si sono evolute queste 11 grosse realtà e come sono giunte ai giorni nostri.
BIRRA WUHRER:
Per la Wuhrer il periodo delle concentrazioni inizia già nel 1918 quando viene acquistata la birreria Blumau di Prato all’Isarco presso Bolzano che viene immediatamente smantellata. Nel 1924 viene acquisita la birreria Spiess di Rimini, già chiusa a causa di gravi difficoltà, per prelevare l’impianto all’avanguardia Nathan e trasferirlo nello stabilimento di Brescia. Nel 1935 viene acquistata la birreria Paszkowski di Firenze. Questa birreria viene fondata nel 1903 da Carlo Paszkowski che, a sua volta, aveva assorbito nel 1920 la fabbrica di Birra Roma mantenendo aperto lo stabilimento romano.
Nel 1942 la fabbrica storica della Bornata a Brescia si estende su 25.000 metri quadrati. Il totale dei dipendenti, compresi quelli di Firenze (ex Birra Paszkowski) e Roma (ex Birra Roma), è costituito da 500 operai e 30 impiegati. Nel 1943 viene pesantemente bombardata la fabbrica romana (ex birra Roma) successivamente ricostruita. Nel 1944 la fabbrica di Brescia viene requisita dai militari tedeschi che ne assumono la gestione assorbendo pressoché tutta la produzione peraltro molto ridotta: 5.196 HL nel 1943-1944 e solo 3.963 l’anno successivo.
La rinascita dopo la parentesi bellica è però immediata: 18.556 HL nel 1945 e 27.665 l’anno successivo per giungere ai 79.933 HL nel 1950-51. Il 1949 vede la nascita di una birra speciale che, per la sua trasparenza viene chiamata “Crystall”.Questa birra di 14 gradi saccarometrici viene ottenuta con raffinati accorgimenti tecnici dal Braumeister Guglielmo Peretti un argentino formatisi in Germania. La bontà di questa birra è testimoniata dal fatto che è ancora prodotta ai giorni nostri! E’ poi la volta di una birra scurissima denominata St. Peter’s Beer. Nel 1953 la birreria festeggia i suoi primi 125 anni producendo il 12% della produzione totale delle birrerie italiane nel frattempo ridotte a 30.
Nel 1958 viene rilevata la Birra Ronzani di Casalecchio del Reno (BO). La Birra Ronzani nasce ad opera di Camillo Ronzani nel 1855. Nel 1929 la fabbrica confluisce nella Società anonima Birra Bologna che, nel 1925, aveva assorbito la Fabbrica Birra Bologna. Quattro anni dopo, nel 1962, la società bolognese assume la denominazione di Birra Wuhrer Bologna SpA e nel 1970 viene incorporata nella Birra Wuhrer SpA. Contrariamente alla prassi abituale, di rilevare vecchie fabbriche per toglierle dal mercato, la fabbrica di Casalecchio viene mantenuta attiva. Nel 1963 viene assorbita la Birra L.E.O.N.E. (Lavorazione estratti orzi nazionali ed esteri) di San Cipriano Po nel Pavese. Questa Birreria nata per iniziativa di una famiglia di commercianti di vino incontra subito grandi difficoltà da qui la proposta per la cessione alla famiglia Wuhrer. Nel 1965 chiude, complice un’alluvione, la fabbrica di Firenze. Nel 1969, per soddisfare la sempre maggiore richiesta di birra delle regioni meridionali del paese, viene inaugurata la nuova fabbrica di Battipaglia.
Le varie fabbriche del Gruppo producevano la birra Wuhrer normale mentre le birra speciali ( Crystall, St. Peter’s Beer e la doppio malto) venivano prodotte solamente dallo stabilimento di Brescia. Un tentativo di produrre la Crystall nello stabilimento bolognese fallisce per la qualità non idonea dell’acqua a conferma della delicatezza di questo componente nella produzione della birra. Il 12 novembre 1967 viene a mancare Pietro Wuhrer, uno dei più grandi protagonisti dell’industria birraria in Italia. Nel 1970 la società per azioni Birra Wuher include le fabbriche di Brescia, San Cipriano Po, Roma e Casalecchio di Reno (quest’ultima verrà chiuso nel 1975 in quanto ritenuto obsoleta) mentre alla fabbrica di Battipaglia viene assegnato il nome di Birra Wuhrer Sud. Nel 1972 la fabbrica bresciana incontra gravi difficoltà economiche tanto da indurre i fratelli Wuhrer (Francesco, Walter e Cesare), succeduti al padre, a cercare nuovi capitali.
