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Nel dossier Focus Vini e Frizzanti del Corriere Vinicolo, sotto i riflettori il comparto dei frizzanti. Il primo dato che si evidenzia è relativo agli imbottigliamenti, tornati a quota 400 milioni di bottiglie nel 2023 grazie a un export in corsa, dato confermato anche nel primo semestre 2024, che supporta un mercato interno ancora in contrazione. Uno scenario negli ultimi anni periodi di alti e bassi per le bollicine frizzanti. Se fino al 2021 si era assistito a una tenuta produttiva e di mercato, è seguito il crollo nel 2022, tanto da mettere e rischio la fine della tipologia, con una risalita lo scorso anno degli imbottigliamenti. Una fase storica di profonda trasformazione dei consumi del vino a livello globale a cui non si sottrae l’universo dei vini con le bollicine, tra cambio di consumatori, ma soprattutto di occasioni e modalità di consumo. A risentirne maggiormente le vendite delle tipologie più tradizionali come Lambrusco, Pignoletto, Ortrugo, Bonarda insieme alle tipologie a forte identità territoriale, mentre a beneficiarne in un trend di crescita assetato di bere giovane e miscelato, facendo da traino per alcune tipologie di frizzante, soprattutto bianco.

Alcune difficoltà vengono lette in maniera diversa tra produttori e operatori della distribuzione tra Gdo e Horeca. Il legame con le identità di territorio dei campioni del mondo frizzante non basta più a tenere le quote di mercato, con la concorrenza degli spumanti da primo prezzo in particolare bianchi e del nuovo mondo di miscelati, cocktail, low-alcol. Competitor ma anche nuovo mercato di sbocco del parente meno nobile della famiglia degli spumanti. L’ago della bilancia è quello di accettare di diventare un ingrediente e non il prodotto finito, proprio per questo il dossier del Corriere Vinicolo parla di evoluzione della specie. Nell’analisi il vino diventa un ingrediente, e non sempre principale, per un target diversificato. Il consumatore tradizionale di Lambrusco o Bonarda , ma anche di Prosecco, sembra destinato a un ridimensionamento perché legato a una dinamica generazionale che non è stata rinnovata, mentre il magico mondo degli aperitivi, intesi in senso lato come occasioni di consumo di bere miscelato, a basso grado alcolico, con bollicina e a base vinicola è cresciuto in maniera esponenziale assorbendo rilevanti quantità di frizzanti, al prezzo di vedersi ridotto come mero ingrediente, quasi da commodity.

In base alle rilevazioni dell’Osservatorio del vino di UIV che introducono da sempre il dossier, nel 2023 si assiste al recupero di quel 10-11% che aveva segnato nell’anno precedente la caduta a 361 milioni di bottiglie dalla quota 400 milioni che aveva caratterizzato il biennio 2020-2021. Nel 2023 per una serie di situazioni di mercato a livello interno e internazionale e grazie al traino dei bianchi veneti (con in testa il Prosecco ma non solo), il mondo frizzanti recupera tutto il terreno perso nel 2022, segnando però non solo una risalita quantitativa ma anche un riposizionamento sui mercati che oggi viene visto in maniera diversa. A spingere la veloce risalita dello scorso anno è stato certamente l’export che nel 2023 segna una crescita dei frizzanti a volume del 2,9% (superando i 176 milioni di litri), e più che doppia a valore con +7,3% (per oltre 490 milioni di euro) grazie all’aumento del 4,3% del valore euro/litro arrivato a 2,78. Trend positivo dell’export confermato anche nei primi mesi di quest’anno che, come racconta l’Osservatorio del Vino, chiude sostanzialmente in positivo per i frizzanti, che cumulano un volume di 410.000 ettolitri, equivalenti a un +17% rispetto all’omologo periodo del 2023 con i valori che crescono, anche se in maniera meno spinta, a +12% (111 milioni di euro), frutto di una pressione sui prezzi che ha portato le lancette sotto i 2,70 euro al litro (-4%), contro i 2,80 di media del 2023.

Mercato di riferimento rimane la Germania al 30 giugno, l’Italia limita i danni di un mercato altrimenti in flessione grazie all’exploit dei “frizzantini” (+23,3% volume e +14,6% valore). Un risultato rilevante che mantiene in area positiva l’export del vino italiano nel primo semestre sul mercato tedesco (+2,7%), grazie al quale il saldo volumico totale del vino italiano nei primi tre Paesi del nostro export (Usa, UK e Germania) – che al netto della performance dei frizzanti in Germania sarebbe a -1,6% – rimane, seppur di poco, sopra la soglia dello zero (+0,1%). Se l’export sorride alle aziende vinicole, portando in area positiva i bilanci di tutti i grandi player, la panoramica che emerge dalle interviste ai rappresentanti della distribuzione, di Gdo che Horeca, conferma un futuro dei frizzanti poco effervescente, a causa prevalentemente della concorrenza delle nuove bevande a base vino, delle difficoltà interne della tipologia e di un mercato dove la category frizzante soffre della mancanza di un’identità precisa.

