Fiorentini Alimentari, azienda italiana specializzata nella produzione di sostitutivi del pane e snack a base di cereali, legumi e verdure, presenta a Cibus (dal 7 al 10 maggio a Parma) i risultati del primo raccolto di mais a basso impatto ambientale, ottenuto con un abbattimento del 72% delle emissioni di CO2 e una riduzione di circa il 50% di acqua.
I risultati sono stati monitorati sulla coltivazione di 2,5 ettari di mais coltivati per Fiorentini da Agrifuture, l’azienda agricola sperimentale nata nel 2023 su iniziativa di MartinoRossi, storico produttore e trasformatore di cereali e legumi per alimenti funzionali e tra i fornitori di materie prime per Fiorentini.
Il mais è stato coltivato secondo un metodo innovativo che integra tecnologie di precision farming e tecniche di agricoltura conservativa e consociativa con il nuovo brevetto di irrigazione Underdrip. Il tutto coadiuvato dall’Università degli Studi di Milano e dall’Università Cattolica di Piacenza e monitorato dall’ERSAF (Ente Regionale della Lombardia per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste) nell’ambito del progetto regionale Living Lab.
Il frutto di questa prima sperimentazione consiste in un raccolto di circa 20 Ton di granella di mais (pari a circa 12 Ton di semilavorato di mais) coltivati nei campi situati in provincia di Cremona.
Il dato più interessante da rilevare è senza dubbio la riduzione di emissioni di CO2 conseguente all’ottimizzazione delle risorse idriche e alla riduzione dei fertilizzanti chimici e dei processi di meccanizzazione.
Rispetto a una coltivazione convenzionale di mais, il sistema di irrigazione Underdrip – che prevede l’interramento di manichette su file parallele con memorizzazione GPS dell’impianto – ha consentito una distribuzione più uniforme ed efficace dell’acqua con un risparmio fino al 50% e una consequenziale riduzione di carburante necessario per i sistemi tradizionali di irrigazione.
L’impiego della coltivazione conservativa, che prevede il mantenimento di una copertura organica del suolo permanente o semi-permanente costituita in questo caso da sorgo e piselli, ha permesso l’eliminazione delle lavorazioni pesanti meccanizzate con una riduzione delle emissioni del 14,15%.
Il brevetto Underdrip, inoltre, si è rivelato efficace per la coltivazione consociata, offrendo la possibilità di irrigare e fertilizzare in maniera differenziata fino a tre colture in consociazione, per produrre di più con meno terreno a disposizione. Nel corso del medesimo anno agrario, infatti, nei corridoi solari predisposti tra i filari di mais, sono state alternate leguminose invernali ed estive, particolarmente utili per fornire azoto al terreno e ridurre così l’impiego di fertilizzanti chimici.
Come sono stati calcolati i risultati
Rispetto a una coltivazione convenzionale di monocoltura di mais a pieno campo, che avrebbe prodotto 12 t/ha con un consumo di acqua per l’irrigazione di 4000mc/ha e un consumo di fertilizzanti di 280 kg/ha, con il sistema brevettato Underdrip si è evidenziata una riduzione del consumo di acqua (775 mc/ha) e fertilizzanti (125 kg /ha) che si è tradotta in una riduzione delle emissioni di CO2 del 38,32% circa.
Avendo più colture sullo stesso campo, è stato poi considerato anche il LER (Land Equivalent Ratio), che valuta la produzione di biomassa delle diverse colture. Avendo avuto anche una consociazione (mais/leguminosa estiva) nello stesso anno, oltre alla coltura iniziale a pieno campo (pisello), è stato calcolato anche l’ATER (Area Time Equivalent Ratio) che considera le diverse produzioni nei vari periodi di tempo. Dalla media di LER e ATER è stata ottenuta la LUE (Land Use Efficiency) che consente di valutare l’impatto effettivo dovuto alla consociazione. La riduzione di CO2 conseguente alla consociazione è stata quindi di un ulteriore 19,89%. Alla somma delle due percentuali va aggiunto il 14,15% ottenuto grazie alla tecnica di coltivazione conservativa, arrivando così alla cifra finale di 72,36%.
Sistemi di irrigazione a confronto
Brevetto Underdrip:
- Interramento manichette ad una profondità variabile tra 30 – 40 cm.
- Acqua rilasciata nel terreno lentamente a bassa pressione: distribuzione graduale nel terreno in prossimità dell’apparato radicale.
- Radici distribuite in modo più uniforme e profondo: utilizzo più efficiente dell’acqua e degli elementi nutritivi in essa disciolti.
- Terreni sempre liberi, senza impianti o attrezzature che possano intralciare le operazioni colturali.
Sistema tradizionale:
- Maggiore dispersione di acqua per l’impossibilità di localizzare l’irrigazione in prossimità delle radici.
- Maggiore umidità atmosferica per evaporazione dell’acqua in eccesso;
- Possibilità più elevata di sviluppo di patologie fungine.
- Maggiore possibilità di germinazione e sviluppo di malerbe per presenza di acqua nell’interfila. Saturazione eccessiva del terreno.
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