Viene individuato un giovane imprenditore birrario Giovanni Santambrogio proprietario delle fabbriche di birra Sempione (nata nel 1906) e Italia (nata nel 1922 e chiusa nel 1972). L’accordo richiede però anche l’intervento di alcuni industriali: Luigi Lucchini, Mario Dora, Antonio Spada. Nel 1974 viene firmato l’accordo e la Birra Wuhrer, dopo 145 anni, cessa di essere proprietà esclusiva della Famiglia fondatrice. Nel 1979 la società si trova nuovamente in difficoltà, viene perciò offerta una partecipazione alla società alimentare francese BSN Gervais Danone che acquisisce il 29 % dell’azienda attraverso la sua controllata Brasseries Kronenburg produttrice dell’omonima birra.. Nell’aprile 1982 Lucchini, Dora e Spada cedono la loro partecipazione alla Bsn che assume in tal modo il controllo dell’azienda con il 78% delle azioni. Nel 1988, a seguito di un’offerta pubblica di acquisto, la società francese si aggiudica l’intero pacchetto azionario. Nel frattempo fra la Bsn e la Peroni (in quel tempo la maggior industria birraria in Italia) erano nati stretti contatti. Grazie a questi la Peroni nel 1989 si aggiudica la maggioranza della Sogepa (che aveva inglobato la società Wuhrer) e, a dimostrazione che alle grosse aziende interessava semmai il marchio ma non la fabbrica annessa, chiude tutti gli stabilimenti ex Wuhrer a cominciare da quello storico della Bornata. Il marchio Wuhrer, a conferma della bontà del nome, continua però ad essere presente sui banchi di vendita.
BIRRA AOSTA
Nel 1925 la direzione dell’azienda passa da Antonio Thedy al cognato Corrado Vincent. Siamo quindi alla terza generazione di imprenditori. L’azienda ha quasi un secolo di vita e continua a mantenersi al passo con i tempi adeguando prodotto, tecnologia e distribuzione. Vengono allestiti due locali per ospitare l’officina meccanica e la falegnameria dove, oltre alla manutenzione delle botti in legno, vengono costruite le cassette per il trasporto delle bottiglie di birra. Viene installato il primo compressore per rinnovare l’impianto di raffreddamento fino ad allora costituito da tubi a salamoia. Lo sforzo di rinnovamento comprende anche la sostituzione dell’intero parco mezzi, costituito da carri trainati da cavalli, con moderni autocarri. Vengono infine creati depositi a Torino, Milano e Genova. Si arriva così al 1931 con una produzione di 2.600 ettolitri
Nel 1936 Roberto Vincent, a soli vent’anni, dopo aver studiato a Neuchatel in Svizzera ed aver conseguito a Torino il diploma di ragioniere, torna a d Aosta per prendere le redini della Società che dovrà però presto lasciare per indossare la divisa militare. Terminata la guerra il tenente Vincent rientra ed ancora una volta, sotto la sua guida, l’azienda si rinnova; nuovi compressori, nuovi impianti di filtraggio, nuovi macchinari per l’imbottigliamento. Si arriva così al 1955 con una produzione di 7.000 ettolitri che comporta il rifacimento delle vecchie cantine, l’ammodernamento della sala cottura ed un ben attrezzato laboratorio chimico per l’analisi delle materie prime e della produzione in tutte le sue fasi. Vincent mostra anche molta a attenzione nei confronti delle maestranze preoccupandosi per la loro sicurezza sul posto di lavoro. Per i suoi metodi di lavoro viene insignito del titolo di Commendatore della Repubblica. Purtroppo una grave malattia ne causa la morte il 5 febbraio 1965 a soli 51 anni.
Gli eredi si trovano impreparati ad assumere la conduzione dell’azienda e decidono di metterla in vendita. Dopo varie trattative viene accettata l’offerta del Gruppo Faramia in quanto l’unico a garantire la continuazione in loco dell’attività imprenditoriale. Il 7 novembre 1966 nasce la Società per Azioni S.I.B. (Società internazionale birraria) con un capitale sociale di 180 milioni. La nuova società nasce con l’obiettivo di operare su scala nazionale. Non ritenendo perciò più sufficiente il vecchi stabilimento di Via Xavier de Maistre viene acquisita una vasta superficie di 40.000 metri quadri nella località di Pollein su cui viene eretta una nuova grande fabbrica inaugurata il 31 marzo 1973.
