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C’è stato un tempo in cui l’ora dell’aperitivo aveva un prodotto principe, indiscusso. Italiano fin nell’essenza, tanto da essere normato già nel 1933, poi elevato con Regolamento Europeo nel 1991. Il vermut (conosciuto anche come vermouth nella dicitura francese, altra cultura legatissima al prodotto) è fin dal Diciottesimo Secolo uno dei protagonisti indiscussi dei momenti di convivialità italiani, e non solo. E con 1757 di Cinzano, Campari Group vuole riportarlo dove merita, insieme a una stella della miscelazione mondiale.
Giorgio Bargiani è infatti il nuovo Global Brand Advocate di 1757: da otto anni al Connaught Bar, classificatosi al primo posto nella lista dei 50 Best per gli ultimi due anni consecutivi, Bargiani è oggi Head Mixologist, accanto al Direttore della Miscelazione Agostino Perrone. La collaborazione con 1757 (etichetta che celebra l’anno di fondazione della Casa Cinzano, quando Giovanni Giacomo and Carlo Stefano Cinzano ottennero la licenza di mastri acquavitai) ha uno scopo preciso, che Bargiani chiarisce serenamente: “Per quanto sia alla portata di tutti, il vermouth non è poi così conosciuto, e la mia missione è questa. Renderlo il miglior amico dei bartender e farlo conoscere ai consumatori”.
Cinzano è parte del portfolio di Campari Group dal 1999: due realtà che hanno segnato la storia di un momento italiano divenuto poi simbolo di convivialità e qualità. Ed è proprio sull’idea di esperienza, di avvenimento, che Bargiani vuole porre l’accento per riportare il vermouth ai fasti che gli competono, perché la sfida più grande è in realtà quella delle abitudini che cambiano. Parlare di vermouth alle nuove generazioni, spesso, porta ad associazioni con consumi passati: “Associo sempre il vermouth a un lifestyle, non agli ingredienti. Può essere bevuto a tutte le ore, non è meditativo, piuttosto da condividere, un aperitivo iconico. Si parla di reali, borghesi, celebrità, che lo hanno consumato: è un manifesto, e in quanto tale rimane sempre in realtà al passo con i tempi, oggi paradossalmente ancora di più, con il brand made in Italy che è sinonimo di eccellenza nel mondo”.
Il Vermouth di Torino (impiego esclusivo di uve italiane) viene classificato in base al colore (Bianco, Ambrato, Rosato o Rosso) e alla quantità di zucchero impiegata nella sua preparazione. Può essere, quindi, extra secco o extra dry per prodotti che contengono meno di 30 grammi di zucchero per litro, secco o dry per vermouth con meno di 50 grammi per litro, e dolce per quelli con un tenore di zuccheri pari o superiore ai 130 grammi per litro. Il disciplinare che tutela il Vermouth di Torino prevede anche la tipologia Vermouth Superiore che si riferisce a prodotti con un titolo alcolometrico non inferiore a 17% vol., realizzati con almeno il 50% di vini piemontesi e aromatizzati con erbe – diverse dall’assenzio – coltivate o raccolte in Piemonte. Cinzano è una delle ventisette aziende che compongono il Consorzio Vermouth di Torino.
1757 è quindi l’arma con cui Bargiani vuole riportare il vermouth al centro del palcoscenico, come merita: “Il vermouth (che si compone di vino e erbe aromatiche, ndr) è già un cocktail di per sé, per questo è perfetto come aperitivo complesso, con tutte le proprietà intrinseche per stimolare l’appetito e accompagnare il consumatore verso un’esperienza piacevole. Al momento non ha il ruolo che merita, a mio avviso, in Italia o nel mondo, perché consumato principalmente nei grandi classici: la variante rossa di 1757 è una delle migliori espressioni da utilizzare nel Negroni. Servirebbe rendere il vermouth più protagonista, spingendo per programmi beverage che lo impieghino in ricette con un dosaggio maggiore: vermouth e soda ad esempio, un highball, o i vari Martini con una percentuale di vermouth maggiore”.
Chiave imprescindibile: la divulgazione. Perché l’immagine del vermouth si liberi di quella sottile patina di polvere che il tempo le ha conferito, serve una maggiore, e migliore, comunicazione da parte degli operatori del settore. Bartender in primis: “C’è bisogno di maggior formazione sul prodotto, e per forza di cose, passa dal bancone. Il consumatore molto spesso pensa sia un amaro, un liquore, non ha idea del carattere storico della bevuta. Il bartender dovrebbe insistere nel raccontare la tradizione del vermouth, che deve essere associato a dei momenti della giornata, come avvenimento e non come prodotto in sé”. La prima guest night di Bargiani si è tenuta al Ristorante del Cambio di Torino, dove lo stesso Gaspare Campari si era formato, prima di fondare la sua azienda. È il primo passo del nuovo corso del vermouth, targato 1757.
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