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Ismea ha reso noto il suo studio su tendenze e prospettive in vista della nuova vendemmia (in allegato). Covid, Brexit, dazi Usa e difficolta sui mercati internazionali, accanto a una frenata dei consumi, rendono preoccupanti le prospettive dell’autunno. Ecco in sintesi i principali risultati dell’analisi condotta da Ismea.

 

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  • Prospettive incerte e lento ritorno a regime con una vendemmia 2020 che si prospetta generosa
  • Cresce nei primi sei mesi del 2020 la domanda della GDO (+8% le vendite in volume e +9 a valore)
  • La chiusura dell’Horeca pesa soprattutto sulle vendite del segmento medio-alto
  • A rischio 2,5 miliardi di euro di fatturato dal turismo del vino
  • Preoccupa la domanda dell’Estremo oriente di vini stranieri: -30% nei primi cinque mesi del 2020
  • Lieve flessione anche della domanda complessiva Usa ma non dall’Italia
  • I dati Istat del primo quadrimestre 2020 mostrano un rallentamento dell’export
  • italiano nel complesso ma il confronto su base annua resta positiv
  • Le importanti giacenze di inizio campagna e il rallentamento della domanda da
  • secondo trimestre 2020 non hanno permesso il balzo atteso dei listini

Al netto delle gravi ripercussioni associate all’emergenza Covid-19, il comparto vinicolo nazionale sta attraversando una fase di forte incertezza determinata da diversi fattori preesistenti alla pandemia oltre che da elementi di preoccupazione rispetto alle dinamiche future del settore. Innanzitutto, l’incognita dei maggiori dazi statunitensi che potrebbero estendersi anche alle etichette italiane, finora esenti dalle maggiorazioni tariffarie che hanno invece colpito i vini francesi e spagnoli. L’altro fattore di rischio sono le possibili ricadute di Brexit e la prosecuzione dell’incertezza sul tipo di accordi sul fronte commerciale. Alla lista delle problematiche si aggiungono la recessione globale e le crescenti difficoltà di esportazione di vini in Russia, paese che ha introdotto norme più stringenti (legge entrata in vigora a fine giugno 2020) sia in materia di etichettatura che di soglie di gradazione.

A fine febbraio, inoltre, l’emergenza Coronavirus che ha investito anche l’Italia ha causato il blocco della ristorazione, che per il vino, soprattutto di qualità, rappresenta un canale essenziale. L’effetto Covid ha potenziato, di contro, le vendite al dettaglio, che nei primi sei mesi Di quest’anno hanno registrato una crescita dell’8% in volume, confermando la dinamica positiva anche nei mesi di maggio e giugno, ovvero dopo il periodo del lockdown. Con la fine del confinamento, la GDO ha rallentato gli ordinativi alle aziende, mentre la ripartenza in sordina dell’Horeca ha tenuto a freno le vendite nel canale extra-domestico, lasciandole ben al di sotto del potenziale.

 

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Sul versante dell’export, fino a marzo si segnalavano buone performance sia a volume che in valore, ma le vendite all’estero hanno subito una battuta d’arresto ad aprile, anche se il primo quadrimestre ha chiuso con un aumento rispetto allo stesso periodo del 2019. È pur vero che l’impatto più rilevante è atteso a partire da maggio.
In tema di mercato interno le quotazioni, a tutto luglio, hanno mostrato andamenti contrapposti per i vini da tavola e le Doc-Docg, con i primi in ripresa rispetto allo scorso anno, quando comunque i livelli erano molto bassi, e le denominazioni che hanno invece accusato alcune flessioni, essenzialmente riconducibili alla paralisi del canale Horeca.
Tuttavia, a preoccupare gli operatori non è il livello dei prezzi quanto il clima di incertezza sugli sviluppi della domanda finale, sia interna che estera, da qui ai prossimi mesi.

Fonte: www.federvini.it/news-cat/2474-ismea

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