Andrea Guerra lascia la gestione corrente, ma mantiene la presidenza di Eataly. Nicola Farinetti resta amministratore delegato e assume la responsabilità completa dell’operatività.
“Andrea Guerra ha dato un contributo decisivo per accelerare l’evoluzione della struttura organizzativa e ha favorito lo sviluppo dell’azienda, l’attuale focalizzazione geografica e la grande crescita professionale delle nostre persone“, dice Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, che ringrazia Guerra “per l’enorme apporto manageriale e umano fornito in questi quasi cinque anni di intensa attività”.
“Lascio la presidenza operativa con la consapevolezza che si è compiuto il percorso disegnato con il supporto degli azionisti per rafforzare la società nel mondo”, dice Guerra e aggiunge “Nicola, con il quale ho lavorato a strettissimo contatto in questi bellissimi cinque anni, è certamente la persona giusta per guidare la squadra che dovrà compiere l’ulteriore salto evolutivo che Eataly è pronta a fare”.
Per quanto riguarda i conti dell’anno appena concluso, Farinetti ha anticipato al Corriere delle Sera che nel 2019 il gruppo ha espresso ricavi totali (incluso franchising) per 620 milioni di euro, con un Ebitda margin del 5% e un utile di che si colloca tra 5 e 10 milioni. I ricavi sono stati in crescita del 10%, di cui 35% same-store sales.
Il fondatore non smentisce il progetto di quotazione (che potrebbe avvenire negli Stati Uniti): “Eataly non ha bisogno di rastrellare quattrini sul mercato, è in grado di finanziare la crescita tranquillamente con il suo cash flow. E comunque siamo pronti per la Borsa e quando un giorno decideremo magari ci quoteremo direttamente a New York”. Farinetti sgombra il campo dalle ipotesi di cessione del gruppo o ricambi nell’azionariato (la famiglia Farinetti al 60%, circa il 20% per TIP di Giovanni Tamburi e una quota analoga è nelle mani di Miroglio).
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