Nel frattempo un’ intesa commerciale con la Henninger Brau di Francoforte assicura un importante know-how frutto di oltre 500 anni di tradizione di mastri birrai ed un marchio di indiscusso prestigio internazionale. Nel 1987 lo stabilimento di Pollein arriva a coprire un’area di 80.000 metri quadri di cui 30.000 coperti. Il capitale sociale ammonta a 5.825 milioni, la maestranza, da 37 dipendenti del 1966, è passata a 190, la produzione dai 7.000 ettolitri del 1955 è arrivata a 500.000. Nel 2007 Heineken Italia S.p.A., proprietaria del marchio Henninger Italia dal 1987, ritiene che lo stabilimento di Pollein debba essere chiuso (poco è cambiato rispetto ai primi decenni del secolo). La Regione della Val d’Aosta si attiva perché lo stabilimento rimanga attivo in modo da garantire l’occupazione.
Prende contatti con la Heineken e propone una sponsorizzazione per mantenere operativa la fabbrica per almeno i prossimi due anni. In cosa consiste questa sponsorizzazione? La Val d’Aosta verserà ben 16 milioni di euro in cambio della promozione dell’immagine territoriale che deve avvenire tramite un logo che apparirà su tutte le bottiglie della Birra Dreher, Prinz e Von Wunster ( marchi di proprietà della Heineken). La sopravvivenza della Birreria S.I.B. è così assicurata, anche se a caro prezzo!
BIRRA MENABREA
Il 1924 è un anno d’oro per l’azienda biellese che ottiene quattro Gran premi ed altrettante Medaglie d’oro alle esposizioni di Milano, Roma, Bruxelles e Parigi. L’anno successivo, alla morte di Albertina Menabrea, la sorella Eugenia forma una società con i suoi cinque figli: Federico, Carlo, Alberto, Eugenio e Franco. Negli anni 30 acquisisce prestigiosi locali pubblici a Torino e Novara. Era infatti consuetudine che le birrerie gestissero in proprio locali pubblici spesso prestigiosi. Fra i figli di Eugenia Menabrea emerge Carlo Thedy che, con l’aiuto del nipote Paolo, figlio del fratello Franco, dirige l’azienda nel frattempo cresciuta ma sempre a misura d’uomo.
All’inizio degli anni 80 la Birra Menabrea guidata da Paolo Thedy, produce annualmente 38.000 ettolitri per poi raggiungere e superare i 40.000. In Italia si stanno però verificando grandi concentrazioni birrarie che mettono in difficoltà le aziende più piccole. Questo fatto, unito ad un’antica amicizia birraria, favoriscono l’entrata della Birra Menabrea nel gruppo Forst nel 1991. L’azienda di Merano, con lungimiranza, lascia la più ampia autonomia. La birreria biellese contraccambia raccogliendo grandi riconoscimenti in tutto il mondo. Nel 2005 e 2006, in particolare, la “Menabrea 150° anniversario strong” vince la medaglia d’oro al World beer Championships di Chicago Illinois USA. Nel 2006 viene a mancare Paolo Thedy e gli succede il figlio Franco.
BIRRA PERONI
Nel 1926 viene assorbita e posta in liquidazione la fabbrica Birra Perugia di proprietà dei soci Dell’Orso e Sanvico. La produzione di questa birreria nell’anno 1925/26 era stata di 1250 ettolitri. Nel 1929 vengono assorbite le Birrerie Meridionali nate nel 1904 dall’unione di capitale svizzero, belga e, in misura minore, italiano. La sede della società è in Via Nuova Capodimonte alle porte di Napoli. La produzione nell’anno 1928 era stata di 20.000 ettolitri. La nuova denominazione sociale è: Birra Peroni Meridionale. Nel 1930 è la volta della Birra d’Abruzzo di Castel di Sangro. La sede amministrativa era a Milano e milanese era il capitale con cui finanziava la sua attività. Nel 1938 viene assorbita la Birra Partenope che si trovava in Via Colonnelle Lahalle nella sede della vecchia Birra Carbone da essa assorbita. Questa birreria, dopo aver contratto forti debiti con il Banco di Napoli e con altri istituti di credito, fallisce nel 1934 e la Peroni se la aggiudica all’asta.
