Di norma uno cerca di esser sempre razionale e non troppo “fuori dai fogli” ma Espressione Barbaresco, il primo evento realizzato dall’Enoteca Regionale del Barbaresco, non solo è stato un grande successo ma è stata l’occasione per la denominazione tutta di lanciare un chiaro messaggio: presentarsi al mondo al pari del grande Re dei vini.
E ci è riuscito, e con grande trasporto, in questa prima edizione spalmata su due giorni intensi, vivi di magia e sole. Una bella energia come solo la sferzante aria fresca di primavera riesce a suscitare. Attimi di sole, di luce e ovviamente di grandi tasting organizzati per promuovere le 68 cantine dei comuni di San Rocco Seno d’Elvio, Treiso, Barbaresco e Neive. L’entusiasmo del giovane gruppo che guida l’enoteca, tra gli altri anche Jole Dallapiana, Francesco Versio e Gabriele Occhetti, traina tutto e tutti. E bisogna fare un plauso poi alla generosità dell’ingegnere Italo Stupino che ha manifestato la bontà del progetto mettendo a disposizione le cantine del Castello di Neive, ricostruito all’inizio del 1700 dal Conte di Castelborgo, l’avvocato Manfredo Bongioanni. Ma non è finita qui perché la prima giornata di lavori si è aperta con una masterclass in una delle splendide sale contornate di affreschi settecenteschi condotta dalla famosa giornalista statunitense e scrittrice enologica Kerin O’Keefe. La The Voice of Barbaresco scelta per rappresentare il millesimo 2016, ha infatti presentato alla stampa una carrellata di diciotto vini da lei selezionati per raccontare le sfumature del vino principe di Langa. Fiabesco, con tannini tendenzialmente più eleganti e un frutto deciso a cui affidarsi per scoprire la profondità dell’uva nebbiolo. Raccolta con il sorriso nel 2016 per un’annata definita dal giornalista Giancarlo Montaldo di “fascino e carisma”.
Ritrovati tutti nei nostri migliori assaggi nel walk around tasting:
Castello di Neive: splendido, vibrante e più incisivo il tannino nel Barbaresco Gallina 2016 mentre più nascosto e foderato dal legno quello del Santo Stefano Albesani, monopole dell’azienda. Da attendere qualche anno per godere di tutta la sua materia accompagnata da una bella vena acida percepita nel fin di bocca. castellodineive.it
Rizzi: in tutta la gamma produttiva, dal Rizzi, Nervo e Pajoré, nella 2016 il fil rouge è nell’eleganza del frutto soprammercato dalla sua apertura ed energica beva. Un’impronta stilistica più d’annata, molto accattivante, sensuale con fibrosità e ritmo espressi con diverse sfumature nei tre cru. Ma è forse la Riserva Boito 2014 a catturare di più oggi, per la sua progressione e i suoi tannini ancora stretti e velocissimi a fuggire. Un vino di grande forza da riassaggiare più avanti. cantinarizzi.com
Boffa: ottima esecuzione per questa piccola cantina. Quattro ettari in totale per produzione sincere e centrate sia dell’Ovello che del Pajé, entrambi 2016. Più armonico e profumato il primo, più chiuso e di corpo il secondo. Incontro emozionante per la dimostrazione di fedeltà alle caratteristiche dei cru. boffacarlo.it
Sassi: non arriva ai due ettari questa small boutique winery. Davide Carniel porta avanti una produzione sartoriale in cui in ogni annata riesce ad esaltare tutte le caratteristiche della vigna San Cristoforo. Piace questo Barbaresco 2016 per la sollecitazione continua del tannino definito e sempre presente già ben inserito al frutto. sassisancristoforo.com
Ada Nada: azienda sul campo dall’inizio del 1900 a Rombone quando ancora sotto il comune di Barbaresco. Dai tre ettari iniziali si è arrivati a nove, ed è tutto apprezzato il percorso migliorativo dell’azienda dove a spiccare sono entrambi i Barbaresco 2016. Sia il Valeirano che il Rombone intrigano per i loro profumi, la loro consistenza e pulizia. adanada.it
Cortese: una delle certezze del Barbaresco e tra i massimi esperti e proprietari della Mega Rabajà. Anche nella 2016 si stacca dagli altri per persistenza tattile, per intensità e per l’armonia tra tutta questa potenza e questo garbo. Da urlo, quasi a rompere la barriera del suono. cortesegiuseppe.it
Figli Luigi Oddero: in via di definizione i vini di questo ramo d’azienda della famiglia Oddero coadiuvati in cantina da un team d’eccezione: Alberto Gatto, Gregorio Tura, il talentuoso Francesco Versio insieme alla consulenza esterna di Dante Scaglione. Il Rombone di Treiso, unico Barbaresco prodotto, nel 2016 appare più aperto al naso, contratto nel finale e di bella struttura. figliluigioddero.it
Cascina Alberta: conversione bio per i sette ettari di questa cantina di Treiso già dal packaging fresca e giovane. Le basse rese per la singol vigna Giacone nel 2016 si esaltano in una concentrazione di frutta materica e stilizzata dal legno che ne accompagna con grande piacevolezza il sorso. calberta.it
Poderi Colla: da sempre considerata come una delle pietre miliari di Langa, produce anche nel 2016 il Barbaresco Roncaglie con il solito timbro che contraddistingue la famiglia Colla. Di stile forbito per il suo corpo così perfetto nella sua trama tannica e così intenso nel gusto davvero difficile da dimenticare. Bisogna trovare la forza di non aprire subito la bottiglia per assaggiarla più compita tra qualche anno. podericolla.it
Sottimano: con i suoi quattro cru è tra le cantine cresciute di più dal punto di vista qualitativo nell’ultima decade. Al naso il Pajoré 2016 ricorda quasi uno stile borgognone con una texture al palato di grande materia e tannini stretti. Tutti ancora da acclimatarsi al succo. sottimano.it
Ugo Lequio: sei ettari per la piccola cantina di Ugo, nel cuore del cru tra i più vinificati del Barbaresco, il Gallina. Nel 2016 troviamo finezza, incisività e molto affiatamento tra le corde acide e tanniche. ugolequio.it