Nel 2023, le catene di ristorazione rappresentano circa l’11% del mercato (pari a 9,9 miliardi di euro), segnando un’elevata crescita e quasi un raddoppio della loro quota rispetto al 2011 (5,8%, 4,2 miliardi di euro).
Negli ultimi anni si assiste ad una significativa crescita della ristorazione in catena che nel 2023 è arrivata alla soglia degli 11.500 esercizi distribuiti sull’intero territorio nazionale con una spiccata prevalenza al nord. Accanto ai grandi player, stanno emergendo anche piccoli operatori nazionali. In un settore caratterizzato da elevata frammentazione (90% del mercato a valore è rappresentato da operatori indipendenti), le catene riescono a far leva su elevata dimensione e scalabilità per investire in marketing, offrire prezzi competitivi e adottare soluzioni digitali più avanzate rispetto agli operatori indipendenti.
La scalabilità e la digitalizzazione offerte dalle catene hanno suscitato l’attenzione di numerosi investitori finanziari. Nel periodo 2018-2022, si sono concluse 28 operazioni di fusione e acquisizione nel settore della ristorazione commerciale, e ci si aspetta che questo trend continui anche nei prossimi anni. Ad esempio, “La Piadineria” è stata recentemente acquisita dal fondo CVC Capital in un’operazione da 600 milioni di euro. Il fondo ha affermato che l’azienda è diventata leader del settore grazie ad eccellenza operativa ed un formato unico e distintivo, ed è pronta a procedere nel suo percorso di crescita tramite un’ulteriore espansione del business in Italia
Per rimanere competitivi sul mercato, gli operatori indipendenti devono puntare su elementi differenzianti rispetto alle catene (e.g. atmosfera familiare, prodotti più personalizzati, interazione con il cliente più stretta, etc.). Molte persone affermano di scegliere i locali indipendenti proprio per la connessione autentica che riescono a stabilire con il personale.
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CRESCITA DELLE OFFERTE SPECIALIZZATE RISPETTO A QUELLE GENERICHE
In risposta al clima di incertezza causato dal Covid e dall’instabilità geopolitica, i consumatori hanno manifestato un forte desiderio di sperimentazione e socializzazione, soprattutto quando consumano fuori casa. In questo contesto, diventa ancora più importante che gli operatori della ristorazione offrano un’esperienza molto specifica e personalizzata sulle esigenze del segmento clienti voluto. Ciò non comporta necessariamente una premiumizzazione dell’offerta, ma piuttosto l’adozione di un focus su offerte specifiche e non generiche. Ad esempio, i fast food specializzati come “Poke House” o “La Piadineria” puntano su una gamma di prodotti limitata e facilmente riconoscibile, riuscendo ad attrarre e fidelizzare i clienti.
CRESCITA DEGLI SNACKS E DEI “MINI PASTI”
Nel settore della ristorazione sta diventando sempre più diffuso il processo di “snackerizzazione” della domanda, intendendo con ciò la richiesta di prodotti più semplici al posto di pasti tradizionali. Il motivo principale risiede nella rapidità e convenienza di consumo di questa tipologia di prodotti, che meglio si adatta a uno stile di vita che fa della velocità la sua cifra distintiva, ma anche alla loro adattabilità ad occasioni di consumo che, al contrario, privilegiano la convivialità.
Sono soprattutto le generazioni più giovani a preferirli, con una frequenza di consumo giornaliero doppia per la Generazione Z rispetto ai Baby Boomer (2,1 snack/giorno rispetto a 1,1 snack/giorno, da dati Bain EMEA Pulse Survey, con Dynata). Tra gli snack, quelli salutari sono i più richiesti, riflettendo il dato secondo cui l’80% dei consumatori ricerca spuntini che migliorino la propria salute fisica (da dati Bain EMEA Pulse Survey, con Dynata).