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Giappone-Toscana non stop: le nuove annate di Bulichella


Casco ben stretto e zaino in spalla. Un viaggio in motocicletta dal Giappone fino alla vecchia Europa, per raggiungere l’Italia dove invaghirsi di una donna stupenda. Per poi perderla, ritrovarla e passarci la vita. Nel mezzo, coinvolgere una famiglia di talenti sopraffini nella creazione di una realtà vinicola di nicchia e qualità. Non è un film, piuttosto la storia di Bulichella, che ha presentato le nuove annate al Pont de Ferr di Milano.



ON THE ROAD – In principio fu Hideyuki Miyakawa: ventidue anni e la spensieratezza di chi vuole prendere il mondo a morsi (o come si vedrà dopo, berlo tutto d’un fiato): dalla nativa Maebashi in sella al suo bolide attraverso Pakistan, India e il Vecchio Continente del 1960, quando si ferma a Roma per lavorare come reporter durante le Olimpiadi. Una tappa a Torino lo porta a conoscere Maria Luisa Bassano, che da lì a poco, neanche a farlo apposta, sarebbe partita per studiare nella terra del Sol Levante. Una anno dopo sono di nuovo insieme in Giappone, nel ’62 si sposano e rientrano in Italia per stabilirsi a Torino prima, e in Toscana nel 1992. Storia d’amore, passione, sogni, successi che confluiscono nella Bulichella, una terra che esplode nel 1983, quando quattro famiglie decidono di vivere insieme in uno spazio comune, a stretto contatto con la natura, vivendo dei suoi frutti. Si intreccino vite, storie, idee e cambiamenti negli anni, fino al 1999, quando la Bulichella viene rilevata dai Miyakawa: è allora che la produzione del vino subisce la spinta definitiva, con un’ulteriore accelerata grazie al (ri)coinvolgimento di Luca Da Toma sia in vigna che in cantina.

TERRITORIO – Quello di Suvereto è un territorio relativamente recente, dinamico e attivo che in pochi anni si sta facendo strada tra le grandi aree enologiche. Dalla seconda metà degli anni ’80 ha assistito a un autentico boom, figlio del desiderio di raccontare una tipicità enologica quasi unica, dei quali i Miyakawa si fanno araldi: un’area di media collina (90 metri slm), un territorio esposto al mare con particolare importanza alla ventilazione dei vigneti, che aiuta nei periodi estivi per il giusto compimento della maturazione delle uve e facilita l’escursione termica che arricchisce il frutto. Bulichella si schiera storicamente come azienda biologica da sempre: “Ci abbiamo scommesso quasi per primi, per celebrare il nostro immenso rispetto dell’ambiente”, racconta Shizuko Miyakawa, figlia di Hideyuki e oggi amministratrice dell’azienda. Quattordici ettari vitati, Sangiovese e Vermentino autoctoni, con buona percentuale di vitigni internazionali come Cabernet Sauvignon, Merlot, Sirah. Le cifre sono contenute a testimonianza della qualità: 70mila bottiglie  l’anno, cui si affianca anche la produzione di olio IPG biologico.

GAMMA – La gamma è varia, ispira, racconta, emoziona. Il mercato si divide equamente tra Italia e estero, specialmente Svizzera e Giappone, per ovvi motivi. Sol Sera 2018, rosèe di Sirah in purezza: “Un vino che dimostra la voglia di uscire dagli schemi classici del rosèe toscano”. Fresco, con una frutta matura gradevole, acidità accentuata, e persistenza amabile. Rubino 2017, blend di Sangiovese, Cabernet e Merlot: annata difficile per un vino storico, che comunque sfoggia un corpo importante, frutti di bosco che conservano ulteriore potenzialità, sentori speziati intriganti. Coldipietrerosse 2015, blend di Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot: taglio bordolese storico dell’azienda, definito come l’inizio della rivoluzione. Affinamento in barrique al 70% in legno nuovo per 18-20 mesi. Un vino saggio, riflessivo, acidità minima, affumicatura morbida. Hide 2015, Sirah in purezza dedicato al capofamiglia Hideyuki. Vivo, brillante, che strizza l’occhio a molteplici interpretazioni e abbinamenti gastronomici. Montecristo 2015, blend di Cabernet, Merlot e Petit Verdot, riserva. “Il compimento del progetto Bulichella, era il nostro desiderio di regalarci un gioiello”. Desiderio realizzato perfettamente, come i sogni che Hideyuki Miyakawa portò in borsa sulla sua motocicletta cinquant’anni fa.

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