Pinterest LinkedIn

© Riproduzione riservata

E’a due passi da Verona, ma non ha mai fatto il Vinitaly. Non ama la stampa di settore, i sommelier, non ha particolari legami con i produttori di vino. “Non mi piace il mondo del vino, ma il mio mondo del vino”. Questo il pensiero di Ettore Finetto, produttore insieme al fratello Filippo di vini sensazionali nella zona di Verona. Garbole il nome della cantina, realtà che abbiamo approfondito al meglio in una cena con i piatti di chef Franco Aliberti al ristorante Tre Cristi di Milano.

Nata tra le marogne della Valle d’Illasi, zona orientale dove ci sono alcuni tra i migliori “cru” della Valpolicella, Garbole si pone fin da subito come azienda produttrice di grandi rossi, in un percorso di vita e di scelte per fare un vino diverso, cerebrale. Una piccola cantina veronese che si sta facendo notare nel panorama enologico, non solo italiano. “Perché prima diventi famoso all’estero e poi ti cercano anche in Italia”. Ettore è un vigneron veronese dalla battuta pronta a cui piace scherzare. Ma quando si versano i suoi vini diventa serio, perché lì è racchiuso un pezzo della sua vita. Il suo vino più famoso si chiama Hurlo. “Appena avevo imbottigliato Hurlo, ancora non aveva il nome, insieme a un gruppo di amici abbiamo preso una ventina di vini da tutto il mondo e alla cieca li abbiamo degustati. Quando è stato il mio turno uno dei commensali ha detto quest l’è da urlo!”.

Ettore Finetto con lo chef Franco Aliberti

VINI IN GARAGE La storia di Garbole nasce nel ‘94 nel garage di casa insieme al fratello. “Non avevamo vigneti e cantina, girando per la zona abbiamo iniziato a raccogliere uva da vecchi vigneti, vinificate poi in un garage di casa in una cisterna in vetroresina. Ogni tanto saltava fuori qualche qualità di uve autoctone veronesi, in quel momento è iniziata la voglia di cominciare a fare sul serio e reinnestare e recuperare i vigneti”. Agricoltori coraggiosa, per riscrivere la loro storia cambiando radicalmente mestiere e vita per realizzare i loro sogni. L’obiettivo di creare prodotti unici che fossero specchio delle loro anime, senza filtri, ma con l’identità e la verità che i loro vini sanno esprimere. Qualità senza preconcetti, lasciandosi trasportate dalla pura sensorialità e dal piacere di cogliere le emozioni. Una cantina decisamente diversa Garbole, il nome deriva dal toponimo di un mappale della zona, in dialetto veronese significa acido. Una cantina che è diversa anche al modo di proporsi al mercato. Esce infatti con annata 2012 e 2011, facendo un grande lavoro di attesa in cantina. “Credo che sia un bel valore aggiunto mettere sul mercato un vino quando è pronto per davvero, se bisogna aspettare sette, otto, dieci anni dalla vendemmia questo va bene”. Venti ettari di vigna coltivati tra i 300 e i 450 metri sopra il livello del mare garantiscono all’azienda una produzione annuale di 25.000 bottiglie suddivise in quattro diverse etichette che solo nelle annate migliori vengono imbottigliate e immesse sul mercato con il brand Garbole. Mercato prevalentemente il 70% export, con sud est asiatico, nord Europa, Usa e Canada i paesi principali.

