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La Borgogna gode di un successo planetario nel panorama del vino. Grandi vini, storie, aneddoti, tradizioni prima che etichette. Una zona che nel corso degli ultimi anni ha visto modificare il proprio stile, rimanendo sempre fedele a se stessa: fare qualità super. Non si sottrae a questo adagio neanche Domaine Faiveley, azienda a gestione familiare giunta alla settima generazione, guidata oggi da Eve ed Erwan Faiveley, distribuita in Italia da quasi vent’anni dalla società d’importazione torinese Sagna. Il 13 marzo al Ceresio 7 di Milano è stata l’occasione per assaggiare alcune bottiglie, le ultime annate in commercio come la 2016 insieme ad alcuni millesimi più datati. Risultato univoco: i grandi vini danno soddisfazioni sia quando sono giovani che quando iniziano a invecchiare. “In alcuni casi abbiamo fatto degli infanticidi, ma ormai questi vini hanno guadagnato in prontezza e bevibilità come non succedeva prima- commenta Massimo Sagna– Ricordo le prime riunioni con la squadra di vendita di una ventina di anni fa, gli agenti si guardavano straniti, avevano paura di non riuscire a piazzare le bottiglie più importanti. Oggi si mangiano le mano, fanno a gara per aggiudicarsi alcune annate dei migliori cru di Borgogna come nel caso di Faiveley”.
LARGO AI GIOVANI
Ci sono tante differenze tra Italia e Francia nel mondo del vino. Una su tutte è che i francesi lanciano prima i protagonisti, gli enologi che chiamano chef de cave. Come nel caso del Domaine Faiveley, azienda pluricentenaria con una storia partita da Pierre Faiveley nel 1825, anno in cui inizia la sua avventura con l’acquisto dei primi terreni. Nel 2007 si decide di dare le chiavi in mano a Jérôme Flous, all’epoca trentatrenne, proveniente dalla scuola enologica di Bordeaux, i cugini con cui non manca la rivalità, portando in Borgogna la sua impronta modernista. “La mia prima vendemmia è stata il 2007, non proprio un’annata facile, ricordo che quando Monsieur Faiveley assaggiò per la prima volta il vino disse che era già pronto, non poteva durare a lungo. Con il tempo si è ricreduto visto che quando viene in Borgogna con clienti e amici stappa sempre l’annata 2007”. Un cambio di rotta, un cambio di paradigma per interpretare la Borgogna in chiave moderna. Uno stile comunque fedele all’interpretazione del Pinot Noir, un vitigno di razza che deve essere vinificato come sanno fare, esprimendo il terroir. Affinamento, élevée en futs di legno, poi riposo in bottiglia. Il territorio italiano che assomiglia di più alla Borgogna? “La Toscana- risponde a sorpresa Jérôme Flous- ma lo dico soprattutto perché mi piace il Sangiovese”.
DETTAGLI FAIVELEY
Il Domaine Faiveley, oltre a essere tra i più storici della Côte d’Or, si posiziona a metà strada tra i piccoli vigneron tanto ricercati e le grandi Maisons. La famiglia Faiveley è attiva nell’industria per la produzione e fornitura di accessori ferroviari, provate a dare un’occhiata quando salite la prossima volta su un TGV e noterete il cognome scritto su qualche pezzo portante. Come il TGV Faiveley viaggia veloce verso una nuova concezione del vino di Borgogna, prodotti di alta gamma che devono essere pronti alla beva, ma destinati a durare nel tempo, un viaggio nel tempo del vino tra maturità, prontezza e longevità, connubio non sempre facile da trovare. La cantina è il giocattolo della famiglia Faiveley a cui tengono moltissimo, una posizione da monopolio in alcuni tra i cru più iconici, con 122 ettari ripartiti in oltre 56 diverse denominazioni su tutta la regione tra cui 12 Grand cru e 25 Premier cru come: Chambertin, Clos de Beze, Corton Charlemagne, Clos de Vougeot, Corton Clos des Corton. In vigna l’approccio è sostenibile, è certificato bio il 75% dei suoli, viene praticata la potatura corta, il diradamento dei grappoli, la vendemmia verde e l’inerbimento delle parcelle più produttive. Si attende sempre l’ultimo momento per iniziare la raccolta contemporanea in tutti i cru rigorosamente manuale, poi portata al centro di vinificazione in panieri entro massimo due ore per evitare che inizino fenomeni di fermentazione spontanea. Una filosofia “raisonnée”, poco interventista, con l’obiettivo di ridurre l’emissione di Co2 ed il riciclo dell’acqua. Attento lavoro di selezione acino per acino, tutto fatto nella nuovissima cantina recentemente ristrutturata a Nuits-Saint-Georges. Durante la serata al Ceresio 7 a cui è seguita una cena con altri prestigiosi Cru di Faiveley in abbinamento ai piatti della cucina del ristorante, presenti anche l’Export Manager di Faiveley, Carl-Stephane Cercellier, oltre che Leonardo Sagna attentissimo a dare prezzi e riferimenti di questi vini per il mercato italiano, le bottiglie degustate al pubblico a scaffale partono dai 20 €, salendo gradualmente sino ai 220 €. Ecco le note di degustazione di sette splendidi campioni di Borgogna assaggiati.
