Oltre ad alte cariche in ambito economico, bancario e culturale, il Cavaliere del lavoro e membro dell’Accademia dei Georgofili, Gianni Zonin, dal 22 maggio è anche laureato honoris causa. L’Università di Palermo lo ha voluto insignire del titolo in “Imprenditorialità e qualità del sistema agro-alimentare”. In occasione del conferimento della laurea, l’imprenditore veneto ha tenuto una lectio magistralis sul gruppo da lui diretto e sulle sfide dell’intero settore enologico italiano.
Zonin, nato a Gambellara il 15 gennaio del 1938, ha conseguito il diploma in Enologia nel prestigioso Istituto di Conegliano Veneto e la laurea in Giurisprudenza nell’Ateneo di Urbino. Il suo profilo professionale è poliedrico ma indubbiamente caratterizzato da due precise direttrici: bancario e quello vitivinicolo. Nel 1996 ha assunto la presidenza della Banca Popolare di Vicenza che, sotto la sua guida, da Banca storica del territorio vicentino è divenuto un gruppo bancario presente con istituti controllati nelle principali regioni italiane con oltre 46 miliardi di euro di attivo, 5.500 dipendenti e oltre 690 sportelli. Il mondo del vino è indubbiamente quello che predilige. Infatti ama dire “Sono e resto un viticultore prestato alla finanza, ma il mestiere del viticultore è il più bello del mondo”.
“La nostra storia viticola – racconta nella sua Lectio – inizia nel 1821, alcune generazioni fa: il nonno del mio bisnonno Giovanni Battista faceva il viticoltore a Gambellara, piccolo centro agricolo del vicentino, il luogo delle nostre radici che, ancora oggi, è la nostra casa madre, cuore e cervello di una realtà familiare italiana presente con diverse tenute in Italia e negli Usa in Virginia. Gambellara è diventata oggi il centro di un sistema aziendale di famiglia che conta oggi circa duemila ettari di vigne nelle sette regioni d’Italia a maggiore vocazione vitivinicola, nove tenute di proprietà oltre a una tenuta in Virginia, Barboursville Vineyards, dove abbiamo realizzato il sogno del presidente Thomas Jefferson di produrre vini di qualità nella costa atlantica degli Stati Uniti”. Oggi la Casa vinicola Zonin, con 45 milioni di bottiglie, è il maggiore produttore privato di vino in Italia e fra le prime tre aziende vitivinicole in Europa. L’azienda dà lavoro a oltre 800 dipendenti, dispone di un team di 32 esperti tra agronomi ed enologi e ha un fatturato di 160 milioni di euro, dei quali oltre il 75 per cento sui mercati esteri (106 Paesi).
Con riguarda alle problematiche e alle sfide dell’industria enologica nazionale, Gianni Zonin si è così espresso: “Il settore del vino in Italia conta 400.000 viticoltori. Però le aziende della dimensione della nostra Casa Vinicola si contano sulle dita di una mano.Il “piccolo” (che era bello negli anni Sessanta, in tutti i settori dell’economia italiana) oggi è diventato un handicap che impedisce al nostro Paese di crescere e competere.Pensate che in Australia le prime tre aziende vitivinicole controllano l’80 per cento della produzione e del commercio di vini di quell’intero Paese e negli Stati Uniti una winery californiana controlla da sola quasi un quarto del mercato americano”
Ed ha proseguito: “Per continuare a competere in questo scenario, i produttori italiani non potranno che attenersi a tre regole:
– produrre vini di ottima qualità (e abbiamo storia, terroir e tradizione e tecnici per farlo in modo eccellente);
– dotarsi di un’ottima organizzazione di marketing e di vendita (e qui forse abbiamo ancora qualcosa da imparare, ma non ci manca né inventiva né fantasia per farlo al meglio);
– disporre di una dimensione aziendale, in grado di ottimizzare gli sforzi, e coniugare ottima qualità ed ottimo prezzo (ed è ciò su cui dobbiamo concentrare tutti i nostri sforzi e le nostre attenzioni).
Solo così il vino italiano potrà affrontare con successo la sfida della globalizzazione. Il settore del vino in Italia conta 400.000 viticoltori. Però le aziende della dimensione della nostra Casa Vinicola si contano sulle dita di una mano. Il “piccolo” (che era bello negli anni Sessanta, in tutti i settori dell’economia italiana) oggi è diventato un handicap che impedisce al nostro Paese di crescere e competere.
Pensate che in Australia le prime tre aziende vitivinicole controllano l’80 per cento della produzione e del commercio di vini di quell’intero Paese e negli Stati Uniti una winery californiana controlla da sola quasi un quarto del mercato americano”.