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Un mix di dieci botaniche che rappresentano un intero continente, l’Africa. Il sogno di riportare al centro del gin, la sua anima, il ginepro. È stato presentato a Roma, nella splendida cornice del Hotel de la Ville – Rocco Forte Hotels, Procera, un gin premium africano davvero unico, che sbarca in Italia grazie a Pallini, azienda leader nella produzione di liquori italiani e nella distribuzione di prodotti d’importazione. Un evento eccezionale che ha visto David Dalhuisen, uno dei proprietari e fondatori del gin africano, volare direttamente da Nairobi per presenziale all’evento.

“Questa è la prima volta che Procera viene presentato in Italia – spiega David – Tutto nasce dal sogno di produrre il primo gin africano e ci siamo riusciti. Basti pensare che fino a cinque anni fa questo immenso continente ne era privo. Ora abbiamo colmato questa mancanza. Certo, il segmento in questione è affollato ma siamo certi che il nostro progetto abbia le qualità per affermarsi. Procera viene da una ricerca specifica sulle botaniche. La grande novità è che il ginepro quasi sempre viene essiccato per distillare, invece in questo caso è utilizzato fresco, ed è di una qualità particolare che cresce solo in Africa. I volumi sono contenuti, parliamo di 30.000 bottiglie l’anno ma  sono rivolte ad una fascia di mercato di nicchia e luxury. Lo stesso packaging offre tale immagine, è tutto completamente fatto a mano, la bottiglia soffiata a bocca, un cuoio artigianale, non esiste traccia di produzione su scala industriale. E poi, aspetto di cui vado particolarmente fiero, impieghiamo soltanto comunità locali, rispettiamo il loro lavoro. Un approccio etico e sostenibile. I mercati più importanti a cui ci rivolgiamo sono USA, Europa, con l’Italia in primis e India. Le destinazioni, alberghi di lusso, ristoranti stellati, bar premium. Per la degustazione è perfetto on the rocks, ma si sposa alla grande con un Martini Cocktail. Inoltre nella confezione vi è apposta una una piccola ampolla con tutte le botaniche essiccate e tritate che suggeriamo di provare in degustazione.”

Non ha dubbi neanche Roger Jorgensen, il mastro distillatore: “Quando abbiamo distillato la prima manciata di bacche di Procera fresche e mai essicate, ho capito immediatamente che il ginepro africano avrebbe cambiato il mondo del gin”.

Andiamo a scoprire nel dettaglio questo spirit che prende il nome dal maestoso albero di Juniper Procera le cui bacche esposte al sole, offrono un sapore e una qualità straordinaria. Un albero che cresce spontaneamente nella foresta dell’altopiano di Kijabe fino ad un’altezza di oltre 20metri. Le bacche vengono raccolte a mano alla fine delle brei piogge con l’aiuto della comunità locale e, una volta distillate, creano i caratteristici sapori di nocciola e terra. A rendere speciale il gin, le botaniche provenienti dall’intero continente, dalle pianure del Marocco a nord-overst alle isole dell’Oceano Indiano a sud-est. Tra queste, oltre al fogliame di Procera, il Pepe Rosa del Madagascar, il Pepe di Selim dalla Nigeria, il Miele di Acacia dalla Somalia, il Pixie Arancione, il Tiglio Swahili e il Tè Verde dal Kenya, il Cardamomo e il Mace dallo Zanzibar, il Coriandolo e la Radice del Giaggiolo dal Marocco. Viene distillato in un alambicco Muller 230L Aromat su misura. Le botaniche vengono poste in una “Federa” e successivamente immerse nella base alcolica a una temperatura di macerazione di 40°, che estrae gli oli essenziali e gli aromi freschi naturali senza cuocerli. Durante la distillazione non vengono immessi materiali organici, il che spiega l’elegante consistenza e la morbida sensazione in bocca, pur garantendo una rara intensità e complessità al palato.  Nella serata romana, Procera è stato servito come pairing in cocktail affiancando piatti creati per l’occasione. Un Martini di benvenuto è stato servito con Focaccia e mortadella, mentre il Negroni è stato proposto con burger, vitello tonnato, tartare di salmone, una mousse di baccalà mantecao e crema di ceci. Sorprendente il Gin Tonic da degustare con una lasagnetta alle zucchine e fiori di zucca, mentre il Gimlet era il partner ideale per una crêpe agli agrumi.

Con Francesco Cione, Director of operations Italia corporate bars & beverage director per il gruppo Giraudi si è conversato affrontando, oltre alle caratteristiche di Procera, lo stato dell’arte della mixology: “Oggi stiamo vivendo un ritorno alle origini. Finalmente si torna a parlare di gin e ginepro, mentre il recente passato ci ha dato una idea un po’ distorta. Siamo stati bombardati da moltissimi prodotti, arrivati da poco sul mercato, che considerano il gin un elemento complementare e non importante e fondamentale. La storia invece ci insegna qualcosa di diverso. In Procera il ginepro emerge con prepotenza ed eleganza portando una pulizia generale, non andiamo nell’alveo di quei prodotti barocchi sovraccarichi di botaniche. Siamo di fronte ad un rigore geometrico. Questo è un progetto contemporaneo e inclusivo con l’idea di ricercare botaniche che arrivano non solo dal Kenya ma da tutto il continente africano. Quindi una sinergia importnate con il territorio. Finalmente si inizia a parlare di terroir anche con i distillati. Procera si sposa molto bene con i grandi classici, Martini, Negroni, ma mi piace anche pensarlo nelle vesti di gin gastronomico, ideale per una cena, ma anche come un gran distillato da meditazione. È vero che il mercato del gin è davvero ricco di proposte, ma secondo me è già in atto una scrematura. C’è una bolla che troverà fine tra non molto e resteranno solo quei prodotti con un’anima importante e una storia da raccontare che puoi toccare con mano. Questo anche grazie all’evoluzione del cliente che è sempre più informato. Oggi c’è molta emancipazione, si ha sempre più voglia di capire cosa c’è nel bicchiere, che prodotto trovo, che tecnica viene adoperata nella preparazione di un cocktail. Un Negroni con un determinato gin diventa un Negroni distintivo. La gente ricerca sempre più qualità. Oltre al gin vedo nel futuro l’emergere di spirit da realtà lontane che hanno storie da raccontare come il baijiu cinese che sta consolidando la proprià notorietà grazie a un background incredibile”.

Il fascino di Procera viene anche dalla finitura artigianale della bottiglia realizzata dal team di Kitengela Hot Glass. Non esistono du ebottiglie identiche e ognuna è incisa a mano con il proprio numero di produzione, mentre il tappo è realizzato da un collettivo di artigiani di Kilifi sulla costa dell’Oceano Indiano.

Come dice Guy Brennan Cofondatore e CEO di Procera: “Crediamo fermamente che il gin verrà riconosciuto come una vera e propria essenza di territorio grazie all’uso esteso di ginepro fresco e locale. Gli intenditori parleranno di tipologie di ginepro, regioni e annate proprio come fanno con il vino”. Siamo solo agli inizi di una storia che si preannuncia costellata di successi.

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Pallini SpA

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