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Abstrat dalla prima parte della indagine sul settore vinicolo 
dell’Ufficio Studi Mediobanca 
pubblicata nel primo semestre 2013 da
www.mbres.it – ufficio.studi@mediobanca.it

PREMESSA: L’indagine Mediobanca riguarda 108 principali società di capitali italiane operanti nel settore vinicolo che nel 2011 hanno fatturato più di 25 milioni di euro, i cui bilanci sono stati aggregati per il periodo 2007-2011. Compongono l’aggregato 30 cooperative (incluse quattro società per azioni controllate da una o più cooperative), 72 S.p.A. e S.r.l. a controllo italiano e sei a controllo estero. L’aggregato ha espresso nel 2011 un fatturato pari a 4,9 miliardi, per un tasso di rappresentatività stimato al 61% in termini di produzione (valutata nel 2011 in circa 8,1 miliardi di euro) e al 55% in termini di export (pari a 4,4 miliardi di euro).

PRODUZIONE MONDIALE VINI

Nel 2011 la produzione mondiale di vino è valutata dall’OIV  in 266,8 milioni di ettolitri, stabile rispetto al 2010 (264,6 milioni), ma inferiore dell’1,9% al 2009, il valore più alto del quinquennio. La previsione per il 2012 è di una vinificazione a 250,9 milioni di ettolitri in diminuzione di sedici milioni di ettolitri rispetto all’anno precedente (-6%). Quasi il 60% della produzione è realizzata da Paesi dell’Unione Europea (UE a 27). L’Italia è stata nel 2011 il secondo produttore al mondo con una quota del 16% sul totale mondiale e del 27,2% su quello europeo, perdendo il primato detenuto tra il 2007 ed il 2010 a favore della Francia (le cui quote sono rispettivamente 19% e 32,3%). Le attese per il 2012 confermano ancora la Francia nella posizione di primo produttore mondiale: 42,2 milioni di ettolitri contro i 40,1 milioni dell’Italia.

 

PRODUZIONE E CONSUMO DI VINO IN ITALIA

Nel 2011 il valore della produzione italiana è stimabile in 8,1 miliardi di euro e quello del consumo apparente in 4 miliardi, assorbiti principalmente da alberghi, bar e ristoranti con sei decimi del totale. I valori di base del settore per il 2011 possono essere così riassunti:

…Produzione = ca. € 8.065 m.ni
…Importazioni = ca € 298 m.ni
…Esportazioni = ca. € 4.405 m.ni
…Consumi apparenti = ca. € 3.958 m.ni

La quota di produzione di vini Doc e Docg  è leggermente diminuita (-4% circa sul 2010) e le stime Istat per il 2011 la indicano in circa il 35% (contro poco più del 10% a metà degli anni ‘80); a questa si aggiunge un altro 32% di produzione rappresentata da vini Igt , anch’essi in contrazione rispetto al 2010.

Una quota consistente della produzione italiana è esportata, con un saldo attivo passato dai 760 milioni di euro nel 1990 a 4,1 miliardi nel 2011, anno in cui i volumi sono cresciuti del 5,5% e il valore del 12,4% (il prezzo medio all’export è aumentato del 6,6%). I dati provvisori dell’Istat relativi al 2012 indicano un regresso delle esportazioni a quantità dell’8,8% sul 2011 ed un progresso a valori del 6,5% (+16,7% il prezzo medio all’export, da 1,89 euro al litro nel 2011 a 2,20 nel 2012). Il saldo attivo provvisorio a dicembre 2012 è salito a 4,4 miliardi (+6,8% rispetto al 2011).

DINAMICA DELLE VENDITE 2007-2012 ED ATTESE PER IL 2013

Il fatturato dell’aggregato delle principali società vinicole italiane considerato nell’indagine è cresciuto nel 2011 dell’8,9%, con le vendite all’estero che sono aumentate più del doppio rispetto alle nazionali (12,6% contro 5,6%). I pre-consuntivi 2012 confermano una crescita ulteriore, ma in rallentamento: +6,9% le vendite totali, +4,5% in Italia, +9,4% oltre confine. Nel 2012 il fatturato è al di sopra del livello pre-crisi del 2008 (+17,1%), ampiamente quello all’estero (+28,9%), in misura più contenuta quello domestico (+7,1%) che sconta il ristagna tra 2007 e 2010. In sei anni l’export è cresciuto mediamente del 6,7% all’anno, le vendite interne del 2,3%  I pre-consuntivi del 2012 mostrano una minore crescita complessiva delle vendite (6,9% contro 8,9% del 2011).

