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L’Asti Docg, tradizionalmente dolce, rilancia la sua offensiva per la versione Secco. Il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, ha dato rassicurazioni: «Il progetto dell’Asti Secco ha buone possibilità di andare in porto. La commissione tecnica del ministero ha approvato il disciplinare della nuova Doc e ora passerà al vaglio del Comitato vitivinicolo nazionale».

Produttori e associazioni di categoria si sono confrontati sulla novità dell’Asti secco e sui programmi di rilancio di un comparto che ha perso sul mercato 22 milioni di bottiglie dal 2013. A Santo Stefano Belbo, durante il forum sulla denominazione, promosso dal sindaco Luigi Icardi, l’assessore regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero e il direttore del Consorzio dell’Asti, Giorgio Bosticco, lo hanno confermato: «La discussione al Comitato vitivinicolo è in programma per il 10 marzo. Se riusciremo a superare l’ingiustificato ostracismo del mondo Prosecco, potremo ottenere l’autorizzazione alla produzione entro maggio». E hanno aggiunto: «Noi non intendiamo scimmiottare la produzione veneta, ma proporre un vino con una sua identità forte e precisa. Abbiamo bisogno di recuperare le fette di mercato perse negli ultimi anni per vari motivi e la nuova versione secca dell’Asti può essere un’ottima occasione per garantire la giusta produttività ai vigneti che caratterizzano le colline tra Alessandrino, Astigiano e Cuneese».

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Già al prossimo Vinitaly l’Asti nella versione Secco sarà portato in degustazione, senza etichetta specifica, ha annunciato il Consorzio. “Non l’abbiamo chiamato dry – ha risposto il direttore – perché la maggioranza ha scelto il nome secco. E in democrazia conta cosa vuole la maggioranza”. La Regione Piemonte “spinge” per la nuova tipologia di Asti, “che poi tanto nuova non è – ha precisato l’assessore all’Agricoltura, Giorgio Ferrero – perché proviene da un percorso storico di sperimentazione. La sua grande importanza è perché si colloca all’interno di una docg; è una delle strade per rilanciare il ‘Vigneto Moscato’ esteso su 10 mila ettari in 52 Comuni di tre province (Asti Alessandria e Cuneo) attutendo i contraccolpi delle fluttuazioni del mercato”.Il prototipo dell’Asti è stato testato da un migliaio di consumatori che hanno partecipato alla ricerca condotta, per metà in Germania e per l’altra metà in Italia (nord, centro e sud), da una società specializzata incontrando il “gradimento di entrambi i mercati”, ha spiegato ancora Bosticco.

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Tuttavia, c’è consapevolezza che i problemi del comparto Asti non si risolveranno solo con la nuova tipologia. «Occorre rivalorizzare il prodotto a partire dal territorio di origine» ha detto l’ex presidente del Consorzio, Paolo Ricagno, mentre per Fabrizio Rapallino di Coldiretti Cuneo «la promozione dovrebbe puntare anche sull’obiettivo di destagionalizzare il consumo dell’Asti Spumante, troppo legato alle festività». Nell’ambito di questa operazione di rilancio si inserisce anche il progetto Cina che vedrà  una partnership con la Ferrero per una vendita dell’Asti docg accostata al Rocher, la pralina di cioccolato che è il prodotto di punta del colosso dolciario albese nel Paese della Grande Muraglia.

Fonti: www.lastampa.it/2017/02/22/.htmlwww.ansa.it /notizie/vino/2017/02/20/.html – www.astidocg.it

 

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