Nel 1938 viene assorbita la fabbrica Birra Livorno di proprietà dei Fratelli De Giacomi. Questa azienda nasce nel 1892 quando Giuseppe De Giacomi arriva da Borgofranco d’Ivrea, dove lo zio possedeva già una fabbrica di birra, ed arriva a produrre fino a 25.000 ettolitri annui. Il 1943 è il periodo più critico per la Peroni che vede requisita dalle truppe tedesche tutta la produzione della fabbrica di Napoli (ex Birrerie Meridionali). Come se ciò non bastasse vengono fatti saltare in aria gli impianti. Si salvano, fortunatamente, alcuni impianti nascosti e la produzione può riprendere nel mese di marzo del 1944. Già nell’esercizio 1944/45 la produzione del Gruppo Peroni è di 80.000 ettolitri per arrivare nell’esercizio 1951/52 a 250.000.
Nel 1955 viene inaugurato il nuovo stabilimento di Napoli. Alla fine degli anni 50 vengono acquisite la fabbrica Dormisch di Udine e la fabbrica Faramia di Savigliano in provincia di Cuneo. La birreria Dormisch inizia la sua attività nel 1881 in un paesino a 50 chilometri da Udine. Anni dopo la fabbrica viene trasferita a Udine dove, nel 1939 arriva a produrre circa 15.000 ettolitri. Per la prima volta la Peroni ritiene opportuno continuare a commercializzare il prodotto nel territorio dove è più radicato mantenendo il marchio d’origine. La Birreria Faramia si estendeva su una superficie di 5.000 metri quadri e la sua produzione era alquanto modesta. Nel 1959 era stata di 4.400 ettolitri. La fabbrica viene ammodernata e nel 1968 arriva a produrre 11.000 ettolitri. Nel 1960/61 è la volta della Itala Pilsen di Padova e della Birra Raffo di Taranto. La Birra Raffo, nata a Taranto nel 1919 ad opera di Vitantonio Raffo aveva sviluppato una buona introduzione in Puglia, Basilicata e parte della Campania. La sua produzione aveva raggiunto nell’anno 1959/60 i 23.000 ettolitri. L’Itala Pilsen viene acquistata in comproprietà con il Gruppo Lucani dagli eredi del fondatore Arrigo Olivieri morto nel 1958.
Il 1963 vede la nascita del marchio “Nastro Azzurro” che viene promozionato con il famoso slogan ”chiamami Peroni sarò la tua birra” proposto dalla bionda Selvi Stubing che, i meno giovani, ricorderanno certamente, Il 1970 vede in difficoltà il Gruppo Lucani che decide di cedere alla Peroni il suo 50% della Itala Pilsen. Ciò permette alla Peroni di effettuare investimenti che porteranno alla realizzazione di un nuovo stabilimento che inizia a produrre nel 1973. Nel frattempo, nel 1971, inizia a produrre la nuova fabbrica romana di via Birolli con una capacità produttiva di 400.000 ettolitri.
Gli anni 80 vedono un accordo con il Gruppo Heineken. La Peroni si impegna a distribuire sul territorio nazionale la birra Amstel (un marchio del Gruppo Heineken) e come corrispettivo concede la licenza per la produzione e commercializzazione della birra Peroni in Ontario tramite la Amstel Brewery Canada Limited. Gli inizi degli anni 80 vedono la nascita della birra tipo Black e della Peroni analcolica prodotta per la linea Punto Weight Warchers. Quest’ultima verrà poi sostituita, nel 1988, dalla Tourtel. Nel 1982 viene raggiunto il prestigioso traguardo di 3 milioni di ettolitri venduti. Nel 1983 inizia l’esportazione, negli Stati Uniti, della birra Raffo. Gli anni 80 vedono la razionalizzazione degli impianti. Nel 1984 chiude il deposito (ex stabilimento) di Livorno, e la fabbrica di Savigliano (ex Faramia). Nel 1985 chiude lo stabilimento di Taranto e nel 1988 quello di Udine.
Nel 1988 la Peroni, per contrastare il Gruppo Heineken, che nel frattempo le aveva stappato la leadership del mercato italiano, sigla un accordo con la multinazionale BSN Gervais Danone che controlla la Wuhrer di Brescia. L’accordo prevede la fusione per incorporazione della Wuhrer nella Peroni il che consente la nascita di un gruppo birrario con una quota del mercato italiano del 41%. Continua inoltre il processo di razionalizzazione che porta nel 1889 alla chiusura dello storico stabilimento Wuhrer di Brescia e nel 1993 quello di S. Cipriano Po (ex birra L.E.O.N.E.). La produzione è così concentrata sugli stabilimenti di: Roma Napoli, Bari e Padova (ex Itala Pilsen). Il 13 maggio 2003, a seguito di un accordo con la multinazionale SabMiller di Johannesburg, la maggioranza della Peroni passa in mani straniere.