Circa le aspettative per il 2013, vi è una lieve riduzione di quanti attendono un aumento delle vendite ma ancora si segnalano significative ricomposizioni: da un lato cade la quota di quanti prevedono di potere sviluppare oltre il 10% il giro d’affari, dall’altro cadono anche le attese di importanti flessioni. Le proiezioni per il 2013 appaiono regolarmente più ottimistiche ove riferite ai soli mercati esteri. In particolare, la possibilità di realizzare aumenti delle vendite oltre il 10% nel 2013 è considerata da una quota di imprese doppia rispetto a quanto dichiarato relativamente al fatturato complessivo ed i timori di riduzione del fatturato riguardano solo il 6% (contro il 13%); aumenti delle vendite estere oltre il 5% sono ritenuti verosimili dal 64,2% delle imprese, quota che cade al 52,2% se riferita alle vendite complessive.

Le aree di destinazione delle vendite estere offrono un quadro sostanzialmente equiripartito. I mercati di prossimità (Paesi UE) hanno assorbito nel 2012 il 50,6% del fatturato estero, con un incremento sul 2011 del 10,5%. Il Nord America rappresenta la seconda area di riferimento pari al 33,2% del totale, in aumento del 7,2% sul 2011. Africa e Medio Oriente sommano il 10,2%, in flessione dell’1,4%, mentre i mercati asiatici e del Far East, pur realizzando incrementi di grande portata (+26,1%), sono ancora marginali restando sotto il 5% del totale.

 

CLASSIFICA PRIMI 25 PRODUTTORI VINICOLI ITALIANI

 I maggiori produttori per volume di vendite nel 2012 sono stati:

1…gruppo Cantine Riunite-GIV (514 milioni il fatturato, +3,2% sul 2011),
2…Caviro (284 milioni, +14,9%)
3…la divisione vini della Campari (196 milioni, +6,1%).
4…la Fratelli Martini (162 milioni, +12,3%)
5…Mezzacorona (160 milioni, +7,9%).
6…Cavit (153 milioni, +1% sul 2011)
7…Antinori (152 milioni, +1,7%)
8…Zonin (140 milioni, +13,0%)
9…Enoitalia (113 milioni, +18,1%)
10…Giordano Vini (109 milioni, -8,6%)
11…Soave (107, +20,2%)
12…C.V.Botter (105 milioni, +20,7&)
13…Cevico (96 milioni, +15,2%)
14…Santa Margherita (95 milioni, +4,4%)
15…Lavis (92 milioni, +7,8%)
16…Shenk Italia (84 milioni, -4,6%)
17…Comp. De’ Frescobaldi (84 milioni, +0,2%)
18…Collis Veneto Wine Group (76 milioni, +22,2%
19…Contri Spumante (72 milioni, +16,2%)
20…MGM Mondo Del Vino (66 milioni, +15,2%)
21…Masi Agricola (65 milioni, +15,4%)
22…Ruffino (65 milioni, +14,2%)
23…Banfi (64 milioni, +3,2%)
24…F.lli Gancia (64 milioni, + 6,0%)
25…C.V.Caldirola (64 milioni, +7,1%)

(N.B. Nella classifica non è stata inserita la Martini e Rossi per la parte di fatturato relativa ai vini spumanti)

Tra le società che hanno segnato i maggiori tassi di crescita sul 2012 si ricordano: Collis Veneto Wine Group (+22,2%), la Casa Vinicola Botter (+20,7%) e la Cantina Sociale Cooperativa di Soave (+20,2%). Alcune società hanno una quota di fatturato estero quasi totalitaria: la Casa Vinicola Botter ha realizzato nel 2012 un export pari al 96,4% del proprio fatturato, la Fratelli Martini al 92,1%, la Ruffino al 91,2%, la Masi Agricola al 90,8%. I maggiori progressi nelle vendite all’estero sono stati segnati nel 2012 dalla F.lli Gancia (+25,8%, con quota di esportazioni attorno al 30%), dalla Caviro (+25,5% e 23,1%), dalla Enoitalia (+23,5% e 76,7%), dalla Casa Vinicola Botter (+22,1%) e da Zonin e Ruffino (entrambe +20,1%, con la prima che vende oltre confine per il 75,3%). In base alle incidenze del risultato netto sul fatturato, le migliori performance nel 2012 sono segnate dalla Masi Agricola (16%), Santa Margherita (14,6%), Antinori (14%) e Frescobaldi (13,6%)

