La tradizione al passo con i tempi, sempre. Uno dei punti di riferimento del catalogo di Rindaldi 1957, che la scorsa settimana, al Doping Club di Milano, ha presentato due nuove (vecchie) aggiunte al suo portfolio eccellente.
La novità assoluta è descritta da Elisa Carta, fondatrice di Liquore delle Sirene. Un brand che affonda le proprie origini nella tradizione familiare di coltivazione e trasformazione di erbe, sulle rive del Garda da cui Elisa proviene. “Ci concentriamo sulla filosofia classica, sull’originalità delle materie prime, zero coloranti o componenti chimiche di qualsiasi sorta”.
Americano Bianco è l’ultima release, che ricalca però una categoria di prodotto ben più che tradizionale: il vino amaricato, storpiato in Americano dagli stessi statunitensi. Una proposta che si distacca dal vermut (o vermouth alla francese, il vino fortificato più famoso in assoluto): l’Americano Bianco è prodotto al 75% da vino Trebbiano, e al restante 25% da singole infusioni di erbe macerate in acqua e alcol, poi mescolate e filtrate. Lo chef del Doping Club, Luigi Gagliardi, ha abbinato all’Americano Bianco un ceviche di branzino, condito con Yuzu, mela verde, sedano, sale, pepe, maracuja, lime e anellini di jalapeño.
Se il vermut ha l’artemisia absinthium (assenzio) come nota distintiva, l’Americano Bianco vede nella genziana la sua protagonista, pur lasciando ampio spazio a materie prime del territorio: oltre al vitigno, Carta utilizza erba Luigia (conosciuta come verbena odorosa), alloro, e altre varietà più esotiche, come il lemongrass. Risultato amabile, note pungenti e identitarie di una bevuta da aperitivo (storico, si potrebbe dire), utilissimo anche in miscelazione, come di mostrato dal bar manager Alberto Corvi nel suo Il fratello che mancava alla versione rossa, primogenito di Liquore delle Sirene, che il bar manager Alberto Corvi ha usato nel suo Le Fleurs du Mal, composto da Rum Don Papa, Aperitivo Americano Rosso Sirene, Tè Jardin Bleu e granatina fatta in casa.
È stata inoltre l’occasione per assaggiare il nuovo liquido di Rum Don Papa, brand filippino tra le proposte più note di Rinaldi1957, del quale l’Italia è divenuta terza consumatrice al mondo in un 2021 da record per l’azienda di distribuzione (quasi 21 milioni di fatturato): cambia il sorso, decisamente più secco rispetto a quello classico, celebre per le note vanigliate, mentre resta uguale l’etichetta. È invece la versione tradizionale di Don Papa a cambiarsi d’abito, con la dicitura Don Papa Baroko (termine indigeno per esuberante) introdotta a seguito dei cambiamenti del disciplinare europeo, che limita la denominazione rum ai prodotti con massimo 2% di edulcorante.