JOSEPH FAIVELEY BOURGOGNE 2016
Il vino base della casa, la porta di accesso all’universo Faiveley. 150.000 bottiglie nelle annate più buone 90.000 nelle annate più magre, volumi che dipendono dall’impatto climatico sulle annate,un global warming che sta dando una una mano in certe zone della Borgogna per i vini rossi, meno per i bianchi. Profumo fruttato tipico del Pinot Noir, si sente la piacevolezza di beva, il vino più facile della batteria, a tutto pasto.
NUITS-ST-GEORGES LES PORÊTES SAINT GEORGES PREMIER CRU 2016
Questo vino arriva dalla prima vigna comprata dalla famiglia nel 1830, vigneti si si trovano nella parte sud del villaggio, il climat “Les Porets”. Annata difficile la 2016, una gelata il 25 aprile ha fatto perdere buona parte del raccolto, ciclo vegetativo lento che ha generato una vendemmia tardiva.Vino persistente, una bella struttura, espressione di un suolo ghiaioso, calcareo e profondo, vini che possono invecchiare tranquillamente per una decina di anni, siamo di fronte ancora a un bimbo in calzoncini corti che diventerà un uomo di successo.
GEVREY-CHAMBERTIN LES CAZETIERS PREMER CRU 2016
Dal 2014 con l’acquisto si altri due ettari a Les Cazetiers, la superficie è raddoppiata, con Faiveley che possiede circa il 40% di questo premiers cru, considerato uno di tre migliori della Borgogna. Il 2016 rappresenta la prima annata non vinificata separatamente, con le parcelle vecchie e quelle nuove con caratteristiche diverse. Più elegante la prima e più decisa la seconda. Il primo assemblaggio è comunque ben riuscito, profumi di mirtillo, sentori di pietra focacia, un tannino vellutato, evidentemente molto giovane con un grande potenziale davanti.
CORTON CLOS DE CORTONS FAIVELEY GRAND CRU 2016
Monopolio di proprietà della famiglia Faiveley dal 1874, è uno dei rari esempi di Grand Cru di Borgogna che porta il nome dei suoi proprietari. Se dovessero decidere di vendere un giorno vedrebbero comunque sempre il loro nome abbinato a questa denominazione. La collina di Corton non è stata toccata dalla gelata di aprile del 2016. E’ un vino che piace anche ai bordolesi, scherza l’enologo sulle sue origini. Molta energia, sensazioni e freschezza, un vino con eleganza, struttura e potenzialità da invecchiamento. Naso potente e concentrato, bilanciato tra speziatura e frutto rosso, assaggio sapido e molto rinfrescante, anche qui brillante avvenire.
MAZIS-CHAMBERTIN GRAND CRU 2016
Il campione della serata, il vero settebello, quello in grado di mettere d’accordo tutti i commensali. Citato già in documenti del ‘400, i Mazis sono delle piccole costruzioni in cui vivevano gli abitanti del villaggio. Ce la costruiremo volentieri anche noi una casa sopra delle casse di Mazis Chambertin. Note affumicate, animali e floreali, un modello di quello dovrebbe essere l’archetipo del Grand Cru di Borgogna. Ampiezza e complessità al naso, in bocca è vibrante, un tannino verticale, sapidità ed eleganza, profonda longevità. Chapeau.
GEVREY-CHAMBERTIN LES CAZETIERS PREMIER CRU 2007
La prima annata di Jérôme Flous, uno dei millesimi più insoliti dell’ultima decade, da qui è cambiato lo stile della casa. Gevrey Chambertin Les Cazetiers 2007, siamo al picco di stabilità, può ancora migliorare e poi si potrà ancora dimenticare in cantina. Acidità meno spiccata, è levigata, parla al palato, al naso pungenza e finezza, cipria vinosa per le nostre narici, pienezza di corpo.
CORTON CLOS DE CORTONS FAIVELEY GRAND CRU 2009
Di fatto con il 2009 si è capito che stavano cambiando i vini di Faiveley, grazie anche a una vendemmia di elevata qualità, uno dei millesimi più seducenti degli ultimi venti anni con grandi livelli di morbidezza e armonia. Il Corton Clos de Cortons Faivelet 2009 è un vino pronto, maturo, esprime al naso le sfumature del terreno marnoso e ferroso, oltre a sentori più tostati e frutto maturo. Assaggio con una bella struttura e persistenza aromatica, lungo come tutta la collina che ospita questi grandi vigneti.
Domaine Faiveley è importato in esclusiva in Italia dalla società Sagna Spa.
INFO: www.sagna.it
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