Il primo è stato il gin, ma presto è arrivato anche il momento di vodka, rum, tequila e addirittura whisky. Il fenomeno del beverage analcolico in questi ultimi anni ha travolto come un ciclone impazzito il mondo dei cocktail e degli stessi distillati, proponendo alternative più o meno credibili ai prodotti che siamo soliti trovare in bottigliera. E come chiudere al meglio il Dry January 2024, se non provando ad analizzare – uno per uno – i cinque pilastri degli spirits no alcool?
Una premessa è d’obbligo: essendo una industry nuova e quindi ancora da regolamentare al 100% dal punto di vista legislativo, il settore degli spirits no alcool alle spalle oggi non ha una formula ben definita. Detto altrimenti: a differenza di gin, vodka, whisky, ecc., non esiste una ricetta obbligatoria per gli alcolici senza alcol. Proprio come l’industria della carne a base vegetale ha scoperto un’ampia varietà di proteine, glutine e soia per rendere ogni suo prodotto perfetto (e il più vicino possibile all’originale), i produttori di spiriti analcolici stanno sperimentando vie differenti, seppur mantenendo sempre delle fondamenta comuni come acqua, zucchero, aromi naturali, ma anche acido citrico e sorbato di potassio (antiossidanti, regolatori di acidità e conservanti, elementi necessari vista l’assenza dell’alcol e delle sue proprietà). In alcuni casi tra gli aromi ci sono cannella o ingredienti leggermente piccanti che cercano di simulare quel tocco di bruciore in bocca dato dall’alcol. Con un’attenzione particolare alla denominazione del prodotto, che non può essere (quasi) mai la stessa del modello di riferimento alcolico.
Gin
Se è vero che il mercato è ormai saturo di “gin analcolici”, è bene sottolineare che spesso questi vengono chiamati “gin” in modo improprio. La maggior parte di essi viene realizzata infatti con delle bibite aromatizzate, che non potrebbero usare di conseguenza la suddetta denominazione. È il disciplinare europeo a indicarlo espressamente e tassativamente, associando il termine a unvolume alcolico minimo del 37,5%. Capirete bene, quindi, che le parole “gin” e “analcolico” non vanno troppo d’accordo, nonostante la maggior parte dei cosiddetti “gin analcolici” vanti un gusto di ginepro. Un’autentica rivoluzione nel mondo del bere no alcol e low alcol è recentemente arrivata però con Winestillery Hyper Low. Questa non è una bevanda analcolica, ma un vero distillato, un gin full proof straordinariamente intenso, prodotto con una tecnica segreta da Bacco, l’alambicco pot still di Winestillery. Proprio come un autentico elisir alchemico, sono sufficienti poche gocce per ottenere il risultato desiderato. Come funziona? Per legge si considera analcolico il prodotto che ha un contenuto in alcol inferiore a 0,5% vol. Ogni millilitro di Hyper Low contiene 0,7% vol., pertanto un Hyper G&T avrà solo 0,35% vol. di alcol ma sprigionerà tutto il sapore del ginepro e il gusto classico di un vero Gin & Tonic.
Vodka
Dal cuore della Toscana ci spostiamo nel Regno Unito, Paese dove il fenomeno del beverage analcolico ha riscosso fin da subito grande successo, per proporvi un’alternativa credibile alla vodka analcolica: parliamo di Strykk Not Vodka, un innovativo spirito no alcool che ripropone il gusto ricco e strutturato della vodka di alta qualità senza alcol, calorie o aromi artificiali. Prodotta con le migliori botaniche, presenta un delizioso tocco di citronella e capsico ed è ideale per prepararsi un Vodka&Tonic salutare e senza sensi di colpa, così come Pornstar Martini o qualsiasi cocktail desideriate a base vodka. Strykk Not Vodka è ottenuta da una combinazione di bacche di vaniglia del Madagascar, un aroma dolce di caramella mou e burro, con un retrogusto di paprika. È naturale al 100%.
Rum
“Acquavite analcolica di produzione impossibile”. È così che è stata ribattezzato il White Cane Spirit di Lyre’s, azienda britannica fondata nel 2019 per replicare gli alcolici più popolari al mondo in un formato analcolico. Questa alternativa al rum, nello specifico, è un’acquavite analcolica che vuole catturare l’essenza di un rum bianco delicatamente invecchiato con sapori distinti e contemporanei. Al suo interno chiari sentori di quercia e canna da zucchero forniscono la base perfetta per far risaltare le note dolci di marzapane, ma anche l’arancia e il cocco, completati da un leggero finale pepato.
Tequila
Poteva mancare un’alternativa analcolica alla tequila? Ovviamente no. Un caso interessante è sicuramente quello di Ritual Zero Proof Tequila, marchio americano di proprietà del colosso Diageo, e forse anche il nome più riconoscibile della categoria. Gli ingredienti? Acqua filtrata, aromi naturali, zucchero di canna, acido citrico, gomma xantana, sale, caramello, benzoato di sodio e sorbato di potassio. Merita sicuramente una specifica il termine “aromi naturali”: nel caso della tequila analcolica, probabilmente indica una qualche combinazione di estratti di agave, agrumi o vegetali.
Whisky
Torniamo infine a guardare in casa Lyre’s per una valida alternativa al Bourbon. L’American Malt della già citata azienda britannica vuole infatti riproporre l’essenza di un bourbon classico americano, delicatamente addolcito. In degustazione gli aromi generosi di vaniglia e noci tostate si uniscono infatti a ben bilanciate note erbacee, che conferiscono complessità al prodotto finale. Il tutto, compensato armoniosamente da un finale lungo e morbido.