Il miglior bitter al mondo parla toscano. Nella recente edizione dell’International Spirits Award 2019 ha trionfato “Bitter Amaranto”, fiore all’occhiello dell’ormai celebre liquorificio con sede a Livorno, il “Re dei Re”. Una medaglia d’oro meritata e non certo casuale, che dietro a sé ha una lunga storia fatta di passione, qualità e genuinità, con un fondamento di base: la famiglia. Beverfood.com se l’è fatta raccontare in esclusiva proprio dal mastro-distillatore, fondatore e proprietario dell’opificio, Fabio Elettrico, che dopo una carriera da paracadutista nell’esercito ha ripreso le tradizioni di sua nonna Assunta per creare il miglior bitter del 2019. E non solo quello, visto che i suoi numerosi e svariati prodotti vengono esportati quotidianamente dalla Germania all’Inghilterra fino al Nord Europa, facendo anno dopo anno scorte di titoli.
Elettrico, partiamo inevitabilmente dalla grande vittoria dell’ISW 2019. Che emozione è stata?
“Un’emozione unica. Quando riesci a raggiungere un obiettivo come questo non puoi che esserne felice e soddisfatto. Un premio così importante ripaga i sacrifici che fai ogni giorno per realizzare ogni tuo prodotto. Non ho più 20 anni, ora ne ho 46, ma riesco ancora oggi a emozionarmi in modo genuino. Questo riconoscimento mi ha fatto piangere di gioia, come un bambino, lo dico con massima sincerità. Sapere che una mia creazione è arrivata sul tetto del mondo significa infatti che la strada intrapresa è quella giusta e che il lavoro fatto finora è stato ottimo. Avanti così!”.
Quando e come nasce il suo tanto acclamato “Bitter Amaranto”?
“La storia del Bitter Amaranto risale a tanto, tanto tempo fa. Per realizzarlo, infatti, non ho fatto altro che riprendere la ricetta dell’amaro di mia nonna Assunta, tramandata prima a mia madre Angela e poi a me, per poi reinterpretarla in chiave moderna. Si tratta di un bitter veramente atipico, senza coloranti e aromatizzanti, preparato con un’accurata selezione di alcol e zucchero che vanno a inserirsi proprio in questa ricetta segreta che la mia famiglia ha custodito gelosamente nel corso degli anni. Al suo interno troviamo la genziana, il rabarbaro, la china calisaya, l’iris, i chiodi di garofano, lo zafferano: insomma, una miscela quasi esplosiva di botaniche, radici, fiori e spezie che rende ‘Bitter Amaranto’ un prodotto senza alcun dubbio sui generis”.
Con un legame fortissimo col territorio, a partire dal suo inequivocabile nome.
“L’azienda si trova a Livorno e io sono molto legato a questo colore. Mi sembrava doveroso omaggiare la città che mi ospita da oltre 27 anni, ecco perché molto semplicemente e direttamente ‘Bitter Amaranto'”.
Ma anche dal colore.
“La colorazione è naturale. Non abbiamo infatti il classico bitter di colore rosso, ma un amaro che richiama le sfumature di ogni sua singola materia prima. Dalla genziana allo zafferano, tutti i prodotti che uso vengono infatti estratti e infusi singolarmente senza l’aggiunta di coloranti”.
Dopo una temeraria vita da paracadutista nell’esercito, è già riuscito a volare alto anche nel settore dei liquori. Ci svela il segreto dei suoi prodotti?
“Come dico sempre, io ci metto la faccia. Ogni mio prodotto, quando viene aperto, deve essere espressione di passione, di amore, di racconto e di storia. Il segreto è riuscire a creare sempre qualcosa di unico, ma anche di personale. Possiamo dire che in ogni mia creazione c’è un pezzo di me: oltre ad altissima qualità, chi lo beve percepisce così tutto ciò che si trova alle sue spalle. Il ‘Re dei Re’ trasmette un messaggio di lealtà e di correttezza, un racconto di ricercatezza e genuinità costante. Questo è il mio segreto”.
Un racconto che esalta, non solo grazie a “Bitter Amaranto”, il fondamento della società: la famiglia.
“Esattamente. La passione per il mondo dei liquori fa parte della mia famiglia ormai da generazioni. Nasce da mia nonna, è stata tramandata a mia madre e comprende anche la mia compagna Leonella. Sin da piccolo, nella mia Calabria, non potevo che innamorarmi anche io delle infusioni… Pensate che mi chiamavano il piccolo chimico proprio perché passavo ore e ore a immergere nell’alcol foglie di menta o pistilli di zafferano restando a bocca aperta dinanzi a quelle meravigliose trasformazioni che ne venivano fuori: nuovi odori, nuovi colori, nuove sensazioni. Sono stati decisamente quei ricordi a ispirare il progetto del ‘Re dei Re’: una passione innata e smisurata che, unita ovviamente a un lungo percorso di formazione sulla distillazione, oggigiorno mi permette di vivere il mio sogno facendo il lavoro che ho sempre desiderato”.