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La Francia richiede l’approvazione dell’UE per un decreto contro la “Shrinkflation”


credits foto: Brett Jordan

La Francia ha avanzato un progetto di nuove normative per obbligare i rivenditori del Paese a informare i consumatori riguardo alla cosiddetta “shrinkflation” o “sgrammatura” in italiano.

Shrinkflation o Sgrammatura cosa significa?

Questo termine descrive una lieve riduzione nella quantità di un prodotto, che viene poi venduto al medesimo prezzo o addirittura a un prezzo superiore rispetto a quello originale. Il termine “shrinkflation” nasce dall’unione del verbo inglese “shrink”, che significa ridurre, e “inflation” (inflazione). Tale riduzione può avvenire riducendo il peso o il volume del prodotto, ad esempio una bottiglia che passa da 150 cl a 125 cl o un alimento che da 500 g diventa 450 g. In alcuni casi, si riduce il numero di unità in una confezione, come un pacchetto di caramelle che passa da 15 a 12 pezzi, o si riduce la percentuale di un ingrediente costoso in un prodotto (si dice che negli anni ’80, l’American Airlines abbia risparmiato 40.000$ all’anno eliminando una singola oliva dalle insalate servite sugli aerei). Altre volte, ingredienti più costosi vengono sostituiti con altri di qualità o costo inferiore come per esempio l’olio di oliva rimpiazzato dall’olio di semi vegetali.

Shrinkflation è una pratica scorretta?

Questa pratica è legalmente consentita, ma è spesso considerata scorretta poiché secondo molti sarebbe volta a ingannare i consumatori. Infatti, le nuove confezioni dei prodotti sono spesso quasi identiche nelle dimensioni e nelle forme rispetto alle precedenti, talvolta aggiungendo solo aria. Tuttavia la quantità presente è correttamente indicata sulla confezione. Studi indicano che i consumatori sono generalmente più dissuasi dall’aumento dei prezzi rispetto alla riduzione delle quantità, che di solito non supera il 10-20%. Non si tratta di un fenomeno nuovo ma bensì radicato nella storia, ma negli ultimi tempi è diventato particolarmente evidente per l’alto numero di prodotti che hanno cercato di mascherare l’inflazione con la riduzione delle porzioni cercando di far si che il consumatore non rinunci a comprare il prodotto o passi a marche concorrenti da un prezzo minore.

Shrinkflation e Drinkflation

Nel Regno Unito, quest’anno, è stato coniata la nuova parola Drinkflation per fare riferimento alla crescente inflazione delle bevande (in particolare la birra). Questa nuovo termine è stato usato per indicare un fenomeno molto simile alla shrinkflation dove diversi produttori di birra hanno leggermente abbassato la gradazione alcolica di alcuni marchi di birre, riducendo i costi di materie prime come il malto e mitigando l’impatto delle nuove accise sugli alcolici introdotte nell’agosto 2023.

Carrefour e Shrinkflation

Carrefour Francia, dal settembre 2023, ha iniziato a evidenziare questa pratica sui propri scaffali con etichette arancioni che riportano il termine “shrinkflation”, per sensibilizzare i consumatori. Tuttavia, la catena di supermercati ha ricevuto critiche e il premio “Cactus d’Or 2023” che premia le pratiche aziendali più scorrette della rivista “60 Millions de Consommateurs”. Nonostante l’impegno a segnalare la “shrinkflation”, Carrefour è stata accusata di utilizzare la stessa tecnica per mantenere sotto 1 € il prezzo di alcune confezioni di verdura a marchio proprio, evidenziando una certa incoerenza nella strategia aziendale.

Il decreto proposto dalla Francia all’Unione Europea

Il governo francese ha richiesto all’UE di approvare una misura che obbligherebbe i rivenditori a comunicare ai consumatori quando un prodotto è stato ridotto nelle dimensioni, ma il suo prezzo è rimasto invariato o è aumentato. Secondo la proposta, un rivenditore dovrebbe indicare sull’etichetta del prodotto o vicino allo scaffale un messaggio che specifichi il cambiamento nella quantità e l’eventuale variazione di prezzo. Questa normativa si applicherebbe solo agli ipermercati e ai supermercati, escludendo i negozi di superficie inferiore a 400 mq e i prodotti venduti sfusi. La Commissione europea ha alcuni mesi per esprimere un parere sulla proposta.

Difficile attuazione del decreto proposto dalla Francia

Nonostante l’iniziativa della Francia nell’affrontare la pratica della “shrinkflation” sia lodevole, è importante riconoscere le sfide intrinseche nell’attuazione di una tale normativa. La proposta, sebbene chiara nel suo intento di proteggere i consumatori da pratiche potenzialmente ingannevoli, si scontra con diversi ostacoli pratici e operativi.

In primo luogo, la varietà e la complessità dei prodotti sul mercato rendono difficile stabilire criteri uniformi e chiari per definire cosa costituisca una riduzione significativa delle dimensioni o della quantità di un prodotto. Inoltre, la responsabilità di monitorare e segnalare tali cambiamenti ricadrebbe sui rivenditori, che potrebbero avere difficoltà a gestire questa ulteriore onere burocratico e operativo.

In secondo luogo, vi sono questioni legate all’applicabilità e all’efficacia del controllo di tali misure. Stabilire un sistema di monitoraggio efficace che possa verificare l’adeguata attuazione di queste norme in tutti i punti vendita coinvolti rappresenta una sfida logistica non trascurabile.

Inoltre, la normativa dovrebbe affrontare la questione di come gestire i prodotti che subiscono variazioni per ragioni legittime, come cambiamenti nella disponibilità e dei prezzi delle materie prime.

Possibile alternativa indicare il prezzo al kg o al litro in modo evidente

Una possibile alternativa di più facile attuazione per arginare questo fenomeno potrebbe essere, invece, quella di indicare il prezzo al kg o al litro in maniera evidente almeno quanto il prezzo della singola confezione in modo che il consumatore si possa rendere conto se sta pagando di più per una quantità minore di prodotto. C’è da dire che in molti negozi i prezzi al kg o al litro sono già indicati ma con delle scritte normalmente quasi illeggibili.

Fonte: www.bfmtv.com/economie/consommation/shrinkflation-les-hyper-et-supermarches-bientot-contraints-d-informer-les-consommateurs_AV-202312290012.html

 

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