In Australia, la società di ricerche Roy Morgan ha verificato che circa 5,3 milioni di australiani sopra i 14 anni hanno incrementato dell’8% il consumo settimanale di acqua in bottiglia. Il motivo? Senz’altro la consapevolezza di un prodotto puro e naturale. Ma secondo Gary Mortimer della Queensland University of Technology, ad amplificare la percezione di purezza dell’acqua in bottiglia intervengono anche le etichette.
Immagini di montagne e ghiacciai non fanno altro che consolidare nei consumatori la convinzione di un prodotto sano e incontaminato. Andrew Prezzo, esponente della società che ha condotto l’indagine, ha spiegato che il boom dei consumi è più forte tra la popolazione femminile e che “non solo si beve di più ma c’è anche più certezza sul fatto che l’acqua in bottiglia sia migliore di quella del rubinetto”.
Molte prove di assaggio hanno dimostrato anche che la maggior parte dei consumatori riescono a percepire la differenza tra l’acqua potabile e l’acqua bottiglia. Geoff Parker, chief executive of the Australian Beverages Council, ha comunque affermato che i due prodotti non sono in competizione e che il crescente interesse verso l’acqua in bottiglia da 10 anni a questa parte è spinto dall’interesse per la salute e la forma fisica e dalla domanda di una bevanda a zero calorie. La ricerca ha mostrato che il boom di consumi è stato spinto dalla fascia di popolazione tra i 25 ei 34 anni di età e, secondo l’Istituto Canadean, le vendite da qui a 2020 nel continente australiano arriveranno a quota 867 milioni di litri all’anno.
Fonti: www.smh.com.au/business/consumer-affairs/bottled-water-boom-why-australians-are-paying-more-per-litre-than-for-milk-and-petrol-20160506-goo1h1.html – www.inabottle.it/it/news/etichette-bottiglie-acqua-anche-occhio-vuole-la-sua-parte