I MARGINI E LA STRUTTURA FINANZIARIA (2007-2011)

A fronte della vivace dinamica commerciale illustrata, l’aggregato delle 108 società vinicole considerate ha chiuso il 2011 con redditività sostanzialmente stabile sul 2010 e allineata ai livelli pre-crisi. Il roi è passato dal 5,6% del 2010 al 5,9%, non lontano dal 6,3% del 2007; il roe è calato al 4,4% dal 6,6%, ma quest’ultimo dato scontava nel 2010 l’apporto di rilevanti proventi di natura non ricorrente (pari al 24% del risultato corrente); il roe del 2011 è comunque superiore a quelli del periodo 2007-2009 (1,8%-3,2% il range). Nel complesso, la redditività operativa, dopo avere ripiegato tra 2007 e 2009, appare in ripresa tra 2010 e 2011. Permane ridotta la percentuale di società in perdita (13%).

La struttura finanziaria appare complessivamente solida con debiti finanziari all’88,1% dei mezzi propri ed in evoluzione positiva nel quinquennio quando tale rapporto ha toccato il 104,7% nel 2008. Se ne è avvantaggiata la gestione finanziaria che, corroborata anche dal minore costo del debito finanziario (calato dal 5,7% del 2008 al 3,4% del 2011), ha ridotto l’incidenza sul fatturato (dal -2,5% del 2008 al -1,2% del 2011). Anche i proventi finanziari hanno ridimensionato il proprio apporto (dal 2,8% all’1,4% del valore aggiunto), ma la tenuta dei margini e del valore aggiunto ha sostenuto, come visto, il roi. Positiva anche l’evoluzione degli organici, in crescita dell’1,9% sul 2007 e dell’1,2% nel 2011 (trend proseguito nel 2012). Ciononostante, la produttività del lavoro è cresciuta nel 2011 del 3,5%, più di quanto è aumentato il costo del lavoro unitario (+3%). Nel quinquennio la produttività del lavoro è cresciuta dell’8,9%, il costo del lavoro del 14,7%, producendo un peggioramento del costo del lavoro per unità di prodotto, dal 48,8% (2007) al 51,4% (2011). Importante la caduta degli investimenti nel 2011 (-30,1%), attestatisi su livelli pari al 74% di quelli del 2007 e al 3,8% del fatturato (il valore più basso del quinquennio).

 

L’ASSETTO PROPRIETARIO

Al controllo familiare è riconducibile una quota del 53,9% del patrimonio netto complessivo dell’aggregato. Tale quota si ripartisce tra controllo esercitato in modo diretto da persone fisiche (21,7%) e tramite persone giuridiche (32,2%). Ove si assimilino alla forma familiare le cooperative, le quali raccolgono circa 26.000 soci, si aggiunge un’ulteriore quota del 20,6% che porta il totale del patrimonio netto familiare al 74,5%. Il restante 25,5% dei mezzi propri è riconducibile per il 16,6% a investitori finanziari (ed altre tipologie residuali) e per l’8,9% a società straniere. Alle famiglie in senso stretto sono riconducibili mezzi propri per 1,58 miliardi di euro (637 milioni in capo a persone fisiche e 942 a persone giuridiche), alle coop per circa 602 milioni di euro. I soci esteri detengono un portafoglio con valore di libro pari a 260 milioni di euro. I principali soci finanziari sono così assortiti: banche ed assicurazioni 365 milioni di euro, fondi 53 milioni, fondazioni e trust rispettivamente con 29 e 31 milioni, fiduciarie 9 milioni Il rapporto con i mercati finanziari è trascurabile; solo 4 delle società considerate sono interessate alla Borsa, ma in modo indiretto, attraverso la quotazione della società controllante, che in un solo caso assume lo status di socio industriale (Davide Campari) e nei restanti quello di investitore finanziario (gruppi assicurativi Allianz, Generali e Unipol-Fondiaria-Sai).

IL REPORT COMPLETO DEL SETTORE VINICOLO PUO’ ESSERE SCARICATO DAL SITO  www.mbres.it

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