Un momento di riflessione sull’alimentazione e la nutrizione sostenibile, preambolo della decima edizione del Forum Internazionale che si terrà il 3 dicembre a Milano. La Fondazione Barilla presenta così la Giornata Mondiale dell’Alimentazione (16 ottobre), sottolineando una situazione critica ma non ancora, forse, definitiva. E lo fa approfittando di uno spazio quanto mai evocativo: il Refettorio Ambrosiano di Milano, che Massimo Bottura aveva riconvertito in occasione di Expo e oggi è simbolo della sostenibilità nel quotidiano.
Un teatro di parrocchia in disuso, ristrutturato e abbellito con opere d’arte e mobili disegnati ad hoc. Il buono e il bello si fondono nel Refettorio, stendardo di accoglienza quotidiana e recupero: si lavora con le eccedenze alimentari, tutto quello che si cucina arriva dalla GDO, dalle aziende e dall’ortomercato. Contesto adattissimo per discutere il momento difficile in cui la situazione ambientale si trova, e della quale Fondazione Barilla si erge a difensore in vista della decima edizione del Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione.
PREOCCUPAZIONE E SPERANZA – Anna Ruggerini, Direttore Operativo Fondazione Barilla: “Quella di quest’anno sarà un’edizione particolare, incentrata sulla nostra volontà di permettere a un pubblico sempre più ampio di crescere nella consapevolezza di sistemi alimentari sostenibili. Recentemente siamo stati a New York e abbiamo presentato il nostro nuovo studio: se da una parte siamo scoraggiati per i primi cinque anni dell’agenda 2030 (gli obiettivi di sviluppo sostenibile firmati dai paesi ONU, ndr), fatti di promesse non mantenute, dall’altra percepiamo grande fermento per fare e proporre soluzioni. A margine dell’assemblea generale dell’ONU si sono tenuti 600 eventi in una settimana, vuol dire che c’è volontà di costruire dibattito per soluzioni concrete“. Ci proverà anche Barilla, con una virata che denota l’esigenza di entrare nel concreto con nuovi studi, avvicinandosi di più al settore agroalimentare, e un programma di discussione interessantissimo.
VITA SOSTENIBILE – “I nostri esperti divulgheranno e spiegheranno, restituendoci un contributo per capire a che punto siamo circa l’alimentazione sostenibile. Poi affronteremo un tema complesso come la sostenibilità dell’agroalimentare, che deve riformularsi: esistono già nel mondo attori che hanno avviato un percorso virtuoso, ma devono fungere da esempi, e non è facile capirne l’evoluzione e la qualità. Discuteremo dell’utilità delle tecnologie in ambito di sostenibilità“. Si toccherà anche e soprattutto la vita di ogni giorno: è una fase molto interessante per un progetto che Barilla aveva avviato lo scorso anno e che ora entra nel vivo, Su-eatable Life, una risposta concreta a livello europeo che spiega come adottando scelte alimentari sostenibili in ambito di mense aziendali e universitarie, si possano influenzare le scelte del quotidiano dei commensali. “Il terzo grande tema riguarderà le comunità indigene, che sono tesori di conoscenza e biodiversità, da salvaguardare per restituire loro la voce necessaria che permette di ampliare la scelta e l’offerta alimentare“.
IL PARADOSSO GLOBALE – La Fondazione Barilla vuole sviscerare il vincolo che c’è (e troppo spesso non si vede) tra abitudini alimentari e condizioni ambientali, come spiega Marta Antonelli, Responsabile del Programma di Ricerca Fondazione Barilla: “I sistemi alimentari sono cause (fino al 37% di gas serra sono riconducibili a loro) e vittime (gli effetti si riflettono su temperature medie, precipitazioni, condizioni di crescita) del cambiamento climatico. Impattano su clima, acqua, deforestazione. Sistemi scorretti portano a condizioni problematiche ed eccessi in direzioni opposte: negli ultimi trent’anni sono triplicati gli obesi, e allo stesso tempo oggi 820 milioni di persone soffrono la fame (2 miliardi se si considera l’accesso idrico). Anche all’interno di uno stesso paese coesistono diverse tipologie di malnutrizione”. Gli obiettivi dello sviluppo sostenibile sono in funzione di sistemi alimentari sostenibili: abbattimento di fame e povertà, salute, cooperazione, clima. “Bisogna sconfiggere i paradossi globali legati al cibo: il binomio obesità/povertà, la produzione di cereali che per metà è destinata alla produzione di biocarburanti e all’alimentazione animale, lo spreco di cibo che ha raggiunto il doppio del fabbisogno necessario per sfamare il mondo“.
EMERGENZA – La Prof.ssa Simona Castaldi, Research Project Manager del progetto Su-Eatable Life, pone l’accento sulla necessità di divulgare la criticità della situazione, e sensibilizzare gli utenti a verso un comportamento più responsabile e informato: “C’è confusione e disinformazione su clima e biologia, ce ne siamo accorti dalle interviste e dai colloqui che abbiamo tenuto sia in Italia che nel Regno Unito. Serve una consapevolezza informata, c’è da modellare le proprie abitudini dalla tavola al quotidiano, per contribuire al benessere totale e generale, non solo in ambito generale. Una minima azione che il singolo fa per se stesso, come andare al lavoro a piedi per fare attività fisica, si riflette sulla comunità, perché magari non utilizzare l’auto riduce le emissioni di CO2. Serve comprendere che siamo tutti parte di un unico sistema, e per forza di cose siamo tutti responsabili di eventuali derive negative“. Non è per una checklist da rispettare, come giustamente critica il Professor Angelo Riccaboni, Membro del Leadrship Council SDSN e Presidente Santa Chiara Lab Università di Siena: “L’agenda 2030 non è una lista della spesa da rispettare, non si tratta di qualcosa di effimero. Stiamo parlando di una vera e propria trasformazione generale di abitudini e usi quotidiani. È l’unico modo per risolvere l’emergenza in cui siamo“.