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Non c’è ancora il logo, l’atto costitutivo, una sede e un sito internet dove vedere l’elenco degli associati. Ma c’è il nome, GH Grossisti Horeca, con scopi e idee chiare. “Siamo partiti mettendoci insieme al telefono cercare di capire cosa potevamo fare in un momento di estrema emergenza come questo per far sentire la nostra voce- spiega Maurizio Danese, che coordina la nuova associazione GH Grossisti Horeca- Quando riapriranno i notai faremo la costituzione dell’associazione, anche perché questa emergenza durerà a molto”.

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La spina dorsale del mondo di bar, ristoranti e hotel, i grossisti tra gli operatori più colpiti da questi primi due mesi di lock down e anche sul futuro non c’è da stare sereni. In GH si sono iscritte al momento 88 aziende di ogni zona d’Italia, rappresentando una buona fetta del mondo della ristorazione con 2 miliardi di euro, 105 punti logistici e 6.100 addetti. Una prima parte di adesioni che sono in aumento, nel complesso tutta la filiera di forniture alimentari a ristoranti e hotel cuba circa 1.800 aziende in Italia, per un giro d’affari di 11 miliardi e un’occupazione che con l’indotto supera i 100mila addetti. Tra i promotori di GH Grossiti Horeca ci sono i big del settore come Pregis, di cui Danese è vice-presidente, Polo, Zaino Food Service, Cattel, Woerndle Interservice oltre alle cooperative Gel Group, Cateringross e Cooperativa Italiana Catering.

VELOCITÀ E LIQUIDITÀ In questi giorni sono iniziate le misure a sostegno delle imprese tramite il canale bancario, il giudizio di Grossisti Horeca sul tema è chiaro. “Le misure possono anche essere giudicate in modo positivo, ma serve che siano veloci ed immediate per sostenere la liquidità e dare sollievo finanziario alle imprese, altrimenti molte imprese rischieranno di non farcela”.  GH ha inviato nei giorni scorsi due lettere rispettivamente al Governo e alla Confcommercio per sottolineare i gravi rischi ai quali in questa fase di lock-down va incontro il settore prospettando inoltre anche alcune soluzioni percorribili. Giorni intensi di incontri e di lavoro, obiettivo della nuova associazione è sedersi nei tavoli di confronto per cercare di far sentire la propria voce quando servirà.

TUTELA MADE IN ITALY Un settore quello dei fornitori horeca che era stato già durante colpito dalla crisi finanziaria del 2008, ma questa crisi spaventa ancora di più, si sentono già le prime ripercussioni sui ricavi delle aziende. “I fatturati sono stati praticamente azzerati, con cali del 90% e danni a merce deperibile di cibo di qualità che abbiamo dovuto o congelare o svendere – continua Danese- il nostro business come grossisti del settore horeca è concentrato sui consumi del fuori casa, con le attività chiuse stiamo soffrendo tantissimo”. Il problema si pone quando le attività riapriranno, visto che non sarà semplice capire come servire la proprie clientela storica e fidelizzata senza rischiare. “Già nella crisi del 2008 abbiamo sostenuto il settore cercando di dare una mano alla nostra clientela storica facendo quasi da banca. Il nostro è un comparto fondamentale nella promozione dei prodotti agroalimentari made in Italy. Bisogna stare attenti perché potrebbero esserci degli ingressi sul mercato di grandi player stranieri che una volta entrati non saranno così attenti a promuovere i prodotti della filiera alimentare italiana, c’è a ischio una buona percentuale dei circa 7 miliardi di prodotti realizzati da aziende agricole e alimentari made in Italy con i quali noi professionisti italiani dell’horeca serviamo da anni ristorazione e turismo”.

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CREDITO D’IMPOSTA La parola magica si chiama credito d’imposta, i grossisti hanno chiesto di poter attivare questo strumento per non gravare troppo sui bilanci aziendali. “Oltre a non avere incassi tutti i crediti che avevamo è molto probabile che siano inesigibili, per questo è necessario consentire l’anticipazione dell’importo totale dei crediti al 31 marzo 2020. Nell’ultimo decreto ci sono già alcune misure idonee a garantire i flussi di liquidità alle imprese come avevamo già chiesto al premier Conte, ma è fondamentale che venga attuata la trasformazione in crediti di imposta delle perdite su crediti nel periodo 2020-22 originate da crediti maturati alla data dell’emergenza Covid-19 al 31 marzo 2020”. Un’altra ombra che si abbatte sulle imprese italiane sono le misure del nuovo Codice della Crisi d’Impresa, con l’attivazione dell’Ocri, l’acronimo dell’Organismo di Composizione della Crisi, norme che sono attualmente state messe in stand by fino a settembre 2021. “Bisogna rinviare l’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa-chiosa Danese – per non creare ulteriori e inevitabili ripercussioni sul sistema delle imprese del settore anche per l’applicazione di queste norme non facili da intrepretare”.

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