Tutto il mondo beve Gavi. O forse sarebbe il caso di dire che tutto il mondo era a Gavi domenica 27 agosto per la quinta edizione della kermesse “Di Gavi in Gavi”, diventata una classica di fine estate per il mondo del vino e della ristorazione. Un successo che quest’anno ha toccato il record. 10.000 presenze per una tre giorni in cui la cittadina piemontese adagiata sulle pendici del “Forte” è andata sold out, grazie anche alla presenza come ospite d’onore dello chef Carlo Cracco.
CIBO E VINO: 50 e 50
Da un lato lo chef più mediatico dei nostri fornelli, uno spasso andare in giro per le corti insieme a lui. Non si è risparmiato Carlo Cracco, perché di fatto lui, veneto di origine ma ormai milanese di adozione, proprio in Piemonte ha mosso i primi passi di una carriera stellata in cucina. Dall’altra il Gavi. Lo conoscevi già? “Da tempo, da quando vicino a queste zone ho iniziato a sperimentare una cucina in cui il vino deve essere protagonista a tavola. 50 e 50, non può esserci una grande cena senza un grande vino, con buona pace per gli astemi, non sanno cosa si perdono”. Un Cracco alla mano, disponibile con tutti, altro che esercito del selfie, non si contano i sorrisi sinceri e i saluti regalati a ognuno che voleva essere immortalato con lui. Abbinamenti? “Il Gavi con l’uovo”. Cosa manca al mondo del vino? “Mancano i cuochi, non vuole essere una provocazione ma una battuta per sdrammatizzare”. E per una volta è tornato a fare il giudice, per decretare il miglior abbinamento nel momento clou della manifestazione, proclamando il vincitore della gara tra gli 11 comuni della denominazione che hanno proposto specialità locali. Pubblico da stadio, pioggia di coriandoli d’oro, tam tam sui social network. Alla fine davanti a tutti la “Peperonata Carrosiana”. “La morbidezza e la carnosità del peperone si sposano perfettamente con la freschezza del Gavi”– parola di chef Cracco.
NUMERI E CORTESE
Diamo i numeri. Oltre 10.000 presenze, per la quinta volta più bella (e più calda) “Di Gavi in Gavi”, manifestazione organizzata dal Consorzio Tutela del Gavi. 100 volontari delle Proloco, 11 comuni della denominazione, impegnati con passione a preparare i prodotti tipici dei loro paesi per conservarne la tradizione. 6 corti dove gli oltre 20 sommelier AIS hanno stappato più di 2.000 bottiglie di vino. 300 persone a Libarna per ArcheoMovie, una vera chicca culturale, 1.000 persone alla Raviolata, 200 i partecipanti alla Gavilonga, 300 spettatori agli Showcooking con “Gavi e le stelle”, presentati da Lisa Casali con Francesco Oberto, Jumpei Kuroda, Flavio Costa, Christian Milone. 800 presenze totali nelle cantine aperte straordinariamente di notte, uno spettacolo. Cifre importanti per l’indotto turistico, la parola chiave è una sola: Cortese. Come l’uvaggio di questo fantastico vino, che per la cronaca inizia proprio in questi giorni la vendemmia, come il sorriso gentile delle persone di questa terra. L’anima bianca del Piemonte vinicolo, lo spirito cortese di una popolazione che può diventare una mecca degli itinerari del vino in Italia. Basterebbe solamente un passaparola per destare la curiosità degli amanti del Gavi in giro per il mondo e farli arrivare qui, se pensiamo che ogni anno prendono la via dell’estero circa l’85% della produzione intorno a 13 milioni di bottiglie.
GAVI E FUTURO
Nel mondo del vino come nella vita la cosa difficile non è arrivare a grandi livelli, ma rimanerci. Per una zona che produce vino dal 972 come recita il logo ufficiale del Consorzio, il tempo non sembra essere un problema. Abbiamo assaggiato delle etichette del 2007 e 2008 con freschezza e profumi ancora intatti. Il vero tema centrale è quello di far conoscere il Gavi maggiormente in Italia. Perché se è vero che all’estero se la gioca in termini di percezione del consumatore con zone di grandi bianchi, per esempio lo Chablis, il percorso intrapreso in Italia è ancora lungo. “Questa è la strategia su cui stiamo investendo maggiormente”– spiega Maurizio Montobbio, Presidente del Consorzio di Tutela del Gavi. Aziende simbolo del territorio ci sono già, una realtà vivace con la possibilità di sperimentare in vigna e in cantina, in un luogo che comunque ha preservato il valore ambientale. Ci sarà un motivo perché ogni volta che si arriva a Gavi prima di potarti in cantina ad assaggiare, ti portano lassù, al Santuario della Madonna della Guardia dove c’è una vista mozzafiato sulle colline vitate. E poi al ristorante apprezzi meglio le potenzialità in abbinamento del Gavi. Come i Ravioli “a culo nudo”, senza condimento e con solo una spolverata di parmigiano, come definiti dall’Ordine Obertengo dei Cavalieri del Raviolo e del Gavi, inventati proprio qui nel XIII secolo, nella locanda della famiglia Raviolo, da cui il piatto avrebbe appunto preso il nome. E anche allora il Gavi c’era già.
INFO
www.consorziogavi.com
www.gavi972.it