La c.d. “fase 2”, resa nota con l’ultimo decreto del Governo, ha suscitato enorme sconcerto nella base associativa delle ns. organizzazioni che rappresentano i comparti della distribuzione alimentare verso il canale dell’horeca in generale e dei pubblici esercizi in particolare.
L’annunciata riapertura dei bar, dei ristoranti, pub, pizzerie, gelaterie ecc. al prossimo 1° giugno comporta il rischio della chiusura di numerossime piccole-medie aziende, che già ad oggi hanno subito rilevanti perdite che vanno dal 50% al 90%, per l’inattività dei pubblici esercizi.
Il settore viene intermediato da circa 2.400 distributori specializzati (fra cui risaltano le oltre 700 aziende della torrefazione di caffè), già fortemente penalizzati nei primi due mesi della emergenza epidemiologica. Ma è tutto ciò che ruota attorno al mondo del caffè che rimane paralizzato: i fabbricanti delle macchine professionali, dei macinadosatori, stoviglie in genere ecc.; il comparto saccarifero: in un anno vengono servite 10 miliardi di tazzine di caffè, che per l’80% il consumatore preferisce zuccherare. Delle norme, finora emanate, a sostegno delle imprese, nemmeno a parlarne.
La cassa integrazione?
Chi l’ha vista? Le regioni latitano; l’Inps, di conseguenza, non riesce ad erogare, per cui i dipendenti sono semplicemente disperati.
Il c.d. “decreto liquidità”?
Le telefonate che pervengono alle ns. sedi sono innumerevoli, ma solo per rappresentare le enormi difficoltà, spesso pretestuose perché non in linea con quanto previsto dal decreto stesso, che le sedi degli istituti di credito frappongo alla richieste degli operatori.
Tutta la filiera sta predisponendo le misure igienico-sanitarie per garantire la sicurezza al 100%, sanificando le strutture aziendali (uffici, magazzini, pertinenze ecc.); predisponendo tutte le misure di prevenzione previste dai decreti presidenziali finora emanati e attenendosi al protocollo di sicurezza sottoscritto dalla Confcommercio con le organizzazioni sindacali dei lavoratori. Altrettanto crediamo è in grado di fare la ns. clientela primaria dei pubblici esercizi assicurando anche il distanziamento sociale, a tutela del consumatore. “Presidente Conte: ascolti le istanze che il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, ha chiesto di rappresentarLe con la massima urgenza. Le ns. aziende hanno necessità di “RIAPRIRE”: non possono attendere ancora un mese: l’alternativa sarà la morte delle imprese”.