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La decima edizione del Mercato dei Vignaioli Indipendenti della FIVI ha visto l’entusiasmo e l’interesse da parte di un pubblico di appassionati che non è decisamente mancato. Una fiera nata per dare luce ai produttori artigiani che sono arrivati da tutta Italia per presentare di persona i propri vini con la possibilità di venderli sul posto.
La Fiera quest’anno è stata gestita senza l’utilizzo della carta, ma soltanto grazie all’utilizzo di un’applicazione che permetteva di districarsi tra i vari banchetti distribuiti nel salone senza un preciso ordine. A parte qualche mancanza di aggiornamenti dell’App sui produttori effettivamente presenti in fiera, il tutto è comunque stato piacevole e gestito discretamente bene. Qualche dubbio sulla sicurezza dei partecipanti visto il numero notevole di persone che hanno avuto accesso alla fiera contemporaneamente.
Tanti i produttori degustati personalmente, dando la precedenza ai vignaioli delle regioni solitamente meno frequentate ed è per questo che, in questa lista, non troverete molti assaggi su Piemonte e Toscana. Di seguito alcuni degli assaggi che mi sono rimasti più impressi per identità, schiettezza del vitigno e terroir.
GIOVANNI MADONIA
Vi schietti e sinceri che non hanno paura di mostrare il loro carattere. Si distinguono per una sapidità che fa da padrona in tutte le etichette proposte: dall’Albana al Sangiovese RISERVA Bertinoro 2011.
PICCHIONI
Tradizione dell’Oltrepo Pavese, dalla classica Bonarda vivace fatta in purezza con uva Croatina ed il Buttafuoco, ai fermi che spiccano di identità, succosità e una grandissima beva! In particolare segnalo il Rosso d’Asia, rosso fermo da uve Croatina e Ughetta di Solinga che colpisce dritto al cuore!
SANDRO FAY
Una bella espressione in tutte le sue bottiglie di nebbiolo, che in Valtellina viene denominato chiavennasca, con una differenziazione per l’altitudine delle vigne. Vini dalla trama elegante, ma molto decisa e di carattere, soprattutto nello sforzato che risulta essere ad oggi tagliente ma con un grande potenziale di invecchiamento.
CRISSANTE
Ha conquistato il pubblico sfoggiando magnum e diverse annate dei suoi Barolo, in particolare il Capalot 2014 e 2007 del cru Galina. Per gli amanti del dolcetto, il suo merita l’assaggio.
IL COLOMBARONE
Un vino identitario che ben rappresenta Tenuta La Viola e nasce dalla raccolta delle uve da vigneti di media età. Un Cru di Sangiovese con la prima produzione dall’azienda nel 1998, vino ideale da portare agli amici per fargli scoprire cosa sia il Sangiovese. L’etichetta raffigura via Colombarone che sale dalla pianura fino al colle di Bertinoro, incorniciata dai nostri vigneti. Un bellissimo equilibrio per questo Sangiovese che tira la beva.
GRIFALCO
Se parliamo di Aglianico del Vulture, la cantina Grifalco è diventata un punto di riferimento in Italia e nel mondo. A Piacenza abbiamo assaggiato una versione più docile e ammaestrata che risulta essere più facile da apprezzare fin da subito grazie al frutto ben equilibrato.
IL MOLINO DI ROVESCALA
Et però credo che molta felicità sia agli homini che nascono dove si trovano i vini buoni. E in effetti anche a Rovescala, parte di quel grande serbatoio enologico denominato Oltrepò Pavese, abbiamo trovato Bonarda e Riesling corretti ed espressivi che ci hanno regalato momenti di felicità.
TENUTA LENZINI
Cuore e mente, ci sono sfumature aromatiche che non ti aspetti, alchimie sensoriali che non si spiegano se non riscoprendo l’espressività della natura, le origini di un territorio. Tutti i suoi vini sono espressivi, identitari di grande equilibrio ma la finezza del suo Syrah è qualcosa di unico!
VIKE VIKE
Tra i produttori sardi più gettonati della fiera, ha saputo difendersi con il suo Cannonau Ghirada Gurguruò 2019. Un bell’approccio sia al naso che in bocca, senza stufare la beva, nato dalla volontà e dalla passione di Simone Sedilesu, giovane enologo nativo di Mamoiada da una famiglia che fa vino da generazioni. Perchè in cantina il vino è necessario solo guidarlo e “non rovinarlo”
CASTALDI FRANCESCA
Espressione più vera e sincera dei vini del Nord del Piemonte. Nebbioli che colpiscono per il loro tannino pronunciato che accompagna il sorso soprattutto nella gioventù, ma che sanno regalare grandi emozioni dopo qualche anno di invecchiamento. Da segnalare in particolare il Fara 2016.
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