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Orgoglio italiano, lungimiranza aziendale e sensibilità alle problematiche più attuali. La ricetta dell’acqua perfetta è ben più complessa di quanto una sola bottiglia non lasci trasparire, eppure Ferrarelle continua a proporla senza sosta, con enorme successo. Instancabile testimone dell’eccellenza italiana, l’azienda ha sposato la causa della sostenibilità e del riciclo, con piani importanti in ottica futura.

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Carlo Pontecorvo di Ferrarelle a Beer&Food Attraction 2020

ITALIA – Nel 2005 Ferrarelle diventa il marchio di punta della LGR Holding Spa, società fondata dall’imprenditore (ed ex medico) partenopeo Carlo Pontecorvo: l’acquisizione arriva dai francesi di Danone, insieme ai brand Santagata, Natia e Boario, realizzando di fatto il ritorno all’italianizzazione di un prodotto storico nostrano, fondato addirittura nel 1893. Alla transazione è poi seguito un periodo di ristrutturazione aziendale e di riposizionamento sul mercato di marchi leader come Ferrarelle e Vitasnella (acquisita nel 2012 dopo anni di licenza). Focus importante sulle acque minerali come Fonte Essenziale e bevande di qualità Vitasnella: “Oggi la domanda del consumatore si sposta verso i concetti di wellness e salute, noi abbiamo creduto di seguire il filone da subito e ci siamo riusciti: per quanto tutto sia migliorabile, possiamo essere soddisfatti dei risultati”.

AMBIENTE – Un altro, in realtà, è il tema che più sta a cuore a Pontecorvo e all’intera azienda: la sostenibilità ambientale, legata probabilmente a doppio filo ai difficili territori campani troppo spesso etichettati come malsani a causa di pratiche malavitose e illecite. “La nostra attività dimostra la nostra grande cultura d’impresa: sin dal primo momento ci siamo dedicati a tutto quello che potesse essere inteso come sostenibile. Ferrarelle già da anni si è dotata della certificazione EPD (Environmental Program Declaration) che dimostra emissioni di CO2 ai livelli più bassi possibili. Il 95% dei materiali utilizzati in azienda sono tutti riciclati; anticipando i problemi moderni sul filone del plastic free abbiamo subito riflettuto su come il futuro sia nel PET, l’unica plastica interamente riciclabile”. Un materiale che non inquina, interamente ricostituibile: da una bottiglia può crearsene una  completamente nuova.

FUTURO – Lo sguardo di Ferrarelle si allunga ben al di là delle mere questioni di mercato, ovviamente rilevanti oltremodo ma necessariamente complementari all’ottica sociale. Riciclare e salvaguardare l’ambiente è la priorità: “Dal 2025 nel mondo dell’imbottigliamento e  della conservazione entrerà in vigore una norma comunitaria, per la quale ogni confezione di PET dovrà contenere almeno il 25% di materiale riciclato. Nel 2030 la percentuale salirà al 30%. Le percentuali di raccolta del materiale post consumo, inoltre, dovranno arrivare al 75% e poi al 90%”. È infatti proprio la raccolta il vero nodo da sciogliere, prima ancora del riciclo in sé. “Ferrarelle, insieme ad aziende concorrenti ma amiche e realtà del mondo dei convertitori, ha creato il consorzio CORIPET (Consorzio Riciclo PET) per la raccolta selettiva del PET: un progetto che prevede l’installazione di contenitori che acquisiscono la bottiglia e la lavorano, creando quindi un rapporto necessariamente continuo tra consumatore e riciclo”.

AUGURI – Sarà necessario spingere l’idea, informare, divulgare e formare il consumatore, per tranquillizzarlo ed educarlo. “Basta uno sforzo minimo per salvare il decoro dell’ambiente in cui viviamo e soprattutto la nostra salute. Al momento l’iniziativa industriale si rivela positiva, ricicliamo 25.000 tonnellate l’anno e garantiamo un tasso d’occupazione tutt’altro che banale, in un’area difficile come la provincia di Caserta (Lo stabilimento è a Presenzano). Ci auguriamo di poter continuare a investire in questo settore, perché di fatto è il futuro”.

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