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Una delle differenze tra le Langhe e qualsiasi altra regione vitivinicola in Italia e nel mondo, è il legame viscerale che queste terre hanno avuto con i sui suoi cantori. Scrittori e romanzieri, che hanno narrato pagine memorabili di storia prima ancora che di vino, uno storytelling ante litteram quanto mai attuale. La cosa bella di una visita da quelle parti è distrarsi un momento nel bel mezzo di una degustazione guidata in cantina, farsi rapire da un libro messo li non a caso. Cosa buona e giusta è poi aprirlo, magari davanti a un buon calice di vino, leggere alcune pagine che hanno segnato la storia dell’Italia durante la resistenza.

Lotta partigiana su quei percorsi che oggi diventati patrimonio Unesco non vedranno però il solito pellegrinaggio di eno-turisti e la marcia assettata di persone nella classica gita fuori porta nel giorno della Festa della Liberazione, che cade come ogni anno il 25 aprile ormai da settantacinque anni. Ma nulla ci viete di essere liberi con la mente e di viaggiare con l’immaginazione con il Partigiano Jhonny, forse uno dei capolavori dello scrittore langarolo Beppe Fenoglio. A emergenza Coronavirus finita, sarebbe bello poter farsi guidare in uno degli itinerari fenogliani, un tour guidato che partendo da Alba in provincia di Cuneo dove ha sede il Centro Studi Fenogliani, permette di scoprire meglio la figura dello scrittore. Oggi viaggiamo di testa e proviamo a scegliere cinque vini piemontesi da abbinare con il Partigiano Jhonny.

 

Alta Langa Giulio Cocchi Bianc’D Bianc Brut

Tanti itinerari dell’Alta Langa partono da Murazzano, un nome noto per l’omonimo formaggio DOP, il suggestivo centro storico e per il punto panoramico della sua antica torre. Sono forti anche i rimandi ai romanzi e racconti di Fenoglio, che a San Benedetto trascorreva le sue vacanze. Ma oggi Alta Langa significa soprattutto bollicine, da abbinare magari a una robiola di Murazzano insieme ad alcune pagine di Fenoglio. A noi piace tornare indietro allo scorso autunno, quando una moltitudine di bollicine piemontesi avevano invaso Milano in una super degustazione. Di quegli assaggi mi ricordo il Bianc ‘D Bianc Brut 2014 dell’azienda Cocchi che è stata tra le prime case a credere nel progetto del Metodo Classico piemontese più di vent’anni fa.  Si tratta della produzione di Chardonnay in purezza, nato nel 2000. 60 mesi sui lieviti, il 2014 una bella annata, sentori di crosta di pane e nota biscottata al naso, in bocca pienezza e persistenza lunga.

 

Dolcetto di Dogliani Podere Luigi Einaudi

Lo “struzzo”, simbolo della casa editrice Einaudi, per una famiglia mai come nessun’altra legata a letterature e territorio. Tante pagine di Fenoglio sono state pubblicate nelle collane Einaudi, grazie a Giulio, editore illuminato e figlio di Luigi Einaudi che sarà il secondo Presidente nella storia della Repubblica Italiana. Oggi Podere Luigi Einaudi è uno dei baluardi del Dolcetto di Dogliani, che con la vendemmia 2011 è diventata DOCG. I vigneti si trovano nel comune di comune di Dogliani in località San Giacomo, San Luigi, Madonna delle Grazie a un’altezza di 350 metri sul livello del mare. Terreno marnoso-argilloso-calcareo, vinificazione tradizionale di un vino emblema del territorio che raggiunge la sua massima espressione. Rosso rubino con profumi fruttati, sapori freschi di piccolo frutto rosso, ammandorlato nel finale. Otto mesi di maturazione in vasche di acciaio e due mesi in vetro ne completano l’affinamento, ottimo in compagnia di un vitello tonnato.

 

Barbaresco Rocche dei Sette Fratelli Lodali

La leggenda dei Sette Fratelli, che avrebbero dato origine alla rocca che ne porta il nome, citata a varie riprese nei racconti  di Fenoglio come l’Andata e Il Partigiano Jhonny. Ci troviamo nel comune di Treiso, la cantina Lodali produce questo Barbaresco con le uve che provengono esclusivamente da vigneti di proprietà, ubicati nel comune di Treiso. Nebbiolo 100%, vendemmia manuale in cassette, durante la vinificazione macerazione a temperatura controllata per circa 18 giorni. Affinamento 18 mesi in botti da 26 ettolitri di rovere di Slavonia e 6 mesi in bottiglia. Classiche tonalità tipiche del nebbiolo, rosso granata con unghia che appare quasi scarica anche da giovane, naso ampio con note eleganti di fiori secchi e tabacco. In bocca grande armonia e struttura, pienezza e persistenza, da abbinare magari con un bel risotto al Castelmagno.

 

Barolo Resistenza Borgogno

Le cronache della guerra citano come la razzia alla cantina Borgogno sia stata uno dei bottini più grandi dei tedeschi in fatto di vino. E Borgogno in un mix tra marketing e storia qualche anno fa su input del dominus Oscar Farinetti ha lanciato il Barolo Resistenza. Ci troviamo in uno dei cru più famosi, quello di Cannubi, uno dei grandi classici del Barolo. Borgogno mette insieme storia, è la cantina più antica della zona, e un tratto stilistico classico che non ha mai perso la sua eleganza. Il Barolo Resistenza racchiude in sé ricerca e bevibilità. Una realese difficile da trovare, ma se qualcuno ne avesse una bottiglia in cantina oggi è l’occasione giusta per stappare, magari con un bel brasato.

 

Moscato D’Asti La Giribaldina

Uno dei luoghi fenogliani in cui si arriva dopo strade panoramiche è il Castello di Mango, dove Fenoglio ambienta la seconda parte delle avventure del Partigiano Johnny. Qui c’è la sede dell’Enoteca Regionale del Moscato, il consiglio va sul Moscato d’Asti dell’azienda agricola La Giribaldina, un nome che per assonanza ricorda quello della brigata partigiana Garibaldi. L’antica cascina Giribaldi nasce nel ’95, il suo Moscato è ottenuto da vigneti di recente impianto in località Calamandrana. Terreno prevalentemente marnoso e calcarea, la caratteristica terra bianca. Pressatura diretta e molto soffice dei grappoli più sani e maturi, da cui si ottiene un mosto molto ricco in precursori di aromi. Colore giallo con riflessi dorati, profumo tipico, con spiccato aroma muschiato che ricorda l’uva matura, sapore equilibrato, dolce ma non stucchevole. Ideale con una crostata alle nocciole.

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