BIRRA FORST
Anche questa birreria si preoccupa di eliminare alcuni concorrenti che operano nelle vicinanze. Negli anni 30 vengono assorbite la Birreria Blumau di Vilpiano che poi verrà ceduta alla Wuhrer e la Birra Maffei di Rovereto. A proposito di quest’ultima va segnalato un prezioso scritto di Gaspare Baldassarre Maffei – nipote del fondatore Gaspare Maffei – che racconta la storia della birreria fino alla sua ingloriosa fine nel 1930 quando viene rilevata dalla Forst. Caratteristica, unica in Italia, di questa birreria è di essere giunta proprio quest’anno (2007) a festeggiare 150 anni di storia guidata sempre con crescente successo da un’unica dinastia, la Famiglia Fuchs.
Nel 1863 Josef Fuchs rileva a Merano una birreria nata nel 1857. Nel 1892 subentra il figlio Hans che la regge fino alla sua morte avvenuta nel 1917. Le redini dell’azienda passano alla moglie Signora Fanny che guida l’azienda fino al 1933 quando subentra il figlio Luis Fuchs che in 56 anni di indefessa opera porta l’azienda a grandi risultati. Alla sua morte avvenuta nel 1989 subentra la moglie Margarethe Fuchs, attuale Presidente, che conduce l’azienda con grande competenza non facendo certo rimpiangere i suoi predecessori. Il motto di questa birreria è sempre stato “qualità e rispetto della natura perché la birra è natura”. Ciò appare molto chiaro a coloro che visitano la fabbrica. Un gioiello di architettura inserito perfettamente nell’ambiente. L’ultimo slogan pubblicitario, a conferma di questa vocazione, recita “Forst birra allo stato puro”. La produzione attuale è di circa 700.000 ettolitri annui. La Forst è anche proprietaria della Birreria Menabrea di Biella. In questo caso, con molta lungimiranza, si è deciso di lasciare che questa piccola birreria operasse con la massima autonomia. Decisione che è stata premiata dai grandi riconoscimenti da essa raccolti in tutto il mondo.
BIRRA MORETTI
Gli anni 40 iniziano con una storia molto curiosa e singolare. E’ il 1942 e la birra Moretti viene già bevuta in tutto il Friuli da oltre 80 anni, quando il comm. Lao Menazzi Moretti vede il suo “baffone” seduto ad un tavolino della trattoria Boschetti di Trigesimo. Era il bevitore di birra che cercava, un personaggio genuino, autentico. Il comm. Moretti non se lo lascia scappare, lo avvicina e gli chiede il permesso di fotografarlo e cosa chiedeva in cambio. Si racconta che l’uomo rispose “Cal mi dedi di bevi, a mi baste” che tradotto significa “mi dia da bere a me basta”. Vennero scattate le foto e dopo la guerra furono consegnate al noto cartellonista dell’epoca prof. Segala che ne ricavò un cartellone pubblicitario. Il personaggio, che certamente tutti conoscono, è oggi più che mai utilizzato per reclamizzare la birra Moretti. In televisione, grazie alla nuova tecnologia informatica , lo si può osservare in versione animata.
Nel 1968 viene costruito un nuovo stabilimento a Popoli in Abruzzo che successivamente verrà ceduto alla Dreher. Nel 1992 chiude lo storico stabilimento di Udine e la produzione viene spostata nella nuova fabbrica di S. Giorgio a Nogaro sempre in provincia di Udine. Negli anni ottanta la Moretti è presente con una fabbrica anche a Balvano in provincia di Potenza. Nel 1999 questa viene ceduta alla Società Tarricone s.pa. che nel 2006 ha prodotto 230.000 ettolitri proponendosi così come una nuova importante realtà nel mondo birrario italiano. Il suo prodotto principe è la birra Morena. Ultimamente ha lanciato sul mercato un prodotto innovativo; la Drive beer. Una birra di puro malto dal gusto pieno e corposo ma a gradazione alcolica molto bassa.
