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È bufera nel settore dell’olio d’oliva. Molte grandi aziende italiane (Carapelli, Bertolli, Santa Sabina, Coricelli, Sasso, Primadonna e Antica Badia) sono finite al centro di un’inchiesta dei Nas di Torino coordinata dal procuratore Raffaele Guariniello. Dai campionamenti effettuati dai Nas, che hanno prelevato bottiglie di tutte le marche, tra cui le più vendute, è emerso che le sette imprese di cui sopra avrebbero dichiarato al consumatore, scrivendolo sulle confezioni, che l’olio venduto era extravergine – o al cento per cento o comunque presente e miscelato con altri oli – quando in realtà sarebbe semplicemente stato «olio vergine», cioè appartenente a una categoria inferiore per qualità, con parametri fisico-chimici diversi dall’olio più costoso.

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Molto netta la posizione Unaprol, il Consorzio Olivicolo Nazionale:  “L’indagine Guarinello sostiene e rafforza l’immagine del vero prodotto italiano e dimostra che la legge Mongiello, meglio conosciuta come salva olio made in Italy, funziona perché dà a inquirenti ed investigatori gli strumenti necessari per indagare contro chi danneggia l’economia di uno dei settori più importanti dell’agroalimentare italiano”. Lo dichiara David Granieri, presidente di Unaprol, alla conferenza stampa indetta da agenzia Ice per promuovere la collettiva italiana all’esposizione sul food di Shanghai. Nel 2014 la Cina ha importato olio di oliva in totale per oltre 153 milioni di dollari, ma il consumo di olio di oliva, oggi, è appena l’1% di tutto l’olio consumato nel Paese; quindi – sottolinea Unaprol – vi sono ampi spazi di manovra per conquistare nuove quote di mercato.  Nell’ultimo decennio, il prodotto è stato protagonista di una crescita costante in termini di importazioni e di consumi, anche se ultimamente la crescita ha rallentato a causa della crisi che ha spostato l’attenzione dei consumatori verso oli di semi più convenienti rispetto all’olio di oliva e alla categoria più pregiata degli extra vergine di oliva.

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A favorire le frodi nel settore dell’olio d’oliva è certamente il record di importazioni con l’arrivo dall’estero nel 2014 di ben 666 mila tonnellate di olio di oliva e sansa, con un aumento del 38 per cento rispetto all’anno precedente. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare l’indagine condotta dal procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, che vede sette grandi marchi dell’olio, alcuni recentemente acquisiti da gruppi stranieri, accusati di aver messo in vendita come extravergine quello che in realtà era semplice olio di oliva, meno pregiato.

Occorre fare al più presto luce per difendere un settore strategico del Made in Italy con l’Italia che – sottolinea la Coldiretti – è il secondo produttore mondiale di olio di oliva dopo la Spagna con circa 250 milioni di piante su 1,2 milioni, con un fatturato del settore è stimato in 2 miliardi di euro con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative. L’Italia – continua la Coldiretti – è però anche il primo importatore mondiale di oli di oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Un comportamento che favorisce le frodi che vanno combattute anche con l’applicazione della disciplina del settore.

 

+Info: www.unaprol.it – www.coldiretti.it

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