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Il racconto di una vita quasi romanzesca scritto a quattro mani con l’amico scrittore Marco Drago, ha richiesto quasi due anni di interviste, giornate vissute assieme e tanta pazienza. La prefazione e gliene siamo infinitamente grati, è stata scritta da Carlin Petrini, fondatore di Slow Food che da sempre segue le evoluzioni e rivoluzioni del mastrobirraio di Piozzo. Il punto sul mondo della birra artigianale italiana è stato affidato al bravissimo giornalista Maurizio Maestrelli che ha saputo riassumere in un concentrato di pagine la complessa e affascinante storia della nascita di un movimento tra i più attivi e dinamici del mondo. E non potevano mancare le grafiche, affidate come sempre alla felicissima mano del fumettista storico del pensiero baladiniano, Marco Bailone che hanno aperto ogni capitolo del libro. Si potrà leggere un racconto di vita, di passioni forti, della più grande di tutte, quella per la birra, accompagnati in un percorso che consentirà di scoprire il fantastico mondo della birra artigianale italiana.

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IL BIRRIFICIO
Il birrificio Baladin nasce come brewpub (produzione e mescita diretta) nel 1996 a Piozzo, piccolo paese nelle Langhe in provincia di Cuneo, per opera del suo fondatore e mastro birraio Teo Musso. Il primo impianto, autoprodotto in Belgio da Teo con l’amico Jean-Luis Dits della Brasserie à Vapeur (Pipaix – Belgio) e installato in un garage “occupato” quasi abusivamente a fianco della birreria, era stato realizzato utilizzando delle vasche per la lavorazione del latte. Inizialmente erano poche le birre prodotte e servite solo alla spina. Però, già l’anno successivo all’apertura del birrificio, Teo pensa alla bottiglia e alle nuove ricette che oggi sono oltre 30 (al momento della lettura saranno ben di più sicuramente..). Da subito l’obiettivo è stato quello di produrre una birra caratterizzata sia nel gusto che nell’immagine con lo scopo di imporsi nel mondo della ristorazione e della gastronomia italiana e, oggi, anche estera. Dopo pochi anni dal suo avvio , la cantina di fermentazione del mosto (in pratica il luogo dove si trovano i fermentatori) richiese un ampliamento grazie ai primi successi commerciali. Non potendo trasferire l’intero impianto per evitare un problema di identità al neonato brewpub, Teo decise di riadattare un ex pollaio di proprietà dei sui genitori e per trasferire il mosto decise addirittura di creare un birrodotto, un condotto di 300 metri che univa la sala cottura alla cantina appunto. Successivamente ci fu il trasferimento integrale dell’impianto nel “pollaio” e il suo adeguamento, in termini di capacità produttiva dai 5 ettolitri iniziali a ben 10 ettolitri. In realtà il successo di Baladin richiese, poco dopo, un impianto decisamente più grande che consentisse cotte da 25 ettolitri. Divenne poi stretto anche il pollaio e si rese necessario il trasferimento in una struttura più grande. L’occasione si presentò con la disponibilità di una ex fabbrica di serramenti in alluminio di circa 2.600 metri quadrati ai piedi della collina di Piozzo, nel comune attiguo di Farigliano. L’idea era quella di non costruire nulla di nuovo ma di ristrutturare con lo scopo di evitare di occupare altri spazi verdi. Da gennaio 2012 Baladin è divenuto un birrificio agricolo con lo scopo di assumersi la responsabilità dell’intero ciclo di produzione delle proprie birre, partendo, ovviamente, dalla terra e dalle materie prime che da essa vengono generate. L’obiettivo finale, perseguibile attraverso la produzione e vendita delle birre Baladin è di sostenere completamente questo ciclo, producendo non solo ricchezza ma anche valori etici.
Il malto d’orzo viene prodotto nei terreni in Basilicata mentre parte del luppolo in una piantagione sperimentale in Piemonte in collaborazione con l’Istituto Agrario di Cussanio. L’autonomia non è ancora completa ma le prospettive di sviluppo tendono a perseguirla entro pochi anni. Il birrificio agricolo Baladin si sviluppa su di una superficie di 2.600 metri quadrati coperti con una produzione annua di circa 12.000 ettolitri suddivisi tra 30 tipologie di birra. Nell’ottica di divenire il primo birrificio artigianale autonomo al mondo, molta attenzione viene prestata alla ricerca dell’indipendenza energetica. Anche dal punto di vista distributivo la birra viene commercializzata direttamente attraverso una società di distribuzione di proprietà. Il mercato principale è quello italiano ma l’interesse da parte dei distributori stranieri sta stanno rapidamente favorendo la crescita dell’export in tutto il mondo.

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