Nel 1994 subentra nel capitale sociale il gruppo canadese John Labatt e successivamente, nel 1998, l’azienda viene assorbita dal Gruppo Heineken. L’Antitrust contesta al Gruppo Heineken di avere una posizione predominante sul mercato nazionale e perciò il nuovo stabilimento di S. Giorgio a Nogaro deve essere ceduto. Lo rileva un gruppo di imprenditori che lo gestisce con la denominazione “Castello di Udine s.p.a.”. La Castello, che produce 600/700.000 ettolitri l’anno, a partire dal 2004 incontra alcune difficoltà che la portano a dichiarare esuberi di personale. Ciononostante a marzo del 2006 interviene a salvare la birreria Pedavena che la Heineken aveva chiuso nel mese di luglio 2005.
BIRRA DREHER
Per parecchi anni questa birreria risente delle grande crisi economica del 1929 al punto che la produzione passa dai 118.000 ettolitri del 1928 ai 53.000 del 1933. Il 1936 vede però una svolta grazie anche all’acquisizione di un nuovo mercato nell’Africa Orientale. Nel 1940 si raggiunge così il record storico di 178.000 ettolitri. Questa birreria risentirà però ancora di più, a causa della sua posizione geografia, della Seconda Guerra Mondiale. La produzione torna a scendere a soli 49.000 ettolitri. La situazione di crisi dura fino alla restituzione di Trieste all’Italia. Ancora una volta la ripresa è veloce al punto che nella gestione 60/61 vengono prodotti 282.000 ettolitri che diventano 330.000 l’anno successivo e addirittura 380.000 nel 1964.
Gli anni 60 vedono anche una completa ristrutturazione della fabbrica che non interessa solo gli impianti di produzione ma anche i piazzali di caricamento, i magazzini per la preparazione e lo smistamento delle spedizioni, il parco trasporti. Nel 1965, dopo che la Dreher è entrata a far parte del Gruppo Lucani (Birra Pedavena) nasce il nuovo stabilimento di Massafra in provincia di Taranto che si sviluppa su un’area di 200.000 mq. di cui 30.000 coperti con un potenziale di 300.000 ettolitri annui. Nel 1974 la Dreher passa, con tutte le fabbriche del Gruppo Lucani, sotto il controllo del Gruppo Heineken che nel 1978 decide di chiudere la storica fabbrica di Trieste. Al suo posto viene eretto uno dei tanti monumenti tipici del nostro nuovo modo di vivere; un Centro Commerciale.
BIRRA PORETTI
Anche questa birreria risente della crisi del 1929. Dai 120.000 ettolitri prodotti nel 1922 si scende ad un minimo di 14.344 del 1934. La seconda guerra mondiale non favorisce certo il rilancio. A salvare l’azienda, altrimenti avviata ad un rapido tramonto, interviene una nuova generazione di imprenditori lombardi: i Bassetti. La Poretti poté così inserirsi nel miracolo della ricostruzione tra il 1948 ed il 1974 arrivando a superare i 500.000 ettolitri l’anno. Proprio nel 1974 la Poretti acquista lo stabilimento della Hemmel a Ceccano che produceva col marchio Skol. La produzione di questa fabbrica era allora di circa 100.000 ettolitri l0 anno.
Nel 1975 viene firmato un accordo con la United Breweries di Copenaghen per la produzione e commercializzazione dei marchi Tuborg e Carlsberg. Nel 1982 viene ceduto il 50% delle azioni alla Carlsberg. Nel 1988 vengono prodotti un 1000.000 di ettolitri e ci si proietta verso il milione e mezzo. Ultimo atto nel 1998 quando la Carlsberg acquisisce la maggioranza societaria con il 75% delle azioni e le “Industrie Poretti” cambiano ragione sociale in “Carlsberg Italia”.
BIRRA WUNSTER
Negli anni 30 per superare la crisi economica si pensa ad una fusione prima con la Birra Ambrosiana di Vimercate e poi con la Birra Italia di Milano che rileva le fabbriche di Seriate e Vimercate. Lo stabilimento di Bergamo non entra però nella combinazione e si pensa di rimetterlo in funzione con il nome di “Birra Orobia”. Sono comunque anni difficili e la produzione di questo stabilimento arriva a toccare un minimo di soli 6/7000 ettolitri prodotti in un anno. Passata la seconda guerra mondiale ci si attiva per reperire sul mercato cereali e luppolo a quei tepidi difficile reperibilità. Si acquistano bottiglie a perdere lasciate dagli eserciti alleati e si riprende la produzione.