Con un -7,9% a volume e -1,1% a valore, secondo la nostra analisi dei dati Circana, il 2023 registra un ulteriore arretramento della tipologia in Gdo che nel 2022 aveva già marcato -7% in bottiglie e -3% di fatturato. Con il 2024 che inizia ancora peggio: -9,5% a volume e -6% a valore nel primo semestre e riduzioni diversificate in base al colore, dove i bianchi flettono meno rispetto ai rosati e ai rossi che rimangono i più penalizzati. Una panoramica negativa dove però si marcano diversi andamenti per canale con i discount che, nei primi mesi dell’anno, tornano in area positiva per i frizzanti (così come per gli spumanti) con trend di “colore” però invertiti rispetto al 2023 che premiano rossi e rosati a scapito dei bianchi Gli spumanti di primo prezzo rimangono i principali competitor dei frizzanti, ma pesa la concorrenza dei nuovi consumi orientati a bibite a base vino, miscelati, NoLo (no o low alcol). Gli aperitivi sono ancora in crescita con ottima performance delle referenze “base vino” che però spuntano un prezzo pari a quasi la metà dell’aperitivo alcolico generico e del 30% in meno del “non alcolico”. Il frizzante è a tutti gli effetti l’alternativa economica allo spumante in fatto di miscelazione e cocktail, non solo nel segmento retail, ma anche (e forse soprattutto) nel canale Horeca”. Un destino che porta a un ripensamento e riposizionamento del frizzante a “ingrediente” di altre bevande – sebbene continui ad alimentarne la fortuna economica – non rappresenta certo una prospettiva di futuro solida secondo i distributori specializzati che abbiamo intervistato

Per quanto riguarda i prezzi, nel primo quarto oltre 410.000 ettolitri spediti nel mondo, +17%. Uno spostamento di mix (più Igp e comuni, meno Dop) e la frenesia del mercato russo erodono il valore unitario, comunque sopra i livelli storici medi La Germania resta il principale partner per la vendita di frizzanti, con poco meno di 90.000 ettolitri a marzo (+4%) e una share sul totale valore del 21% (23 milioni di euro su 111). Seguono gli Stati Uniti (18% di share e crescita del 3%) e la Russia, che grazie a un balzo clamoroso dei volumi acquistati (+300%, dovuto all’introduzione delle nuove acci[1]se tese a colpire i fornitori appartenenti alla Nato) scavalca Repubblica Ceca e Messico, portandosi al terzo posto. A differenza dei primi due mercati, che vedono prezzi in moderata decrescita, la piaz[1]za russa ha visto un incremento dei prezzi del 4%. Anche Repubblica Ceca e Messico continuano il tren pluriennale di crescita, a cui si sta associando l’Austria, che ha scavalcato mercati storici come Francia, Irlanda e Paesi Bassi, bene pure l’incremento anche in Giappone.

Con l’80% del volume globale, a cui si sommano il 20% tra varietali e comuni, Dop e Igp fanno il grosso delle spedizioni di frizzanti nel mondo. A crescere di più nel primo quarto dell’anno sono i comuni (+20%), seguiti dagli Igp (+8%), contro un modesto +4% della tipologia Dop. Per i Dop, oltre alla Russia (+380%, terzo mercato), troviamo crescite robuste sui mercati principali ad eccezione dell’Irlanda che resta stabile. Il primo mercato si conferma la Germania, che drena soprattutto Prosecco Docg e Doc. Per gli Igp, dove il grosso del prodotto è Lambrusco nella versione “Emilia”, il primo mercato restano gli Usa, con relativa stabilità a marzo e una share sul totale del 23%. Segue la Russia (+270%), con sorpasso su Messico (anch’esso feudo del Lambrusco e con performance di +111%), Germania, Spagna, Francia e Portogallo, tutti in forte riduzione volumica. In grande ripresa le esportazioni verso l’Ucraina. Per i frizzanti comuni torna a essere la Germania la prima destinazione, tra l’altro in forte aumento (+17% e con share sul totale del 30%), seguita da Usa, Austria (+51%) e Francia, da segnalare anche la crescita del mercato polacco.

INFO www.corrierevinocolo.it

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