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L’ultima iniziativa dell’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcol ha visto riunite importanti personalità del mondo scientifico e accademico in un interessante Convegno dal titolo “Il vuoto che non riusciamo a riempire”. L’incontro è nato dall’esigenza di riflettere sulle cause ed i rimedi al consumo irresponsabile e all’abuso alcolico oggi fonte di profonda preoccupazione in ambito sociale e familiare.

Umberto Veronesi, presidente dell’Osservatorio sui Giovani e l’Alcol, ha ricordato che “dosi elevate di alcol possono causare danni al cervello e al fegato, ma soprattutto possono creare dipendenza. La dipendenza si evita soprattutto con l’educazione e mai con la proibizione. Gli effetti devastanti del proibizionismo li conosciamo: sviluppo del mercato nero e della criminalità ad esso collegata, e nessuna diminuzione del consumo della sostanza proibita. Dobbiamo quindi educare i giovani a bere alcol con consapevolezza e misura. Il consumo moderato ai pasti per esempio, è anche un elemento di coesione sociale e una celebrazione del rito della tavola.”

L’incontro, ha sottolineato il segretario generale dell’Osservatorio Michele Contel, ha voluto aprire un confronto su un punto centrale del consumo dannoso e sull’abuso di sostanze alcoliche, il profondo senso di vuoto che i giovani tentano di colmare con l’alcol, le droghe e le esperienze limite. Di fronte a questo rischio l’idea è di ricorrere ad una strategia volta all’ascolto dei ragazzi e ad un lavoro sulle loro autonome capacità di comprensione di sé. Servono approcci persuasivi e non coercitivi, senza evidentemente negare il valore dell’autorità e l’intransigenza verso comportamenti socialmente pericolosi.

Ha fatto presente infatti Ferdinando Montuschi, docente di pedagogia speciale dell’università di Roma Tre, che l’alcol è spesso percepito dai giovani come uno strumento senza il quale non è possibile esprimere se stessi, o affrontare l’ambiente esterno al meglio. L’inganno sta nel credere che quanto si ottiene con l’alcol sia impossibile da ottenere con le proprie risorse personali. Bisogna pertanto, in tema di prevenzione ed interventi, tener presente l’esigenza del superamento di quel vuoto affettivo-esistenziale e l’importanza di aiutare i giovani a riconciliarsi con se stessi.

È stata presentata al convegno un’indagine, che L’Osservatorio ha affidato alla Doxa, per analizzare comportamenti e relazioni tra genitori, figli e alcool. Dallo studio emerge che il 41,4% dei genitori intervistati si dice molto informato sul modo in cui i propri figli passano il tempo libero e spesso parla con loro sui rischi dell’abuso di alcol (68,9%). Il 69,3% dei giovani è d’accordo con quanto dicono i genitori in merito al consumo di alcolici, e l’81% dei ragazzi intervistati pensa di avere tutte le informazioni necessarie sull’argomento. Il 57,% di loro considera “guidare dopo aver bevuto” l’ effetto dell’abuso di alcol più grave, segue, per il 35,8%, “il consumo di alcol insieme a farmaci e droghe”, per il 25% “la vendita di alcol ai minori di 16 anni”, per il 19,9% “la violenza fisica scatenata dall’alcol”, per il 12% “il consumo di alcol da parte di donne incinte”.

Le proposte dei giovani per ridurre gi incidenti provocati dall’alcol sono tendenzialmente severe, il 46% sostiene infatti che debbano aumentare i controlli della polizia vicino ai locali e sulle strade,il 45% vorrebbe pene più severe per chi si mette alla guida dopo aver bevuto alcolici o assunto droghe. Emerge inoltre che le percentuali di consumatori regolari, cioè almeno una volta a settimana, sono molto più alte fra i maschi che fra le femmine. Anche gli episodi di eccedenza (bere fino a sentirsi un po’ brilli) e di ubriachezza sono in crescita con una riduzione parziale della tradizionale differenza fra maschi e femmine, come evidenziato anche da altre recenti ricerche. Gli episodi risultano più frequenti nell’Italia Settentrionale e Centrale, rispetto al Sud.

Fonte: www.birrainforma.it su doc. Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcool

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