Nel 1950 si producono 22.532 ettolitri. Nel 1953 si verifica un calo a 16.789 ma poi l’ascesa è continua: 31.000 ettolitri nel 1960, 52.000 nel 1965, 124.000 nel 1970, 194.000 nel 1975, 478.000 nel 1980. Nel frattempo anche l’occupazione cresce: dai 35 dipendenti del 1955 si passa ai 204 del 1980. Nel 1974 iniziano i lavori per la nuova fabbrica di Comun Nuovo vicino a Bergamo. Questa località viene scelta per la notevole disponibilità di acqua e mano d’opera. Il progetto è interamente elaborato dall’ufficio tecnico della Wunster. Occupa un’area di 185.000 metri quadri ed è uno dei più avanzati d’Europa . Il 1986 vede l’ingresso della S.p.A. Peroni che rileva il 35 % delle azioni. Successivamente la Wunster entra a far parte del Gruppo Heineken che,una volta tanto, trova interessante continuare a produrre a Comun Nuovo confermando così quanto sia moderna e all’avanguardia questa nuova fabbrica nonostante sia nata oltre 30 anni fa.
ITALA PILSEN
Anche questa birreria negli anni 20/30 assorbe piccole realtà presenti sul territorio. Fra queste vanno ricordate la Birra Maura e la Birra Cappellari. Nel 1948 viene trasformata in società ad accomandita semplice. In questo periodo con la sua produzione annuale di circa 170.000 ettolitri, 100 operai e 50 impiegati è la quarta azienda in Italia capace di coprire il 7% del mercato nazionale. Distribuiti su tutta la penisola conta ben 90 concessionari tutti dotati di impianto di imbottigliamento. Il pericolo di una realtà siffatta non sfugge alle due più grosse realtà birrarie del momento: i Peroni ed i Fratelli Luciani. Il 30 gennaio 1980 l’Itala Pilsen viene trasformata in Società per Azioni il cui capitale viene sottoscritto al 50% dalla Peroni e dalla Pedavena dei Fratelli Luciani. Nel 1962 viene inaugurato il nuovo centro di imbottigliamento caratterizzato da tre linee da 18.000 a 36.000 bottiglie l’ora. All’inizio degli anni 70 il Gruppo Luciani si trova in difficoltà economiche ed è costretto a cedere la sua quota alla Peroni che ne diviene unica proprietaria. La fabbrica è tutt’oggi un punto di forza del Gruppo Peroni continua a produrre lo storico marchio “Itala Pilsen” oltre ad altri prodotti commercializzati dal Gruppo.
BIRRA PEDAVENA
A metà degli anni venti, per il solito processo di concentrazione di cui abbiamo parlato all’inizio, vengono annesse le antiche fabbriche di birra: Venezia, Piovene Rocchette (Real Summano), Primiero, Longarone. L’acquisizione però più importante avviene nel 1928 quando viene acquistata la Birra Dreher di Trieste, che a quel tempo, produceva 120.000 ettolitri annui Il 1937 è un altro anno importante in quanto viene acquisito il 51% dell’Azienda Birraria Bosio e Caratsch di Torino. Questa birreria viene fondata nel 1845 da Giacomo Bosio. Nel 1940 raggiunge una produzione di 15.000 ettolitri. Anche la Pedavena non sfugge alla crisi del 1929 e la sua produzione, nel periodo 1930/35, si riduce del 70% passando da 71.000 ettolitri a 17.000. Vengono però in aiuto le esportazioni verso le colonie, Africa orientale e Albania. In Albania viene anche fondata una fabbrica nei pressi di Korca. Impresa però di breve durata.
Nel 1942 muoiono, a pochi mesi l’uno dall’altro, i due pionieri superstiti: Giovanni e Luigi Luciani. Ad aggravare la situazione scoppia la seconda guerra mondiale e un decreto ministeriale impone di consegnare tutta la produzione all’esercito italiano. Subentrano poi le truppe tedesche che requisiscono tutta la produzione senza pagarla. L’arrivo degli alleati migliora le cose in quanto garantiscono l’approvvigionamento delle materie prime in cambio dell’acquisizione della produzione pagata in Am-lire. La produzione torna così a crescere. Nel 1945/46 90.000 ettolitri e l’anno successivo, con la possibilità di vendere ai civili, 124.000. L’immediato dopo guerra è ancora, per le birrerie, una corsa alle acquisizioni.
