Le bevande energetiche sono da tempo sotto il mirino degli attivisti per la salute, soprattutto per i rischi che comportano per i bambini e gli adolescenti. Questi prodotti, che contengono alti livelli di caffeina, zucchero e altre sostanze come la taurina, sono sotto accusa poiché (come ovvio) possono causare effetti negativi sulla salute fisica e mentale, tra cui obesità, disturbi psicologici, problemi cardiaci e difficoltà di apprendimento.
Il problema è particolarmente grave anche perché le bevande energetiche sono spesso vendute con un packaging accattivante e pubblicizzate con un’immagine che attira i giovani.
A seguito di queste preoccupazioni, diversi governi europei stanno introducendo misure per limitarne l’accesso. Recentemente, il governo ceco ha votato a favore di un divieto che proibisce la vendita di bevande energetiche ai bambini sotto i 15 anni, con l’introduzione di una politica che prevede la verifica dell’età, simile a quella in vigore per alcol e tabacco. Le scuole, inoltre, non potranno più venderle.
Il divieto ceco si aggiunge a quelli già attivi in altri paesi come Polonia, Lituania, Lettonia e Turchia, dove le vendite sono regolamentate vietate per i minori di 18 anni, in particolare per le bevande con livelli di caffeina superiori a 150 mg per litro.
In Regno Unito, il partito laburista ha promesso, durante la campagna elettorale, di vietare la vendita di bevande energetiche ai minori di 16 anni, ma la legge non è ancora stata implementata, nonostante il forte supporto pubblico. Al momento, non esistono regolamentazioni nazionali ufficiali che vietino la vendita di questi prodotti ai bambini, anche se diversi rivenditori privati hanno imposto restrizioni volontarie. L’assenza di una regolamentazione uniforme lascia spazio a negozi più piccoli e distributori automatici non controllati, con il rischio che i minori possano comunque acquistare bevande energetiche.
Le recenti Ricerche sul consumo di Energy Drink e la risposta dell’EFSA
Le preoccupazioni per la salute legate al consumo di queste bevande sono supportate da Ricerche recenti. Una revisione di 57 studi, pubblicata sulla rivista Public Health, ha riscontrato una “forte associazione positiva” tra il consumo di bevande energetiche e comportamenti rischiosi come fumo, uso di alcol e abuso di altre sostanze. Inoltre, lo studio ha evidenziato collegamenti con disturbi del sonno, basso rendimento scolastico, disagio psicologico, e un aumento dei rischi di suicidio, comportamenti depressivi e attacchi di panico. I risultati hanno spinto molte organizzazioni sanitarie, come Action on Sugar, a sollecitare una maggiore regolamentazione e un divieto delle bevande energetiche ai bambini e agli adolescenti.
In risposta a queste preoccupazioni, l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha rilasciato un parere scientifico nel 2015, affermando che una dose singola di caffeina fino a 200 mg (circa 3 mg per kg di peso corporeo per un adulto di 70 kg) non presenta rischi per la salute. Tuttavia, l’EFSA ha evitato di stabilire un limite sicuro per i bambini e gli adolescenti, in quanto non esistono sufficienti dati scientifici. Questo ha alimentato il dibattito su un eventuale divieto delle bevande energetiche per i minori, con alcuni esperti che suggeriscono di estendere la restrizione di vendita fino ai 18 anni, in modo da allinearsi con le leggi esistenti per alcol e tabacco.
La posizione ufficiale dell’EFSA, pur non stabilendo un limite specifico per i minori, è stata citata frequentemente nel dibattito pubblico, con alcune voci che ne criticano l’approccio per la mancanza di chiarezza sui rischi per i bambini.
Dunque, mentre i ricercatori chiedono misure restrittive più rigorose, come il divieto totale di vendita ai minori di 18 anni, l’industria delle bevande energetiche non è d’accordo con queste restrizioni.
UNESDA contro il divieto delle bevande energetiche
L’UNESDA (Union of European Soft Drinks Associations), che rappresenta l’industria delle bevande analcoliche, si oppone fermamente a qualsiasi proposta di divieto, sostenendo che le decisioni politiche dovrebbero basarsi su solide prove scientifiche. Secondo l’UNESDA, molte delle preoccupazioni sollevate non sono giustificate, citando il fatto che la maggior parte della caffeina consumata dagli adolescenti proviene da altre fonti, come tè, cioccolato e caffè freddo, piuttosto che dalle bevande energetiche.
L’Associazione, inoltre, sottolinea che in tutta Europa esistono già normative per regolamentare l’etichettatura e la pubblicità di questi prodotti. Le bevande con più di 150 mg di caffeina per litro devono riportare un avviso che le rende inadatte a bambini e donne in gravidanza o in allattamento, e le aziende hanno aderito a codici etici per limitare le pubblicità mirate ai minori.
Ma non finisce qui. L’UNESDA, infatti, ha messo in atto diverse misure di auto-regolamentazione, come il divieto di pubblicizzare bevande energetiche a bambini sotto i 13 anni e la restrizione dei campionamenti promozionali in prossimità di scuole. Tuttavia, le critiche si concentrano sul fatto che queste misure non sono sufficienti per affrontare i rischi legati al consumo di caffeina ad alte dosi da parte dei giovani, lasciando aperta la questione di come proteggere adeguatamente la salute dei minori.
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Come risulta ovvio a questo punto, la questione delle bevande energetiche e la loro vendita ai minori è ancora aperta. Mentre diversi paesi europei stanno adottando misure restrittive, l’industria si oppone a un divieto generalizzato, sostenendo la mancanza di prove scientifiche. Con l’EFSA che non ha ancora stabilito limiti chiari per i bambini, la situazione rimane incerta.
Il dibattito avrà sicuramente un prosieguo con nuove ricerche e possibili regolamentazioni future che potrebbero definire meglio i confini tra protezione della salute e libertà del mercato.
FONTI: www.praguedaily.news
www.beveragedaily.com
www.euronews.com