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Londra è ormai da anni la capitale indiscussa della mixology mondiale, e parte del suo successo è senza dubbio dovuto al continuo afflusso di talenti che la capitale Inglese chiama a se. Ci sono due motivi principali per i quali un bartender può decidere di trasfericisi: perchè ha molto da imparare o perchè ha molto da insegnare. Gabriele Manfredi è lo strano caso di un professionista partito per il primo motivo e rimasto per il secondo.
Non è un caso che nella lista dei The World’s 50 Best Bars compaia il nome del locale Londinese dove Gabriele ha lavorato fino al 5 agosto, e mai come questa volta si può dire che il nome del locale e quello del bartendere siano sovrapponibili.
L’Oriole infatti è un piccolo uccello migratore, capace di cambiare il proprio mondo e di reinventarsi in terre lontane, e questa descrizione pare corrispondere pienamente a quella di Gabriele Manfredi.
Ti va di raccontarci un po’ la tua storia, da dov’è cominciato il tuo percorso nel mondo del bar e cosa ti ha portato ad andare all’estero?
Io sono originario di Milano, ed è lì che ho cominciato il mio percorso nell’ospitalità, frequentando l’istituto alberghiero Lagrange. Ho iniziato molto presto a lavorare nel mondo del bar, ricordo che già a 14 anni, durante il periodo estivo, mi davo da fare in una piccola caffetteria del mio paese, Limbiate, nella provincia lombarda.
Da lì comincia ad alternare gli studi al lavoro, e durante la settimana, dopo scuola, iniziai a lavorare all’allora Jolly Hotel ( ora NH) dove cominciai a prendere confidenza con il mondo dell’hotellerie. Una volta diplomato, inizia a fare sul serio, cominciando dal Park Bar, bar del rinomato e lussuoso hotel 5stelle Park Hyatt, dove restai per circa 2 anni. Lì ebbi la fortuna di conoscere l’allora bar manager Francesco Pierluigi, che mi spinse più di tutti nel partire e fare un’esperienza a Londra, anche solo per migliorare l’Inglese. All’epoca lavoravo con Mattia pastori e Luca angeli e formavamo una bella squadra e avevamo fatto un bel gruppo molto affiatato tra di noi, perciò quella di partire non fu una scelta a cuor leggero, ma alla fine decisi di ascoltare Francesco, e feci bene visto che anni dopo eccomi ancora qui.
Londra è ad oggi la capitale mondiale della Mixology. Quali sono ai tuoi occhi le principali differenze tra Inghilterra e l’Italia?
Una domanda che mi fanno in tanti! Penso che tra le principali differenze ci siano proprio le abitudini dei consumatori. In Italia si consuma molto vino, fa parte della nostra cultura e tradizione, e ovviamente non ci vedo nulla di male, ma questo riduce molto la propulsione dei consumatori a scoprire il mondo dei cocktails. Io ormai abito 8 anni che sono via quindi non faccio più caso a certe cose, ma mi ricordo che uno dei miei primi giorni a Londra (all’epoca lavoravo all’Artesian bar), un cliente si avvicinò al banco e senza neanche aprire il menu ordino un Sazerac. Ne rimasi davvero colpito, per me era un cocktail da esperti, letto sui libri, o di cui si parla tra colleghi. Qui a Londra invece era un’ordinazione come un’altra.
Comunque anche da qui noto che anche grazie a tante attività, show, cocktail week e iniziative, il livello italiano si è alzato di molto…spero che si riesca a mantenere e che non scoppi come una bolla di sapone tra qualche anno!
Si è appena chiusa la tua avventura ad Oriole Bar, uno dei 50 migliori Cocktail Bar del mondo, ti va di parlarcene un po’?
Molto volentieri! Oriole nasce da un idea di Luca Cinalli, mio compagno d’avventura da ormai 7 anni.Tutto è partito dall’idea del Nightjar di aprire un secondo locale. Ci è stato dato spazio per esprimerci e io e Luca insieme progettammo set-up – station- e l’intera operazione. Oriole oggi è un locale basato su ingredienti e ispirazioni che vengono da tutto il mondo, giochiamo molto su questo concetto, unendo elementi del vecchio continente a stili del nuovo mondo e tocchi orientaleggianti, con live music 7 giorni su 7, uno specchio dell’anima di questa città cosmopolita.
E ora cosa ti aspetta nel futuro?
Ho lasciato oriole il 5 agosto assieme a luca Cinnalli, e i progetti per il futuro non mancano certo. Siamo concentrati nell’apertura del nostro locale a Londra e per il momento siamo impegnati su consulenze in Cina e India !
Oltre che da te, dove suggeriresti di andare a bere a Londra a qualcuno che viene per la prima volta?
Londra offre tantissime possibilità, dipende sempre da quello che si sta cercando. Cito comunque alcuni locali che consiglierei (in ordine sparso e non di preferenza! The mandrake -connought bar-bar termini- Satan’s whiskers-three sheets
Pensi mai a tornare in Italia?
sinceramente no, ma mai dire mai
Al contrario, consiglieresti ad un giovane bar tender di trasferirsi a Londra?
Penso che Londra sia quasi fondamentale nella carriera di un bartender, ti apre la mente, non solo professionalmente! È davvero un consiglio che rivolgo a tutti, fosse anche solo per un breve periodo di 1 anno.
Raccontaci uno dei tuoi cocktail, e la storia di come è nato.
Ultimo romantico:
E un signature che ho presentato al Cafe Torino per Martini, al primo Brooklyn bar convent a New York. Martini mi aveva chiesto un signature che rappresentasse me stesso, e avendo forti legami con Firenze decisi di fare un drink che richiamasse il negroni e il negroni sbagliato, e appunto l’Italia.
ULTIMO ROMANTICO:
-Gin
-bitterwood ambrato ( quassia bitter wood infusa con Martini ambrato)
-rubino riserva speciale Martini
-liquore di Pino
Il tutto caricato con co2( per dare quel frizzantino che ricordasse lo sbagliato) Servito con un oliva ed una fetta di arancia arrostita.Salute!
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