Il Gruppo Luciani non sta certo a guardare e assorbe le seguenti fabbriche: Cervisia di Genova, Metzger di Torino, Borgofranco d’Ivrea. Alla fine degli anni 50 viene costituita la Società per Azioni Mobiliare Industriale Cisalpina che riunisce tutte le aziende del Gruppo. La sede amministrativa viene spostata a Milano. In quegli anni viene rilevata, al 50% con la Peroni, la birreria Itala Pilsen di Padova (vedi storia della birra Peroni). Vanno intanto modificandosi le condizioni di mercato. Aumentano i consumi familiari a scapito di quelli nei locali pubblici. Ciò comporta una nuova strategia di produzione e distribuzione. Nascono le bottiglie a perdere e vedono la luce i primi barattoli. Man mano vengono smantellati gli impianti di imbottigliamento presso i depositi e potenziato l’analogo reparto all’interno della fabbrica.
Nel 1958 grazie all’introduzione di una nuova macchina modello Cemko 50 si imbottigliano 18.000 bottiglie all’ora. Nel 1962 la potenzialità viene portata a 57.000. Nello stesso periodo Arturo Luciani, succeduto al cugino Mario alla sua morte avvenuta nel 1953, attingendo alla cassa del Mezzogiorno, realizza un nuovo stabilimento a Massafra in provincia di Taranto dotato di una capacità produttiva di 300.000 ettolitri. La nuova fabbrica occupa una superficie di 200.000 mq. di cui 30.000 coperti. La sua attività inizia nel 1965 con il marchio Dreher ritenuto di maggior impatto sul mercato locale. Nel 1964 a completamento del programma di espansione viene acquisita la fabbrica Thor di Macomer in Sardegna. Con tale acquisizione il Gruppo Luciani raggiunge una quota di mercato del 21% secondo solo al Gruppo Peroni. Proprio nel momento di maggio floridezza del Gruppo viene a mancare, nel 1965, Arturo Luciani. La difficile eredità viene raccolta dal già sessantottenne cugino Giuseppe che si trova a gestire un impero faraonico senza la forte personalità ed esperienza tecnica dei suoi predecessori. Iniziano così all’interno della famiglia dissapori e contrasti acuiti da una situazione sindacale culminante con l’autunno caldo del 1969. Si procede perciò a drastiche scelte gestionali che portano nel 1968, alla soppressione dello storico marchio Pedavena a favore del marchio Dreher.
Nel 1969 viene chiusa la fabbrica Bosio e Caratsch dichiarata improduttiva. Queste operazioni non servono però a risollevare le sorti del Gruppo che nel 1970 è costretto a cedere la sua quota del 50% della Itala Pilsen alla Peroni. Il 1974 vede il crollo societario. Per evitare il fallimento i Luciani cedono l’intero pacchetto azionario alle multinazionali Heineken e Wihtbread. Quest’ultima esce di scena due anni dopo lasciando all’Heineken il pacchetto di maggioranza assoluta. Nel 1997, per festeggiare i 100 anni della storica Birreria viene riproposto il marchio “Pedavena”.
I momenti difficili per questa fabbrica non sono però finiti. Nel 2005 il Gruppo Heineken dichiara di voler chiudere la fabbrica di Pedavena perché non più produttiva. Nascono un comitato per la difesa dello storico marchio ma la Heineken non recede dal suo proposito. Nel 2006 a salvare la situazione interviene la Società Castello di Udine che rileva il complesso edilizio ad eccezione del Ristorante birreria e parco annesso già venduto dalla Heineken a Lionello Gorza che lo gestisce da anni con notevole successo. Ad oggi non si è ancora deciso come rilanciare la struttura. La Castello ha presentato al Sindaco di Pedavena un progetto di massima per ricavare un Albergo a 4 stelle con centro benessere, un ristorante panoramico più altre strutture per la vendita di prodotti legati alla Birreria. Sembra sia prevista anche la realizzazione di un museo che racconti, attraverso le immagini e gli oggetti, la storia della Pedavena e questo, ad un collezionista come me, farebbe enorme piacere.
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N.B.- L’autore dell’articolo ha tralasciato di proposito di parlare delle birrerie artigianali in quanto un mondo a se, in continua evoluzione ed in fase di grande sviluppo. Si contano ormai centinaia di produttori. Merita perciò di essere trattato a parte.
Copyrigth: Michele Airoldi ( micairo@tin.it – www.collezionandobirra.com )
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