FATTORE H E APPASSIMENTO La storia dei vini fatti con la H davanti è la stessa logica per far appartenere i vini alla stessa famiglia, un filo conduttore che nella parte nobile della spiegazione si è rilevata quella più interessante, diventata opera di marketing a costo zero. “Ce lo chiedono tutti, il vero motivo che l’H davanti era per dare un segno di riconoscibilità, per accomunare uno stile di chi legge che non è abituato a veder l’H davanti. Abbiamo scoperto dopo essere una grande operazione di promozione e riconoscibilità”. Una sorta di ausiliare e rafforzativo, l’utilizzo dell’H come prefisso nasce dalla voglia di raccontare il silenzio, richiamo sottile e ironico al desiderio di assentarsi da quelli che sono i filtri di una degustazione scientifica. Anche il procedimento nei tempi di appassimento è lo stesso per i vini, cambia solo la parte invecchiamento. Una serata unica e speciale in abbinamento con i piatti dello chef Aliberti, che per l’occasione ha tirato fuori dal cilindro un super menù a partire da una presentazione scenica. Trippa in umido sotto forma di michetta, Pacchero fresco con ragù di coda di manzo e mandorle, Biancostato alla brace, a base di bietole, cipolla caramellata, pan brioche e Mousse di crescenza, composta di fichi, meringa alla pera. “Ho utilizzato più carne e meno vegetali, perché con questi vini li avrebbero spazzati via. Sono vini molto potenti e strutturati ma dalla grande eleganza, è stato bello costruire intorno un menù per cercare di esaltarne le caratteristiche”. I vitigni sono quelli classici veronesi, Corvina, Corvinone, Rondinella, a cui si sono affiancati anche altre autoctoni veronesi dimenticate per l’Hurlo come Saccola, Ponte d’Arola, Spigamonti, Segreta.

HELETTO ROSSO VENETO IGT: frutto del taglio classico con una maggioranza di corvina, Heletto si pone come prodotto di assoluta classe nella produzione. Dopo un appassimento delle uve di circa un mese, il vino danza a metà tra quella che è la componente morbida ottenuta dalla concentrazione degli acini, e la componente più fresca e salina conferita dal territorio. Rese basse, la maturazione per sei anni in botti di legno nuovo e l’anno di affinamento in bottiglia, regalando un vino di grande eleganza, struttura e godibilità.

HATTESO AMARONE DELLA VALPOLICELLA DOCG RISERVA: una selezione maniacale di corvina e corvinone, l’Amarone di Garbole è un’esperienza sensoriale. Bisogna lasciarlo un po’ nel bicchiere perché si apra, sprigionando tutta la sua struttura ma anche bevibilità. Duplice personalità in perfetto equilibrio. Appassimento naturale superiore ai 3 mesi, affinamento per 72 mesi in botte di rovere di americano al primo passaggio nuove, riposo in bottiglia per almeno un anno. Potenza dell’assaggio, struttura e persistenza per un sorso lungo e indimenticabile.

HURLO ROSSO VENETO IGT: Il vino bandiera dell’azienda, che sintetizza il pensiero e la mano della famiglia Finetto. Oltre ogni tecnicismo agronomico, enologico, degustativo l’Hurlo è un vino concepito per rappresentare il pensiero e i desideri dei fratelli Finetto. Residuo zuccherino stile glicerina che nasconde il grande e il calore alcolico. Etereo, ampio e complesso al naso, in bocca è un vino profondo, celebrale, l’anima della cantina Garbole.

RECIOTO DELLA VALPOLICELLA DOCG HESTREMO: una volta quando aprivano il Recioto era per una vera festa nella zona del veronese. L’Hestremo è un passito dolce di grande finezza e complessità, capace di evocare sensazioni lontane tra loro e riassumerle ogni sorso in una chiave differente. Lunga disidratazione delle uve che arriva a toccare i cinque mesi con una successiva maturazione di 5/6 anni a cui va aggiunta una sosta di un anno in bottiglia. Un vino denso, pieno, zuccherino, un ambasciatore della tipicità veronese.

INFO: www.garbole.it

© Riproduzione riservata

Tu cosa ne pensi? Scrivi un commento (0)

Gruppo Meregalli - Specialisti di vini e distillati dal 1856

Resta sempre aggiornato! Iscriviti alla Newsletter


Scrivi un commento

12 − nove =

Per continuare disattiva l'AD Block

La pubblicità è fondamentale per il nostro sostentamento e ci permette di mantenere gratuiti i contenuti del nostro sito.
Se hai disattivato l'AD Block e vedi ancora questo messaggio ricarica la pagina