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“Natura è mistero alla luce del giorno, non permettete che il velo le sia tolto”. Queste le parole di Johann Wolfgang Goethe. Il vino e la sua natura son mistero e fascino, storia. Lo sappiamo e ci limitiamo infatti ad ascoltare ed osservare. E per presentare le produzioni dell’areale che comprende le città di Biella, Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola, il Consorzio di tutela nebbioli Alto Piemonte è sceso in campo con 50 aziende dal 24 al 26 marzo al Castello Visconteo Sforzesco.
La cornice storica di Novara è il luogo prescelto per un Grand Taste che si conferma anche quest’anno con un’ottima affluenza di pubblico ed addetti al settore. Se il tempo e l’esperienza aiutano a vedere oggetti e progetti con “occhi nuovi” lo sguardo al Nord Piemonte e ai suoi storici elementi, spiega come quelli che appaiono come semplici descrittori di paesaggio siano invece il risultato naturale di un’esplosione vulcanica disarmante avvenuta prima della deriva dei continenti in grado di scoperchiare il suolo fino a 25 km di profondità a cui son seguiti l’affioramento di strati magmatici e la formazione di almeno una decina di terreni diversi: sabbiosi, silicei con porfidi vulcanici, ghiaie, arenarie, quarzi, tufi, scisti, graniti e ciottoli.
Un mosaico incredibile in cui l’uva Nebbiolo diventa protagonista e lettrice assoluta insieme ad altri attori locali e significativi in questa trama. A leggere vecchie carte qualche “parentesi” della storia vinicola dell’Alto Piemonte è comune a quelle di altre denominazioni della regione perché gli odierni boschi, che un tempo erano vigne spalmate in quarantamila ettari vitati, a fine ‘800 erano poco più di settecento e il ritorno alla campagna, abbandonata in favore del lavoro in fabbrica più redditizio, ridona oggi il giusto valore a queste terre che tornano alla loro primaria funzione ed origine: produrre uva. Un riposizionamento di mercato che richiederà sicuramente tempo ma che sta già riscuotendo interesse nella critica ed Ho.Re.Ca. E se chiudiamo il libro possiamo immaginare una triangolazione punteggiata da opere antonelliane e dall’arte musiva. Originario di Ghemme, l’Architetto Antonelli è parte del tessuto storico di queste colline e dei suoi vini. A fianco della Cupola della Basilica di San Gaudenzio, simbolo della città di Novara, troviamo numerose imprese e progetti accademici come la Mole Antonelliana di Torino, il Santuario del Crocefisso di Boca e la Villa Caccia di Romagnano Sesia. Ma sarà a Maggiora dove si perfezionerà la tecnica speciale della “maggiorina” visibile ancora oggi in qualche vecchio impianto. I quadrati formati da 3 o 4 viti distanti circa quattro metri arredavano colline molto ventilate e pendenti. Antonelli per contrastare la forza dei tralci ed ottenere uno sviluppo della vite sempre in equilibrio mise a punto un sistema di pali obliqui. Ecco che architettura e genio diventano le fondamenta di un’eredità territoriale.
La stilizzazione delle dieci denominazioni (Boca, Bramaterra, Colline Novaresi, Coste della Sesia, Fara, Gattinara, Ghemme, Lessona, Sizzano e Valli Ossolane) diventano per linearismo e luce, dettagliati e raffinati vini. Frammenti freschissimi e colorati che ricordano la pittura puntinista di Georges Seurat che nella visione d’insieme compongono l’immagine dell’Alto Piemonte. Zoomando i singoli “punti” sono normati distintamente e se per tratti si sfiorano per altri si fondono per interpretazioni, natura e tecniche. Disegni da approfondire anche grazie ad uno speciale laboratorio di vecchie annate condotto da uno dei più grandi esperti e Sommelier AIS Mauro Carosso che condivide prima di degustare i vini un pensiero di Camillo Benso, conte di Cavour del 1845 già noto alla storia per un altro vino piemontese sempre a base di uva Nebbiolo. “Confesso ingenuamente che l’ottimo vostro vino di Sizzano mi ha quasi convinto della possibilità di fabbricare in Piemonte vini di lusso. Cotesto vino possiede in alto grado, ciò che fa il pregio dei vini di Francia e manca generalmente ai nostrani, il bouquet. Il bouquet del Sizzano non somiglia a quello di Bordeaux, ma bensì al bouquet del Borgogna, il quale per certe qualità prelibate come il Clos-Vougeot e il Romanet, gode la primizia su tutti i vini di Francia. Or dunque rimane provato che le colline del Novarese possono gareggiare coi colli della Borgogna; e che a trionfare nella lotta è solo necessario proprietari che diligentino la fabbricazione dei vino e ricchi ed eleganti ghiottoni che ne stabiliscano la riputazione.”
