Altri tempi.
Forse addirittura altre dimensioni. Di cultura ed entusiasmo, di voglia di fare, di educazione. Di valori trasmessi in famiglia e nel quartiere, quello che al mattino si riversa in strada sonnecchioso dandosi il buongiorno, e alla sera si racconta il lavoro al bancone di un bar. Che stasera offro io, domani paghi tu e se non hai soldi in tasca l’oste segna sul conto e poi si vede. Come in un villaggio qualsiasi, come si faceva un tempo e oggi sembrano racconti per nipoti da mandare a dormire.
E invece nell’ombelico della Milano residenziale c’è un luogo d’antan che sembra una porta aperta sul passato.
MANTRA – Il vero peccato sarebbe non entrare a dare uno sguardo. “El Pecà”, come lo scandirebbero le vecchie generazioni in dialetto meneghino. Un richiamo storico alla via Orti in cui il locale si innesta sobrio: trecento metri di quiete che prima della legge Merlin erano di fatto la strada a luci rosse di Milano e adesso ospita quest’oasi anni cinquanta, fatta di luci soffuse e playlist di fiati. C’è un mantra che si recita e si respira una volta oltrepassata la parete in vetro e salutata la splendida colonna illuminata al centro della piccola sala: saper vivere e condividere. E a predicarlo nella sala dei bottoni c’è il figlio d’arte Filippo Cadeo, già protagonista dell’apertura di un format vincente come That’s Vapore, oggi deciso a lanciarsi in un’avventura che sa di proprio. Che sa di casa, in particolare.
GIRONE DANTESCO – Ogni dettaglio trasmette comfort, ogni gesto è accogliente ma nulla è impostato o dovuto, ben distanti dall’aura da fenomeni che la maggior parte delle nuove proposte e dei nuovi concetti sembrano portarsi dietro. La proposta enogastronomica è incentrata sul mare, ricercata per vocazione ma mai eccessiva o pretenziosa. Non esiste un menu vero e proprio, piuttosto ci si affida alle parole e ai racconti di Filippo per entrare nell’anima di una realtà raccolta e al tempo stesso esplosiva; come per un girone dantesco fatto di cruditè e storie di vita, accedervi è naturale, uscirne diventa problematico quando si rimane rapiti, coinvolti.
BAR (NON SOLO) SPORT – I grandi numeri, che già primi sei mesi di lavoro stanno iniziando a manifestarsi, sono davvero l’aspetto meno rincorso. Filippo punta, vincendo quasi sempre, sull’attrattiva di una filosofia da gentiluomo che abita una dimora senza porta, dove chiunque può entrare purché rispettoso degli spazi e delle idee altrui, che si tratti di un calice di bianco dalla fornitissima cantina o dei risultati, spesso insoddisfacenti, della sua squadra del cuore. Se descrive incanta, se tace intriga, se propone affascina. Se ride e fa ridere, è perché solo chi ha sofferto molto sa trasmettere gioia. I tralicci intrecciati sulla grata al soffitto sono cappa per i pensieri e le opinioni come nelle osterie di una volta, dove il padrone di casa era amico, mentore, prete, diavolo tentatore.
MIX IT UP – È un polo di scambio culturale e di vita che va ben oltre il branzino perfetto, il raviolo ripieno di gamberi, le ostriche freschissime. Per lo più è un’occasione di svago mai vacuo, anzi fonte di ispirazione e feeling, forte di un bagaglio di esperienze che due vite non basterebbero a raccontare. Altri tempi, che non vogliono significare chiusura verso il futuro. El Pecà si sta infatti affermando come uno dei luoghi più apprezzati di Porta Romana per vivere qualche ora all’insegna della mixology e del buon bere, miscelato alla perfezione con la giusta dose di gossip e chiacchiere da bar, è il caso di dire. Chiedere alla barba curata e ai tatuaggi superlativi di Marco Melzi, riconoscibilissimo barista-artista che ne ha da dire eccome, dentro e fuori dal bicchiere. Da ex spedizioniere di opere d’arte a padrone del bancone, un buon punto d’inizio per ascoltare un’avventura.
NOT ALL SUPERHEROES… – Leggere la drink list vuol dire lanciare un sasso nello stagno di una serata (comodamente allungabile in una notte), a seconda delle proprie inclinazioni e dei propri sentimenti. Come d’altronde è naturale capiti quando ci si ritrova in un posto amico, aperto quando c’è da festeggiare, apertissimo se serve aiuto in tempi difficili: “Non tutti i supereroi indossano un mantello”. Sette drink, ciascuno corrispondente a un peccato capitale che equivale a un distillato creato e interpretato dallo stesso Marco. Passioni e vizi esposti ognuno su un tarocco, sette dei ventidue arcani maggiori: scegliere vuol dire mostrarsi a chi è presente e anche a se stessi, passato, presente e futuro.
Il diavolo
Gin infuso al curry e chili – Ira
Ancho Reyes
Aperol
Succo di lime
Sciroppo di gomma arabica
L’eremita
Gin infuso alla vaniglia – Gola
Succo di lime
Miele
Crustas di polline
Gli amanti
Blend di Rum infusi al mango e pepe rosa – Lussuria
Sciroppo di mango e pepe rosa
Succo di lime
Sciroppo di moscovado
Sciroppo di zucchero
La giustizia
Tequila Espolòn infusa al pepe – Avarizia
Cointreau
Mezcal Monte Alban
Succo di lime
Sciroppo d’agave
Crustas di sale nero di Cipro
La torre
Gin infuso al timo, coriandolo e cardamomo – Superbia
Gin
Maraschino
Succo di lime
Sciroppo di gomma arabica
Il mago
Rum infuso al matcha e aromatizzato al mandarino rosso – Invidia
Bacardi Rum Oakearth
Havana 3 Rum
Succo di lime
Sciroppo di moscovado
Matcha
Albumina
Il matto
Sciroppo di birra Fravort valsugana – Pigrizia
Wild Turkey Bourbon
Homemade Bitters Mix
Top di birra
REGOLA NUMERO UNO – Si apre a pranzo per i primi mugugni di chi prende una pausa dal lavoro, si chiude spesso quando il sole non è poi così lontano. E le chiavi dell’ingresso sono nascoste da qualche parte tra le mensole, praticamente inutili. Una sola regola da seguire, la convivialità intesa nel senso più assoluto, quello della condivisione e della comprensione di ogni storia. Il resto è gusto elegante, bevuta non banale, esperienza da raccontare prima di ritrovarsi a notte fonda che nemmeno ce ne si accorge.
“Ho chiuso la cassa, ti offro l’ultimo giro?”
“No, sono cotto, torno da lei. Poi domani ti racconto”
Altri tempi.
+info: www.elpeca.it