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Cos’è il Monferace? Focus sul Grignolino come si faceva una volta


Dodici aziende vinicole situate su un territorio Patrimonio dell’Unesco (Accornero, Alemat, Angelini Paolo, Cascina Faletta, Cinque Quinti, Fratelli Natta, HIC et Nuc, Liedholm, Sulin, Tenuta La Tenaglia, Tenuta Santa Caterina, Vicara) riunite in un’associazione chiamata Monferace. Parola storica con il quale si chiamava il Monferrato una volta, il cui significato è Monte Generoso.

Un progetto relativamente giovane nato nel 2015, per richiamare l’attenzione su uno dei vitigni protagonisti del Monferrato, il Grignolino.

Un’uva autoctona che fin dai tempi indietro è stata protagonista delle tavole piemontesi e addirittura, a detta dell’avvocato Guido Carlo Alleva, nei tempi della Belle Epoque pare che costasse più del Barolo.

Il pensiero di queste cantine è stato quello di riportare in piazza l’affinamento in legno, i membri dell’Associazione ci tengono a sottolineare che “è sempre stato fatto”, ma che per un motivo o per l’altro, negli anni, la maggior parte delle cantine ha abbandonato, preferendo una semplice vinificazione in acciaio in cui le caratteristiche primarie e varietali del vitigno, risaltassero al meglio.

Il Monferace, rispetto a quest’ultima, non ricerca solamente un livello di qualità superiore della materia prima, ma anche uno scopo diverso, che non consiste nella beva immediata del prodotto se non solo in alcune versioni, ma il desiderio è quello di creare un vino da invecchiamento, che possa migliorare con un lungo affinamento in bottiglia.

Quali sono quindi le differenze principali con le versioni di Grignolino vinificate solamente in acciaio?

Durante l’evento del Monfeace en primeur 2018 svolto nel Castello di Ponzano lo scorso mese di ottobre, sede principale dell’associazione, si sono affrontati diversi temi. Interessante il racconto dettagliato del geologo Alfredo Frixa, che ha studiato per l’occasione i terreni delle vigne delle singole cantine, in particolare, quelli da cui provengono le uve utilizzate per la produzione del Monferace.

I terreni della zona si sono formati dalla sedimentazione dei detriti sul fondale marino che all’epoca ricopriva queste terre; le composizioni variano nelle percentuali in base alla collina, ma si parla di terreni calcareo-argillosi con presenza di gesso, sabbia, silice, limo, fossili e argilla azzurra. Questa diversità si ritrova rispettivamente nei vini, dando un senso alle MGA, menzioni geografiche aggiuntive.



L’entusiasmo per assaggiare i vini si fa sempre più interessante e con la mappa davanti di tutte le 12 cantine (11 del Monferrato Casalese e 1 dell’Astigiano), degustazione guidata dalla Master of Wine Robin Kick.

Il focus è sull’annata che oggi troviamo in commercio, la 2018, ma in mescita ci sono anche l’annata 2016, due 2017 e alcuni campioni da vasca delle ultime annate 2020 e 2021.

L’origine della parola Grignolino, deriva da Grignole ovvero i vinaccioli presenti all’interno dell’uva. Nel Grignolino essendocene in quantità importante, durante la vinificazione e in particolare durante la fermentazione, i vinaccioli molto spesso vengono tolti, tutti o in parte (a discrezione del produttore) onde evitare che cedano troppi tannini o che rischino di cedere dei retrogusti amari.

Nella degustazione le differenze emerse dagli assaggi delle 12 cantine derivano principalmente da due differenze in vinificazione:

Casa troviamo quindi nei calici?

Le stilistiche riscontrate sono da un lato cantine che giocano su lunghissime macerazioni (si arriva fino ai 90 gg) e altre cantine che optano per macerazioni sempre lunghe, ma entro i 15/20gg. Il risultato nel primo caso, sono vini la cui estrazione e la struttura sono davvero importanti, il cui frutto evidenzia note più evolute, note speziate e acidità particolarmente marcate; mentre nel secondo caso, si ottengono dei vini con un frutto più vivo e vibrante, in alcuni casi più vinosi in altri, prevale l’eleganza, un sorso più sapido e discreto, tendenzialmente più equilibrati.

L’elenco delle cantine che lavorano secondo questi due stili, basandoci sulle note di degustazione analizzate durante l’evento. Ogni cantina si distingue comunque per altre caratteristiche stilistiche (eleganza, frutto più maturo, evoluzioni più o meno accentuate, eleganza dei tannini ecc..).

LUNGHE MACERAZIONI

ACCORNERO 2018:
macerazione di 70 gg, 30 mesi in tonneaux nuovi da 500l

SANTA CATERINA 2018:
macerazione di 90gg, 30 mesi di tonneaux

LIEDHOLM 2018:
macerazione di 70 gg, 28 giorni di tonneaux e barrique con media tostatura

VICARA 2018:
macerazione di 90 gg, 24 mesi di tonneaux di rovere e acacia da 500l

MEDIE MACERAZIONI

ALEMAT 2017:
macerazione di 45gg, 24 mesi di tonneaux e barrique

ANGELINI PAOLO 2018:
macerazione di 28gg, 36 mesi di tonneaux da 500l

BREVI MACERAZIONI:

NATTA 2016
macerazione 20gg, 24 mesi in tonneaux e barrique

TENUTA TENAGLIA 2017
macerazione 15gg, 30 mesi di tonneaux usati

SULIN 2018
macerazione 15gg, 25 mesi di tonneaux

CASCINA FALETTA 2020
macerazione 15gg + ND

HIC E NUC 2020
Macerazione di 12gg + ND

5 QUINTI 2021
Macerazione 14gg + ND

Ogni cantina, come giusto che sia, ha il proprio stile di vinificazione e di interpretazione del Grignolino Monferace.

In alcuni assaggi le acidità erano particolarmente marcate, quasi estranee al vino ( bisogna aspettare, è giovane la giustificazione emersa) e al tempo stesso, il frutto presentava accenni di note particolarmente evolute che viravano sui fiori secchi. Mi sono sorte spontanee alcune domane: dopo i 10/15 anni citati durante la degustazione di presunto invecchiamento in bottiglia, come si possono evolvere questi vini? Oggi possono piacere?  La loro evoluzione, potrà piacere?

L’evoluzione dei vini è sempre un mistero, molto curioso da analizzare e scoprire, ma sicuramente imprevedibile. Ad oggi, essendo il Monferace un nuovo progetto, probabilmente non si ha una profondità di cantina tale da poter dare delle risposte (tranne per alcune cantine che hanno da sempre utilizzato il legno per l’affinamento e che quindi, probabilmente possono dare una loro idea di evoluzione).

Personalmente ho apprezzato meno le versioni “più spinte” verso la ricerca di struttura e corpo che in certi casi parevano essere una forzatura e le versioni in cui le acidità, particolarmente marcate, erano poco equilibrate e slegate dal vino. Mentre ho apprezzato di più alcune versioni che giocavano si, sull’eleganza e sulla finezza di beva, ma senza rinunciare al frutto vibrante e vivo, al tannino elegante ma presente come da identità del grignolino, ma soprattutto, ho apprezzato quando ho riscontrato una ricerca dell’equilibrio a prescindere dall’andamento dell’annata.

INFO www.monferace.it

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