Nei disciplinari di produzione di questa decade troviamo sempre un’importante presenza di Nebbiolo con ampio spazio di manovra per i produttori che possono aggiungere in percentuali diverse, comunque residuali, anche Vespolina, Croatina e Uva Rara. Un mosaico come dicevamo in apertura, dove il Nebbiolo è il grande protagonista indiscusso. Ecco le etichette piaciute a Taste Alto Piemonte al laboratorio delle vecchie annate ed alla degustazione tecnica:
Fara DOC 2011 – Castaldi Francesca
Colore acceso, note di viola e borotalco. Palato tagliente e balsamico con un passo ampio e più delicato nel finale. Ritrovato con florealità e pulizia anche nel 2013.
Lessona DOC 2008 – Massimo Clerico
Tripudio di frutta rossa e mazzo di rose secche. Gusto pieno e denso quasi cremoso con impeccabile e continua freschezza a richiamare la polpa.
Ghemme DOCG 2007 – Ca’Nova
Un bouquet delicato con fiori di montagna ed erbe officinali macerate con piccole bacche nere.
Sorso ricco, ancora in potenza e sospeso dal tannino. Chiude poi caldo con una più morbida nota di foglia di alloro.
Ghemme DOCG 2004 – Torraccia del Piantavigna
Al naso è fresco come un’acqua stillata di fiori di Rosa damascena e veste una bocca completa e di incredibile avvolgenza. Tannino libero, fibroso, vivo che si inserisce elegantemente per far riaffiorare il succo e la freschezza. Nel 2012 c’è il pepe, la liquirizia e piccoli frutti neri sempre in tensione a unirsi in una scia succosa, compatta e di grande energia mentolata.
www.torracciadelpiantavigna.it
Gattinara DOCG Vigna Molsino 2006 – Nervi
Smalto, orchidee e pino marittimo. Fascinoso con tannini abbracciati al frutto. Lo stile è unico e complesso. Nel 2013 troviamo una fibra sensuale e più ricca con un volume in crescita interrotto da un’irruenza acida che si placherà nel tempo.
Gattinara Riserva DOCG Borgofranco 2005 – Cantina del Signore
Al naso ricorda un sentiero di ciottoli a guidarti in un lago salato. Pietre blu e spezie orientali in un percorso piramidale con pungenti correnti speziate e balsamiche.
Gattinara DOCG Osso San Grato 2005 – Antoniolo
L’espressione più struggente della batteria con peonia, terra e note di timo. Una potenza incisiva e mai cessante. Sempre brillante e precisissimo, il tannino è ancora luminoso ed infiamma la beva.
Coste della Sesia Nebbiolo DOC 2011 – Castello di Montecavallo
Polvere di cacao amaro e corteccia di cannella con nuvole di cenere. Bocca esplosiva e giustamente tannica. Un sorso rettilineo che rilancia note officinali nel centro bocca e risponde con una piacevole e fresca chiusura.
Fara DOC Vigna di Sopra 2012 – Vigneti Valli Roncati
Un vino distinguibile per il suo tratto tannico. Naso e gusto firmati dal ribes e gelso nero. Bocca inquadrata con tannini rallentati da una vibrante freschezza che apre al succo e richiama l’agrume nel finale.
Lessona DOC Tanzo – Pietro Cassina
Elegante e iodato con foglie di te a confondersi in una nuvola fumé. È un sorso piacevole e di bella armonia con tannini carezzevoli gestiti da una freschezza costante e mai aggressiva.
Boca DOC 2012 – Poderi Garona
Naso sfavillante di impatto floreale e lievemente speziato. Stupendo nel suo essere serico e fresco con tannino appena affilato che disegna una griglia fitta e ampia.
Ghemme DOCG Santa Fé 2013 – Ioppa
Un esempio di verticalismo e puntualità. Piccole bacche nere ed essenza di rosa centifolia si presentano unite in un gusto ampio dai bordi tannici e freschissimi.
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